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Autore: Yuki_83    20/02/2005    2 recensioni
La voglia di ricostruire una nuova vita spinge Kira a cambiare tutto: città, casa, amici...ma ancora non sa che durante il suo viaggio farà un incontro che le cambiarà la vita...
Genere: Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hikaru Matsuyama/Philip Callaghan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1

Capitolo 1

 

Lentamente con una mano tolse le piccole ciocche dei lunghi capelli rimasti appiccicati alle labbra, asciugate da un vento dolce e delicato che la accarezzava da ogni parte, appoggiata con la schiena a quell’albero ascoltava il fruscio delle foglie secche che, cadute dagli alberi, sembravano formare un enorme coperta per la terra.

Completamente assorta nei suoi pensieri non si accorse che il sole stava tramontando, lo notò solo osservando la sua ombra che lentamente si spostava verso est (alla parte opposta di dove tramonta il sole^^;;;), allora alzò gli occhi verso l’orizzonte e mosse qualche passo in avanti verso quel magnifico paesaggio…

 

“…E andando nel solo che abbaglia

Sentire con triste meraviglia, com’è tutta la vita

E il suo travaglio, in questo seguitare una muraglia

Che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.”

 

“Hai mai sentito questa strofa?” disse lei senza nemmeno voltarsi.

“No…” una voce da dietro rispose con tono basso e dolce.

“E’ di un poeta italiano, il mio preferito…” lei chiuse gli occhi e sorrise, solo allora si voltò, lui non era vicino a lei, solo qualche passo più indietro, ma la stava guardando, si stavano guardando…i loro sguardi erano uniti da un sottile filo invisibile e si capivano senza proferire parola, solo gli occhi…

Ad un tratto lui si voltò per andarsene.

“Tornerai da me?” chiese lei, il vento raccolse una lacrima dai suoi occhi e la cullò fino alla spalla di lui che non rispose alla sua domanda ma continuò a camminare…

“Aspetta…”lui allora si fermò…

“Se vorrai tornare da me, io sarò qui ad aspettarti…”

Lui però continuò a non rispondere e se ne andò tra il fischio del vento e il fruscio delle foglie, mischiando la sua ombra a quella degli alberi…

 

Kira si svegliò, stringeva nella mano il ciondolo, il suo acchiappasogni che il nonno le aveva regalato poco prima di morire, poco prima di lasciarla sola.

Osservò l’orologio, erano le quattro del mattino, un mattino d’estate molto caldo, Kira sentiva attaccati a se i pantaloncini del pigiama e le lenzuola erano umidiccie…

Si alzò ed andò ad aprire la finestra, per qualche istante rimase ad osservare il manto stellato della notte che immenso ricopriva il cielo, ad un tratto una luce, una scia, una stella cadente, un desiderio…

“E’ inutile che provo ad esprimere un desiderio, tanto i miei sogni non si avverano mai…”.

Con aria triste e molto stanca tornò a sdraiarsi e mise le braccia sotto la testa…cominciò a pensare…

Domani darò una svolta a quella che è sempre stata la mia vita, finalmente avrò l’opportunità di ricominciare e avere una nuova esistenza, da quando il nonno mi ha lasciata il mese scorso non ho più motivo di abitare qui, non mi è rimasto più nulla…solo ricordi…ora sarà meglio dormire, mi aspetta un lungo viaggio verso l’ignoto.

 

Qualche ora più tardi si svegliò, si tirò su per metà, ma rimase a letto ancora qualche istante ad osservare la sua stanza, che come tutte le altre, era piena di scatole e scatoloni pronti per essere portati via, le pareti, di un bianco perla erano piene di ombre giallastre, lasciate dai quadri che il nonno dipingeva.

L’ultimo ricordo che Kira aveva lui era molto nitido nella sua mente, era in casa sdraiato sul divano, impegnato a leggere il giornale con i suoi occhialoni spessi, infatti tutti lo chiamavano “mosca” visto che con gli occhi non vedeva praticamente quasi più nulla, ma forse lui, accecato dall’anzianità, vedeva più di chiunque altro.

Quel giorno Kira uscì, ma quando tornò a casa trovò solo la sua collana sul comodino e un biglietto del nonno “SOGNAMI”.

Abbandonò i suoi ricordi e finalmente decise di alzarsi dal letto…andò prima a farsi la doccia, sentiva l’acqua calda darle una piacevole sensazione di benessere…

Quando finì e fu finalmente vestita arrivò, puntuale, il camion dei traslochi pronto per caricare la roba e portarla via da lì…

“Buon giorno signorina!”

