Fumetti/Cartoni europei > Altri
Segui la storia  |       
Autore: WolfEyes    18/05/2015    3 recensioni
[Team Galaxy]
[Team Galaxy - The Far Out Adventures of Team Galaxy]
La vita prosegue tranquilla al Galaxy High, mentre i ragazzi si addestrano per diventare Space Marshals, ma un nuovo arrivo sconvolge, per certi versi in positivo e per altri in negativo, il team protagonista. Un arrivo che sembra allontanare Yoko da Josh proprio quando quest'ultimo si stava rendendo conto di amarla, mentre una notizia inaspettata costringe Brett a prendere una drastica decisione...
[Josh/Yoko centric, accenni Nuovo personaggio/Yoko, Brett/Nuovo personaggio, Josh/Nuovo personaggio, Bobby/Toby]
[Revisionata dal 14/01/2018]
Genere: Azione, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
2- Nuovo arrivo al Galaxy High

Capitolo 2

Nuovo arrivo al Galaxy High

 

 

 

Era giunta l’ora di pranzo e tutti gli studenti, come di consuetudine, cominciavano a radunarsi nella mensa del liceo ed a prendere posto agli ampi tavoli rettangolari.

Nella grande stanza il sottofondo di chiacchiere e risate era quasi confortante. Era il momento in cui ogni studente poteva riprendere i contatti con gli altri, allontanandosi da miriadi di libri, quaderni e appunti che avevano riempito le loro ore di studio senza nessuna tregua.

Confortante soprattutto per la mente di Josh, che aveva trascorso le ultime due ore con la testa su un libro alto quanto un mattone, attività alla quale non era abituato. Per niente.

«Sta per scoppiarmi la testa, non ce la faccio più».

Il moro aveva i gomiti appoggiati sul tavolo e il capo abbandonato a sua volta sulle proprie mani. Una perfetta rappresentazione dell’esasperazione.

«Ti arrendi dopo così poco? Ti facevo più resistente, caro Josh!», gli disse Brett, seduto di fronte a lui.

In quel momento li raggiunse Yoko, in mano il vassoio per il pranzo, e si sedette accanto a Josh.

«Ehilà!», salutò, con la sua consueta allegria. «Brett, ti ho riportato il quaderno. Il vostro studio come sta procedendo?», domandò ad entrambi.

Con un cenno del capo, il biondino fece intendere che tutto sommato non andava poi così male, al contrario di Josh, che la pensava in tutt’altro modo.

«Male! Mi viene voglia di scappare…!» ammise, con la faccia spiaccicata sul tavolo. «Ho bisogno di dormire per incamerare tutte le informazioni!».

«Non essere così drastico. Ti distraevi solo ogni tanto. Mi chiedo se stessi pensando più alla tua moto o a qualche bella ragazza conosciuta di recente!», rifletté Brett ad alta voce, con il chiaro intento di prendersi un po’ gioco di lui e riportarlo alla normalità.

«La prendo come un’offesa!», mugugnò l’interessato.

«Beh ma… Se ne avessi conosciuta una ce l’avresti detto… No? Di ragazza, intendo», subentrò la giovane. Che la moto fosse trai suoi primi pensieri era risaputo, parificata forse solo dalla necessità di fare periodicamente qualche marachella, ma che qualche ragazza occupasse la sua mente non era così usuale e di solito loro ne erano a conoscenza. Il fatto che da ormai un po’ di tempo Josh non si invaghisse di qualche ragazza aliena era un po’ insolito, ma la battuta di Brett le aveva messo una certa inquietudine addosso, forse perché la allarmava l’idea che l’amico potesse aver tenuto nascosta una simile informazione. «Se si trattasse di una ragazza ci staresti assillando, a essere sinceri…», si affrettò ad aggiunse appena si rese conto che la precedente insinuazione potesse avere un’origine ambigua.

«Ma che c’entrano le ragazze? È che non vado d’accordo con i libri, lo sapete», Josh, invece, cercava di difendersi dall’accusa di Brett. Si chiese se per caso lui avesse capito che… Che in fondo di una ragazza si trattava davvero, anche se non in quel frangente. Era stato piuttosto bravo a non distrarsi.

