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Autore: Dangerina15    29/05/2015    0 recensioni
Avevo affrontato centinaia di battaglie, avevo visto scene orribili ma...quel giorno sembrò segnare un nuovo inizio, un inizio che avrebbe cambiato per sempre le sorti della mia vita...Mi chiamo Joe e la mia, anzi la nostra storia comincia in quel torrido giorno del 1248 a.C...
Genere: Drammatico, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Joe Jonas, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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POV ESIONE


Quello che avevo deciso di fare, si, era una vera follia, più forse di vestirsi da uomo ed entrare di nascosto nell'esercito; ma non avevo scelta, troppo dolore in quelle ultime ore, troppe perdite importanti e niente che potessi fare per almeno dare dignità a chi aveva combattuto per la nostra città ed era caduto sotto le armi nemiche. Per questo dovevo riprendermi il corpo di mio fratello, non potevo lasciare che fosse deturpato da qualche barbaro acheo che, solo per gusto di sfregiare e disonorare il cadavere di un avversario come Ettore, avrebbe potuto mutilare mio fratello. Ero disposta a tutto pur di farlo tornare tra le braccia dei suoi cari per un'ultima volta e, anche contro il volere di Joe, avrei pattuito qualsiasi accordo con Achille, colui che con la sua mano aveva strappato a mio padre un figlio, a me un fratello, ad Andromaca un marito, al piccolo Astianatte un padre. Joe, che con l'amore di chi sapeva a cosa andavo incontro, cercò in tutti i modi di impedirmelo, ma senza successo: quella notte sarei andata alla tenda di Achille e avrei ripreso ciò che era mio.
La città sembrava caduta in un totale abbandono: la fioca luce che quella notte la luna donava alla terra mostrava i resti di quella che era stata la città di Troia fino a quella mattina; i detriti delle case riempivano le strade e la gente sopravvissuta all'assalto si era rifugiata a palazzo, dove avevano ricevuto da parte mia, di Joe e di Paride tutta l'accoglienza e il calore che potevamo dare loro con quel che era rimasto. Quando tutto sembrò essere tranquillo, uscii quatta dalla mia stanza e, avvolta in un mantello che copriva quasi tutto il mio corpo, mi allontanai nel buio del palazzo, cercando di tenermi nascosta agli occhi di tutti i suoi abitanti e soprattutto da Joe; non volevo che si preoccupasse e che rimanesse in piedi fino a tarda notte nell'aspettare il mio rientro. Ma non appena arrivai alle scale che portavano in città, una mano frenò la mia corsa.
<< Pensavi di andartene così?>>.
Non avevo alcun dubbio che mi avesse seguita e sorvegliata. Feci scivolare la parte superiore del mantello e svelai solo il viso, permettendomi la completa visuale. Mi voltai a guardarlo e gli afferrai il viso tra le mani.
<< Non dovresti essere con il piccolo Enea?>> chiesi a Joe sussurrando, per evitare di farci sentire. Lui mi guardò dritto negli occhi, con un sguardo di rimprovero.
<< Potrei rivolgerti la stessa domanda, Esione.>>
<< Sarò di ritorno il più presto possibile, te lo prometto.>> ripresi cercando di tranquillizzarlo, ma ripetendolo a lui lo ricordavo anche a me; dovevo racimolare tutta la forza che avevo per compiere quel gesto. Lui mi cinse dai fianchi e mi portò vicino a se, dove potevo sentire il suo profumo e il suo calore che incendiavano il mio animo. Poggiò la sua fronte contro la mia e insieme chiudemmo gli occhi, ascoltando solo i nostri respiri che si intrecciavano, inesorabili. Nessuno di noi proferì parola per un lungo, incalcolato tempo; volevamo assaporare attimo dopo attimo quel momento, volevamo ricordare impresso su di noi il respiro dell'altro, volevamo essere un unico insieme, un cuore che batteva per entrambi. Alla fine, aprii gli occhi e sollevai leggermente il viso per poterlo osservare in tutta la sua bellezza: quella sera aveva gli occhi pieni di paura che si specchiavano nella paura che catturava anche i miei. Mi avvicinai alle sue labbra e lo baciai leggermente, passando le mani tra i suoi capelli. Lui mi strinse ancora di più a se e intensificò quel bacio, che ci mandò in una dimensione trascendentale.
<< Anche io ti amo più della mia stessa vita.>> dissi staccandomi da lui lentamente e passandogli una mano sulla guancia, che lui afferrò e strinse alla sua. << Sai che è mio dovere farlo, è il corpo di mio fratello e non posso lasciarlo nelle loro mani. Abbi fiducia in me.>>
<< Sta attenta, ti prego.>>
<< Prenditi cura del nostro piccolo, amore mio. Io tornerò prima che il sole sorga e tornerò vincitrice.>> risposi allontanandomi da lui, indossai nuovamente il mantello e, dopo averlo guardato con un amaro sorriso, mi incamminai velocemente fuori dalle mura del palazzo. Joe rimase in piedi a guardarmi sparire, tra le tenebre di quella fredda notte.