“Salve…” era un signore sulla cinquantina, dall’aspetto molto cordiale e indossava una vecchia tuta verde e un cappellino a visiera in tinta con il marchio della ditta “Traslochi Okonami sicuri e veloci ovunque vuoi tu!”.

Kira si soffermò un attimo poi ricominciarono i lavori di trasporto, non era molta la roba che si portava via, alcuni dei mobili li aveva venduti insieme alla casa, ci vollero solo un paio d’ore per finire tutto.

Quando ogni cosa fu a posto lei era sulla soglia con le valigie accanto a se e teneva la maniglia dell’uscio con la mano destra, diede un ultima occhiata alla casa vuota e se ne andò…

“Signorina non si preoccupi, lei ci dia l’indirizzo di dove dobbiamo portare la roba, sa per sicurezza, nel caso dovessimo perderci di vista durante il viaggio!”

“L’indirizzo? Ah si! Certo, mi scusi…” rovistò nella borsa in cerca di una penna e un foglio per scrivere.

“Ah! Fujisawa! Complimenti signorina ha scelto davvero un bel posto, ci sono stato una volta, ma era molto tempo fa, vedrà è una città tranquilla, si troverà bene!”.

“Grazie mille”.

Partirono…

Durante il viaggio Kira ascoltò la radio, ma ad un tratto una gomma si bucò e fu costretta a fermarsi in una piazzola di sosta.

“Ah! Maledizione, ma porca miseria, e ora come faccio? Io non sono capace a cambiare la gomma! Speriamo che si fermi qualcuno…”

Provò a chiamare con il telefonino un carroatrezzi ma non c’era copertura di rete…Kira si rassegnò e fu costretta a sedersi sul muretto accanto al ciglio della strada, aspettare era l’unica cosa che potesse fare.

Nel giro di mezz’ora passarono un paio di macchine ma nessuno si fermò, poi finalmente…

“Ehi, Salve! Qualche problema con la macchina?”

“Noo che scherzi! Di solito giro sempre con una gomma bucata, mi sono solo fermata per fare una pausa!”.

“Ok, ok, vediamo che posso fare”.

Mentre il ragazzo cambiava la gomma Kira lo osservava, era alto, poco più di lei, un bel fisico, capelli neri corti e un sorriso stupendo,indossava un paio di jeans neri e una t-shirt azzurra un po aderente che risaltava ancora di più la sua figura, in dieci minuti la macchina fu a posto.

“Come posso ringraziarti? Sei stato molto gentile”.

“Tranquilla è stato un piacere, a proposito di piacere, mi chiamo Philip, Philip Callaghan”.

“Kira Fang, Piacere”.

“Beh Kira il piacere è tutto mio di averti conosciuta, sei in viaggio?”.

“Più o meno, ma scusa tu come hai fatto a…ah già le valigie!”.

“Se non sono troppo indiscreto posso sapere dove sei diretta?”.

“No nessun problema, vado a Fujisawa mi sono appena trasferita li”.

“A quanto pare andiamo nella stessa direzione, dai seguimi che ti faccio strada! A proposito la via?”.

A quella domanda Kira diventò rossa come una fragola. Si sentiva strana in presenza del ragazzo appena conosciuto…

“Aspetta la via si chiama…”.

Non sapeva ancora a memoria il nome e molto frettolosamente estrasse dal portafoglio un fogliettino piegato in quattro…

“Viale delle Rose al numero 26”.

“Dai ti accompagno so dov’è!”.

I due risalirono in macchina e Philip le fece strada, Kira durante tutto il viaggio non faceva altro che pensare a quel bellissimo ragazzo che il fato le aveva fatto incontrare, il cuore le batteva fortissimo, si sentiva accaldata, ma non era la temperatura esterna, anche se di per se era già alta, qualcosa dentro di lei si era mosso, cercò subito di fermare i tremolii momentanei e la frenesia dei suoi pensieri…

“Dai Kira che ti succede? Lo hai appena incontrato e probabilmente non lo rivedrai mai più, adesso smetti di pensarci! Però è così carino…e poi il suo sorriso…”.