«Comunque, lo ribadisco, impegnati! Almeno quel che basta per passare quel test», gli suggerì l’amica al suo fianco.

«Già, il problema è se riuscirò a fare almeno quel poco!».

Yoko, poggiandogli una mano sulla spalla, tentò nuovamente di incoraggiarlo.

«Coraggio! Pensa che se supererai il test potrai dedicarti alla tua moto finché vorrai!», gli disse fiduciosa.

«Questo sarebbe davvero gratificante!» esclamò.

«Sei il solito…» commentò Brett.

E tra una battuta e l’altra, finì anche la pausa pranzo e, con dispiacere degli allievi, tutti lasciarono la mensa per tornare a studiare per il test imminente.

 

Il mattino seguente, per certi versi bramato e per altri detestato, gli allievi del Galaxy High sostennero il loro esame e, al termine della mattinata, poterono, con loro immensa gioia, godere del pomeriggio libero.

 

Qualcuno bussò improvvisamente alla porta della stanza. Nel silenzio che regnava sia nella stanza che nei corridoi, avrebbe dovuto sentire almeno i passi avvicinarsi.

«Ma chi sarà…?», chiese stupito, rivolto più a sé stesso.

Chi poteva aver bisogno di loro nel primo pomeriggio? Yoko gli aveva restituito il quaderno il giorno precedente e, per quanto ne sapeva, tutti si stavano godendo il proprio relax tornando beatamente dalla mensa, rilassandosi e pensando a come trascorrere il pomeriggio libero.

Andando ad aprire la porta, si sorprese di trovare sulla soglia il direttore in persona. Un uomo alto, dalle spalle larghe e dal portamento fiero, con i capelli ingrigiti dall’età e lo sguardo di ghiaccio.

«Direttore Kirkpatrik, buongiorno!», esclamò con un sorriso di cortesia. Per quanto genio e amante dello studio, avrebbe voluto anche lui un pomeriggio tranquillo…

«Buongiorno, Brett», rispose l’uomo, anch’egli con un sorriso cordiale, prima di spostare lo sguardo all’interno della stanza, alla ricerca del figlio.

Inizialmente si stupì di trovare la camera insolitamente ordinata e pulita, ma una volta scorto Josh sdraiato sul suo letto a sonnecchiare tranquillamente con una rivista di moto aperta a coprirgli il viso, il suo stupore svanì.

«Josh…», lo chiamò il direttore.

Il ragazzo mugugnò qualcosa nel dormiveglia per poi rendersi conto che attorno a lui stava succedendo qualcosa, e allora si tolse il giornalino dalla faccia, mettendosi infine seduto.

«Ciao…», bisbigliò ancora con la mente annebbiata dal sonno e gli occhi semichiusi. «Che ci fai qui, papà?», gli domandò sbadigliando.

L’uomo stava per parlare quando dalla soglia della porta sbucò anche Yoko.

«Oh, buongiorno, direttore Kirkpatrik!», esclamò sorridendo, un poco sorpresa.

«Bene, vedo con piacere che ci siete già tutti, così non dovrò chiamarvi uno ad uno nel mio ufficio!», disse.

«A-Abbiamo fatto qualcosa?», domandò la ragazza titubante e leggermente intimorita, chiedendosi se Josh non avesse combinato qualcosa di grave a sua insaputa.

«Oh, no, affatto! Volevo solo parlarvi del programma di orientamento per i nuovi iscritti», spiegò brevemente.

Nonostante il sollievo, gli altri parvero non capire, e, anzi, temettero di aver dimenticato un qualche passaggio importante dell’anno scolastico. Così il direttore comprese che avrebbe dovuto spendere due parole in più in proposito.

«Si tratta di un nuovo programma messo in atto dal Galaxy High per permettere a nuovi possibili studenti di passare un periodo di tempo in questa scuola e concedere loro di fare le vostre stesse esperienze, così da dare loro l’opportunità di scegliere se iscriversi o meno in questa scuola facendo tesoro delle esperienze direttamente sul campo».

