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Autore: Apple90    04/01/2009    3 recensioni
Che cosa accadrebbe se gli esseri umani si accorgessero dell'esistenza dei vampiri? Dalla fredda cittadina di Forks alle cupe atmosfere di Londra, la storia si sta per ripetere: la caccia è finalmente aperta.
Genere: Romantico, Dark, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Cari lettori, 
Mi dispiace davvero molto di essere sparita, in questo periodo, ma la scuola e lo studio mi hanno impedito di proseguire la scrittura, perciò non mi resta che scusarmi con tutti voi per aver interrotto la Fan Fiction. A parte questo, mi sono resa conto dei numerosi errori nei capitoli precedenti e ne seguirà a breve un'operazione di correzione (Emmet sudato, per esempio, ammetto apertamente di essere cascata in questi facili erroracci) 

Spero che possiate tornare a leggere la storia, che spero proseguirà senza altri lunghi intoppi di percorso. 

PS: chi ha letto Destiny: nel ricordo dei suoi occhi, si accorgerà certamente della simpatica citazione del capitolo. =)

Buona lettura

Capitolo 5

Ravnica

 

<< Edward!>>

Rivederlo, sulla soglia di casa, con gli occhi infossati e il cipiglio più cupo che mai, non fu affatto una consolazione. Ma a Bella importava solo che fosse lì, a due passi da lei, dopo una notte senza fine in sua assenza. Gli gettò le braccia al collo e Edward parve reagire con un’insolita lentezza nei movimenti. Se Bella non fosse stata a conoscenza della sua vera natura, l’avrebbe giudicato stanco e affaticato: ma i vampiri non provavano stanchezza, così come stentavano ad abituarsi alle normali sensazioni umane.

<< Come stai?>> le chiese lui, dopo che Bella ebbe allentato la stretta.

<< Smettila di preoccuparti così tanto per me. Sto bene.>>

<< Mi preoccupo eccome.>> ribadì Edward, con calma, e volse lo sguardo verso la figura di Jacob che tentennava ai piedi della scalinata che conduceva ai garage. Carlisle stava parcheggiando la macchina e l’aveva lasciato da solo, ed era come osservare un topo rinchiuso in una scatola di scarpe. Spostava febbrilmente il peso da un piede all’altro, le mani nelle tasche dei jeans logori, per nulla preoccupato di essere a torso nudo in quella notte fredda e priva di stelle.

<< Ha cercato di difendermi da un vampiro, stanotte.>>

<< Credi che non lo sappia?>>

<< Io…>> Bella si morse un labbro. D’improvviso, l’immagine della bocca di Jake sulla sua le rimandò un segnale d’urgenza nel cervello, che la venuta di Cristian Rowles aveva temporaneamente cancellato. Era stato un incidente. Un maledetto incidente che avrebbe potuto evitare, se solo Edward non leggesse costantemente nel pensiero delle persone. Intuì dai suoi occhi che sapeva. Con tutta probabilità ne era venuto a conoscenza nel momento stesso in cui Jacob l’aveva baciata. Ma che importava? Le avrebbe risparmiato la fatica di ucciderlo con le sue stesse mani.

<< Non avresti dovuto allontanarti con lui in piena notte.>>

<< Mi ha detto che non ero al sicuro, che dovevo andare a La Push prima che qualcuno…>>

<< Quel qualcuno, a quanto pare, ti ha trovata lo stesso.>> Edward sospirò. Una vena parve contrarsi sulla sua tempia, ma probabilmente fu solo una sua impressione. Non c’era sangue caldo nel suo corpo. << Alice ha perso le tue tracce finché quel cane non è stato immobilizzato. Solo in quel momento è riuscita a vederti. E ha visto anche Cristian Rowles.>> Un altro sospiro. << Anche se a prima vista può sembrare innocuo, ho imparato sulla mia pelle a non fidarmi di un Rowles.>>

<< Sulla tua pelle?>> fece Bella, contrariata.

<< L’importante è che ora tu sia qui. Sana e salva.>>

<< Conosci Cristian Rowles?>>

Ma Edward aveva rivolto lo sguardo altrove, al di là della sua spalla. Adocchiò Jacob con i suoi occhi dorati e, dalla smorfia rabbiosa dipinta sul suo viso imperturbabile, intuì che avesse letto nella sua mente notizie sgradevoli.

