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Autore: Fuocqua    09/01/2009    0 recensioni
Questa è una fanfic ambientata all'ultimo anno di scuola dei Malandrini. Ho provato a immaginare che csa sarebbe potuto succedere se fosse arrivata una cugina italiana di Sirius, una ragazza apatica e antisociale. Spero vi possa piacere. Ps- Le età dei personaggi non sono tutte giuste, spero mi perdonerete. Inoltre scusate anche se non ho l'htlm e la lettura è un po' difficoltosa. PPS- Credo di aver fatto un azzardo nel capitolo 11 (non mi pare che qualcuno abbia già fatto questa ipotesi)spero di sapere presto qual è la vostra opinione al riguardo.
Genere: Generale, Avventura, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Famiglia Black, I Malandrini, Lucius Malfoy, Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Irma, stranamente, quel pomeriggio non era ancora andata nel parco, ma era rimasta nella sala comune a chiacchierare con Lily circa il fatto che Angelo era da un po’ di tempo che non le parlava e che la evitasse. Dopo poco, però, arrivarono James e Sirius. Potter e la Evans, quindi, presisi sottobraccio si allontanarono per andare chissà dove; i due Black, dunque, rimasero soli seduti sul divano. Sirius gentilmente domandò: “Allora, Irmetta, che cosa mi racconti?” lei sollevò le spalle e rispose: “Nulla di che.” “Peccato. Hai fatto qualcosa di interessante?” la ragazza scosse la testa negativamente, poi, volendo fare un esperimento, gettò l’esca e aggiunse: “Ieri, però, con tuo fratello…” Con un brusco gesto della mano, Sirius interruppe la cugina e le chiese: “Devi proprio parlarmi di Regulus?” L’Italiana, contenta che il pesce avesse abboccato, domandò curiosamente: “Come mai ce l’hai tanto con lui?” Con tono pieno di disprezzo, ma con una lontana eco di rammarico, il ragazzo spiegò: “È come tutti gli altri nostri parenti, li compatisco, snob che credono di essere superiori agli altri solo per diritto di nascita.” “E allora? Voglio dire: discordate su alcune idee, com’è naturale che sia, ma non vedo il motivo di covare tutto questo odio, sia da parte tua, sia da parte loro. Insomma, lo sai che io la penso come te circa i figli di babbani ed il sangue, però il resto della famiglia mi accetta tranquillamente, perché con te non è lo stesso?” Sirius si rabbuiò, lasciò passare qualche secondo, poi si limitò a farfugliare: “Troppo lungo e difficile da spiegare. Sono sempre stato in lite coi miei genitori, io sono diverso dagli altri Black.” Ecco! Aveva detto la parola su cui Irma voleva concentrarsi, per cui la giovane si affrettò a domandare: “Sei realmente differente o è una cosa che ti sei imposto d’essere? Mi spiego, discutevi coi tuoi fin da bambino o hai iniziato a farlo solo da quando sei a Hogwarts? Ti consideravi diverso fin dall’infanzia, o solo da quando lo ha mezzo decretato un cappello?” Sirius venne colpito da questo quesito che nessuno gli aveva mai rivolto prima d’allora, si sentì confuso, quindi iniziò a restare sulla difensiva e dichiarò: “Bhe, è chiaro che da piccolo andavo d’accordo coi miei genitori, è ovvio; poi, crescendo, iniziando a frequentare questa scuola, mi sono reso conto delle differenze tra me e loro e ho voluto metterle in evidenza.” “Perché? Perché, invece, non hai badato alle similitudini?” “Non ce ne sono!” esclamò innervosito il giovane, alzandosi in piedi. “Ne sei certo?” Sirius esitò un attimo, si morse il labbro inferiore, poi rispose: “Sì.” “Io, invece, ne vedo molte.” Il Grifondoro le sibilò in volto: “Ti sbagli.” e se ne andò. Irma fu soddisfatta, sapeva di aver iniziato a far germogliare nel cugino il seme del dubbio e di aver acceso in lui delle domande e risvegliato dei sentimenti che aveva voluto seppellire tempo prima. Sirius, infatti, passò poi molte ore a porsi domande sulla propria indole e sulla propria famiglia. L’Italiana, da