Sarebbe stato utile che venisse attuato qualche tempo prima, pensò Yoko. Avrebbe evitato di iscriversi credendola una scuola per aspiranti celebrità.

«Questo vuol dire che entrerà qualcun altro nel team?», chiese Brett, piuttosto interessato.

«Soltanto in via temporanea, ma… Sì, così come tutti gli altri team dell’istituto, la vostra squadra sarà composta da un membro in più. In questo modo voi avrete la possibilità di acquisire più serietà e maggior responsabilità, perché sarete voi stessi a mostrargli cosa fare nelle missioni», spiegò.

«Quindi sarebbe come un nostro allievo?», domandò Josh.

«In un certo senso… Ma ora seguitemi, il vostro nuovo collega si trova nel mio ufficio, non è professionale farlo aspettare», disse il direttore, preoccupato dell’immagine che avrebbe dato della sua scuola.

Uscì dalla stanza mentre gli altri lo seguirono, incamminandosi lungo il corridoio.

«Si chiama Brian Smith, ha diciassette anni e come potete capire dal nome, è di origini inglesi», raccontò.

Josh era abbastanza indietro nella fila da poter protestare senza essere sentito dal padre.

«Non poteva essere una ragazza?», sbuffò, ricevendo in risposta una gomitata da Brett.

Naturalmente, sia lui che Yoko fraintesero la sua esclamazione, credendo che Josh avrebbe preferito conoscere un’interessante ragazza carina piuttosto che un ragazzo coetaneo che avrebbe potenzialmente minacciato la sua posizione di leader del gruppo.

Al contrario, a Josh non andava giù che un altro ragazzo potesse passare tutto quel tempo insieme a Yoko. Starle vicino, compiere missioni insieme a lei… Nella peggiore delle ipotesi, il nuovo arrivato non avrebbe faticato troppo a provare interesse per lei e a prendersi la confidenza necessaria. Se fosse stata una ragazza, invece, Yoko avrebbe potuto trovare una nuova amica e la cosa non avrebbe recato disturbo a nessuno.

La morsa della gelosia lo attanagliava già.

Giunsero finalmente nell’ufficio del direttore, ma questo non pose fine alle preoccupazioni di Josh, che entrando nella stanza vide il temuto Brian Smith in piedi di fronte alla scrivania del padre.

«Bene. Ragazzi, vi presento Brian», disse Kirkpatrik, sedendosi sulla sua comoda poltrona di pelle nera.

«Piacere di conoscervi», disse lui, con un sorriso.

Era un ragazzo alto almeno quanto Josh, portava un paio di blue-jeans strappati e una maglietta nera un po’ attillata che gli delineava i muscoli. Castano, dal sorriso un po’ obliquo e sicuro e dallo sguardo vispo e attraente, che non sfuggì a Yoko, la quale rimase per un attimo incantata a guardarlo.

La giovane dovette ammettere che era un bel ragazzo, era una fortuna che fosse finito nel loro team! Dal viso le sembrava anche simpatico, una persona tutto sommato gentile con cui avrebbe fatto presto amicizia.

«Brian, loro sono Yoko, Josh e Brett», disse il direttore presentando gli allievi, indicandoli uno ad uno, e interrompendo quel breve momento di silenzio pieno di riflessioni.

«Ora», riprese l’uomo «Spero riusciate ad andare d’accordo e che questo periodo insieme sia fruttifero», disse.

«Sicuramente!», esclamò Brett, che sembrava entusiasta del progetto più di chiunque altro si trovasse in quella stanza.

“Ma tu guarda, mi tocca anche sorridere…”, pensò Josh, cui il nuovo arrivato non aveva convinto fin dal primo momento in cui l’aveva visto.

«Prima che possiate andare, vorrei comunicarvi, almeno in maniera approssimativa, il risultato dei test di questa mattina», disse dando un’occhiata a dei fogli sparsi sulla sua scrivania. «Dunque… Brett come al solito ha preso il massimo dei voti. Yoko, il tuo è andato più che bene, e… Josh, mi sorprendo del tuo discreto risultato», concluse.