<< Mi dispiace.>> mormorò Bella, colpevole. Non aveva mai amato molti giri di parole, quando la situazione poteva risolversi più facilmente. Doveva colmare la voragine allo stomaco che non le dava pace da ore: un rimorso profondo e scottante.

<< Non volevo che succedesse. Non è stata… colpa mia.>>

Diede per scontato che lui sapeva. E non si sbagliò.

<< Sei arrabbiato con me, vero?>>

<< No.>>

<< Non sai quanto vorrei uccidere Jake, se solo ne avessi le forze! Ma è successo tutto così in fretta che…>>

Edward le posò un dito sulle labbra. La guardò intensamente e Bella poté intravedere l’eterea freddezza sul suo volto.

<< Dopo.>> si limitò a mormorare Edward. Le accarezzò dolcemente una guancia, quasi la sua pelle fosse composta del cristallo più delicato, capace di infrangersi al più flebile tatto. Poi si allontanò verso Jacob.

<< Edward!>>

Edward scese lentamente la scalinata, con movimenti fluidi e aggraziati. Pochi istanti dopo – che le parvero un’eternità – si trovava di fronte alla figura massiccia di Jake, che se n’era stato in disparte dalla conversazione fino a quel momento.

L’uno di fronte all’altro. Il vampiro e il mannaro. Insieme. Vicini. Forse troppo.

<< Jacob.>>

Per nulla intimorito dalla sua presenza, Jacob arricciò il naso e dimostrò, con un sorriso ironico, quanto fosse infastidito dall’odore di vampiro nelle vicinanze.

<< Non sono io a doverti dire se è giusto o sbagliato.>> disse Edward, rispondendo ai pensieri di Jake. E quella mossa inaspettata parve spiazzarlo. << Posso solo avvisarti, in un certo senso. Non prima di averti ringraziato per ciò che hai fatto per Bella.>>

Jacob aprì e richiuse la bocca senza emettere alcun suono. Era esterrefatto dal suo comportamento. Con tutta probabilità si era aspettato una reazione diversa da parte di Edward, dopo ciò che era successo nel bosco.

<< E’ il mio dovere.>> borbottò.

<< Non ho ancora finito.>> soggiunse Edward. Si volse per un lungo istante verso Bella. << Tralascio il fatto che non avresti dovuto portarla via da questa casa senza il nostro permesso, né che ti stia comportando come un adolescente immaturo di dodici anni. Lei è mia. Cerca di ricordartelo, perché la prossima volta non sarò così accondiscendente con te, Jacob.>>

Jake scoppiò a ridere. << Aspetterò con ansia quel giorno.>>

<< Come vuoi.>>

<< Chi ti ha detto che la tua Bella non abbia contraccambiato?>>

Edward, che stava già risalendo le scale, si fermò, rigido come una statua di pietra.

<< Perlomeno ho un cuore che batte, e del sangue che mi scorre nelle vene.>> proseguì Jake, spavaldo e fin troppo sicuro di sé. << Sono umano, anche se a prima vista non sembra.>>

Bella ricevette quel colpo basso, incassandolo con una fitta di dolore allo stomaco, che presto divenne l’ira più profonda che avesse mai provato. Non riuscì a capire come Edward riuscisse a mantenere quell’aspetto così controllato, la voce incredibilmente dosata, lo sguardo freddo e diplomatico. Erano sciocchezze. Lei amava Edward e nessuno avrebbe mai potuto impedirglielo, tantomeno un licantropo affetto da manie di protagonismo fuori controllo.

<< Bella può fare ciò che vuole.>> disse Edward, garbato. << Se crede che tu sia migliore di me - e abbastanza umano da starle accanto come merita - non le impedirò di fare la sua scelta.>>

<< Balle!>> abbaiò Jacob. << La trasformerai in un mostro!>>

E in quel momento, accecata dal sangue che le pulsava nel cervello, Bella ebbe l’istinto primitivo di vendetta, che Edward – con la sua diplomazia – non avrebbe mai soddisfatto. Superò quattro scalini con un balzo e in un attimo si trovava faccia a faccia con Jacob, che se ne stava lì immobile sul posto, sorridente e sfrontato.

