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Autore: FreDrachen    27/05/2015    2 recensioni
SOSPESA
La vita scorreva lenta e noiosa per Nidafjoll,principessa della Terra del Sole. L'unico a capirla é la sua viverna, Ratatoskr con cui aveva stretto un legame eterno.
La vita di corte così assillante per la sua natura indomabile,viene scardinata dall'arrivo di San eroe di una guerra combattuta anni prima di cui la principessa è all'oscuro. L'uomo sembra l'unico disposto a darle spiegazioni alle strane visioni sulla Gilda degli Assassini, annientata cinquant'anni prima.
Gli eventi crolleranno quando Nida verrà a sapere di un'atroce verità su di sé e il suo passato che la trasformeranno dalla principessa indomita che era,in una guerriera pronta a tutto per ottenere vendetta.
Della sua rabbia e del suo rancore approfitteranno gli elfi per riconquistare il Mondo Emerso.
Forze millenarie determineranno le sorti del mondo.
Nida riuscirà a scegliere tra la dannazione e la salvezza del suo mondo?
[crossover Mondo Emerso/Ragazza Drago]
Dal prologo:
Dubhe brandì la spada e la trapassò da parte a parte. I suoi uomini la imitarono.
La Gilda degli Assassini aveva cessato di esistere portandosi con sé questa tremenda previsione. In elfico.
Il nostro tempo tornerà.
Genere: Dark, Fantasy, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dubhe, Nuovo personaggio, Rekla, San
Note: Cross-over, OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Capitolo 9
Rapimento
Passò tutto il viaggio, in groppa a Ratatoskr; da Makrat a Nuova Enawar sognando…
                                                                             ***
Dopo anni e anni di esperimenti e fallimenti ci era riuscita. Aveva creato il filtro della giovinezza. E quello per risuscitare i morti. Rekla sorrise al ricordo delle facce sbigottite di Yeshol e Dohor, che non volevano crederci.«Così sarò, fino alla morte, letale come vi servo»gli aveva detto. Si sentiva piena di vita. Ricordava anche i volti degli assassini, che aveva incontrato nei corridoi. Stupore.
La conquista del Mondo Emerso continuava inesorabilmente. Dohor era in possesso di quasi metà continente, e le guerre contro le terre libere continuavano sempre più violente. Rekla era sempre lì in prima fila a mietere vittime, e a condurre alla vittoria l'esercito di Dohor. Si fermò alla nascita del secondo figlio di Dohor. L'avevano chiamato Learco come il primo figlio morto qualche anno prima di febbre rossa. Learco fu presentato al popolo. Suo padre l'aveva sollevato sulla folla, che aveva levato al cielo un grido d'esultanza. Rekla pensò quanto fosse stupida Sulana a rifiutare un bambino così adorabile. Ma sapeva la verità. Sulana odiava Dohor, e considerava il piccolo Learco solo figlio di suo padre. Per questo accettò senza pensarci la possibilità di crescere il principino come il figlio che tanto avrebbe voluto avere. Per Rekla fu come rinascere. Certo era vicino alla sua fine, ma se Dohor le aveva ridato la vita, Learco ne era diventata la ragione. Così, ogni giorno andava da lui a coccolarlo, e quando diventò più grande a usare la spada e il pugnale.
Non andava da lui solo quando la missione lo esigeva. Una delle ultime fu seguire nel suo primo omicidio un ragazzo di circa quindici anni di nome Sarnek. Non poteva immaginare che quel ragazzo avrebbe sconvolto la sua vita per sempre. Lo incrociò qualche anno dopo di notte, che si muoveva furtivo seguito da una sacerdotessa. Quando Sarnek la vide sbarrò gli occhi, terrorizzato. Le raccontò tutto. Tara, la sacerdotessa, non poteva più avere figli, e che di lì a poco l'avrebbero uccisa.
«So che sono solo un comune assassino, e che per voi non valgo niente, ma vi prego lasciateci andare»la implorò il ragazzo, con uno sguardo di supplica. Rekla gli lesse negli occhi tutta la sua determinazione di cui era capace. Lo capiva. Se fosse stata nella sua situazione avrebbe fatto la stessa cosa con Dohor.
«Se riesci a evitare i due assassini di guardia puoi uscire dalla porta principale. Dirigetevi verso la Terra dell''Acqua o del Mare, che sono ancora libere. Appena uscirete di qui cambiate i vostri nomi, e costruitevi una nuova vita».
Sarnek la guardò commosso.«Grazie. Se mai ci prendessero, non rileveremo il vostro coinvolgimento in tutto questo».
Rekla gli rispose, con un cenno di capo, e li vide allontanarsi nel corridoio buio, verso la libertà.
 
Fu svegliata da un fracasso tremendo, fuori dalla porta. Si stiracchiò, si vestì velocemente e aprì la porta.
Fermò Fenula, la Guardia degli Incantesimi, una ragazza sulla ventina con capelli marroni ricci e occhi azzurri  e spietati.«Cos'è successo?».
«Stanotte uno dei nostri e una sacerdotessa hanno tentato la fuga. Sarnek, l'assassino, è riuscito a fuggire. Mentre Tara, la sacerdotessa, è stata recuperata e portata nella Sala delle Piscine, dove verrà giustiziata. Stavo venendo da voi. Sua Eccellenza vuole voi a compiere il rito».
Rekla rimase raggelata. "No".
Venne condotta nella Sala. Tara era con mani e piedi legati da una robusta corda, con i piedi immersi fino alle caviglie nella piscina stracolma di sangue dei Postulanti. Yeshol l'accolse. Poi si rivolse agli altri assassini, che si erano riuniti sulle gradinate attorno.«Questa donna ha provato a fuggire sotto gli occhi di Thenaar. Che punizione merita?».
«La morte!»si levò al cielo l'esultanza degli assassini.
Yeshol annuì, soddisfatto.«Ti benedica Thenaar che ti ha scelto per questo grande compito, e quindi la tua mano nel sacrificio»disse, porgendo a Rekla il pugnale rituale, il pugnale che aveva spento moltissime vittime.
Rekla lo brandì, rassegnata. Si avvicinò alla ragazza, e guardò il suo volto. Era terrorizzata.
"Non posso, dannazione, non posso".
Il pugnale le tremò tra le mani, ma si riprese subito. Chiuse gli occhi e colpì. La trapassò da parte a parte. La ragazza ebbe un lieve spasmo, poi si accasciò a terra.
"Cos'ho fatto?"pensò, guardando le sue mani sporche di sangue della ragazza. Per un istante tutto si fermò. La folla esplose assieme al sangue, che iniziò a sgorgare nella piscina. Fu il delirio. Attorno a lei gridavano di gioia. Ma Rekla non si unì a loro. La sua mente era da tutt'altra parte.
"Sarnek potrai mai perdonarmi?".
 