Il gruppetto esultò per il risultato e, come il padre, anche Josh era rimasto un po’ sorpreso.

«Ahahah!» rise «Visto papà? Mi sono messo d’impegno, e devo ringraziare Brett!!». Se Brett non fosse stato così giovane, gli avrebbe offerto almeno una birra.

“Il figlio del direttore?”, pensò Brian, colto di sorpresa. Non si aspettava davvero di trovare un allievo nella scuola del proprio padre, per di più nel team in cui avrebbe dovuto lavorare.

«Io te l’ho sempre detto, sei tu che non ti sei ma impegnato. Beh, almeno vorrà dire che probabilmente non verrai bocciato», disse il direttore riponendo tutti i fogli in una cartelletta di cartoncino giallo ocra.

«Bene, vi lascio andare. Avrete il pomeriggio e l’indomani libero per cominciare a socializzare, come tutti gli altri team, con il nuovo allievo che vi è stato affidato. Salvo naturalmente che si presentino missioni urgenti», annunciò Kirkpatrik.

Si trattava pur sempre di un giorno di vacanza!

«Oh beh, allora se non vi dispiace ci penso io a fare da guida a Brian», disse Yoko con un ampio sorriso.

«Ma…», il biondino era rimasto spiazzato, sperava di poter chiacchierare un po’ con il nuovo arrivato, ma prima che potesse obiettare la ragazza ed il nuovo compagno erano già spariti.

«A questo punto possiamo andare anche noi», sospirò Josh, grattandosi la nuca. Si stava maledicendo per non aver fatto in tempo a fermare la ragazza. Quello di lei era stato un interesse palese e gli faceva prudere le mani.

«Brett, prima che ve ne andiate, avrei bisogno di parlarti in privato. Ti ruberò solo qualche minuto», disse il direttore, prendendo in mano una cartelletta rossa.

«Certo, direttore», annuì l’altro.

«Uff… Allora io me ne vado», decise il moro, con una mano in tasca e l’altra a salutare i due rimasti nella stanza poco prima di uscirne e chiudersi la porta alle spalle.

Una volta nel corridoio il finto sorriso e l’aria serena lo abbandonarono definitivamente, affondò entrambe le mani in tasca e, a testa china, non poté fare a meno di chiedersi come mai non li avesse fermati.

Se avesse voluto avrebbe potuto raggiungerli, cercarli da qualche parte. Il Galaxy High era grande, ma non infinito, e avrebbe avuto molte probabilità di trovarli in cinque minuti. Ma non appena l’idea gli venne in mente sentì qualcosa di contrario muoversi dentro di lui. Si rese conto di non avere nessuna voglia di vederla con quello sconosciuto… E si rese conto anche che in fondo, l’unica cosa che poteva tirarlo su in un pomeriggio libero in cui anche Brett era scomparso e sicuramente avrebbe avuto di meglio da fare, era occuparsi di ciò che gli riusciva meglio: la sua moto.

 

 

«Josh? Sei qui?», gridò una voce femminile.

Voce molto familiare al ragazzo, che, alzandosi di scatto, sbatté la testa contro la moto e imprecando mentalmente si voltò verso Yoko.

«Ehi… Come mai qui?», le chiese.

«Sapevo di trovarti alle prese con la tua moto. Mi hai preso proprio alla lettera quando ti ho pregato di studiare», rispose lei, ridendo.

Josh però si limitò a sorridere, domandandosi per quale ragione l’amica l’avesse raggiunto quando, solitamente, né a lei né a Brett saltava per la mente di fargli compagnia quando sistemava la moto. «Avevi bisogno di qualcosa?», le chiese, immaginando che per essere lì ci fosse bisogno di un motivo.

«Certo, sei scomparso! Hai idea di che ore siano?», gli chiese, cambiando il tono allegro con uno ammonitore.

