Cari lettori,
Mi dispiace davvero molto di essere sparita,
in questo periodo, ma la scuola e lo studio mi hanno impedito di
proseguire la scrittura, perciò non mi resta che scusarmi con
tutti voi per aver interrotto la Fan Fiction. A parte questo, mi sono
resa conto dei numerosi errori nei capitoli precedenti e ne
seguirà a breve un'operazione di correzione (Emmet sudato, per esempio, ammetto apertamente di essere cascata in questi facili erroracci)
Spero che possiate tornare a leggere la storia, che spero proseguirà senza altri lunghi intoppi di percorso.
PS: chi ha letto Destiny: nel ricordo dei suoi occhi, si accorgerà certamente della simpatica citazione del capitolo. =)
Buona lettura
Capitolo
5
Ravnica
<<
Edward!>>
Rivederlo,
sulla soglia di casa, con gli occhi infossati e il cipiglio più cupo che mai,
non fu affatto una consolazione. Ma a Bella importava solo che fosse lì, a due
passi da lei, dopo una notte senza fine in sua assenza. Gli gettò le braccia al
collo e Edward parve reagire con un’insolita lentezza nei movimenti. Se Bella
non fosse stata a conoscenza della sua vera natura, l’avrebbe giudicato stanco
e affaticato: ma i vampiri non provavano stanchezza, così come stentavano ad
abituarsi alle normali sensazioni umane.
<<
Come stai?>> le chiese lui, dopo che Bella ebbe allentato la stretta.
<<
Smettila di preoccuparti così tanto per me. Sto bene.>>
<<
Mi preoccupo eccome.>> ribadì Edward, con calma, e volse lo sguardo verso
la figura di Jacob che tentennava ai piedi della scalinata che conduceva ai
garage. Carlisle stava parcheggiando la macchina e l’aveva lasciato da solo, ed
era come osservare un topo rinchiuso in una scatola di scarpe. Spostava
febbrilmente il peso da un piede all’altro, le mani nelle tasche dei jeans
logori, per nulla preoccupato di essere a torso nudo in quella notte fredda e
priva di stelle.
<<
Ha cercato di difendermi da un vampiro, stanotte.>>
<<
Credi che non lo sappia?>>
<<
Io…>> Bella si morse un labbro. D’improvviso, l’immagine della bocca di
Jake sulla sua le rimandò un segnale d’urgenza nel cervello, che la venuta di
Cristian Rowles aveva temporaneamente cancellato. Era stato un incidente. Un
maledetto incidente che avrebbe potuto evitare, se solo Edward non leggesse
costantemente nel pensiero delle persone. Intuì dai suoi occhi che sapeva. Con
tutta probabilità ne era venuto a conoscenza nel momento stesso in cui Jacob
l’aveva baciata. Ma che importava? Le avrebbe risparmiato la fatica di
ucciderlo con le sue stesse mani.
<<
Non avresti dovuto allontanarti con lui in piena notte.>>
<<
Mi ha detto che non ero al sicuro, che dovevo andare a La Push prima che
qualcuno…>>
<<
Quel qualcuno, a quanto pare, ti ha
trovata lo stesso.>> Edward sospirò. Una vena parve contrarsi sulla sua
tempia, ma probabilmente fu solo una sua impressione. Non c’era sangue caldo
nel suo corpo. << Alice ha perso le tue tracce finché quel cane non è
stato immobilizzato. Solo in quel momento è riuscita a vederti. E ha visto
anche Cristian Rowles.>> Un altro sospiro. << Anche se a prima
vista può sembrare innocuo, ho imparato sulla mia pelle a non fidarmi di un
Rowles.>>
<<
Sulla tua pelle?>> fece Bella, contrariata.
<<
L’importante è che ora tu sia qui. Sana e salva.>>
<<
Conosci Cristian Rowles?>>
Ma
Edward aveva rivolto lo sguardo altrove, al di là della sua spalla. Adocchiò
Jacob con i suoi occhi dorati e, dalla smorfia rabbiosa dipinta sul suo viso
imperturbabile, intuì che avesse letto nella sua mente notizie sgradevoli.
