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Autore: DaughterOfHades    08/06/2015    8 recensioni
Will e Nico sono gli opposti e vivono in due universi del tutto separati. In qualche modo, questo non impedisce loro di avvicinarsi.
AU Solangelo.
Punk!Nico, Nerd!Will.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jason/Piper, Nico di Angelo, Will Solace
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Cristo, mi ucciderà, pensò Will disperatamente. Mi ucciderà davvero e poi sotterrerà il mio corpo nel bosco. A cosa stavo pensando? COSA?
 
Niente, ecco cosa. Guardò il pacchetto mezzo vuoto che teneva stretto nella mano, ancora annaspando per la scarica d’adrenalina che lo aveva spinto a rubarlo. Non era proprio come se fosse andato in un negozio a rubare. Non aveva neanche intenzione di usarle per sé, quelle sigarette. Semplicemente, non voleva che le avesse Nico.
 
Will gemette al pensiero del ragazzo, con tutti i piercing e i tatuaggi e il perenne cipiglio e gli occhi ingiustamente accattivanti. Sì, aveva una bella cotta. Forse qualcosa di più di una cotta. Non lo sapeva più. Sapeva solo che il cuore gli faceva male ogni volta che Nico entrava in classe, e che si sentiva invincibile quando Nico sorrideva, e che Nico riusciva a fargli dimenticare ogni responsabilità. Will voleva solo trovarlo e abbracciarlo. Si chiedeva se i suoi capelli fossero soffici come sembravano o come fosse sentire il piercing sul suo labbro.
 
Will non sarebbe mai stato in grado di trovare le risposte a queste domande, comunque, perché Nico lo stava per distruggere.
 
Cacciò fuori una sigaretta dal pacchetto, curioso. Cosa le rendeva così attraenti? Si appoggiò contro il muro dietro la biblioteca, copiando la postura che aveva visto assumere dal ragazzo tantissime volte, e strinse la sigaretta fra le dita. Okay, si sentiva figo ma di certo non se stesso. Stava giusto per farla ricadere nel pacchetto quando qualcuno, in un attimo, gli assestò uno schiaffo sulla testa.
 
“OW!” urlò, portandosi la mano all’altezza dell’orecchio dolorante.
 
 “Che cazzo credi di fare?” sibilò una voce familiare e lo stomaco gli si strinse. Diede immediatamente attenzione e – sì – era Nico. Indossava il suo giubbotto da aviatore, i capelli di nuovo davanti agli occhi. Erano abbastanza vicini che Will poteva vedere chiaramente le borse sotto gli occhi del ragazzo e combatté l’istinto di passare il pollice su di esse. Aveva un’espressione infuriata, gli occhi spalancati e tempestosi, e Will non poté impedirsi di deglutire all’intensità dello sguardo dell’altro.
 
 “C-cosa?” farfugliò stupidamente, mantenendo la mano contro la testa, cautamente.
 
Nico indicò il pacco di sigarette nella mano di Will. “Quello! Che stai facendo con quello?”
 
“Io—”
 
 “Sei stupido? Ti lamenti ogni volta che fumo e mi allontano per due settimane e tu già stai a metà pacchetto?” C’era una scintilla nei i suoi occhi tempestosi e, per un momento, Will ne fu davvero spaventato. Perché lo aveva infastidito tanto? Nico sbuffò allo sguardo perplesso sul viso dell’altro e gli strappò velocemente il pacco di mano. “Idiota! Sei fortunato che non ti ho fatto il culo anche solo per aver provato questa merda!”
 
Lentamente, per Will diventò evidente che Nico pensava che aveva cominciato a fumare. Sbatté le palpebre più volte mentre Nico continuava ad inveire contro di lui, ritorcendogli fatti che suonavano familiari, e gesticolando furiosamente. Incespicò le labbra in un sorriso e, quando Nico si arrabbiò ancora di più, cominciò coi risolini.
 
“Mi stai ridendo in faccia?” gridò e Will cedette.
 
 “M-mi dispiace!” quasi si strozzò. “Non sto ridendo di te, lo giuro! S-solo… la tua faccia!”
 
Il fumo cominciò praticamente ad uscirgli dalle orecchie. “La mia faccia è divertente?”
 
 “N-no, è…” Will scosse la testa e face un tentativo per calmarsi. “E’ solo che sembri così scioccato.” Nico sogghignò e guardò da un’altra parte. A quel punto, Will decise di rassicurarlo. “Non sto fumando.”
 