<< Tu… riesci sempre a rovinare tutto!>> strillò Bella. << Devi ringraziare quel vampiro, maledizione, perché altrimenti ti avrei già ucciso! Non m’importa come. Avrei trovato un modo, porco schifoso, sei solo capace a raccontare menzogne!>> E sollevò istintivamente una mano per schiaffeggiarlo, ma una morsa gelida le strinse il polso prima che potesse vibrare il colpo. << Ti odio, Jacob Black!>> ululò Bella, mentre Edward le faceva scorrere un braccio attorno alla vita per trascinarla via. Se solo avesse potuto, l’avrebbe sollevata di peso. Bella lottò per liberarlo, ma seppe che era tutto inutile. Perciò si limitò a voltarsi, attraverso la presa salda di Edward sui fianchi e attorno alle spalle, regalando a Jacob un’ultima occhiata velenosa. << Mi hai sentito? TI ODIO!>>

Cinque minuti dopo, Bella si accorse di essere nella camera da letto di Edward. Le grandi vetrate riflettevano le prime luci rosate dell’alba lungo le assi laccate del pavimento, così come le pareti scure erano tinteggiate da sfumature color crema.

Non seppe se Alice, Rosalie e gli altri avessero assistito alla sceneggiata, ma di una sola cosa era certa: avvertiva così tanta rabbia dentro di sé da non riuscire a stare ferma. I nervi scattavano da soli, gli occhi erano spalancati e iniettati d’ansia. Camminò avanti e indietro, sotto gli occhi vigili e imperturbabili di Edward. La cosa che la faceva più adirare era il fatto che Edward non fosse arrabbiato quanto lei. Come poteva controllarsi quando Jacob l’aveva baciata? Com’era riuscito a guardarlo negli occhi, senza provare l’impulso di divorarlo?

Bella assestò un pugno contro l’anta dell’armadio. Avvertì un bruciore fastidioso alle nocche, che presto divennero arrossate. Ma non volle prestarvi attenzione.

<< So come ti senti.>>

<< No. Non lo sai.>> sbottò Bella. << Nessuno può saperlo.>>

Edward emise un lungo sospiro, reclinando leggermente il capo all’indietro. Alle sue spalle, i primi raggi di sole lambivano le finestre.

<< Io mi fidavo di Jacob.>> mormorò lei. << Io… per un attimo avevo creduto che fosse tutto un errore, che non volesse baciarmi per davvero. Lo so, chiamami pazza, ma mi fidavo così ciecamente di Jake da non pensare a questa possibilità. E’ un amico e uno dei pochi che sa capirmi, Edward, ma evidentemente mi ero sbagliata!>>

<< E’ per questo che non l’ho ucciso.>> disse Edward, quasi fosse un’ovvietà. << E’ molto importante per te.>>

<< Non più.>> grugnì Bella.

<< Non credo proprio.>>

<< Tu sei importante, Edward. Non lui.>>

Edward le riservò un sorrisetto sghembo. << Lo so.>>

<< E allora, di cosa ti preoccupi?>>

<< Di nulla.>> rispose lui, sincero. << Tu, piuttosto, quando avrai finito di prendere a pugni ogni componente dell’arredamento della mia camera, capirai che urlare al mondo quanto odi Jacob Black altro non è che un’inutile sfogo da… umani.>> Sospirò. << Non mi fraintendere, piccola. Non ti avevo mai vista così arrabbiata prima d’ora. Ho aspettato che ti fossi calmata, prima di nominarlo in tua presenza. Altrimenti, non oso immaginare cosa ne sarebbe rimasto di questa casa!>>

<< Esagerato.>>

<< Non è nient’altro che la verità.>>

Bella si accorse che la sua mano stava sanguinando. Immediatamente la ritrasse all’interno della manica, tenendola accuratamente nascosta dagli occhi di Edward. Ma le bastò osservarlo per capire che aveva già annusato il suo odore nell’aria, come miele colante in un nido d’api. Il sangue umano rifletteva un effetto ipnotico sui vampiri.