Erano passati pochi anni da quel gesto, che quasi l'aveva fatta sprofondare nel senso di colpa, quando venne convocata da Yeshol.
«Ho bisogno di un sigillo forte che possa portare, alla fine la sua vittima nella follia più totale».
«Consideratelo già fatto».
 Restò rintanata nel suo laboratorio per una settimana. Ne usciva solo per i pasti. Alla fine i suoi sforzi furono premiati. Su un tomo elfico aveva trovato quello di cui aveva bisogno. il sigillo prevedeva il risveglio della parte più oscura e selvaggia della vittima, che sarebbe stata indotta a uccidere. Più omicidi, più si rafforzava il sigillo, che poco a poco prendeva possesso del corpo, divorarlo dall'interno, mentre la vittima piombava nella follia più totale. "Non vorrei essere nei suoi panni" pensò.
Sentì bussare alla porta. Era un ragazzo sui diciotto anni. S'inchinò, incrociando le braccia al petto.
«Sua Eccellenza mi ha mandato qui per il sigillo».
Rekla gli porse l'ago sul quale l' aveva impresso.«Non toccarne la punta, mi raccomando».
Lo vide scomparire nelle tenebre del corridoio. Non lo rivide più.
Rimase sorpresa quando esattamente un mese dopo fu riconvocata da Yeshol.
«Ti affiderò una nuova Assassina che dovrai addestrare al nostro culto. Avrai di certo sentto parlare dell''allieva del traditore».
Rekla annuì.«Bene. Ma prima prepara una buona scorta di antidoto da usare contro il sigillo che hai creato».
«Ma…»lo interruppe Rekla«la Bestia non può essere contrastata da una semplice mistura».
«Non ho detto di eliminarla, ma semplicemente di tenerla sotto controllo. In fondo l'allieva che ti affiderò è quella a cui è stata imposta la maledizione».
Il cuore di Rekla perse un battito.
«Ora è nella Cella di Purificazione. Tra pochi giorni uscirà,e tu potrai iniziare ad addestrarla . Non sarà facile. Il traditore ci ha descritto come un gruppo di folli, ed è così che ci vede. è tuo compito portarla sulla giusta via».
«Non vi deluderò».
Uscì dallo studio. Si sentì male. Le sembrava un tradimento nei confronti di Sarnek.. gli aveva tolto Tara, e ora la sua allieva.
Ma quello che le dispiaceva di più era che non poteva vedere tutti i giorni Learco. E Dohor.
Quel giorno decise, appunto, di andare dal ragazzo. Usò il tunnel che in quegli anni aveva usato parecchio per raggiungere il palazzo. Lo trovò, in una stanza d'armi che si allenava con la spada.
«Learco»lo chiamò.
Il ragazzo si voltò. Aveva capelli ondulati e arruffati, di un biondo chiarissimo, occhi verde opaco, e fisico asciutto da guerriero. Le sorrise. Le corse incontro, e l'abbracciò.
«Come va, mamma?».
Pur sapendo che lei non fosse la sua vera madre, sin da bambino aveva preso l'abitudine di chiamarla così. E a lei faceva piacere. Perché sapeva che Learco era la sua ragione di vivere. La sua infanzia era stata priva di tutto, un brancolare nel buio alla ricerca di un sollievo impossibile. Da quando, invece c'era Learco, sapeva che, in fondo a ogni sofferenza  c'era lui, e sempre ci sarebbe stato.
«Tiro avanti». Non aveva il coraggio di dirglielo.«Senti Learco, per un po' di tempo non ti potrò venire a trovare».
«Un'altra missione per mio padre?».
«No. Mi hanno affidato un'allieva»disse Rekla, con un sorriso. Notò che il volto di Learco si rabbuiò. Gli scompigliò i capelli, affettuosamente.«Guarda che non è per sempre. Cercherò di ritagliarmi un momento per venirti a trovare».
«Lo prometti?».
«Si».
 