<<
Mi dispiace.>> mormorò Bella, colpevole. Non aveva mai amato molti giri
di parole, quando la situazione poteva risolversi più facilmente. Doveva
colmare la voragine allo stomaco che non le dava pace da ore: un rimorso
profondo e scottante.
<<
Non volevo che succedesse. Non è stata… colpa
mia.>>
Diede
per scontato che lui sapeva. E non si sbagliò.
<<
Sei arrabbiato con me, vero?>>
<<
No.>>
<<
Non sai quanto vorrei uccidere Jake, se solo ne avessi le forze! Ma è successo
tutto così in fretta che…>>
Edward
le posò un dito sulle labbra. La guardò intensamente e Bella poté intravedere
l’eterea freddezza sul suo volto.
<<
Dopo.>> si limitò a mormorare Edward. Le accarezzò dolcemente una
guancia, quasi la sua pelle fosse composta del cristallo più delicato, capace
di infrangersi al più flebile tatto. Poi si allontanò verso Jacob.
<<
Edward!>>
Edward
scese lentamente la scalinata, con movimenti fluidi e aggraziati. Pochi istanti
dopo – che le parvero un’eternità – si trovava di fronte alla figura massiccia
di Jake, che se n’era stato in disparte dalla conversazione fino a quel
momento.
L’uno
di fronte all’altro. Il vampiro e il mannaro. Insieme. Vicini. Forse troppo.
<<
Jacob.>>
Per
nulla intimorito dalla sua presenza, Jacob arricciò il naso e dimostrò, con un
sorriso ironico, quanto fosse infastidito dall’odore di vampiro nelle
vicinanze.
<<
Non sono io a doverti dire se è giusto o sbagliato.>> disse Edward,
rispondendo ai pensieri di Jake. E quella mossa inaspettata parve spiazzarlo. <<
Posso solo avvisarti, in un certo senso. Non prima di averti ringraziato per
ciò che hai fatto per Bella.>>
Jacob
aprì e richiuse la bocca senza emettere alcun suono. Era esterrefatto dal suo
comportamento. Con tutta probabilità si era aspettato una reazione diversa da
parte di Edward, dopo ciò che era successo nel bosco.
<<
E’ il mio dovere.>> borbottò.
<<
Non ho ancora finito.>> soggiunse Edward. Si volse per un lungo istante verso
Bella. << Tralascio il fatto che non avresti dovuto portarla via da
questa casa senza il nostro permesso, né che ti stia comportando come un
adolescente immaturo di dodici anni. Lei è mia.
Cerca di ricordartelo, perché la prossima volta non sarò così accondiscendente
con te, Jacob.>>
Jake
scoppiò a ridere. << Aspetterò con ansia quel giorno.>>
<<
Come vuoi.>>
<<
Chi ti ha detto che la tua Bella non abbia contraccambiato?>>
Edward,
che stava già risalendo le scale, si fermò, rigido come una statua di pietra.
<<
Perlomeno ho un cuore che batte, e del sangue che mi scorre nelle vene.>>
proseguì Jake, spavaldo e fin troppo sicuro di sé. << Sono umano, anche se a prima vista non sembra.>>
Bella
ricevette quel colpo basso, incassandolo con una fitta di dolore allo stomaco,
che presto divenne l’ira più profonda che avesse mai provato. Non riuscì a
capire come Edward riuscisse a mantenere quell’aspetto così controllato, la
voce incredibilmente dosata, lo sguardo freddo e diplomatico. Erano
sciocchezze. Lei amava Edward e nessuno avrebbe mai potuto impedirglielo,
tantomeno un licantropo affetto da manie
di protagonismo fuori controllo.
<<
Bella può fare ciò che vuole.>> disse Edward, garbato. << Se crede
che tu sia migliore di me - e abbastanza umano
da starle accanto come merita - non le impedirò di fare la sua scelta.>>
<<
Balle!>> abbaiò Jacob. << La trasformerai in un mostro!>>
E
in quel momento, accecata dal sangue che le pulsava nel cervello, Bella ebbe
l’istinto primitivo di vendetta, che Edward – con la sua diplomazia – non
avrebbe mai soddisfatto. Superò quattro scalini con un balzo e in un attimo si
trovava faccia a faccia con Jacob, che se ne stava lì immobile sul posto, sorridente
e sfrontato.