Il moro lo guardò adorabilmente confuso. “E allora perché hai queste?” gli chiese, scuotendogli il pacchetto davanti agli occhi. “E in ogni caso, dove le hai prese? Questa marca fa anche schifo! Se non fossero state così economiche, non le avrei – “  si bloccò, gli occhi spalancati come piattini. Velocemente, si tastò la tasca. Quando rialzò il suo sguardo oltraggiato per incontrare quello nervoso di Will, sembrava come se stesse guardando direttamente nella sua anima.
 
 “Aha,” Will indietreggiò con le mani tese di fronte a lui. La sua schiena urtò il muro. “P-posso spiegare.”
 
“Hai preso le mie?” Nico assottigliò gli occhi. “Quando?”
 
 “Q-quando sono uscito dalla classe!” squittì. “E-erano appoggiate lì e le ho solo…”
 
 “Mi hai ripulito. Tu?
 
“S-sì!”
 
Nico strinse le sigarette. “Nessuno è mai stato così stupido da farmi una cosa del genere.”
 
 “L-lo so! Mi dispiace davvero!” Will era sul punto di iniziare ad implorare per aver salva la vita, ma l’espressione di Nico ritornò neutrale, quasi passiva. Mantenne il pacco nella mano momentaneamente prima di prendere la mira per il cestino e lanciandole dopo essersi un po’ avvicinato.
 
 “Che stai facendo?” disse Will, confuso.
 
L’altro fece spallucce e tornò indietro. “Smetto.”
 
Il biondo si riprese. “Che cosa? Da quando?”
 
“Da quando una piccola merda coraggiosa ha pensato che fosse una buona idea rubare le mie sigarette per attirare la mia attenzione!” disse stizzito, ficcando il dito nel petto di Will con fare accusatorio. Il suo sguardo probabilmente voleva sembrare pericoloso, ma semplicemente fece ridere il più alto.
 
 “Ha funzionato, no?” gli chiese sommessamente e il suo cuore perse un colpo quando Nico distolse lo sguardo. Se le sue guance s’arrossarono per la rabbia o altro, Will non lo sapeva.
 
“Sei un ragazzaccio fastidioso,” borbottò. Si avvicinò ancora fino a sedersi per terra con la schiena poggiata contro il muro. “Ma credo che mi sembra giusto dire che ti ho sottovalutato.”
 
Will stava avendo problemi ad elaborare cosa era appena successo, quindi si sedette per terra anche lui. Non gli importava che fosse sporco o freddo o brulicante di formiche. Era semplicemente felice di essere sopravvissuto.
 
“Per essere un genio, sei davvero uno stupido.” Mormorò Nico, guardando il cielo.
 
L’altro sobbalzò. Nico pensava che lui fosse un genio? Sorrise. “Nah, sono solo molto motivato, credo. Quando c’è qualcosa che voglio io, sai, la prendo!”
 
Il corvino lo fissò, aggrottando le sopracciglia. “Davvero?” sbuffò. “Sei diabolico, direi.”
 
Will annuì velocemente, sentendosi molto felice. Stavano parlando. “Puoi dirlo! Quando eravamo bambini, io e mio fratello iniziammo a litigare per chi doveva mangiare l’ultimo pezzo di torta al cioccolato. Mia madre lo diede a mio fratello perché io già ne avevo presa dell’altra. Sai che cosa feci?”
 
Nico scrollò le spalle.
 
 “Presi il suo piatto e lo buttai per terra.” Abbassò la voce drammaticamente e poi aggiunse. “Se non posso avere la torta, nessun altro l’avrà!”
 
Nico lo fissò, gli occhi spalancati e le guance ancora un po’ rosa. Poi scoppiò a ridere. Will ne fu ipnotizzato. La sua risata era, se possibile, anche più bella del suo sorriso. Il riso si spense gradualmente trasformandosi, infine, in tosse. “Sei proprio un coglione!” cacciò fuori.
 
Will tirò fuori la lingua. “E tu non sei per niente divertente.”
 
Il ragazzo al suo fianco mormorò. “Credo che abbiamo una concezione diversa del concetto di ‘divertente’”
 
Probabilmente era vero, ma non gli importava scoprire che tipo di divertimento piaceva a Nico. Restarono seduti, a parlare, fin quando il lampioni non si accesero.
 

 
***
 

 
Smettere fu più difficile di quanto pensasse. Inoltre non aveva messo in conto Will, che trasformò la cosa in un punto di controllo fisso su di lui. L’ennesima volta accadde, sfortunatamente, in sala mensa – mentre era seduto in compagnia di Jason e Percy.
 
 “Come ti senti?” gli aveva chiesto Will. L’innocente preoccupazione presente nella sua voce fece focalizzare l’attenzione di Jason e Percy su Nico, con tanto di sopracciglia inarcate.
 
