Serie TV > Chicago Fire
Segui la storia  |       
Autore: AlexEinfall    01/06/2015    1 recensioni
[Casey/Severide] Prima mia long-fic su questa coppia, che credo abbia un grosso potenziale.
Severide affronta Casey circa il suo comportamento sconsiderato, ma le cose non vanno mai come ci si aspetta. Questo è l'inizio di qualcosa oppure le resistenze e l'antico astio ostacoleranno la loro strada?
Un giorno qualunque alla Caserma 51 è destinato a cambiare ogni cosa.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
21
Gli occhi degli altri



   
   Quel mercoledì Kelly e Matt cominciarono il turno insieme, camminando spalla a spalla fino agli armadietti con null'altro che chiacchiere leggere. La mattinata scivolò via tranquillamente, con ben poche chiamate e ancor meno adrenalina. Severide rise a tutti i commenti sulla sua mascella tumefatta, sapendo che Matt si portava dietro ancora un persistente senso di colpa, ma non mancò di sottolineare il piccolo fregio quando, svanita la novità, si ritrovarono in bagno.
  «Lo sai che indosso bene un paio di lividi.»
  Matt sollevò un sopracciglio al commento, sogghignando in quel modo che Kelly cominciava a considerare stranamente attraente.
  «Non farci l'abitudine, non succederà più» rispose Matt sciacquandosi le mani, solo per metà scherzando. Riassunse un'espressione giocosa quando aggiunse a bassa voce: «A meno che tu non me lo chieda.»
  Kelly gettò sulla spalla l'asciugamano umida, ridendo sotto i baffi. «Dovremmo passare per la palestra, dopo il turno. Così potrai colpirmi senza sentirti in colpa.»
  «In colpa?» sbuffò Matt. Poggiò una mano al lavello, ponderando la proprosta. Con un cenno del capo, rispose: «Okay, ci sto. Chi perde fa la spesa. E per fare la spesa, intendo prendere tutto il necessario.»
  Estese una mano, sollevando il sopracciglio in un chiaro invito. Kelly la strinse con un sorriso. Quando Matt cercò di ritirare il braccio, il moro ne approfittò per attirarlo a sé, sbilanciandolo.
  «Extra-large, per me. Ricordatelo» gli sussurrò all'orecchio.
  «Attento a vantarti troppo, Severide.»
  «Posso permettermelo.»
  Matt lo spinse via, ma non poté onestamente replicare a quella verità.
  Severide attese che il compagno si fosse allontanato, per raccogliere le sue cose e uscire dal bagno. Lo trovò al bancone della cucina, intento a versarsi del caffé. Attese il suo turno, tamburellando le dita sul piano e, nel farlo, il suo sguardo vagò fino a cogliere il volto di Hermann. L'uomo, oltre il bancone, lanciò uno sguardo alla nocca arrossata e sbucciata di Matt, accigliandosi.
  Quando si accorse di essere osservato, si defilò senza aggiungere nulla.
 






   Salendo sul camion per la prima chiamata del pomeriggio, Matt si sentì meno teso di quanto avesse previsto. Con un braccio fuori dal finestrino, saggiò l'aria che gli sferzava la pelle, compatta e reale. Ora riusciva a riconoscere il palpito dell'ansia dietro la propria maschera e, invece che reprimerlo, tentò di razionalizzarlo e calmarsi, respirando a fondo. Le nocche della mano destra cominciarono a pulsare, quindi ritirò il braccio e le carezzò distrattamente. Non avrebbe mai più perso il controllo, non così, non con Kelly.
  «Ci siamo» annunciò Hermann dal sedile posteriore, infilando la testa nel finestrino mentre il camion parcheggiava lungo la strada. Emanò un acuto fischio, che attirò l'attenzione di Matt.
  Davanti a loro si presentava una delle situazioni che loro maggiormente odiavano: un pesante e vecchio bus che bloccava il traffico. Il mezzo aveva sterzato, lasciando una lunga scia nera sull'asfalto, e ora bloccava la strada in entrambi i sensi. Un gruppo di automobilisti aveva lasciato le proprie auto, accalcandosi tutt'intorno insieme a un folto sciame di curiosi.
  «Cosa abbiamo, Capo?» chiese Matt appena ebbe raggiunto il Comandante.