<<
Tu… riesci sempre a rovinare tutto!>> strillò Bella. << Devi
ringraziare quel vampiro, maledizione, perché altrimenti ti avrei già ucciso!
Non m’importa come. Avrei trovato un modo, porco
schifoso, sei solo capace a raccontare menzogne!>> E sollevò
istintivamente una mano per schiaffeggiarlo, ma una morsa gelida le strinse il
polso prima che potesse vibrare il colpo. << Ti odio, Jacob
Black!>> ululò Bella, mentre Edward le faceva scorrere un braccio attorno
alla vita per trascinarla via. Se solo avesse potuto, l’avrebbe sollevata di
peso. Bella lottò per liberarlo, ma seppe che era tutto inutile. Perciò si
limitò a voltarsi, attraverso la presa salda di Edward sui fianchi e attorno
alle spalle, regalando a Jacob un’ultima occhiata velenosa. << Mi hai
sentito? TI ODIO!>>
Cinque
minuti dopo, Bella si accorse di essere nella camera da letto di Edward. Le
grandi vetrate riflettevano le prime luci rosate dell’alba lungo le assi
laccate del pavimento, così come le pareti scure erano tinteggiate da sfumature
color crema.
Non
seppe se Alice, Rosalie e gli altri avessero assistito alla sceneggiata, ma di
una sola cosa era certa: avvertiva così tanta rabbia dentro di sé da non
riuscire a stare ferma. I nervi scattavano da soli, gli occhi erano spalancati
e iniettati d’ansia. Camminò avanti e indietro, sotto gli occhi vigili e
imperturbabili di Edward. La cosa che la faceva più adirare era il fatto che
Edward non fosse arrabbiato quanto lei. Come poteva controllarsi quando Jacob
l’aveva baciata? Com’era riuscito a guardarlo negli occhi, senza provare
l’impulso di divorarlo?
Bella
assestò un pugno contro l’anta dell’armadio. Avvertì un bruciore fastidioso
alle nocche, che presto divennero arrossate. Ma non volle prestarvi attenzione.
<<
So come ti senti.>>
<<
No. Non lo sai.>> sbottò Bella. << Nessuno può saperlo.>>
Edward
emise un lungo sospiro, reclinando leggermente il capo all’indietro. Alle sue
spalle, i primi raggi di sole lambivano le finestre.
<<
Io mi fidavo di Jacob.>> mormorò lei. << Io… per un attimo avevo
creduto che fosse tutto un errore, che non volesse baciarmi per davvero. Lo so,
chiamami pazza, ma mi fidavo così ciecamente di Jake da non pensare a questa possibilità. E’ un amico e uno dei pochi
che sa capirmi, Edward, ma evidentemente mi ero sbagliata!>>
<<
E’ per questo che non l’ho ucciso.>> disse Edward, quasi fosse
un’ovvietà. << E’ molto importante per te.>>
<<
Non più.>> grugnì Bella.
<<
Non credo proprio.>>
<<
Tu sei importante, Edward. Non lui.>>
Edward
le riservò un sorrisetto sghembo. << Lo so.>>
<<
E allora, di cosa ti preoccupi?>>
<<
Di nulla.>> rispose lui, sincero. << Tu, piuttosto, quando avrai
finito di prendere a pugni ogni componente dell’arredamento della mia camera,
capirai che urlare al mondo quanto odi Jacob Black altro non è che un’inutile
sfogo da… umani.>> Sospirò.
<< Non mi fraintendere, piccola. Non ti avevo mai vista così arrabbiata
prima d’ora. Ho aspettato che ti fossi calmata, prima di nominarlo in tua
presenza. Altrimenti, non oso immaginare cosa ne sarebbe rimasto di questa
casa!>>
<<
Esagerato.>>
<<
Non è nient’altro che la verità.>>
Bella
si accorse che la sua mano stava sanguinando. Immediatamente la ritrasse
all’interno della manica, tenendola accuratamente nascosta dagli occhi di Edward.
Ma le bastò osservarlo per capire che aveva già annusato il suo odore
nell’aria, come miele colante in un nido d’api. Il sangue umano rifletteva un
effetto ipnotico sui vampiri.
L’odore del mio sangue è
una droga per lui.