L'uscita che avevo usato per entrare in città di nascosto dai miei fratelli fu la stessa che quella sera avrei usato per ricondurre Ettore a casa. Appena fuori dalle mura, percorsi velocemente un lungo tratto di strada che portava fino all'accampamento acheo, installato vicino al mare, nel punto esatto in cui era nato l'amore tra me e Joe. Nel tragitto milioni di pensieri mi balenavano alla mente: pensavo a mio padre...quel giorno non l'avevo più visto, era rimasto talmente addolorato dalla perdita di Ettore che ero sicura che non avrebbe vissuto ancora a lungo; pensavo a Paride con odio e amore insieme: lo odiavo con tutta me stessa per il male che aveva causato portando a Troia Elena, per tutte le perdite che il mio popolo e noi avevamo subito. D'altra parte gli volevo un bene incredibile, non solo perchè era mio fratello, ma perchè anche lui aveva combattuto rischiando la morte per rimediare all'errore fatto; ne ammiravo la redenzione e la tenacia. Tra questi pensieri giunsi senza accorgermene nei pressi dell'accampamento acheo, dove di pattuglia vi erano dei soldati armati di spada e scudo che, con un piccolo fuoco che ardeva vicino alle tende, si cibavano di quel che restava della loro cena. Mi nascosi furtiva dietro una di quelle tende e attesi che si allontanassero da me. Cercavo la tenda di Achille ma non sapevo da quale parte cominciare; all'improvviso una mano mi tappò violentemente la bocca, così che non potessi urlare, poi venni trascinata contro la mia volontà dentro una di quelle tende: mi dimenai a lungo nel tentativo di liberarmi, ma era una presa ben più forte di quanto potessi tentare invano di perderla. Quando fummo dentro la tenda, lontano dagli occhi degli altri soldati, una voce cominciò a parlarmi.
<< Sei un tipo coraggioso, tu.>>
Una voce maschile; una voce che avevo già sentito; una voce che riconoscevo molto bene. Riuscii a liberarmi dalla sua presa e, voltandomi di scatto, lo guardai dritto negli occhi: Achille, l'uccisore di Ettore, di fronte ai miei occhi in tutta la sua imponenza.
<< Ci vuole ben più di semplice coraggio per essere qui.>> risposi fredda e guardinga. Achille si sedette su una stuola di pelle senza proferire parola e abbassando lo sguardo, cominciò a pulire la sua spada. Lo fissai con la rabbia negli occhi; dove aveva nascosto il corpo di Ettore?
<< Dovresti ringraziarmi, invece. Ti ho appena salvata da un assalto di soldati scalmanati.>>
<< Non ho paura di loro, se è questo che intendi.>>
Il cuore mi batteva all'impazzata.
<< Dovresti, invece. Vedi...loro non si fanno il minimo scrupolo, neanche se di fronte a loro c'è una donna come te, una principessa di nobile rango.>>
<< Non sono qui in vena di giochi, acheo.>> tagliai di netto il discorso. Sapeva perchè ero lì ma voleva continuare il suo stupido gioco.
<< Ah no? E allora cosa la porta qui, a quest'ora della notte, maestà? Una donna come voi non dovrebbe girovagare nelle tende avversarie sola...potrebbe fare degli spiacevoli incontri...>>
<< Tu sai perchè sono qui.>>
Silenzio. Ecco, eravamo arrivati finalmente al nocciolo della questione. Achille si fermò da quel che stava facendo e mi fissò dritto negli occhi.
<< Ebbene, principessa: che effetto ti ha fatto vedere il tuo caro fratellino trapassato dalla mia spada?>> esordì ironico l'acheo. La rabbia cominciò a montarmi dentro; non avrei accettato alcuna offesa da parte sua. << Che cosa hai provato quando hai visto Ettore morire di fronte ai tuoi occhi?>>. La rabbia diventava furia. << Dimmi, principessa, pensi che Paride farà la sua stessa fine?>>
<< Ora ne ho abbastanza!>> dissi furibonda: presi al volo la spada che Achille aveva posato accanto a sé e tirai un fendente velocissimo nella sua direzione, ma Achille mi afferrò il polso, lo strinse nella sua mano costringendomi a lasciare la spada, me lo portò dietro la schiena e mi avvicinò a sé, continuando a tenermi stretto il polso in una morsa dolorosa e immobilizzante.