  L'uomo indicò il bus fermo. I clacson delle auto e le urla in strada costrinsero Boden ad alzare la voce. «Un ragazzo è finito sotto le ruote del bus. L'autista dice che è spuntato all'improvviso. Sospetto suicidio.»
  «Il ragazzo è ancora vivo?» chiese Severide.
  Boden gli lanciò uno sguardo che valeva più di ogni spiegazione.
  «Okay» mormorò il Tenente. «Tiriamolo fuori prima che qualcuno si faccia male.»
  Matt ordinò a Mouch, Mills e Cruz di tenere lontane le persone dal bus e cercare di calmare gli animi degli automobilisti. Con l'aiuto di una pattuglia di polizia riuscirono a fare abbastanza spazio da cominciare l'ispezione del mezzo. Severide si stese di petto per controllare la situazione e Matt lo imitò. Dal suo lato non poteva vedere il volto della vittima, ma dal sangue che inzuppava i capelli scuri e si spandeva sull'asfalto, doveva essere messo male. La gamba destra era intrappolata tra le ruote e continuava a sanguinare copiosamente. Matt era quasi certo fosse morto, ma quando sfilò il guanto e gli prese il polso, avvertì qualcosa. Si sporse il più possibile per poggiare due dita sul collo e lo sentì ancora, più chiaramente. Era debole e irregolare, ma il battito c'era.
  «Severide! È ancora vito!» urlò.
  In poco il collega gli fu accanto, abbaiando ordini per predisporre l'attrezzatura. Matt rimase dov'era, mentre intorno a sé sentiva le divise sferragliare e la lamiera del mezzo stridere. Non riuscì a trovare la forza di lasciare il collo del ragazzo, malgrado l'odore di asfalto e sangue cominciasse a nausearlo. Doveva essere vivo, doveva sapere che era così. C'era qualcosa di affascinante in quel debole e persistente battito sotto le dita, una strenua forza e determinazione che gli scossero il petto e lo stomaco.
  «Okay, ce l'ho!» disse Kelly. Solo udendo la sua voce Matt si accorse che il compagno era scivolato sotto il bus, che era stato sollevato abbastanza da permettere l'estrazione della vittima. Non sapeva quando o come, ma la gamba era stata liberata dallo pneumatico e ora pendeva ad un'angolazione del tutto sbagliata.
  «Matt» mormorò Kelly, costringedolo a voltarsi. Lo fissò a lungo e solo allora Matt capì di dover lasciare il collo del ragazzo. Strisciò via per permettere alla barella di passare e aiutò Kelly a sistemare la vittima.
  Dowson e Shay erano già intente a controllare i segni vitali e dare il primo soccorso, quando Matt riuscì a riemergere dal caos creatosi intorno al bus.
  Sentì Kelly battergli una mano sulla spalla e scrutarlo in cerca di un segnale d'allarme.
  Matt scosse il capo, forzando un sorriso. Le dita intrise di sangue cominciavano a formicolargli, mentre alle sue spalle il camion 81 agganciava il bus per spostarlo dalla strada e, poco distante, i paramedici operavano sulla vittima la rianimazione. Il disperato appello di Dowson al ragazzo, perché resistesse, si mischiava alle urla tutt'intorno e al rumore dei corpi che spingevano tra loro per avere un pezzo di quel dramma.
  Osservò la scena con orrore, sentendo ancora sotto i polpastrelli quel fiero e ostinato battito. Qualcuno gli urtò la spalla, facendogli perdere per un attimo l'equilibrio. Quando alzò lo sguardo, un ragazzo correva verso i paramedici con un cellulare davanti a sé.
  «Tu!» urlò Matt, marciando verso il ragazzo che, preso di sorpresa, si voltò a fissarlo. «Che diavolo pensi di fare? Non hai un po' di rispetto, uhm?»
  Avrebbe voluto distruggere la faccia instupidita di quel ragazzo. Avrebbe voluto gettarlo a terra e colpirlo finché anche il suo volto non fosse diventato una maschera di sangue. Lo avrebbe fatto, ne era certo, se una mano decisa non gli avesse premuto il petto e l'altra afferrato il gomito.