Passò un’altra mezz’ora e arrivarono a destinazione, Kira non aveva mai visto la casa dal vero, l’aveva solo osservata in un catalogo e l’aveva presa subito, le era sembrata bella e il prezzo di vendita non era male, di certo i soldi non erano la sua preoccupazione. Dopo la morte del nonno era stata chiamata per l’apertura del testamento e con grande meraviglia aveva scoperto di essere stata nominata come unica erede, la somma era molto alta, tutti i risparmi di una vita dedicata al lavoro.

Si era promessa che quella per la casa sarebbe stata l’unica somma che avrebbe speso per se stessa, gli altri soldi li avrebbe utilizzati per lo studio.

Era una piccola villetta a due piani, con un giardino, piccolo anch’esso, tutto in torno alla casa, di un bianco impressionante erano le facciate, si vedeva che era stata costruita da poco, c’era anche il parcheggio privato.

Il viale dove si trovava non era molto grande però in compenso era abbastanza lungo, tutte le abitazioni li erano villette singole o doppie, e ognuna aveva il suo giardino, sembrava un posto davvero tranquillo.

La cosa spettacolare era che c’erano un sacco di alberi in fiore nonostante la primavera fosse appena finita e il caldo era incredibilmente forte, c’erano un sacco di glicini e peschi che davano al paesaggio un aria quasi fiabesca, notò che anche nel suo giardino c’era un alberello ,però a differenza degli altri era molto striminzito e secco, probabilmente un pesco anch’esso ma si vedeva che non se ne era mai occupato nessuno…

Posteggiò e scese, quelli dell’impresa di traslochi erano arrivati da un pezzo e erano già a metà del lavoro.

Notò che Philip si era accostato al marciapiede e si avvicinò per salutarlo.

“Grazie di tutto, sei stato gentilissimo!”.

“Di niente è stato un piacere!”.

Detto questo ripartì e se ne andò…

Philip chissà se ti rivedrò…

“Forza al lavoro Kira, la tua nuova casa ti aspetta!”.

Quando finirono tutto era quasi sera, gli operai avevano rimontato tutti i mobili e sistemarono tutte le scatole in sala, lei si offrì di farli cenare li, ma loro declinarono l’invito asserendo di dover tornare in ditta per riportare il camion prima che chiudesse, allora li pagò e anche loro se ne andarono…

Kira entrò in casa e per qualche istante rimase ferma in piedi a guardarsi in torno con aria soddisfatta, era davvero contenta di ricominciare una nuova vita, ormai non dipendeva più da nessuno, solo da se stessa, anche se questo la faceva sentire un pochino sola e triste.

“Domattina per prima cosa cercherò una scuola dove iscrivermi, però adesso sarà meglio andare a letto è stata una giornata faticosa”.

Non ci volle molto perché si addormentasse, era davvero stanca…

 

I giorni seguenti Kira li dedicò interamente alla casa, alla sua nuova dimora, alla sua nuova vita…lo ammetteva da sola che tutto quello che le stava succedendo non le calzava ancora, aveva sempre passato tutta la vita sotto la protezione del nonno, la sua unica famiglia, e ora era costretta a stare da sola, a combattere per ricominciare una vita propria, ma le piaceva.

La sensazione di libertà che aleggiava nell’aria le dava un forte senso di tranquillità, era andata ad iscriversi a scuola, doveva ancora frequentare l’ultimo anno, sarebbe stata solo un anno più grande rispetto ai suoi nuovi compagni di classe, non sapeva ne chi fossero ne come fossero, non aveva ancora avuto il tempo di conoscere nessuno dal suo arrivo…tranne Philip.

Nei giorni seguenti al loro incontro capitava spesso che ci pensasse, aveva voglia di rivederlo, di rivedere quel bellissimo sorriso, ma non sapeva proprio niente di lui e non sperava neanche che sarebbe potuto succedere di nuovo…

Ci volle circa una settimana perché la casa cominciasse ad avere sembianze normali, che apparisse abitabile, e stava venendo davvero bella, non era molto grande nonostante avesse due piani ma per lei andava più che bene.

Al piano terra c’era la cucina, una sala abbastanza spaziosa, un bagno con vasca e un piccolo ingresso mentre al piano superiore aveva fatto la sua camera, una cameretta piccola per gli ospiti e c’era un altro bagno però con doccia.