<< Si, principessa. Ora puoi capirmi finalmente, è la stessa sensazione che ho provato anche io, quando ho saputo che tuo fratello aveva ucciso Patroclo. Ti divora, ti lacera, ti suscita vendetta.>> mi sussurrò all'orecchio, come in confidenza. Il mio respiro era diventato affannoso.
<< Io non sono come te.>>
<< Credimi, siamo molto più simili di quanto credi.>>. Lui lasciò la presa e questo mi consentì di allonatarmi da lui e tornare a guardarlo in viso, stavolta però non gli avrei dato scelta: doveva consegnarmi ciò che mi apparteneva.
<< Restituisci a me e la mia famiglia il corpo di mio fratello.>> esordì violenta.
<< Perchè dovrei?>> rispose lui con altrettanta veemenza. Mi avvicinai a lui sfidandolo con lo sguardo.
<< Perchè sono disposta a tutto pur di riportare Ettore alla mia famiglia.>>
A quelle parole, lo sguardo di Achille cambiò di colpo. Ci fu silenzio per un lungo, interminabile tempo. Non capivo cosa potesse passare in quel momento nella sua mente, ma l'attesa mi faceva entrare sempre più in agitazione. Si voltò di spalle.
<< Siete davvero legata a vostro fratello per arrivare a dire una cosa così forte?>>
<< L'amore fraterno è una catena così forte che niente può spezzarla.>>
<< Bene, principessa. Allora vi propongo un accordo: io vi restituirò il corpo di vostro fratello se voi resterete qui fino all'alba.>>
Strabuzzai gli occhi: c'era da aspettarsi un accordo che potesse giovare al colpevole. Il mio animo si rifiutava nella maniera più categorica, ma non avevo scelta: dovevo farlo per onorare Ettore e riportarlo a casa. Così tirai un sospiro malinconico.
<< Se questo è l'unico modo che ho per salvare mio fratello, accetto.>>
<< Siete una donna con un grande coraggio e una grande dignità.>> riprese Achille. Sembrava essersi ammorbidito nel corso del nostro dialogo.
Egli si avvicinò a me, mi guardò negli occhi e mi portò fino al bordo della tenda: chiusi gli occhi aspettando che il destino si compisse ma in realtà qualcosa cambiò.
<< Io ammiro il vostro grande cuore e lo spirito di sacrificio. Forse siete l'unica che avrà questo privilegio ma...il nostro accordo sta per cambiare.>>
Lo guardai stupefatta.
<< Ho voluto mettervi alla prova per capire dove il vostro amore per Ettore potesse arrivare e mi rendo conto di avere di fronte forse la più grande donna che abbia conosciuto nella vita. Non avete avuto timore di rischiare tutto, avete mantenuto la vostra dignità di donna e di principessa, sfidando un uomo e per giunta straniero nella vostra terra. Andate, siete libera. Il corpo di Ettore è dietro questa tenda, due dei miei uomini vi accompagneranno fino alle mura della città.>>
Non avevo parole; ero riuscita ad impietosire lo stesso temibile Achille e ad ottenere ciò per cui avevo sfidato la sorte. Non risposi, non avevo le parole giuste per ringraziarlo di quel gesto che gli rendeva onore.
Corsi fuori dalla tenda e, come Achille aveva detto, il corpo di Ettore era lì, avvolto da un telo. Scoppiai in lacrime appena lo vidi, mi buttai su di lui e piansi, piansi a lungo. Achille mi seguì, rimanendo in silenzio per tutta la scena che stava avvenendo di fronte ai suoi occhi.
<< E' quasi l'alba, fareste meglio a rientrare a palazzo.>> disse lui ad un tratto. Sollevai la testa e lo guardai con gli occhi gonfi. << Andate, presto.>>.
Prima che potesse continuare, mi avvicinai a lui, guardandolo negli occhi e pronunciai una sola e semplice parola, che racchiudeva un universo di sentimenti.
<< Grazie.>>
Così, alle prime luci dell'alba, mi misi alla guida del carro che trasportava Ettore e, accompagnata da due mirmidoni, mi feci strada per tornare vittoriosa dalla mia famiglia e da Joe, che attendeva con ansia il ritorno della sua amata.
 
 
 
 
 
  
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