  «Matt» ringhiò Kelly nel suo orecchio, tirandolo via e stringendolo al proprio petto. Matt cercò di liberarsi dalla presa, scalciando e dimenandosi. «Calmati, Matt.»
  L'alito caldo del moro gli sfiorò l'orecchio, surriscaldato dalla furia. Sentiva il palmo aperto sul petto spingere con forza e le dita serrarsi intorno all'incavo del suo gomito. Cercò di riprendere il controllo, concentrando i suoi sensi in quel contatto.
  Sentiva gli sguardi di alcuni dei suoi uomini su di sé e chiuse gli occhi, perché non riusciva ad affrontarli, non ora.
  «Okay, sono calmo» mormorò.
  «Che succede qui?»
  La voce potente di Boden lo fece trasalire. Kelly lo lasciò andare subito. Accennò al ragazzo, che ora argomentava rumorosamente con un ufficiale di polizia.
  «Portate via quest'idiota!» ringhiò Boden.
  L'agente, aiutato da Cruz, riuscì ad allontanare il ragazzo, mentre la barella veniva issata sul retro dell'ambulanza. Il mezzo partì a tutta velocità, lanciando il suo lamento a sirene spiegate.
  «Tutto bene qui?» chiese il Comandante, saettando lo sguardo tra i due tenenti.
  «Tutto bene, Capo» si affrettò a dire Severide, stringendo la spalla di Matt. «Solo una scintilla, niente di importante.»
  «Okay. Spostiamo questo affare e puliamo la strada.»
  Matt osservò il Comandante tornare alla sua postazione d'osservazione dei lavori.
  «Stai attento, Matt» mormorò Kelly.
  Il biondo aprì la bocca per replicare che non era colpa sua se quell'idiota non aveva avuto il minimo senso comune, ma la richiuse quando vide Hermann raggiungerli. Porse a Casey una bottiglietta d'acqua e gli diede una pacca sulla spalla.
  «Il mondo è pieno di idioti, eh?» disse, indicando con il pollice dietro le spalle, gli occhi fissi su Severide. «Quel ragazzo ti dovrebbe ringraziare» commentò, prima di allontanarsi.
  Matt bevve un lungo sorso d'acqua, notando all'angolo del campo visivo lo sguardo concentrato di Kelly. Lo seguì, trovandolo focalizzato su Hermann che aiutava gli altri a sgombrare la strada.   «Cosa?»
Kelly si riscosse e scrollò le spalle. «Niente, niente. Dai, torniamo a lavoro.»
 




 

   «Vuoi fare sul serio o preferisci andare a ballare con le ragazzine?»
  Matt alzò lo sguardo dal pavimento del ring, inarcando le sopracciglia con quel ghigno sulle labbra. Si raddrizzò e Kelly poté vedere i muscoli delle braccia flettersi mentre dentro i guantoni i pugni si stringevano. Non poté far altro che sorridere. Matt saltellò sul posto, facendo ondeggiare la sottile canotta di una taglia più grande, che già cominciava ad attaccarsi al petto e alla schiena per il sudore. Kelly conosceva come propri i movimenti di Matt sul ring. Cominciava con calma e il primo round era solitamente uno schivare e parare; non era particolarmente forte o dotato di tecnica, ma si muoveva in quel modo furtivo che aumentava la frustrazione dell'avversario. Al secondo round, quando Kelly cominciava ad anticipare le sue mosse e ad assestare qualche colpo ben mirato, i movimenti di Matt diventavano meno controllati e più scattanti. Verso la fine Matt cominciava a rimandare i colpi, ma erano solo provocazioni. Il terzo round era il preferito di Kelly: limitarsi alla difeva diventava impossibile, uno spreco di energie nella ricerca del controllo; era allora che Matt cominciava a rispondere davvero ai colpi.
  Matt si passò l'avambraccio sulla fronte, raccogliendo il sudore e la polvere. Battè i guantoni tra loro e scrollò le spalle.
  Kelly roteò gli occhi alla recita, ma fu preso alla sprovvista da un colpo ben assestato al fianco.
  «Wow...Fai sul serio, allora?»
  Le sue parole furono inghiottite da una sequela di colpi e parate, finché tra le mura spoglie rimbombò solo il rumore dei guantoni contro i caschi protettivi e la pelle. Le suole delle scarpe strusciavano sul pavimento, accavallandosi ai grugniti e alle esalazioni di sorpresa o rabbia.