Quando Nico borbottò solo, con fare scocciato, un veloce, “Bene,” abbassando lo sguardo, Percy e Jason si guardarono come se avessero appena ricevuto in anticipo i regali di Natale.
 
“Che cos’era quello, Nico?” lo schernò Percy, mettendosi una mano intorno l’orecchio. “Alza la voce!”
 
 “Era sincera come risposta?” Jason ansimò, stringendosi il petto con una mano. “Oh, amico!”
 
Nico gli lanciò un’occhiataccia e disse, “Vi ucciderò entrambi più tardi.”
 
Will si limitò a sbattere le palpebre in modo adorabilmente confuso. Che problema aveva, comunque, per indossare quell’orribile maglione rosso? Sotto si era messo una camicia col colletto grigio, e al collo aveva una cravatta verde acceso. Davvero si era vestito così per andare a scuola? Forse Will non era così etero come pensasse, dopotutto. Nico soppresse ogni speranza nata da quel pensiero. E’ troppo per te, emendò la sua mente. Non sperarci.
 
Nuovamente, il ragazzo spostò semplicemente lo sguardo fra Jason e Percy come se stessero parlando una lingua straniera. “Aspettate un secondo! Intendete che non vi ha detto niente?”
 
La sua domanda fece tacere gli amici di Nico. “Dirci cosa?”
 
Un dolce sorriso si allargò sulle labbra di Will. “Nico mi ha promesso che avrebbe smesso di fumare!”
 
 “Ci sei riuscito davvero?” Jason inarcò un sopracciglio. “Come hai fatto? Sto provando a farlo smettere da quanto, un anno?”
 
 “N-Non te l’ho promesso!” farfugliò, ignorando lo sguardo di puro godimento sul volto dei suoi amici. “T-taci, Solace!”
 
 “Aw, non essere timido!” sogghignò Jason, avvolgendo un braccio intorno al collo di Nico e avvicinandolo a sé. “Ti aiuterò in ogni modo!”
 
 “Gruppo di supporto!” convenì Percy, con tanto di pollice alzato.
 
 “Vi odio tutti,” soffiò. Aveva notato come il sorriso di Will era scomparso nel momento in cui Jason l’aveva portato ad appoggiarsi a lui. A quel punto si era velocemente tolto di dosso il compagno.
 
“Bene,” disse Will con molto meno entusiasmo di prima. Nico si ritrovò a volerlo rassicurare, per sfatare le sue preoccupazioni. Non c’era niente fra lui e Jason. Jason e la sua ragazza, comunque, andavano avanti da un po’. Ma comunque, anche quando Will fece un passo indietro, strinse solo la mascella e restò in silenzio. Era tornato un po’ di quel sorriso a trentadue denti. “Comunque, ci vediamo in classe, Nico.”
 
Diede un’asciutta scrollata di spalle. Internamente, il suo stomaco stava facendo i salti mortali, contorcendosi. In tutta la sua vita, Nico di Angelo non era mai stato così impaziente che una lezione iniziasse.
 
 “Amico,” Percy sventolò la mano davanti alla faccia del ragazzo, “sei ancora con noi?”
 
Nico tornò in sé. “Che?”
 
Percy ridacchiò guardando Jason. “Oh, ce l’ha proprio male.”
 
Jason sferzò l’aria con un movimento improvviso. “W-ktch!
 
Nico ricordò lo sguardo sul viso di Will quando Jason gli aveva avvolto il braccio intorno la schena e per questo colpì l’amico sulla spalla. Forte. Tirò su col naso con fare soddisfatto quando Jason quasi cadde dalla sedia. “Ah!” urlò. “Che cazzo?
 
Quando arrivò alla classe di storia dell’arte, Nico sorprese Will sedendosi vicino a lui. Il ragazzo gli sorrise, felicissimo, i suoi occhi praticamente luccicavano come piccole stelle. L’altro allora gli fece “Non farti strane idee,” borbottò. “In questo modo posso copiare le tue risposte.”
 
 “Va bene, va bene!” annuì Will e Nico si domandò – non per la prima volta – perché si stava addirittura interessando al nerd biondo, dopotutto. Lui non era il suo solito tipo. O forse era esattamente il suo tipo. Fanculo, ha realmente ancora un tipo?
 
Lasciò tamburellare distrattamente le dita sul banco, favorendo i pensieri riguardanti il biondo seduto accanto a lui alla lezione che avrebbe dovuto seguire. Will, prevedibilmente, stava dando tutto se stesso nell’appuntare il necessario. Ogni tanto si fermava, stappava il suo evidenziatore, e sottolineava qualcosa che riteneva importante.
 