Arrivò il giorno dell''Iniziazione della sua protetta. la vide entrare nella Sala delle Piscine, sorretta da due assassini muscolosi. Vide i lievi spasmi che le attraversavano il corpo. Piccole gocce di sudore le solcavano il viso, e aveva il respiro affannoso. Per tutta la durata del rito, fu tentata a portare la ragazza nel suo laboratorio, e liberarla dal sigillo. Ma non poteva. Si calmò non appena vide Yeshol darle l'antidoto.
La trovò poco dopo in infermeria, assopita. Si sedette accanto al letto, sul quale era stata adagiata la ragazza. La contemplò. Capelli castani tagliati durante sicuramente la Purificazione, un volto infantile, pallido e olivastro. Si riscosse non appena vide gli occhi della ragazza aprirsi. Erano grandi pozzi neri. La gvide guardarsi attorno, smarrita. Capì che era arrivato il suo turno.
«Ben svegliata».
La ragazza si voltò verso di lei, stupita.
«Chi sei?».
«La Guardia che ti insegnerà la vita dei Vittoriosi, Rekla, ma per te semplicemente la tua Guardia».
«Cos'è questo posto?».
«L'infermeria. Sei stata condotta qui dopo la tua iniziazione».
Yeshol era stato chiaro a tal proposito. Non doveva provare pietà nei suoi confronti, e doveva essere ferrea.
Tirò fuori dalla tasca dei suoi calzoni un'ampolla, e gliela mise sotto il naso.
«La vedi? Si dà il caso che io sia la Guardia dei Veleni. Questa è la cura per la tua maledizione. Questo liquido è la sottile linea che ti separa dalla follia».
Rekla ripose la boccetta, quindi guardò di nuovo Dubhe.
«Sarò la tua ombra per molti giorni. Tu non sai niente del culto di Thenaar, se non le poche cose he ti ha detto la Guardia degli Iniziati. Ci sono molte cose che devi sapere, e devi anche allenare il tuo corpo fiaccato dai vizi dei Perdenti alle tecniche dei Vittoriosi». Si alzò.«Tornerò stasera. Ora riposa».
 
Tornò alla sera. Si avvicinò al letto ancora sorridente. «Ti senti pronta? Seguimi».
La portò prima di tutto nel suo alloggio, lo stesso che aveva avuto lei quando non era che una normale Assassina. Poi le fece vedere la mensa, le terme e la palestra. Al suono lugubre della campana si diressero in mensa, dove consumarono la cena, che finì rapidamente.
Rekla stava già muovendosi, e Dubhe fu costretta ad accelerare il passo per raggiungerla. «Riconosci la strada?».
«Due volte sono poche per ricordarsi di un percorso così complicato»ribatté la ragazza riferendosi agli angusti corridoi che avevano attraversato.
Sul volto di Rekla si disegnò un sorriso beffardo.
«Un Vittorioso non ha bisogno di inutili ripetizioni. Un Vittorioso memorizza un percorso compiendolo una sola volta. Non sarà facile per te, ragazzina…»
«Non sottovalutarmi:io almeno mi sono fatta una fama nel Mondo Emerso come ladra. Il tuo nome invece non lo ricorda nessuno.»
Dubhe non ebbe quasi il tempo di finire la frase che l’altra la sbatté contro il muro piegandole un braccio dietro la schiena e piazzandole il proprio coltello a un soffio dalla gola. «Sono la tua Guardia, non osare ancora rivolgerti a me con quel tono o ti sgozzo e offro il tuo sangue a Thenaar».
La lasciò di colpo gettandola a terra, e Dubhe si ritrovò china sul freddo pavimento del corridoio.
«Ricorda, sono la Guardia dei Veleni, la tua sopravvivenza è nelle mie mani. Niente boccetta, e la maledizione ti squarterà. E ora alzati».
Dubhe,piena di rabbia si alzò e seguì la donna a testa bassa.
Giunte sulla soglia dell’alloggio di Dubhe, Rekla le consegnò le chiavi e una mappa.«Domattina verrò a svegliarti. Per allora conoscerai a memoria metà dell’estensione della Casa». Sorrise feroce, e Dubhe le strappò dalle mani la mappa.
«Non dubitare…»sibilò.
«Non dubito. La paura può molto, e ti assicuro che se non seguirai i miei ordini assaporerai la paura in tutte le sue forme». Si voltò e se ne andò senza attendere risposta.   
 
 Il giorno dopo, terminata la colazione, andarono nel tempio.
«Inginocchiati».
«Io non credo in Thenaar».
Rekla si girò lentamente.
«Ogni tuo inutile atto di ribellione, ogni tua parola di troppo significano sofferenza. Tu ora non te ne accorgi, perché sei gonfia di pozione, ma ricordati la sera in cui sei stata iniziata, ricorda le tue urla disumane. Lo rivivrai, Dubhe, se non ti inginocchierai».
Dubhe strinse i pugni, ma si inginocchiò.
Le insegnò la preghiera. «Potente Thenaar, dio del fulmine e della lama, signore del sangue, illumina il mio cammino affinché giunga a compimento dell''omicidio, e possa offrirti sangue di Perdente».
Poi la invitò a ripetere.
S'incupì nel sentire l'irritazione e l'odio nella voce della sua allieva.
 
Appena ebbero finito si sedettero a uno dei banchi. Rekla cominciò a erudirla. Le insegnò ciò che Yeshol le aveva insegnato molti anni prima. Iniziò, parlandole dell’umanità divisa in due:da una parte gli eletti di Thenaar, i Vittoriosi, e dall’altra i Perdenti, uomini comuni che non hanno mai ucciso, o che lo fanno in guerra, per volere degli altri. I Vittoriosi sono gli omicidi, gli Assassini della Gilda.
 «Noi non siamo come i soldati, che ammazzano per l’odio altrui, e neppure come un semplice sicario che uccide per soldi e vende la nobile arte dell’omicidio per poche monete. Noi uccidiamo per la gloria di Thenaar».
Dopo pranzo l’affidò a Sherva, la Guardia delle Palestre.
 
Una notte venne svegliata da Fenula, agitatissima«La Bestia»riuscì solo a dire.
«Dove l’avete portata?».
«In infermeria».
Stava per dirigersi in infermeria, quando Yeshol la fermò.
«Non lasciarti impietosire. Non darle la pozione».
«Se non gliela darò finirà in una strage, lo sai»ribatté Rekla. Non aveva detto una bugia vera e propria. La verità era che le sembrava un affronto nei confronti di Sarnek. Ma non poteva disubbidire alla Suprema Guardia, anche se era la nipote di Aster.«Non credo. Tienila rinchiusa in cella per un giorno, giusto perché non si scordi chi comanda». Rekla portò i pugni al petto«Farò come desiderate, Vostra Eccellenza». 
 