«A dire il vero non ci ho fatto caso», disse l’altro, dando un’occhiata all’orologio che teneva al polso. Constatare che fossero quasi le otto di sera lo fece trasalire, l’ora di cena era passata e lui non se n’era nemmeno reso conto. Di solito, anche quando passava ore ad occuparsi della sua moto, era il suo stomaco a dirgli quando era ora di mettere qualcosa sotto i denti, ma questa volta aveva validi motivi per non avere fame.

«Scusami Yoko, non avevo davvero fatto caso all’orario, ma comunque non avevo fame…», le spiegò lui, abbassando lo sguardo e inginocchiandosi di nuovo per lavorare alla moto. Sperava solo che non gli chiedesse perché non aveva fame e non era andato in mensa con loro…

«È strano da parte tua…», rifletté la ragazza, pensierosa «Guarda che se per stare dietro alla tua moto salti i pasti, ritiro quello che ho detto. Anche se hai studiato non puoi occupartene!», esordì, incrociando le braccia al petto con un broncio.

Josh scoppiò a ridere. In fondo era comunque gentile a preoccuparsi per lui.

«Beh, tranquilla, recupererò la cena! La caffetteria del Galaxy rimane aperta ancora per qualche ora… Poi per il resto sono sicuro di non essermi perso niente di ché…», disse il moro, sapendo che a tavola con loro ci sarebbe stato anche il caro Brian.

«Beh», la ragazza si poggiò con la schiena al muro. «Anche se fosse, avresti potuto degnare Brian della tua presenza almeno questa sera! Sei l’unico con cui non ha ancora avuto una conversazione».

“Come mi dispiace”, pensò sarcastico, ma restò in silenzio.

«Non è male come ragazzo, sembra in gamba», aggiunse lei dopo qualche attimo.

«Mh… Di’ la verità, Yoko. Quel ragazzo ti piace…! Anche nell’ufficio di papà te lo sei trascinato via con una fretta…! Avevi paura che qualcuno te lo rubasse?», scherzò il ragazzo con un tono allegro, mentre dentro nascondeva una tremenda paura di sapere cosa la ragazza pensasse del nuovo arrivato o di vedere con i propri occhi come potesse reagire.

Le guance di Yoko si colorarono di rosso, e il mutamento non sfuggì al moro nonostante fingesse di controllare la moto.

«Ma che dici, Josh?», lo rimproverò lei, non riuscendo tuttavia a nascondere un certo imbarazzo.

«La verità!», insisté lui, sperando, nonostante la paura che gli attanagliava lo stomaco, di ottenere informazioni su che tipo di “minaccia” si trovasse di fronte.

«Uffa!», sbuffò lei, rendendosi conto che l’amico non l’avrebbe lasciata in pace finché lei non avesse confessato. «Ok, forse un po’ mi piace. O meglio, non lo conosco, ma per il momento mi ha fatto una buona impressione», spiegò, con le mani dietro la schiena e lo sguardo basso ed imbarazzato.

Non così basso da impedire a Josh di notare quanto fosse sognante e luminoso, perso in una fantasia nascosta che sarebbe rimasta solo nella sua mente. Quella visione, accompagnata da quelle parole, gli strinse il cuore in una morsa. Prese un profondo respiro per farsi coraggio e sfoderò un’altra battuta. In qualche modo doveva pur sembrare normale.

«Scommetto che in questo momento rimpiangi che io abbia passato l’esame… Il mio posto lo potrebbe prendere lui!», esclamò, continuando a fingere di essere completamente concentrato solo sulla moto.

La ragazza rise, affievolendo il proprio imbarazzo. «Ahahah! Oh beh, hai studiato proprio l’unica volta in cui non dovevi, caro Josh!», scherzò lei, senza pensarlo seriamente e senza preoccuparsi delle conseguenze che quelle poche parole avrebbero potuto avere sull’amico.

Quella strana morsa gli strinse ancora nel petto…

«Però», riprese lei. «Devo ammettere che forse non mi piacerebbe come situazione. Insomma, saremmo nello stesso team! No, forse è meglio di no. Io con il mio leader? Mai! E poi se voglio diventare famosa ho bisogno di trovare qualcuno che sia più promettente, che abbia successo!», rifletté.

…E strinse ancora più forte.