L’odore del mio sangue è una droga per lui.

Sapeva ciecamente che non le avrebbe mai fatto del male, poteva cogliere ogni tanto un barlume luccicante nei suoi occhi, scintilla remota di una vita che era cambiata troppo in fretta. Non era più la sua preda. Ma Edward soffriva. Il solo contatto con la sua pelle, quando le strinse delicatamente il polso dell’avambraccio sano, la fece rabbrividire.

<< Forse è meglio che ti faccia controllare da Carlisle.>> mormorò Edward.

E Bella, nonostante avesse voluto rimanere al suo fianco per il resto della sua mortale eternità, si sentì in dovere di obbedire. Chi, al di fuori di Carlisle, poteva aiutarla? Di ferite e contusioni, con la sua innata natura sbadata, ne aveva subite di peggiori; ma il ricordo di Jacob alimentava in lei e Edward un palese nervosismo, come se Jake fosse la causa scatenante di tutti gli spiacevoli avvenimenti di quella notte.

Inoltre, Carlisle le doveva molte risposte. Aveva accuratamente evitato di raccontarle la verità dopo l’incontro con Cristian Rowles, ma non si sarebbe scordata tanto in fretta il panico con cui il vampiro aveva reagito all’udire il nome di Edward. I Cullen portavano con loro segreti ben più grandi del previsto.

Carlisle era nel suo studio al primo piano, seduto dietro un’ampia scrivania in mogano, la testa china su quello che pareva un vecchio volume rilegato in pelle, dalle pagine color avorio volgeva incurante le spalle alla finestra, dove i primi raggi di sole inondavano la vallata seminascosta dalle fronde fitte degli alberi. La mattinata si preannunciava serena: una delle rare giornate di sole nell’umida e piovosa Forks.

<< Carlisle.>> Edward si schiarì la voce, quasi timoroso nel dover interrompere la sua lettura. E non ci fu bisogno di aggiungere altre spiegazioni: l’intera famiglia aveva udito le escandescenze di Bella in camera da letto.

<< Ha bisogno di essere medicata.>>

Carlisle annuì. Mise da parte il vecchio volume e si alzò dalla sedia con un movimento fluido, raggiungendo Bella accanto alla libreria. Era teso e pensieroso. Se non fosse stato un vampiro, Bella avrebbe scambiato il suo nervosismo per stanchezza.

Carlisle le strinse la mano sanguinante fra le sue, rigirandosela delicatamente fra le dita come se stesse catalogando un diamante prezioso.

<< Non è niente di grave.>> sospirò. << Ma è meglio ripulire e disinfettare la ferita.>> Lanciò un’occhiata a Edward, appoggiato con le braccia conserte nella parete in penombra della stanza. << Puoi andare. Te la restituirò come nuova fra dieci minuti.>>

Edward non rise. Annuì in silenzio e scomparve nel corridoio.

<< Ovviamente.>> proseguì Carlisle, mentre andava a recuperare la valigia del pronto soccorso su una sedia. << Edward è al corrente della presenza dei Rowles. E domani, al tramonto, vorrei che tu fossi presente.>>

<< Ma io non sono…>> Non riuscì a completare la frase.

<< Fai parte della nostra famiglia.>> disse di rimando Carlisle. << Voglio che tu sia al corrente della situazione degli altri clan sparsi per il mondo. Bene e Male nella nostra specie è un concetto che spesso viene male interpretato.>>

<< Rowles stanotte ha detto che qualcuno li vuole morti.>> incalzò Bella.

Carlisle inspirò profondamente. Le fece cenno di sedere sulla scrivania e prese a rovistare nella propria valigetta. << Dopo quel che è successo a Susan Rowles penso che molte persone, venute a conoscenza della nostra esistenza, desiderino la nostra morte. Il che è un eufemismo, visto che siamo già morti da un pezzo.>> Sorrise fra sé e sé. << Devi sapere, Bella, che i licantropi e i vampiri non si sono limitati solo a ricoprire esistenze marginali, ai confini della società. Alcuni di essi, specialmente, possono essere facilmente scambiati per esseri comuni; quindi in grado di confondersi con il resto della popolazione senza evidenti difficoltà.>>