Non appena fu in infermeria la tenne a tiro di spada, sorridendo tranquilla.
«Cosa mi hai fatto, maledetta?».
«Non hai contato i giorni? Ne sono passati otto dall’iniziazione…».
Tirò fuori la boccetta contenente la pozione.
«Dammela».
«Mi hai mancato di rispetto una volta di troppo, e continui a farlo ancora… te l’avevo detto, no? Per i bimbi cattivi che non fanno il proprio dovere c’è una punizione…».
 «Dammela»ripeté Dubhe urlando«Sto male, dannazione, e se non me la dai finirà in una strage, lo sai!».
Rekla scosse la testa.
«Non credo proprio»e chiamò due Assassini che la portarono in cella, dove vi rimase per un giorno solo.
 
Passò quasi un anno. Dopo quell’episodio Dubhe si fece più remissiva, eppure sapeva che tramava qualcosa. Lo sentiva, lo percepiva nel suo comportamento. Eppure provava disgusto per se stessa. Sapeva quale morte la aspettava, e ne aveva paura. Fu una notte che decise. Avrebbe rotto il sigillo e l’avrebbe lasciata libera, tanto sapeva che non si sarebbe mai adattata a quella vita.
Arrivò davanti all’alloggio di Dubhe. Fece per bussare quando notò la porta aperta. La spalancò. Dentro non c’era nessuno. Dove era andata a quell’ora della notte?. Un dubbio le balenò nella mente. No. Impossibile. Oppure si?
Attraversò i cunicoli a tutta birra, e si diresse al portone principale. Notò i due assassini di guardia assopiti, con accanto una boccetta. Lanciò l’allarme, ma sapeva che era tutto inutile. Fu un flash. Si ricordò dei due che aveva incontrato quando si stava dirigendo all’alloggio di Dubhe. Soffocò un grido di rabbia e frustrazione. “Come ha potuto? Ed io che volevo liberarla”.
Fu convocata da Yeshol. S’inginocchiò, con il capo chino.«La situazione è grave. Ti sarà giunta la notizia della sparizione del Postulante e di Dubhe». Rekla annuì, furente di rabbia.
«Temo che abbiano scoperto segreti, che possono mettere a repentaglio la vita dei nostri alleati».
Rekla tirò la testa su di scatto.«Vi riferite a Dohor?». Se gli fosse capitato qualcosa, non se lo sarebbe perdonato. Ma la risposta di Yeshol la raggelò.«Non solo, anche Learco». La rabbia crebbe. Quella piccola serpe aveva messo in pericolo la vita delle persone che amava.«Mi offro volontaria a riportarvi la traditrice e il postulante».
Yeshol sorrise. Un sorriso diabolico.«Non avevo dubbi. Trovati due assassini che ti accompagneranno in missione». Rekla convocò Kerav e Filla, due assassini molto giovani, ma molto promettenti.«Mi aiuterete a catturare la traditrice e il postulante scomparsi»disse senza preamboli. I due chinarono il capo, in segno di ubbidienza.«Siamo pronti».
 
Dopo la fuga di Dubhe andò a Marva, villaggio della terra dell’acqua, nella marca delle paludi. Aveva mandato un messaggio magico a Dohor e Learco, che li avvertiva sulla sua missione dell''ultimo minuto.
Si diressero da un pescatore,Bhyf.
«Buonasera»sorrise garbata.
«Desiderate?».
«Solo qualche informazione».
 «Se è qualcosa che so…».
«Sono passati di qui un giovane mago e una ragazza vestita da uomo?». Bhyf annuì.
«Sono ancora nel villaggio?».
L’uomo scosse la testa.
«E quando sono andati via?».
«Ieri, hanno preso un imbarcazione».
«Dove erano diretti?».
«Io non so niente. Chiedete a Torio, sono stati ospitati da lui».
Rekla, in compagnia dei suoi due compagni si diresse verso una casupola, vicino a una piattaforma dove c’era Torio, intento a riparare la rete.
«Siete voi Torio?».
«Si».
«Sappiamo che avete ospitato un mago e una ragazzina minuta, vestita come un uomo. Dov’erano diretti?».
«Vi hanno detto male».
Rekla s’accovacciò al suo livello e lo guardò intensamente.«non ti conviene fare il furbo con noi…».
«da me non c’è stato nessuno, ve lo ripeto, e…».
Non fece in tempo a finire. La ragazza alzò semplicemente una mano, e i due dietro di lei l’afferrarono in un lampo, spingendolo dentro casa.
La ragazza gli premette con violenza lo stivale sulla bocca.«Dicci dove sono andati quei due».
La ragazza sorrise feroce.«forse non hai capito la situazione in cui ti trovi!». E si aprì il mantello«vedo che ci riconosci»disse lei con un ghigno inquietante.
Rekla tirò fuori il pugnale dalla cintura, si inchinò fino all’altezza della faccia di torio e gli spinse la punta della lama su una guancia.
«non so nulla di loro»
«mi eri sembrato più intelligente»
Lo colpì violentemente.
«sappiamo che la barca gliel’hai data tu. Dove erano diretti?»
«a nord…alle cascate»
«non ci siamo… non ci siamo proprio. Credi che non sappia riconoscere una bugia?». All’alba un corpo scivolò nell’acqua della palude.
Aspettarono con impazienza il drago che li avrebbe condotti nelle Terre Ignote.
«Finalmente, dannazione».
Era un drago verde smonto, e occhi gialli. Aveva enormi ali membranose nere come il torace. A cavalcioni c'era uno gnomo dall'aria volgare.
«Era ora. Ce ne hai messo di tempo»lo aggredì Rekla.
Lo gnomo scese lentamente.«Ci ho messo il tempo che ci vuole»disse straffotente.
«Vediamo almeno di sbrigarci adesso»disse spazientita.
Aveva visto le loro tracce, sul greto. Erano passati di lì da almeno due giorni, un tempo infinitamente lungo.
«Saremo in quattro, e il mio drago si affaticherà. Non potremo volare a grandi altezze, e neppure molto veloci».
Rekla soffocò un gesto di stizza.
«Saremo comunque più veloci di loro»fece notare Kerav.
«Già»disse lei poco convinta.
Il drago ci mise molto ad alzarsi in volo. Le batté  più volte, sollevando nugoli di polvere. Proprio come aveva detto lo gnomo, viaggiarono poche braccia sopra il pelo dell''acqua. Ogni tanto perdevano quota.
Bastarono semplicemente poche ore per raggiungere la sponda opposta.
«Dobbiamo atterrare»disse Rekla.
«Non sembra facile…»osservò lo gnomo.
La riva iniziava con un greto di terra e fango, però quasi subito la terra scompariva mangiata da una spessa linea di alberi, che si estendevano oltre l'orizzonte.
«Accostati alla riva, poi troveremo un modo per scendere»ordinò allo gnomo.
«Ma il drago è sfinito. Deve riposare!».
«Dopo. Avanti fa come ti ho detto»insistette Rekla, brusca.
Lo gnomo sbuffò rumorosamente, ma si apprestò comunque a ubbidire. Sapeva chi era la donna a cui stava dando questo passaggio. Il Demone Nero, il braccio destro di Dohor.
Il drago cercò di attingere alle ultime forze che gli erano rimaste.
Improvvisamente l'intera ala venne trascinata giù, tra i ruggiti disperati dell''animale. Solo lo gnomo riuscì a restare in sella. Rekla e i suoi vennero scaraventati in acqua.
Fu allora che lo videro.
Una testa gigantesca emerse dall'acqua. Le sue forme sproporzionate sembravano un incrocio tra quelle di un cavallo e quelle di un serpente, la bocca aperta su una spaventosa chiostra di denti. Era coperto da squame verdi che sul ventre diventavano bianche, là dove, a intervalli regolari, si innestavano pinne di un giallo vivo.
Rekla si mise a nuotare verso la riva con tutte le sue forze.
"Non ora, non prima di aver messo le mani su Dubhe".
Le ultime bracciate le sembrarono infinite.
Si aggrappò a una radice sporgente, si issò sulla sponda del fiume e fu salva. I suoi compagni raggiunsero la riva poco dopo di lei. E intanto continuava a guardare il mostro. C'era un luccichio che proveniva da uno dei suoi occhi. Era lontano, ma i contorni erano inconfondibili. Non poteva essere che un pugnale, un pugnale che aveva accecato l'animale. C'era solo una persona che poteva aver fatto una cosa del genere.
«Sono passati di qua».
Filla e Kerav si girarono, i volti ancora sconvolti dall'orrore, il fiato grosso per la nuotata. Rekla invece aveva già dimenticato la paura. L'odio le aveva infuso nuovo vigore.«Dubhe è passata di qua».
 