Era perché Will era gentile? Perché trattava Nico come una persona e non come qualcosa da evitare? Era perché Will non fuggiva via da lui? O era perché, in un qualche senso, Will gli assomigliava molto? Non aveva paura di essere sé stesso, non gli importava cosa pensassero gli altri di lui. Era solo… Will.
 
Si chiese cosa Will pensasse di lui. Quel grande cervello era un enigma che Nico, semplicemente, non avrebbe mai capito. L’attimo prima stava elencando un centinaio di malattie differenti e quello dopo stava rubando le sigarette dalla sua giacca. Era imprevedibile, e questo era frustrante.
 
Il ginocchio iniziò a muoversi rapidamente. Voleva davvero una sigaretta.
 
 
 
***
 
 
 
Will stava canticchiando la canzone sparata a tutto volume dalle sue cuffie. Era in biblioteca, data la sua solita routine, e stava furiosamente scrivendo sul suo foglio per storia. Non avrebbe fallito quella volta! Il suo cellulare era poggiato sul tavolo accanto al computer con impostata una sveglia per le cinque, quando sapeva che Nico sarebbe stato fuori ad aspettarlo.
 
Si aprì in un sorriso, continuando a muovere le labbra in sicrono con il testo della canzone. “Il mondo è tuo! Con quelle stelle puoi giocar!” Può solo immaginarsi cosa Nico avrebbe da dire su di lui che canta canzoni della Disney, ma non gli importa. Era ancora troppo stordito per cosa era accaduto poco prima in classe.
 
S’aspettava di essere ignorato, com’è solito di Nico, ma invece l’italiano si era semplicemente seduto accanto a lui come se fosse la cosa più normale del mondo. Gli aveva detto che era solo per copiare, ma aveva passato più tempo a guardare Will che i suoi appunti.
 
 “Ogni cosa che ho, anche quella più bella!” sussurrò, sotto il suo respiro, abbandonando completamente il foglio per far girare la sedia con fare drammatico.
 
 “Hey, principessa Jasmine, lo sai che questo è un luogo tranquillo per studiare, vero?”
 
Will balzò dalla sedia, strappandosi immediatamente le cuffiette dalle orecchie e raddrizzandosi. “C-Cecil! Uh, da quanto stai dietro di me?”
 
Il ragazzo sbuffò. “Abbastanza. Senti, non te lo chiederò neppure. Voglio solo sapere se ti va di prendere una pausa caffè. Lou Ellen ha appena finito le lezioni, si è già avviata.”
 
Proprio in quel momento, l’allarme che aveva messo Will cominciò a suonare. Afferrò immediatamente il cellulare. “Scusa,” gli disse. “Ho già dei programmi.”
 
 “Ti vedi col tuo ratto di strada?” ridacchiò Cecil.
 
Gli fece l’occhiolino. “E non è stata necessaria nessuna lampada magica!”
 
Come predetto, Nico era lì. Il cuore di Will stava già battendo veloce. Non era completamente sicuro di cosa l’attraesse del ragazzo coi capelli corvini. Era l’immagine complessiva? Il modo in cui diceva una cosa ma ne intendeva un’altra? Come non fosse spaventato di stare per conto suo, creandosi e percorrendo il proprio camminio? Tutto ciò che riguardasse Nico di Angelo lo faceva impazzire.
 
 “Di Angelo,” lo salutò come se si fosse appena imbattuto in lui in ufficio. “E’ un piacere incontrarti qui.”
 
Le labbra di Nico si contrassero. “Quali sono le probabilità?” Will aprì la bocca ma l’altro lo interruppe. “Oh, Dio, per cortesia non uscirtene con le solite cifre.”
 
Ridacchiò. “Peccato. E io che ho passato tutta la giornata a calcolarmi la risposta.”
 
“Coglione sfrontato.”
 
Rise prima di accorgersi come le dita di Nico si stessero agitando nel buco dei suoi jeans. “Oh, ecco,” gli disse, tirando fuori un pacchetto di gomme, offrendogliene una. Il ragazzo sollevò un sopracciglio. “Ah,” Will si schiarì la gola, “beh, ho notato che eri un po’ nervoso in classe. Rinunciare alla nicotina inizialmente può creare ansia, irritabilità, insonna, nausa e mal d testa. Masticare una gomma può frenare la voglia. Ho letto i postumi dello smettere.”
 
Nico lo guardò. “Come può aiutarmi una gomma?”
 
 “Smettere di fumare è un processo. Puoi comprare una gomma con bassi  livelli di nicotina finché la dipendenza del tuo corpo non scompaia del tutto. Ecco come.” Will scosse il pacchetto. “Mia madre possiede una farmacia quindi è stato facile procurarmele dopo averle spiegato.”
 
