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Autore: kamy    09/01/2009    2 recensioni
Un ragazzo di nome Carlo, cresciuto in una vita che potrebbe essere quella di chiunque, si ritroverà catapultato in mondo fatato, abitato da strane creature. Tra pericoli, insidie, nuove amicizie, giovani amori, dovrà salvare dalla distruzione un intero pianeta. E' il mio primo romanzo di questo tipo, perfavore leggetelo.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fatemi sapere se la storia può interessare. Ringrazio anche solo chi legge, ma gradirei avere commenti.

 

 PROLOGO

 

-ATTENZIONE in questo libro niente è vero.

-In qualunque luogo qualunque persona od oggetto parla la stessa lingua.

-Qualsiasi cosa faccia un drago, anche la più strana, non è considerabile magia.

- Attenzione se dovreste sognare i mostri qui citati non sarà colpa del libro.

-I draghi sono refrattari alla magia.                                                                                                                             –Riferimenti a fatti, persone o altro sono puramente casuali.

 

                                                                   CAPITOLO 1

 

L’odore della foresta nelle narici. Le mani appoggiate sull’erba umida. Nascosto dietro quel cespuglio sentiva il sangue pompare, l’adrenalina salire al cervello. Il nascondino, uno dei più antichi giochi per bambini. Eppure lui, ragazzo sedicenne, ne aveva saputo farne un arte. Era tale la sua bravura che da tutto il mondo venivano a sfidarlo. Gli unici momenti in cui si estraniava. I suoi genitori, prima ancora degli abitanti del paese lo trattavano male. Additavano la sua stranezza. Dolorosa la sensazione di essere diverso.  Eppure quando era solo, in un luogo introvabile, tutto diventava irreale e perfetto. Quel giorno però era successo qualcosa di diverso. Di nascondiglio in nascondiglio Carlo, questo il suo nome, si era allontanato troppo. Gli abeti millenari, già di per se alti, lasciavano il posto a delle enormi sequoie. Conosceva a menadito quella foresta e gli sembrava impossibile. “Che succede?”pensò avvertendo qualcosa di diverso. Una densa nebbia scese come una coltre. Si azzerarono le già scarse possibilità di tornare a casa. Carlo era sempre stato coraggioso, anche se non incosciente. Faceva le cose come gli indicava il cuore, tralasciando a volte la componente razionale. Quanti guai con gli insegnanti a scuola. Perennemente in ritardo, a causa dell’autobus che lo portava alle Superiori dello Scientifico della città in cui faceva il terzo anno. Non riusciva a stare zitto alle ingiuste accuse che derivavano dal ritardo e mille volte era finito nei guai. I suoi genitori avevano minacciato di non mandarlo più a scuola e lui gli rinfacciava che guadagnava parecchi soldi con la sua particolare dote, soldi che intascavano loro. In quella foresta però, per la prima volta, un brivido gli scese lungo la schiena. Se non fosse riuscito a tornare a casa?  Un ombra nella nebbia veniva proprio nella sua direzione. Come al suo solito mandò alle ortiche ogni ragionamento. Non gli importava potesse essere un malintenzionato o peggio. Per lui era solo qualcuno che poteva sapere da che parte andare per il villaggio. Fu nel momento in cui lo ebbe di fronte che si bloccò come una statua di sale. L’uomo che aveva raggiunto stonava con le persone viste fino a quel momento, nel tutto l’arco della sua vita. La pelle dello sconosciuto era lattea e sembrava risplendere diafana. L’armatura nera e leggera faceva un netto contrasto. Possedeva due profondi occhi viola e dei biondi capelli tagliati a baschetto. Sarebbe stato un uomo bellissimo, ma l’effetto era rovinato da un sorriso ebete stampato sul volto. La cosa che attirava di più Carlo erano le strane orecchie a punta, quasi a ricciolo, che possedeva quello strano personaggio. Quello si avvicinò a Carlo, con uno sguardo da bambino esaltato. “Ciao”disse, mentre il sorriso ebete si accentuava. Carlo lo guardava senza capire, fissando quegli strani occhi violi luccicare di una strana luce. Lo sconosciuto non si avvide della mancata risposta e cominciò le presentazioni parlando a raffica. “Sono Asches. Tu sei un essere umano vero? Non che non conosca altri come te. Ma per un gran “umanologo”come me è sempre un piacere studiarvi. Siete così diversi, cosi unici, rispetto a noi elfi”. Riuscì a dire questo a velocità folle, senza nemmeno fermarsi a riprendere fiato. “Frena, frena. Che stai dicendo? Che mi significa “umanologo” o studiarvi? Che cavolo vuol dire che sei un elfo?”chiese Carlo con lo stesso tono che usava con i bulli che lo additavano a scuola. Forse fu troppo brusco, ma quella situazione non gli piaceva affatto. Va bene che era cresciuto in un paesello di campagna. Ma da qui a credere all’esistenza degli elfi, una storiella inventata molti secoli prima. Era pur sempre il 21 sec.! Si rese conto di aver mortificato il nuovo “conoscente”. Ci mancava solo un adulto che lo guardava come un cane bastonato guarda il padrone. “Scusa se sono stato scortese. Ma mi sono perso”tentò di giustificarsi sbuffando. Il morale di quello si riaccese di colpo. “Scusami tu. Se mi segui ti porto con me alla “valle della magia”. Lì mi farò dire dove si trova il tuo villaggio”disse con un contegno più consono a un elfo. Carlo cominciava ad essere stanco e non mangiava dall’ora di pranzo, perciò decise di assecondare quello strano individuo. Un qualunque genitore avrebbe insegnato ai propri figli che non è cosa consona seguire gli sconosciuti soprattutto se dimostrano segni di stranezza, forse follia e si è sperduti in un bosco. I genitori di Carlo però se n’erano sempre infischiati e il ragazzo aveva imparato a difendersi. Sapeva fare a botte come nessun’altro e sebbene non amasse menar le mani, se quel tipo strano si fosse messo strane idee in testa ne avrebbe pagato le conseguenze.

  
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