Sapeva
ciecamente che non le avrebbe mai fatto del male, poteva cogliere ogni tanto un
barlume luccicante nei suoi occhi, scintilla remota di una vita che era
cambiata troppo in fretta. Non era più la sua preda. Ma Edward soffriva. Il
solo contatto con la sua pelle, quando le strinse delicatamente il polso
dell’avambraccio sano, la fece rabbrividire.
<<
Forse è meglio che ti faccia controllare da Carlisle.>> mormorò Edward.
E
Bella, nonostante avesse voluto rimanere al suo fianco per il resto della sua mortale eternità, si sentì in dovere di
obbedire. Chi, al di fuori di Carlisle, poteva aiutarla? Di ferite e
contusioni, con la sua innata natura sbadata, ne aveva subite di peggiori; ma
il ricordo di Jacob alimentava in lei e Edward un palese nervosismo, come se
Jake fosse la causa scatenante di tutti gli spiacevoli avvenimenti di quella
notte.
Inoltre,
Carlisle le doveva molte risposte. Aveva accuratamente evitato di raccontarle
la verità dopo l’incontro con Cristian Rowles, ma non si sarebbe scordata tanto
in fretta il panico con cui il vampiro aveva reagito all’udire il nome di
Edward. I Cullen portavano con loro segreti ben più grandi del previsto.
Carlisle
era nel suo studio al primo piano, seduto dietro un’ampia scrivania in mogano,
la testa china su quello che pareva un vecchio volume rilegato in pelle, dalle
pagine color avorio volgeva incurante le spalle alla finestra, dove i primi
raggi di sole inondavano la vallata seminascosta dalle fronde fitte degli
alberi. La mattinata si preannunciava serena: una delle rare giornate di sole
nell’umida e piovosa Forks.
<<
Carlisle.>> Edward si schiarì la voce, quasi timoroso nel dover
interrompere la sua lettura. E non ci fu bisogno di aggiungere altre
spiegazioni: l’intera famiglia aveva udito le escandescenze di Bella in camera
da letto.
<<
Ha bisogno di essere medicata.>>
Carlisle
annuì. Mise da parte il vecchio volume e si alzò dalla sedia con un movimento
fluido, raggiungendo Bella accanto alla libreria. Era teso e pensieroso. Se non
fosse stato un vampiro, Bella avrebbe scambiato il suo nervosismo per
stanchezza.
Carlisle
le strinse la mano sanguinante fra le sue, rigirandosela delicatamente fra le
dita come se stesse catalogando un diamante prezioso.
<<
Non è niente di grave.>> sospirò. << Ma è meglio ripulire e
disinfettare la ferita.>> Lanciò un’occhiata a Edward, appoggiato con le
braccia conserte nella parete in penombra della stanza. << Puoi andare.
Te la restituirò come nuova fra dieci
minuti.>>
Edward
non rise. Annuì in silenzio e scomparve nel corridoio.
<<
Ovviamente.>> proseguì Carlisle, mentre andava a recuperare la valigia
del pronto soccorso su una sedia. << Edward è al corrente della presenza
dei Rowles. E domani, al tramonto, vorrei che tu fossi presente.>>
<<
Ma io non sono…>> Non riuscì a completare la frase.
<<
Fai parte della nostra
famiglia.>> disse di rimando Carlisle. << Voglio che tu sia al
corrente della situazione degli altri clan sparsi per il mondo. Bene e Male nella nostra specie è un
concetto che spesso viene male interpretato.>>
<<
Rowles stanotte ha detto che qualcuno li vuole morti.>> incalzò Bella.