Un’espressione che Will non aveva mai visto prima apparve sulla faccia di Nico. Era passiva, dolce, e quasi… calda. Il silenzio cadde fra i due finché Nico non prese la gomma e se la mise in bocca. Will cercò di non guardare alle sue labbra mentre masticava.
 
“Perché…?” la domanda gli morì in gola.
 
Will avvampò e distolse lo sguardo. “E’… un rischio professionale. Questo è tutto. Niente di più.”
 
Il ragazzo non disse nient’altro, ma Will potè sentire la gratitudine attraverso il silenzio e tramite il modo in cui le loro spalle si sfiorarono.

 
 
***
 
 

La fine del semestre stava arrivando velocemente. Nico era steso sul suo letto, scorrendo vecchi messaggi. In quelle ultime settimane, Will gli aveva dato il suo numero di cellulare, dicendogli di scrivergli quand’era annoiato o se avesse voglia di studiare. Aveva finto di essere poco interessato, roteando gli occhi al sorriso speranzioso del ragazzo, e borbottando che non sarebbe mai stato abbastanza annoiato al punto da esporsi ulteriormente alle nerdate di Will.
 
Quindi, ovviamente, non sarebbe dovuta essere davvero una sorpresa che Will gli avesse mandato un messaggio quella notte e che i due avessero preso a parlare da quel momento in poi.
 
Era dicembre e la settimana degli esami stava arrivando. Perciò, Will era quasi scomparso dietro montagne di libri e felpe giganti. Prima, durante la lezione di storia dell’arte, aveva iniziato a spaventarlo. I suoi occhi erano iniettati di sangue con sotto occhiaie scure. I capelli erano scombinati e spenti. Stava indossando pantaloni della tuta e una maglietta larga, stringendo nelle mani una tazza di caffè e due spessi libri di testo. “Maledizione, cosa ti affligge?”
 
 “Esami,” aveva farfugliato prima di assestarsi nella sedia. “Esausto. Non posso parlare. Più caffeina.”
 
“E tu dici che io ho una dipendenza.” Nico aveva roteato gli occhi.
 
Dopo ciò, Will si era ritirato nella sua tana nerd mentre lui era di cattivo umore nella sua stanza. Non aveva ricevuto un singolo messaggio. Si sentiva nuovamente nervoso, incapace di sedersi e restare fermo. Odiava così tanto il fatto che aveva permesso a Will di entrare nella sua vita.
 
E odiava come desiderasse così tanto un pezzo di gomma.
 
Sospirando, si sedette e si mise ad armeggiare con gli stivali pesanti, cercando di infilarseli.
 
 “Dove stai andando?” borbottò Jason, non preoccupandosi di alzare lo sguardo dal computer.
 
“Gomma.”
 
“Ancora?” scosse la testa. “Questa è, tipo, la terza volta oggi.”
 
Nico scrollo le spalle. “Non è di certo peggio delle tue Red Bull. Quante ne hai bevute oggi?”
 
 “Le persone cominceranno a sussurrare se continui ad uscire dalla biblioteca, lo sai.”
 
Sbuffò, stringendosi nel suo giubotto d’aviatore. “Tremo dalla paura,” disse sarcastico, marciando fuori la stanza, lasciando la porta sbattere dietro di lui. Una strana sensazione di déjà vu lo pervase ma l’ignorò.
 
Aveva intenzione di aspettare fino a che Will non fosse uscito dalla biblioteca per tedergli un’imboscata, ma quando si fecero le cinque e passarono pure e si accesero i lampioni, il biondo non si era ancora fatto vedere. Nico controllava periodicamente l’ora, iniziando a stizzirsi quando inizò a fare buio. Non era proccupato. Era, più che altro, infastidito.  Non aveva capito, Will, che il suo tempo era inestimabile?
 
Rifiutandosi di essere ignorato, irruppe nella biblioteca. Aprì la porta e subito si sentì fuori posto. In imbarazzo, passò attraverso file di banchi e corridoi pieni di libri. Dio santo. Davvero a Will piaceva stare lì? Perché proprio a Nico doveva iniziare a piacere uno come lui?
 
I capelli biondi di Will rendevano evidente la sua posizione come se fosse un faro. Nico sterzò nella sua direzione, ansioso di uscire da quel posto il prima possibile. “Hey, topo di biblioteca, chi pensi—?” si interruppe subito appena si accorse che era accasciato sui suoi libri, profondamente addormentato. Una strana sensazione lo riempì alla vista dell’espressione tranquilla e pacata presente sul volto del ragazzo. Era come se del calore si stesse espandendo attraverso il suo corpo e l’unica cosa che avrebbe voluto fare era appoggiare il suo giubbino sulle spalle di Will.
 