Camminarono al lungo, senza sosta. Fu qualche giorno dopo il loro arrivo in quel posto selvaggio, che si scatenò un violento temporale.
«Continuiamo a cercare». Si bloccò di colpo. Orme fresche. Sorrise da sotto il cappuccio.
 «Sono passati di qui. E sono entrati qui dentro»disse Rekla, indicando una piccola grotta.
Si abbassò per entrarci, e altrettanto fecero gli altri due, uno per volta, in silenzio.
« Erde bewegen»sentì urlare. fu come se la terra fosse risucchiata verso l'apertura della grotta. Rekla fulminò con lo sguardo il ragazzino, prima che l'ingresso della grotta venisse interamente  ostruito.
 
Il funerale fu sbrigativo. Rekla e Filla scavarono un a buca profonda quanto bastava e ci buttarono dentro il corpo esamine di Kerav. Se l'erano vista brutta, là sotto, avevano rischiato di morire per asfissia. La grotta era piena di uno strano gas, proveniente dalle radici che dominavano nella grotta . Rekla aveva capito subito cosa bisognava fare, ma la testa aveva preso a girarle. Anche lei risentiva gli effetti del veleno. Solo con la forza della sua determinazione riuscirono a trovare una via d'uscita. Con il corpo che si piegava per le convulsioni, si era messa a cercare sotto la pioggia gli ingredienti per l'antidoto. Impacco di cerfoglio e infuso di verbena. Alla fine i suoi sforzi erano stati premiati. Aveva salvato se stessa e Filla. Per Kerav invece era già troppo tardi. La fine almeno era stata rapida e indolore. Il ricordo del mago, che si era infiltrato presso di loro, la fece avvampare di rabbia.
Dubhe l'avrebbe uccisa con calma, l'avrebbe dissanguata nella piscina, ma il ragazzo sarebbe stato un divertimento che si sarebbe concessa lì, nelle Terre Ignote.
 