Trasse un grosso respiro, cercando di calmare il dolore che si sentiva dentro. Poggiò uno dei suoi attrezzi e finalmente si alzò in piedi, cercando di fissare il più possibile la moto, stavolta, pur di non doverla guardare direttamente in viso.

«Mi sembra una giusta considerazione», osservò Josh con un finto sorriso sulle labbra, pulendosi le mani con uno straccio ormai logoro.

«Ne hai ancora per molto?», gli chiese allora lei, curiosa di sapere se potessero tornare al Galaxy o se dovessero ancora rimanere lì fuori.

«Temo di sì. Ma tu puoi andare, non c’è problema. Chissà che Brian non ti stia aspettando…», rispose lui, non riuscendo a mascherare una punta di acidità.

«D’accordo…», mormorò la ragazza, dapprima leggermente sorpresa, ma poi si limitò a sorridergli. «A domani, buonanotte!», esclamò allontanandosi e sventolando una mano per salutare l’amico.

«’Notte!», esclamò lui, mantenendo per pochi attimi quel sorriso tirato che durante tutta la conversazione appena terminata gli aveva fatto da maschera.

Non appena la ragazza sparì dalla sua visuale sentì una rabbia indescrivibile crescergli dentro e invaderlo in tutto il corpo.

Chi era quell’essere comparso dal nulla per conquistare Yoko in un batter di ciglia?

Come si era permesso lui di prendersi quella confidenza con lei?

La collera gli stava annebbiando la mente, sentiva solo una gran voglia di rompere qualcosa. Senza pensarci due volte, e probabilmente neanche una sola, si voltò e diede un potente pugno al muro su cui poco prima la giovane si era appoggiata. Imprecò per la rabbia e il dolore, non solo alla mano ma anche interiore, un dolore che non aveva mai provato prima e che diventava più vivo ora che sentiva Yoko allontanarsi pericolosamente, sempre di più. Se ne andava da lui, a poco a poco, e non gli restava altro che restare a guardare, poiché aveva ormai appurato che tra lui e la ragazza non ci sarebbe mai stato niente e che nemmeno c’era qualcosa che andava oltre l’amicizia, o quel Brian non le avrebbe certo fatto quell’effetto. E probabilmente sì, si disse che un po’ lo invidiava.

Appoggiò la schiena contro il muro e scivolò fino a terra, portandosi le mani tra i capelli.

“Non sono altro che un povero idiota!”

 

 

Angolo dell’autrice:

Ed eccomi qui, finalmente, a portarvi un capitolo pieno (?) di colpi di scena!

Abbiamo visto comparire un nuovo personaggio, colui che sta allontanando Yoko da Josh… Eh già, perché lei sembra interessarsi a questo Brian, ma allora perché preoccuparsi per il suo vecchio amico e temere che egli abbia fatto una qualche conoscenza femminile tale da distrarlo?

E che cosa avrà detto il Direttore Kirkpatrik a Brett?

… E Josh riuscirà a conquistare Yoko o lascerà perdere?

Vi lascio con questi interrogativi fino al prossimo capitolo, ma non prima di aver ringraziato tutti coloro che hanno letto la storia ed in particolare piccola_boss per aver recensito il primo capitolo, riempiendomi di gioia (e anche per aver inserito la storia tra i preferiti e tra le ricordate)! Questo aggiornamento è per te, te lo devo ;)

[Dimenticavo, nel precedente capitolo vi ho comunicato indicativamente l’età dei personaggi, ma dal momento che questa fic avrebbe luogo dopo la prima serie – che se non ricordo male terminava con i ragazzi ammessi al secondo anno – hanno un anno in più rispetto a quanto detto – 17, 16, 11 –, ripeto poi che non so cosa accade nella seconda serie, ma supponiamo appunto che ci sia anche un terzo anno necessario per diventare Space Marshals e che i nostri amici stiano frequentando il secondo]

Spero leggerete in tanti e ovviamente spero mi diciate cosa ne pensate ;)

Alla prossima, spero di aggiornare presto!

WolfEyes

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni europei > Altri / Vai alla pagina dell'autore: WolfEyes