Scosse il capo velocmente, scacciando via questi pensieri. Invece procedette, scuotendolo. “Sveglia, idiota!”
 
Il biondo si svegliò di scatto. “Arco tangente! James Gregory!”
 
Nico ritirò la mano. “Che?”
 
“Huh?” Will si girò e si stropicciò gli occhi. “Nico? Che stai…?” sbadigliò. “Che stai facendo qui?”
 
L’altro si accigliò. “Sono le sei e mezza, cretino. Sei stato qui per quattro ore.”
 
 “Oh.” Sbadigliò di nuovo. “Stavo solo… devo studiare. Calcolo finale. Sai.”
 
 “No, non so.” Fece scattare la lingua. “Imploderai se non ti prendi una pausa. Quand’è stata l’ultima volta che hai dormito veramente?”
 
 “Dormirò quando gli esami saranno finiti.”
 
 “Se continui così ti sentirai male durante gli esami e ti bocceranno. E’ questo quello che vuoi?”
 
 “No…” sussurrò.
 
“Bene. Allora hai bisogno di prenderti una pausa per il resto della notte.”
 
 “Come dovrei riuscirci?” chiese irritabilmente e, in quel momento, il suo stomaco brontolò.
 
Nico soppresse un sorrisino. “Beh, la sala mensa è ancora aperta.”
 
Will si diede un pizzicotto, facendo una smorfia.
 
 “Per cosa diavolo era quello?” sbottò.
 
 “Pensavo di star ancora dormendo,” borbottò. “Ma credo di no.”
 
 “Ovvio che non stai dormendo!” Davvero, erano quelle il tipo di cose che Will avrebbe sognato? Andare a cena con… oh. Oh. “Io…uh…” Nico si schiarì la gola. “Intendo, solo perché sembri pietoso. Se ti lascio marcire hai idea di quanti fogli dovrò compilare? E che mi dici del trovare un avvocanto decente che non mi freghi alla fine? Scordatelo.”
 
Will ridacchiò e immeditamente si corpì la bocca. Nico lo fissò. “Scusa!” rise. “E’ s-solo che il modo in cui l’hai detto! Scor-datelo! E’ come in un film gangster!”
 
 “Proprio quando pensavo non potessi essere più nerd di così.”
 
 “Okay, okay! Scusa!” Si alzò, raccattando velocemente le sue cose. “Andiamo, su, prima che chiudano la cucina, va bene? Non ho voglia di mangiare pizza fredda e gommosa.”
 
 “La pizza è fottutamente deliziosa, non importa a che temperatura la mangi,” ribattè Nico, incrociando le braccia.
 
Will sbuffò. “Sei italiano. Devi dirlo. Inoltre, in effetti, sai che ci sono stati alcuni dibattiti sul fatto che sia vero o meno il fatto che la pizza è un piatto originario dell’Italia?”
 
 “Chiudi la bocca,” lo minacciò. “E mettiti il giubbotto. Fa un cazzo di freddo fuori.”
 
“Sì, babbo.”
 
 “Un’altra parola, Solace, e giuro su Dio—“
 
 “Cosa? Che ‘dormirò coi pesci’?” disse, imitando l’accendo italiano in un modo che fece gemere Nico.
 
 “Per l’amor del cielo! Ne ho già abbastanza di questa roba in stile mafia! Mi fa male la testa.”
 
Will rise ma si issò la borsa piena di libri dulla spalla, sollevò un grande pacco pieno di libri e li strinse a sé come se fossero un bambino, e poi annuì. “Va bene. Fammi strada, Don di Angelo.”
 
Nico resistette all’impulso di sbattergli la testa contro il muro.
 


 
***
 
 

All’inizio, Will pensava che quello dovesse essere un sogno. Non sarebbe stata la prima volta che sognava l’italiano. Ma invece eccolo lì, mentre stava cenando con Nico di Angelo. Certo, era solo uno schifoso pasto pre-pagato alla mensa dell’università, ma era abbastanza. Ascoltare Nico inveire contro le preparazioni da incompeteti e gli antipasti solo-vagamente-commesibili era abbastanza. Sedere di fronte a lui e vederlo infilzare la pasta con la forchetta era più che abbastanza.
 
Nico si stava lamentando di qualcosa – probabilmente di Will, ma lui non si stava davvero focalizzando sulle sue parole, solo sulle labbra che le formavano – quando si interruppe immediatamente, lo sguardo oltre le spalle del giovane. “Erm… E’  la tua ragazza quella laggiù o cosa?”
 
Will si risvegliò bruscamente per guardare dietro di lui, impallidendo immediatamente. “Oh, merda.”
 