Ripresero il cammino. Dopo due giorni li trovarono. Thenaar lassù li amava.
Bloccò, con presa ferrea, la bocca di Dubhe, che riuscì a sottrarsi, e a urlare il nome del compagno di viaggio. «Lonerin!»
Dubhe riuscì a divincolarsi dalla sua stretta e fece per correre verso Lonerin, ma un calcio in piena faccia la fece cadere a terra. Cercò di portare la mano ai pugnali, ma Rekla le premette uno stivale sul petto, togliendole il fiato.
«Niente scherzi»sillabò, minacciosa. La colpì alla spalla con il pugnale.«Hai voglia di giocare, Dubhe? D'accordo, ci penserò io a farti divertire». La tirò su con forza facendo presa sul corpetto, poi con un gesto rapido e fluido riuscì a legarle assieme i pols e le caviglie con una fune.
«Goditi lo spettacolo. Tu ci servi viva, ma lui no».
«Festhalten! »urlò Lonerin. Rekla lo colpì con un pugno potente alla mascella. Lo guardò divertita.«Pensi sul serio che questi giochetti possano bastare? Mio nonno Aster e Yeshol mi hanno insegnato, e mi hanno fatta diventare così come sono, tu non sei nulla in confronto a loro!».
Il ragazzo la guardò stupito un secondo di troppo. Lanciò un coltello da lancio, e lo colpì alla spalla. Si girò verso Dubhe, atteggiando le labbra in un ghigno soddisfatto.
«è lunga la strada verso la tomba, per uno che ha cercato di uccidermi»disse Rekla, a Lonerin.
«Non ti prenderai anche me»disse lui, tra i denti.
Poi le afferrò la caviglia, e si gettò nel vuoto, trascinandola con lui. Rekla gli assestò un calcio al petto, e fu libera. Prontamente afferrò una radice sporgente.
«Mia Signora».
 Guardò su. Filla. Gli afferrò la mano, e lui l'aiutò a  salire.
Finalmente Dubhe era nelle loro mani. La guardò. Dalla ferita che le aveva inflitto, usciva copiosamente sangue.
«Bisogna curare la ragazza, o rischia di non arrivare viva alla Casa»obbiettò Filla.
«Lo faremo stasera!»sbottò Rekla.
Si misero subito in cammino. Si fermarono solo al tramonto, dopo una marcia a tappe forzate.
Fu Filla a insistere.«L a ferita potrebbe infettarsi, e allora sarebbe un bel guaio».
Rekla accondiscese con rabbia. In fondo al cuore sapeva di volere la morte di quella ragazza. Era un desiderio che riconosceva con vergogna.
Si sedettero sotto la luce pallida della luna. Il bosco era silenzioso. Rekla tirò fuori il cibo. Filla la guardò dubbioso.
«Prima noi, poi lei. Hai idea di cosa ci ha fatto passare? Kerav è morto per colpa sua, è fuggita dalla Casa per preparare la nostra distruzione, ricordatelo! è giusto che soffra un altro po'».
Solo quando entrambi ebbero finito di mangiare, Rekla si occupò delle medicine per Dubhe.
Tirò fuori l'occorrente dal tascapane. Era la prima volta che preparava una medicina per un nemico, e la cosa le fece uno strano effetto. Sarebbe bastata una goccia in più di mandragola, e Dubhe sarebbe morta tra atroci dolori. La sua mano tremò nel dosaggio, ma non sbagliò.
 Con malagrazia porse la medicina a Filla.«Fallo tu».
Le preparò anche una mistura per calmare lei e la Bestia.
Andò avanti così per pochi giorni. Finché…
Quando s accorse dei sassi dentro la borsa, la testa le girava ancora. Vide le corde tagliate sparse poco più in là, e capì. Con un calcio rovesciò l'ampolla piena del sonnifero che Dubhe le aveva lasciato accanto e scattò in piedi. Il contenuto si disperse a terra e i fumi si dissolsero nell'aria. Filla era appoggiato a un tronco, e il suo respiro era pesante. Benché l'ampolla fosse lontana da lui, l'effetto era stato maggiore, e faticava a prendere conoscenza.
«Adesso ci metteremo all'inseguimento, e non ci fermeremo finché non l'avremo trovata».
Filla annuì.
Lei lo squadrò ancora un attimo, poi gettò uno sguardo alla bisaccia. La pozione dell''eterna giovinezza era perduta. Sarebbero bastati pochi giorni perché le rughe le deturpassero il viso e la carne si raggrinzisse sulle ossa. Strinse i pugni per quell'ennesimo affronto che Dubhe le aveva fatto. Non le importava. Avrebbe ucciso Dubhe proprio lì, nelle Terre Ignote.
 
«Dobbiamo fermarci, mia signora».
Rekla non prestò attenzione alle parole di Filla e continuò imperterrita a camminare davanti a lui, le spalle ingobbite, il passo a volte incerto. Era già inciampata due volte, e la seconda si era spaccata il labbro inferiore.
«Mia signora!».
Filla le afferrò un polso fermandola. Sentì le ossa fragili sotto la sua presa, la pelle raggrinzita.
«Non mi toccare!»urlò lei, liberandosi dalla sua stretta.
La vecchiaia sembrava averla aggredita partendo dal basso. Il suo aspetto era ora quello di una donna  di settant'anni, la sua vera età. Il volto era solo in apparenza più giovane, le rughe si arrampicavano già sul collo, raggrinzendolo come un frutto avizzito, e la sua pelle aveva perso lucentezza. Le guance erano scavate, gli occhi coperti da un lieve velo. I capelli erano bianchi alle punte e biondi verso le radici. Filla la tenne stretta a  sé.
«Vi dovete riposare, o non arriverete abbastanza fresca per il combattimento».
Aveva ragione. Rekla gliene doveva dare atto.
«Lasciate che vi porti io»propose di slancio il ragazzo.
Lei lo guardò stupita.
«Sarò le vostre gambe e, vi giuro, correrò». Ci volle un po', ma, alla fine si arrese.
 