Per prima finì la sua stanza e su ogni parete aveva appeso almeno due quadri del nonno, aveva un modo di dipingere tutto suo, particolare, le pennellate erano come macchie di luce che si riflettevano su un vetro, quasi fossero date a caso ma nello stesso tempo con chiarezza per quanto riguarda la loro posizione. I soggetti che dipingeva non erano i soliti vasi, le solite modelle, erano tutti soggetti di un mondo irreale e fantastico come unicorni, gnomi, fate, gli unici dipinti che riprendevano il vero erano quelli ritraenti gli indiani d’America, il nonno ne aveva una passione sfrenata, passò circa 10 anni insieme a loro, a studiare le loro origini, usi e costumi tanto che poi ne sposò una…la nonna era di origini Sioux.

Da lei Kira aveva imparato tante cose, come per esempio curare le ferite con delle semplici erbe…anche l’acchiappasogni era un oggetto tipico della loro cultura, anche se l’uso più frequente era per i neonati, veniva applicato sulle loro culle per scacciare gli incubi e proteggere il loro sonno innocente…

 

Una mattina Kira prese finalmente la decisione di uscire, di farsi una bella corsa, la rilassava farlo, le scaricava tutte le tensioni.

Usci di buon ora, erano circa le 8,30 del mattino, il viale antistante casa era ancora deserto, del resto aveva notato che tante case erano ancora chiuse dal suo arrivo, pensò che molti fossero andati in vacanza, l’estate era solo iniziata da un mese…

Durante la corsa cercò di memorizzare i particolari del paesaggio, in modo poi di ritrovare la via del ritorno.

Accanto ad ogni casa c’erano tante piccole vie e se uno non era della zona probabilmente era anche facile perdersi…comunque Kira preferì continuare il suo tragitto sempre dritta per evitare che accadesse.

Ad un tratto si fermò, era arrivata in cima ad una collinetta e da lì poteva vedere tutta la città, in lontananza vedeva anche il vulcano Fuji, il suo sguardo improvvisamente si posò su qualcosa che sovrastava l’ambiente sottostante, era un enorme villa bianca con il tetto azzurro, era bellissima, tutto in torno aveva un grande parco.

Beato chi ci abita! Di sicuro non avrà problemi…

Kira sospirò un attimo, quasi in segno di invidia e poi riprese la sua corsa scendendo dalla collina, il vialetto che stava percorrendo la portò in una via più grande, probabilmente la principale della città, tutto in torno sul lato sinistro c’erano palazzi, negozietti,ristoranti insomma…l’uomo, dall’altra invece la natura, degli spiazzi enormi di verde fiancheggiavano la strada ed erano interrotti ogni tanto da campi sportivi,tutti erano deserti tranne uno…quello da calcio.

Una squadra si stava allenando e dalla strada Kira poteva sentire le urla di incitamento dell’allenatore verso i suoi ragazzi.

Tutto in torno c’era un prato verde e Kira decise di fare una pausa e andare ad osservarli, si sedette però abbastanza distante in modo da non essere vista e magari così non creare disturbo all’allenamento.

Osservava il gruppo di ragazzi fare una serie di esercizi per il controllo della palla, sembravano davvero tutti molto bravi e anche se non se ne intendeva notava un certo affiatamento tra loro.

Fu colpita dalla loro divisa, era bianca con delle strisce azzurre sulle maniche, sul davanti la bandiera giapponese…

“Dev’essere la nazionale giovanile…avevo sentito che si allenava qui.”

Si sdraiò sull’erba e da lontano sentì il fischietto dell’allenatore…probabilmente annunciava una pausa, allora si ritirò su e in silenzio se ne andò riprendendo la sua corsa…

Dal campo…

“Ehi Holly guarda.”

“Che c’è Bruce?”

L’amico alzò la mano e con il dito indicò proprio Kira che si stava allontanando.

“Si l’ho notata anche io, ci ha osservato tutto il tempo, ma non la conosco non mi sembra di averla mai vista prima.”

“Già anche a me.”

“Di che parlate voi due?” Philip si avvicinò ai due amici che continuavano ad osservare Kira che pian piano spariva lungo la strada.

“Niente”

Allora Philip alzò lo sguardo e la vide sparire in fondo al viale…

“Ma quella era…”

“Che c’è Philip la conosci?” chiese Holly incuriosito dalla frase dell’amico…

“No, forse mi sono sbagliato.”

Di nuovo il fischietto dell’allenatore, la pausa era finita…

Era lei, ne sono sicuro! A Philip scappò un sorriso sulle labbra…

 

  
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