Lou Ellen lo aveva individuato e stava camminando verso di lui, sventolando la mano con entusiasmo. Will cercò di farle segno di andarsene, che, in un certo senso, era nel mezzo di qualcosa, ma lei non gli diede attenzione. “Will, sei qui!” lo salutò ad alta voce. “Pensavamo fossi morto! E invece ci avevi solo abbandonati,” ridacchiò, portandosi una mano al petto. “Come hai potuto?”
 
 “Uh, hey, Lou” borbottò, arrossendo violentemente. “Ero solo, uh, occupato.”
 
L’attenzione della ragazza si spostò su Nico e le sue sopracciglia schizzarono verso l’alto. “Occupato. Ho capito.”
 
 “N-no, ti sei fatta l’idea sbagliata!” ansimò, muovendo le mani disperatamente. Probabilmente sembrava uno scemo, ma era troppo frustrato per accorgersene. “S-stavamo solo mangiando!”
 
 “Scusa,” borbottò Nico. Stava guardando Lou Ellen come se  fosse pericolosa, una minaccia che necessitava d’essere rimossa. “Ho interrotto un appuntamento o qualcosa del genere?”
 
 “Che?” chiesero i due allo stesso tempo, anche se Lou era più divertita mentre Will era in panico.
 
Lei inizò a ridere. “Will non è mai stato un tipo da ragazza, se capisci cosa intendo.”
 
L’interessato si strozzò con la sua stessa saliva, portandosi una mano sulla bocca. Cercò di decifrare l’espressione di Nico e si sorprese di vedere che lo sguardo d’allerta nei confronti di Lou era sparito, sostituito da qualcosa simile al piacere. “Dannazione” Non hai qualcun altro da mortificare, oggi?”
 
Lou Ellen iniziò ad indietreggiare. “Oh, va bene. Avrei comunque dovuto incontrare Cecil qui. Buonanotte, ragazzi.” Fece l’occhiolino a Will e si allontanò.
 
Il biondo lasciò immediatamente scivolare la fronte sul tavolo. “Oh mio Dio. Mi dispiace.”
 
 “Donne,” borbottò Nico. “Non puoi vivere con loro.”
 
 “… O senza di loro?” finì, con un sorrisino.
 
L’altro fece spallucce. “Trovo abbastanza semplice vivere senza di loro.”
 
 “Che intendi con… Oh!” Will si ritrovò a spalancare gli occhi. Un ghigno crebbe sulle labbra di Nico. “Tu intendi… Davvero?
 
 “Perché sembri così sorpreso?”
 
 “Nah, intendevo… ci ho pensato quando ti ho visto con quel ragazzo biondo tempo fa ma…”
 
“Jason?”
 
Lo stomaco di Will si chiuse. Jason? Quindi era abbastanza in confidenza con Jason da usare il suo nome ma con Will si riferiva ancora rigorosamente con Solace? “Credo.”
 
Nico ridacchiò. Il suono fu profondo e gutturale. “Jason è il mio compagno di stanza,” gli spiegò, poggiando sul tavolo la forchetta. “Sta anche uscendo con una ragazza.”
 
Tutta la tensione lo abbandonò. “Oh,” esalò, sembrando troppo liberato. “Pensavo…”
 
 “Sì, lo so. Ho pensato lo stesso di quella brunetta di prima.”
 
Will scosse la testa con un sorriso. “Nah, sono abbastanza sicuro che è già mezza innamorata di Cecil. Siamo solo buoni amici.”
 
“Bene,” affermò Nico.
 
 “Sì?” continuò a sorridere.
 
“Sì.”
 
Se Will stava sognando, non voleva svegliarsi.
 

 
***

 
 
La notte era amaramente fredda. I denti di Will battevano mentre camminava attraverso il campus, desiderando solo di essersi portato una sciarpa o dei guanti. Un cappello, anche. Odiava l’inverno. La neve non gli aveva mai fatto nessun favore. Non aiutava il fatto che Nico sembrasse completamente immune ad essa. Infatti, pareva quasi come se gli piacesse. Cioè faceva sembrare Will una femminuccia.
 
 “Comunque,” disse improvvisamente Nico, “Ho finito con quella  gomma schifosa.”
 
Will sorrise, cosa che fu abbastanza difficile visto che stava ancora tremando molto forte. “S-sì? Te l’avevo detto che avrebbe a-aiutato!”
 
Roteò gli occhi. “Non sto ammettendo niente. Dimmi solo dove posso prenderne dell’altra.”
 
Il biondo ridacchiò. “Non voglio che diventi dipendenda da quella, adesso! Devi trovare qualcos’altro per frenare le tue voglie.”
 
Era fin troppo consapevole del persistente sguardo di Nico sul suo corpo. “E’ così?”
 