«Eccoli». Rekla fece un cenno a Filla, che si fermò. La fece scendere, delicatamente. Si sporsero entrambi dal crinale e li videro. Dubhe e Lonerin stavano percorrendo uno stretto camminamento di roccia lì sotto.
«Sono in due, il mago è di nuovo con la ragazza»osservò Filla.«Non è possibile…»
«In fondo non abbiamo mai trovato il suo corpo»sibilò sarcastica.
Filla sospirò. Era stremato, e lei era indebolita dalla mancanza di pozione.
«Io mi occuperò del ragazzo, a voi Dubhe».
«Non se ne parla nemmeno, tu non  sei in grado. Ti sei stancato troppo durante la traversata».
«è soltanto un mago, è alla mia portata. Dubhe è vostra. è il premio che meritate per vendicare la vostra sofferenza».
A quelle parole, Rekla si commosse.
«Vinci anche per me»le sussurrò, e scappò via.
Fecero scrollare grossi macigni sulle loro vittime. Il mago riuscì a scansare Dubhe dalla traiettoria dei sassi. Proprio come voleva. Tutto secondo i piani.
Si ritrovarono faccia a faccia.«» «»«» «» «»
«il mio aspetto ti impaurisce forse?»
« Guarda bene questa faccia. È così che sarei veramente senza i miei filtri che tu hai disperso. Cosa credevi di fare con quel gesto?pensavi che mi avresti sconfitta?pensavi che mi sarei arresa?».
 Dubhe cercò spasmodicamente i coltelli da lancio con una mano, ma Rekla la bloccò subito con il braccio. La lasciò andare di colpo, e mentre cadeva in ginocchio, l’altra la colpì con un ampio fendente al petto. Dubhe cercò di brandire un coltello da lancio, poi sentì una fitta lancinante alla mano. Il pugnale di Rekla l’aveva trapassata da parte a parte e la bloccava a terra. Divelse il pugnale con violenza, ma la sua avversaria si riprese velocemente. Vide un coltello da lancio avversario ferirle la spalla sinistra. «come hai osato…»ringhiò.
Fu fulminea. Si gettò contro di lei, sbattendola a terra. Quando le fu sopra, la pugnalò a una spalla.«sono stata una sciocca a lasciarti libera di frugare tra le cose di Yeshol, avrei dovuto catturarti non appena sei fuggita con quel postulante! Ora pagherai per quello che hai fatto!».
Si sentì spingere violentemente dal corpo di Dubhe, e cadde a terra.«neppure la Bestia può uccidermi illusa». Dubhe attaccò rapidissima più volte, poi l’afferrò per il collo e la gettò contro la parete di roccia. Rekla reagì d’istinto colpendo alla cieca ma con estrema agilità il corpo mutato dell’avversaria. Si sentì sollevare in alto, e iniziò ad essere colpita da quella macchina di morte. Urlò sempre più disperata, finché non sentì le forze venir meno, finché tutto non si tinse di nero. “Learco”. Fu l’ultima cosa a cui pensò, prima di scivolare nell’oblio.
 
 
Nida si svegliò di soprassalto. Ma perché capitavano a lei sogni simili?
 
Stabilirsi a Nuova Enawar non era stato facile. Era accaduto all’improvviso, e l’arrivo della corte aveva gettato nel panico gli addetti del Palazzo del Consiglio. Avevano dovuto preparare in fretta le stanze, trovare posto per tutti. Poi la vita era ripresa con una parvenza di normalità. Ma erano in esilio, e a casa avevano lasciato parenti e amici in pericolo di morte.
Nida sentì voci sul fatto che la malattia aveva invaso Makrat. Vedeva il corpo di suo padre divenire più sottile. Sentiva sua madre: «Devi riposarti». persino lei era cambiata;il dolore aveva strappato tutti i veli che frapponeva tra sé e egli altri, aveva fatto piazza pulita della sua ossessione per l’etichetta e aveva lasciato una donna sola e spaventata. «Non posso. Il mio riposo è la morte di molti uomini»le rispondeva Neor.
E poi giunse il giorno. Un servitore venne a chiamarla. «Mia Signora, avete visite nei sotterranei». «Chi è?»chiese Nida, perplessa.
«Il supremo Officiante».
Si diresse verso i sotterranei. Lei era dietro una barriera sorretta da due maghi. «Lasciateci sole»disse rivolta alle ancelle che l’accompagnavano.
La guardò. La veste in disordine, il volto tirato, lo sguardo spento. Ma nessuna macchia scura sulla pelle.
 «Come vi sentite?»le chiese.
 «Per ora bene. Ma potrei essere infetta. Per questo ho chiesto due maghi»rispose indicandoli.
Andò subito al sodo. «Quando è successo?».
 «Otto giorni fa».
 «Perché non me l’avete detto prima?».
 «Volevo essere io a portare la notizia. Ha perso conoscenza quando siete partiti, e non si è più ripreso».
Nida pianse senza ritegno la morte di suo nonno. Le sarebbe mancato terribilmente.
 «E mia nonna?»chiese non appena si fu calmata.
 «Si è ammalata tre giorni dopo di lui. Però la malattia è meno virulenta che in tuo nonno. Quando l’ho lasciata, sembrava in via di guarigione».
Poi Theana si fece più seria. Nida capì che non aveva ancora finito. «Che c’è?».
«Avevo lasciato da parte le indagini per l’uccisione di Mira. Non mi sembrava la cosa più importante». «Avete scoperto qualcosa di nuovo?».
 «A suo tempo feci analizzare il corpo dell’assassino dai miei. Me lo aveva chiesto tua nonna. Lei non ha mai creduto al tradimento, e la pista della follia improvvisa non è francamente plausibile». «Ebbene?».
 «La sorella incaricata nell’indagine aveva scoperto qualcosa di strano, che non era riuscita a spiegarsi. Pensai allora di mandare qualcuno più esperto di lei, un mago molto potente dei nostri. Qualche giorno fa ho trovato i suoi appunti».Riprese fiato.«Esiste una Magia Proibita, ideata da Aster, che permette di controllare i gesti e la volontà delle persone. La versione che si può applicare agli umani è una forma molto complessa, un sigillo che solo un mago molto potente può evocare. Lascia una cicatrice nei pressi della gola, una traccia difficile da identificare. Questo perché serve il sangue appena uscito dal cuore della vittima;in genere se ne prende un po’ dalla carotide. È un’operazione rischiosa, che solo i maghi molto esperti riescono a condurre a termine senza uccidere. Si usa poi questa cicatrice, che è il simbolo fisico dell’incantesimo, e un nome. La spia di tua nonna aveva la cicatrice. Inoltre, magie del genere lasciano un’aura che un bravo mago era in grado di percepire. Sulla spia quest’aura era molto potente ».
 «Ma chi può essere stato?».
«Secondo vostro padre è stato San. Ma lui ha solo questa percezione. Inoltre, San è più potente della maggior parte dei maghi che conosca. È uno dei pochi che potrebbe aver fatto una cosa del genere».
« Es ist nicht wahr! Ist unschuldig!». Theana la guardò stupita. Ma Nida non se né curò. «Non può essere stato lui. Che motivo avrebbe avuto?».
 «Non so. Tuo padre non cambierà idea»mormorò la maga.
«Ci proverò».
 