Carlisle
inspirò profondamente. Le fece cenno di sedere sulla scrivania e prese a
rovistare nella propria valigetta. << Dopo quel che è successo a Susan
Rowles penso che molte persone, venute a conoscenza della nostra esistenza,
desiderino la nostra morte. Il che è
un eufemismo, visto che siamo già morti da un pezzo.>> Sorrise fra sé e
sé. << Devi sapere, Bella, che i licantropi e i vampiri non si sono
limitati solo a ricoprire esistenze marginali, ai confini della società. Alcuni
di essi, specialmente, possono essere facilmente scambiati per esseri comuni; quindi in grado di
confondersi con il resto della popolazione senza evidenti difficoltà.>>
<<
Il Presidente degli Stati Uniti non è un licantropo, vero?>>
Carlisle
scoppiò a ridere. << Non intendevo fino a quel punto, Bella; ma non è
raro trovare licantropi nelle grandi città. Il sindaco di Denver, per esempio;
o il sottosegretario ai Beni Culturali del North Carolina. Vivono anni e anni a
contatto con gli esseri umani e decidono di condurre un’esistenza relativamente
breve, proprio come loro, rinnegando la loro stessa natura.>>
Bella
annuì in silenzio. Durante i lunghi pomeriggi trascorsi con Jacob a La Push,
lui le aveva raccontato della particolare capacità della sua specie: essere in
grado di “comandare” la loro immortalità, stabilendo liberamente quando
invecchiare. Cercò di immaginare un licantropo in una prestigiosa aula di
tribunale a New York, contornato da persone che mai avrebbero osato immaginare il
suo segreto. Sorrise al pensiero che quel licantropo potesse essere Jake.
<<
Che cosa c’entra tutto questo con i Rowles? Perché vogliono me?>>
<<
Chi sono gli unici esseri in grado di annientare un vampiro?>>
Bella
strinse le labbra in una fessura. << I Licantropi.>> Un fulmine le
abbagliò la mente. << E’ stato un licantropo a uccidere Susan Rowles. Un
licantropo che vive in mezzo… alla gente comune?>>
Carlisle
annuì, solenne. << I Rowles hanno scoperto della tua esistenza da Aro,
che a sua volta è rimasto meravigliato dalle tue capacità. Tu sei immune al
loro potere, Bella. E sono convinti che tu sia la chiave per scoprire i segreti
dei Mannari.>> E levò una mano in aria, evitando che Bella aprisse bocca.
<< Si fanno chiamare i Grigi o,
più semplicemente, membri della Congrega di RAVNICA, fondata nel 1250 nella
Francia settentrionale da uno dei più antichi branchi di licantropi europei. Il
loro scopo è da sempre stato quello di eliminare i Freddi; per parecchi secoli
hanno portato egregiamente a termine il loro incarico, ma al giorno d’oggi, a
causa del disarmante sviluppo tecnologico, RAVNICA è finita per dissolversi.
Era impossibile per loro, in un gruppo che contava ormai ben pochi elementi,
tenere testa ai Volturi.>> Carlisle emise un altro sospiro profondo.
Sembrava essere un’abitudine, come se si esercitasse a ricoprire il ruolo del
Dottore professionale e premuroso, a contatto con decine di pazienti ogni
giorno. << Quando ho incontrato Edward per la prima volta, disteso in un
letto d’ospedale, RAVNICA stava iniziando scomparire. Per un secolo intero non
ho avuto più alcuna notizia al riguardo, finché una ristretta cerchia di
licantropi non è venuta a galla, poco meno di due mesi fa. Una cerchia con
amicizie piuttosto potenti.
<<
A quanto pare il Governo è al corrente della nostra esistenza, e non mi
riferisco solo agli Stati Uniti d’America, Bella. Informazioni, testimonianze e
altre documentazioni riservate sono state sepolte per anni negli archivi di
stato. Non mi chiedere il perché, ma ho la netta sensazione che RAVNICA si sia
alleata con il Governo. E, di conseguenza, si spiegano le morti misteriose di
Susan Rowles e altri nostri simili.>>
<<
Oh mio Dio.>> gemette Bella.
<<
Proprio così.>> fece di rimando Carlisle. << Stiamo assistendo a
una delle più grandi insabbiature della storia moderna, eppure nessuno sembra
alzare un solo dito per opporsi. I Licantropi sono tornati a galla, vogliono
completare ciò che hanno interrotto secoli fa.>>
<<
Ma voi siete in netta maggioranza!>> esclamò bella.
<<
Con una giusta alleanza, tutto è
possibile.>>
<<
Che cosa intendi per alleanza?>>
<<
Sono anni che il Governo è a conoscenza dei fatti, Bella. E il pretesto di
preservare l’incolumità della specie umana altro non è che il radicato desiderio
di sbarazzarsi di noi.>> Carlisle sospirò, anche se non avrebbe avuto alcun
bisogno. Quel gesto gettò una sferzata gelida nella stanza. << Una volta per tutte.>>