Will sentì un gelo improvviso attraversarlo, che non aveva niente a che fare con il freddo. “S-sì. E’ quello che ho detto.”
 
 “E cosa stai masticando?”
 
Fece una piccola bolla con la sua gomma alla menta che aveva preso dopo cena. “E’una gomma normale. E non ne ho altre quindi non chiedere neanche!”
 
Nico inarcò un sopracciglio. “Bene.” Rallentò fino a fermarsi mentre stavano passando di fronte la biblioteca.
 
L’altro si girò a guardarlo. “Che fai? Mi sto congelando!”
 
“Will.”
 
Will si pietrificò – sia psicologicamente che metaforicamente – al suono del suo nome. Nico non lo aveva mai chiamato ‘Will’ prima. Ciò gli fece perdere un battito. “C-cosa?”
 
Nico si limitò ad avvicinarsi a lui, uno strano luccichio negli occhi e, prima che Will potesse perfino rendersi conto di quanto fossero vicini, lo baciò. Il biondo si tramutò in una statua, immobile, senza respirare, con le labbra di Nico che si muovevano contro le sue. Un caldo profondo nacque dentro di lui, niente che avesse già sentito prima. Si irradiò dal petto fino ad arrivare dritto dritto alle dita dei piedi. Poi, la consapevolezza lo colpì e realizzò che avrebbe dovuto fare qualcosa. Quindi appoggiò le mani sulle guance di Nico, lasciando i pollici accarezzargli gli zigomi come aveva sempre voluto fare, e ricambiò il bacio.
 
Nico emise un ringhio e spinse subito Will finché la schiena del ragazzo non si scontrò duramente contro il muro della biblioteca, che – ow. Ma il biondo trovò difficile importarsene finché quelle labbra continuavano a fare quello che stavano facendo. Nico aveva appoggiato l’avambraccio contro il muro, così la testa di Wil non avrebbe sbattuto contro i mattoni e la sua gratitudine si manifestò attraverso un mugugnio.  Il moro, visibilmente, rabbrividì al suono ed immediatamente la sua lingua premette contro le labbra di Will che le socchiuse perché, Dio, quello doveva essere il bacio più bello della sua vita. Debolmente cercò di abbinare i fluidi e pratici movimenti di Nico ai suoi ma la mano che stava scivolando sulla sua schiena era una vera e propria distrazione. Le dita gli si strinsero nel giubotto dell’altro un attimo prima che Nico si staccasse completamente, un sorrisino trionfante sul volto.
 
Gli girava la testa per la mancanza d’ossigeno ma, alla fine, ritrovò la forza di parlare. “W-wow…”
 
Nico ridacchiò e gli lasciò un leggero bacio a stampo prima di allontanarsi del tutto. “Non la smetti di sorprendermi, Solace,” sussurrò, il suo respiro sapeva di menta. Ci volle un momento per realizzare, da parte di Will, che il ragazzo stava masticando una gomma.
 
 “T-tu!” ansimò, gli occhi fissi sulla bolla che Nico stava facendo. “Qu-quella è la mia…!”
 
 “Scusa, Raggio di Sole,” lo punzecchiò. “Ma non sei l’unico che si prende qualcosa quando la vuole.”
 
Mentre il cervello di Will cercava di elaborare quelle ingiuste parole, Nico gli diede un paio di buffetti sulla guancia e cominciò a camminare di nuovo, come se non avesse appena spinto Will contro il muro della biblioteca e tutto il resto. “A-aspetta!” disse, balzando in azione. “Nico!”
 
La risata del ragazzo risuonò forte e chiara. Gli fece un rapido occhiolino. “Non preoccuparti. Ci vediamo in giro, Solace.”
 

 

***
 

 
Non avrebbe dovuto essere uno shock per nessuno, davvero, quando Will Solace, con la sua polo a cachi, e Nico di Angelo, con i suoi piercing e i suoi tatuaggi, entrarono nella classe di storia dell’arte finalmente con le dita intrecciate.


 

[[ Ed eccomi qua, con questa seconda parte... leggermente in ritardo! Mi spiace molto, ma la scuola mi ha impegnata a tal punto che, l'ammetto, sono arrivata a dimenticarmi completamente di dover terminare la traduzione di questa storia! Ma adesso che, finalmente, è arrivata l'estate, sono tornata. Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia. Personalmente, lo adoro.
Scusatemi per gli eventuali errori, ma dopo tipo la decima volta che lo rileggo il mio cervello li sorvola automaticamente! AHAHA 
A presto, con un nuovo capitolo (ahimè, l'ultimo!) :)
P.s. Recensite, recensite, recensite! Muoio dalla voglia di sapere cosa ne pensate :3

  
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