Nida si precipitò nella stanza che era diventato lo studio di suo padre. Lo trovò che stava consultando i messaggi da parte dei Cavalieri Drago al fronte. La ragazza si accomodò sulla sedia degli ospiti. L’occhio le cadde su una pergamena il cui messaggio era frammentato, come se non fosse riuscita la magia.
Diede un’occhiata veloce. “…Saar…elfi…confine della Terra dell’Acqua…inizierà da lì…pericolo…”. I suoi pensieri furono interrotti da suo padre. «Come mai qui?».
«Perché?»chiese semplicemente la ragazza.
Neor la guardò senza capire.
«Perché hai fatto arrestare San?».
Neor guardò sua figlia negli occhi e ne lesse una determinazione che sembrava non appartenerle. «Per l’omicidio di Mira».
«Questo già lo so. Ma con quali scuse?».
«Non sono tenuto a dirtelo». Non poteva dirle che era solo per puro istinto che l’aveva sbattuto in cella.«Adesso vai nei tuoi alloggi. È tardi».
«Padre, permettetemi almeno di parlargli».
«No»rispose il re lapidario.
«Ma…». non aggiunse altro. Non era riuscita a convincerlo dell’innocenza di San in tutta quella caotica situazione.
Ci pensò tutta la sera e tutta la notte. Al mattino prese la sua decisione. Gli avrebbe parlato e avrebbe provato a suo padre l’estraneità di San in tutta la faccenda.
A metà strada incontrò sua sorella,ancora in camicia da notte, seguita da Adhara, appena arrivata in città.
Afferrò Amina per un braccio.
«Amina cos’è successo?».
«Stanno per liberare San, e nostro padre è là sotto con lui. Dobbiamo andare a salvarlo!».«Lo sappiamo già»si fece avanti una guardia. Amina rimase senza parole. Nida si fece strada tra i soldati. E li vide. San, come una furia, preceduto dalla sua spada nera, abbatteva i nemici a uno a uno, come fossero fantocci. E Amhal dietro di lui, tra le braccia il corpo magro di suo padre, con il pugnale puntato alla gola. Il suo corpo agì da solo. Sguainò la spada e provò un affondo dall’alto a cui Amhal rispose scartando di lato. Ma non fu abbastanza veloce e la lama della ragazza lasciò un taglio superficiale da cui iniziò a colare sangue trasparente, tipico delle ninfe.
«Lascialo. Subito»l’ammonì minacciosa Nida.
«Ho finito a prendere ordini. Ora sono libero. Libero da te e dalla mediocrità, libero di lasciare che i miei poteri si esprimano in tutta la loro forza». Lasciò cadere il Re a terra e s’avventò su di lei. Il combattimento fu violentissimo. Nida notò lo sguardo assente di Amhal, che durò pochi secondi. Cercava di spingerla verso il muro per limitarle lo spazio per combattere. Così Nida fece qualcosa che non aveva mai fatto. All’affondo di Amhal, saltò più in alto che poteva, come le aveva insegnato Maestro Democrito, fece un salto mortale, oltrepassò Amhal e gli atterrò dietro le spalle. Fulminea attaccò il ragazzo. Ma il suo colpo non arrivò perché qualcuno le aveva bloccato il braccio. San. Agilmente le tolse la spada di mano, rimettendola nel fodero, le legò le mani e le puntò il pugnale alla gola. Si rivolse alla folla.«Non avvicinatevi o l’ammazzo ». Poi rivolto ad Amhal:«Forza, aiutami a salire sulla viverna e andiamo».«No…»mormorò a mezza voce Neor, e prima che potesse finire la frase, Amhal affondò la lama nella sua gola, poi la tirò via con uno strappo, e il sangue sgorgò dalla ferita, caldo e dolcissimo. Il corpo di Neor ebbe  un solo, lieve sussulto. Poi giacque senza vita a terra. E mentre il sangue colava a terra, tra le urla dei sudditi, le grida di Amina e l’urlo disperato di Nida, Amhal sorrise di beatitudine. Aveva scelto. Era finita.« Es brennt! Vernichten!»iniziò a mormorare mentre un globo argenteo si ingrandiva tra le sue mani. I soldati si fecero dappresso, armi in pugno. Amhal fece per lasciarla andare quando Nida urlò: « Festhalten ». Amhal si immobilizzò all’istante, e il globo si rimpicciolì fino a scomparire. I soldati gli si gettarono contro ma le loro armi rimbalzarono su una barriera dai riflessi argentei evocata da San, che esplose facendo cadere a terra i soldati. Nida venne caricata sulla viverna di San, con polsi legati, e un bavaglio sulla bocca. Spiccarono il volo. Nida notò una figura nera immensa in rapido avvicinamento. Ratatoskr. Dovette notarla anche San perché si voltò e urlò:« Es brennt! Vernichten!». La viverna non riuscì a scansarsi in tempo. Un’ampia bruciatura lo attraversava su tutto il fianco destro. Ratatoskr lanciò un grido di dolore, e perse lentamente quota. Nida lo vide precipitare,e si sentì il cuore in gola. Diede uno strattone alle corde. Voleva tornare indietro, da lui. Ma qualcuno le mise una benda sugli occhi, e tutto si tinse di nero.





Angolino autrice:eccomi qui ^^
Spero di non aver preso troppo del libro originale, se è così…perdonatemi ^^" Dunque, qui terminano i sogni sul passato di Rekla XD
Ma credetemi, il meglio deve ancora avvenire XD
Ringrazio tutti voi che seguite la story :3
A presto <3
   
 
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