<< Il Presidente degli Stati Uniti non è un licantropo, vero?>>

Carlisle scoppiò a ridere. << Non intendevo fino a quel punto, Bella; ma non è raro trovare licantropi nelle grandi città. Il sindaco di Denver, per esempio; o il sottosegretario ai Beni Culturali del North Carolina. Vivono anni e anni a contatto con gli esseri umani e decidono di condurre un’esistenza relativamente breve, proprio come loro, rinnegando la loro stessa natura.>>

Bella annuì in silenzio. Durante i lunghi pomeriggi trascorsi con Jacob a La Push, lui le aveva raccontato della particolare capacità della sua specie: essere in grado di “comandare” la loro immortalità, stabilendo liberamente quando invecchiare. Cercò di immaginare un licantropo in una prestigiosa aula di tribunale a New York, contornato da persone che mai avrebbero osato immaginare il suo segreto. Sorrise al pensiero che quel licantropo potesse essere Jake.

<< Che cosa c’entra tutto questo con i Rowles? Perché vogliono me?>>

<< Chi sono gli unici esseri in grado di annientare un vampiro?>>

Bella strinse le labbra in una fessura. << I Licantropi.>> Un fulmine le abbagliò la mente. << E’ stato un licantropo a uccidere Susan Rowles. Un licantropo che vive in mezzo… alla gente comune?>>

Carlisle annuì, solenne. << I Rowles hanno scoperto della tua esistenza da Aro, che a sua volta è rimasto meravigliato dalle tue capacità. Tu sei immune al loro potere, Bella. E sono convinti che tu sia la chiave per scoprire i segreti dei Mannari.>> E levò una mano in aria, evitando che Bella aprisse bocca. << Si fanno chiamare i Grigi o, più semplicemente, membri della Congrega di RAVNICA, fondata nel 1250 nella Francia settentrionale da uno dei più antichi branchi di licantropi europei. Il loro scopo è da sempre stato quello di eliminare i Freddi; per parecchi secoli hanno portato egregiamente a termine il loro incarico, ma al giorno d’oggi, a causa del disarmante sviluppo tecnologico, RAVNICA è finita per dissolversi. Era impossibile per loro, in un gruppo che contava ormai ben pochi elementi, tenere testa ai Volturi.>> Carlisle emise un altro sospiro profondo. Sembrava essere un’abitudine, come se si esercitasse a ricoprire il ruolo del Dottore professionale e premuroso, a contatto con decine di pazienti ogni giorno. << Quando ho incontrato Edward per la prima volta, disteso in un letto d’ospedale, RAVNICA stava iniziando scomparire. Per un secolo intero non ho avuto più alcuna notizia al riguardo, finché una ristretta cerchia di licantropi non è venuta a galla, poco meno di due mesi fa. Una cerchia con amicizie piuttosto potenti.

<< A quanto pare il Governo è al corrente della nostra esistenza, e non mi riferisco solo agli Stati Uniti d’America, Bella. Informazioni, testimonianze e altre documentazioni riservate sono state sepolte per anni negli archivi di stato. Non mi chiedere il perché, ma ho la netta sensazione che RAVNICA si sia alleata con il Governo. E, di conseguenza, si spiegano le morti misteriose di Susan Rowles e altri nostri simili.>>

<< Oh mio Dio.>> gemette Bella.

<< Proprio così.>> fece di rimando Carlisle. << Stiamo assistendo a una delle più grandi insabbiature della storia moderna, eppure nessuno sembra alzare un solo dito per opporsi. I Licantropi sono tornati a galla, vogliono completare ciò che hanno interrotto secoli fa.>>

<< Ma voi siete in netta maggioranza!>> esclamò bella.

<< Con una giusta alleanza, tutto è possibile.>>

<< Che cosa intendi per alleanza?>>

<< Sono anni che il Governo è a conoscenza dei fatti, Bella. E il pretesto di preservare l’incolumità della specie umana altro non è che il radicato desiderio di sbarazzarsi di noi.>> Carlisle sospirò, anche se non avrebbe avuto alcun bisogno. Quel gesto gettò una sferzata gelida nella stanza. << Una volta per tutte.>>

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