  Kelly si ritrovò sormontato dalla furia di Matt, costretto a portare gli avambracci davanti al volto per proteggersi dai suoi attacchi. In passato, erano state poche le volte che erano giunti a quel livello di scontro. Al quinto o sesto round, se la giornata era stata buona.
  «Avanti, Matt, così» grugnì quando lo sentì rallentare.
  Ebbe appena il tempo di scorgere uno scorcio del volto contratto di Matt, prima di doversi ritirare dietro i propri guantoni per parare altri colpi. Gli occhi solitamente calmi e gentili erano infuocati e privi di focus, la stessa espressione che Matt assumeva quando beveva un bicchiere di troppo, o la passione lo travolgeva annebbiandogli la mente.
  Un colpo alla mascella lo fece indietreggiare, mentre il dolore si sprigionava come un fuoco, contraendogli i nervi. Si aggrappò alle corde, stringendo i denti per non mostrare la propria sofferenza. Oltre l'orgoglio, c'era il desiderio di non interrompere quello scontro, di non far sprofondare Matt nella realtà, strappandolo al meraviglioso fuoco che lo pervadeva.
  Alzò lo sguardo e trovò il suo compagno ritto di fronte a lui. Il fiato corto alzava ed appassava il petto con forza. Tutto ciò che Kelly riuscì a sentire era il calore di quel corpo e il suo respiro pesante che faceva da contrattempo al proprio.
  I muscoli tesi sembravano vibrare sotto la stoffa e la pelle, le labbra schiuse e lo sguardo annebbiato. Fissandolo per un momento di troppo, Kelly si accorse della sensazione che gli scioglieva il ventre e di come il proprio sangue corresse nella direzione sbagliata, lasciando tra le orecchie solo il palpito del cuore.
  In un attimo gli fu addosso e, mentre Matt alzava i guantoni per rispondere al colpo, Kelly strappò via i propri con furia. Gli afferrò il volto con una mano e con l'altra gli strinse la nuca, attirandolo in un feroce bacio. A corto d'aria, Matt lo spinse indietro, spalancando gli occhi. Per un attimo ci furono solo i loro respiri e i guantoni di Matt premuti contro il petto di Kelly, e l'attimo dopo le loro labbra erano di nuovo incollate e Kelly spingeva Matt indietro. Il biondo finì con la schiena contro le corde e un grugnito sfuggì alle sue labbra.
  «Sei sicuro...» mormorò a un soffio dal suo volto, il fiato corto. «Che non ci sia...nessuno?»
  Kelly scosse la testa, aggredendo la sua gola e quel piccolo pezzo di pelle tra l'orecchio e la nuca, che sapeva far perdere il controllo a Matt. Rise sulla sua pelle quando lo sentì esalare al diavolo, poco prima di sentire le sue mani liberarsi dei guantoni e afferrargli i fianchi.
  Kelly non si lasciò tener fermo, tirandogli via i polsi e congiungendo le sue mani sulle corde. Spinse con il proprio corpo contro il suo, sentendolo gemere per la frizione.
  Matt non sembrava voler cedere il controllo così facilmente. Spinse con il bacino per liberarsi dalla morsa. In tutta risposta, Kelly lasciò andare le sue mani per spingergli le spalle indietro, facendolo urtare ancora contro le corde. Soffocò il suo grugnito con un altro bacio, avventurandosi con le mani oltre i sottili pantaloncini. Il biondo cominciava ad arrendersi, reclinando la testa e leccandosi le labbra, in aspettativa del lavoro delle mani esperte del compagno.
  Sollevò appena le palpebre e fu allora che il sangue si congelò nelle vene. Oltre i capelli di Kelly, che sfregavano le sue labbra e gli inebriavano le narici, vide due occhi spalancati fissarli dall'ingresso della stanza.
  «Cazzo» esalò, spingendo indietro Kelly.
  Il moro barcollò e lo guardò irritato e confuso. «Che ti prende?»
  «Mills!»
  Kelly rimase pietrificato. Si voltò appena in tempo per vedere il candidato indietreggiare e correre via. Stava per buttarsi giù dal ring quando Matt gli afferrò con forza il braccio.
  «Vado io» disse. Senza attendere replica, superò le corde e cominciò a correre verso l'uscita. Kelly non poté fare altro che grugnire una serie di spergiuri, portandosi le mani tra i capelli.
 


  «Mills!» urlò Matt, seguendo la schiena del candidato. «Peter!»
  Il ragazzo si bloccò nel mezzo dello scuro corridoio, voltandosi di colpo. Matt non era certo di come leggere la sua espressione: c'era shock -e questo era normale- e c'era qualcosa di davvero indefinibile. Forse rabbia, risentimento, sfiducia. Matt non voleva davvero saperlo.
  Lo raggiunse e riprese fiato, portando una mano avanti per bloccarlo.
  «Senti, non so cosa hai visto-»
  «Abbastanza» rispose caustico Peter. Era confuso ogni oltre misura e la sua mente viaggiava in troppe direzioni per articolare un pensiero lineare. Si chiedeva se fosse l'unico a non aver visto arrivare quella relazione, se gli altri sapessero e lui fosse stato escluso per sfiducia, se Gaby sapesse e non glielo avesse detto per lo stesso motivo. Questo pensiero feriva più di tutti gli altri. Guardò il proprio Tenente e in quel momento ricordò perché lo stimava così tanto come uomo: Casey era ritto davanti a lui e attendeva la sua reazione, senza profondersi in scuse vane. Fiero e sicuro. Sospirò e cercò di raccogliere i propri sentimenti, perché Casey non meritava la sua rabbia. «Senta, Tenente, non sono affari miei.»
  «No, infatti» disse Matt. Era combattuto tra il congedarsi e il bisogno di spiegarsi. Mills non aveva mai mostrato altro che rispetto nei suoi confronti e, benché fosse un subordinato, Matt sentiva il bisogno di ricambiare. «So che non lo dirai a nessuno, ma se hai problemi con...questa cosa, dimmelo.»
  Mills si accigliò, poi distolse lo sguardo. No, non aveva alcun problema con questa cosa, anche se gli sembrava di aver assistito a un sogno, o un'allucinazione. Da quando era entrato alla 51, aveva visto Severide e Casey beccarsi a vicenda e lanciarsi più che innoque battute. C'erano state volte in cui si era sentito al centro di un fuoco incrociato, chiedendosi quando ne sarebbe caduto vittima. Ora, stranamente, tutto gli sembrava avere un po' più senso.
  «Tenente, ciò che penso di lei non è cambiato» affermò convinto, fissandolo negli occhi.
  Matt annuì e gli diede una pacca sulla spalla.
  «Sei un bravo ragazzo, Mills.»
  Peter accennò un sorriso, ancora troppo intontito per rispondere con qualcosa di sensato. Si voltò, poi ci ripensò e chiese: «Boden...lui lo sa?»
  Matt scosse la testa.
  «Dovreste dirglielo» mormorò Peter, prima di allontarsi.
  Matt lo guardò svoltare l'angolo e riuscì finalmente a sospirare di sollievo. L'idea che Mills ora sapesse non gli piaceva molto, ma in fondo credeva a ciò che aveva detto. Ciò che lo turbava era il modo in cui il ragazzo aveva parlato di Boden. Si massaggiò la nuca, mentre scenari di come il Comandante avrebbe reagito galopparono feroci nella sua mente. Preso da quelle immagini, sussultò quando una mano si posò sulla sua spalla.
  «Bhe?» chiese Kelly, guardandolo in aspettativa.
  «Proiettile schivato» mormorò Matt. «Per ora» aggiunse oltrepassandolo.
  «Hey!» lo richiamò Kelly, urlando per farsi sentire. «Ci stai ancora per un altro round?»
  Matt sorrise, sapendo esattamente a cosa il compagno si riferisse. Si voltò e, senza fermarsi, rispose: «Forse...»
 

 










Note: Hello! Scusate immensamente per il lungo periodo di attesa, problemi con il pc e con la vita in generale mi hanno impedito di essere assidua. Cercherò di essere più presente. Grazie a chi continua a seguirmi e continuerà :)
A presto, Ax.











  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Chicago Fire / Vai alla pagina dell'autore: AlexEinfall