brava giardiniera, era consapevole che il germoglio non andava trascurato ma che aveva bisogno d’acqua e di cure, altrimenti sarebbe presto stato estirpato dalle intemperie; la ragazza, quindi, il giorno seguente, appena dopo la colazione, prese in disparte Sirius e gli disse: “Ti devo parlare di una cosa importantissima, in privato. Oggi pomeriggio, verso le cinque, troviamoci di fronte all’entrata dell’aula di storia della magia, lì non ci va mai nessuno.” Dopo le lezioni, Irma s’accostò a Regulus e gli sussurrò all’orecchio le stesse identiche parole. Quando il Serpeverde si recò all’appuntamento, rimase stupito nel vedere il Black Grifondoro che, non meno meravigliato, bruscamente gli chiese: “Che cosa ci fai qui?” “Devo vedermi con una persona; tu, piuttosto?” “Anch’io.” “Allora, dopo, tu e chi devi vedere ve ne andrete; il mio è un incontro privato, non voglio seccatori nei paraggi.” “Sarete voi a cambiar luogo, io non ho intenzione di spostarmi.” “Io nemmeno, non cederò il posto a un traditore del sangue.” “Piantala con questa storia, mi hai già seccato.” “Taci, è già tanto che ti rivolga la parola.” “Oh, quale onore.” “Fa pure lo spiritoso, traditore; comunque io sono un prefetto, per cui decido io: tu ti sposterai.” “No, sarai tu ad andartene.” “Perché dovrei?” “Perché te lo ordino io!” “E chi saresti per dare ordini a me?” “Il tuo fratello maggiore.” Ci fu qualche attimo di silenzio meravigliato: era la prima volta, da tantissimo tempo, che Sirius chiamava fratello Regulus. Quest’ultimo, poi, si riprese e col fiato rotto per l’agitazione affermò: “Tu non hai diritti su di me! Te ne sei andato da casa, ci hai abbandonati.” “Voi non mi volevate, mi trattavate malissimo, neanche fossi stato un lebbroso!” “Se ti avessimo ‘trattato meglio’ saresti rimasto?” Sirius ci pensò un attimo, poi ammise: “Probabilmente sì. Ma tanto coi se e coi ma, la storia non si fa.” “Bhe, non è che tu ti comportassi in modo esemplare; eri sempre dietro a contraddire mamma e papà, criticavi costantemente i nostri comportamenti verso i mezzosangue e sbandieravi incessantemente la tua appartenenza a Grifondoro.” “E che altro avrei potuto fare? Voi non mi avreste mai accettato! Ricordo molto bene la reazione dei nostri genitori, quand’ebbi il coraggio di dir loro che ero finito a Grifondoro: erano ad iratissimi, se non fossimo stati a chilometri di distanza mi avrebbero preso a schiaffi, tanto erano disgustati da me. Prima mi volevano bene; poi, solo per la decisone di uno stupido cappello, hanno iniziato ad odiarmi.” Regulus rimase esterrefatto, non credeva che tali pensieri affollassero la mente del fratello, per cui si affrettò a dire: “Ma sei scemo? È vero, di primo acchito s’erano molto adirati, ma poi si erano calmati, tutto era tornato normale, il loro affetto per te non era mai stato scalfito. Ma tu, invece, quando eri tornato dopo il primo anno, non facevi altro che evidenziare le differenze tra di noi. Eri tu che non ci volevi, non il contrario.” Sirius rimase perplesso, non aveva mai considerato la possibilità che i suoi genitori gli potessero voler bene, anche se era finito a Grifondoro. “Davvero?” domandò “Perché, allora, mi trattavate con freddezza?” “Ma se eri tu che ti isolavi di continuo, non ti si poteva dir nulla che subito ti mettevi sulla difensiva, eri scontroso e sottolineavi sempre la tua diversità da noi.” “In effetti, a ripensarci…. Ma lo facevo solo perché ero convinto che mi odiaste, m’aspettavo solo del male da voi. Io calcavo sulle differenze perché credevo che, nonostante fossero poche, voi non le avreste mai accettate.” Sirius sembrava essere sconvolto da quel colossale fraintendimento che stava scoprendo, ma poi attaccò nuovamente: “Ma se davvero vi stavo a cuore, perché mai avete permesso che me ne andassi, senza far nulla per impedirmelo o farsì che tornassi?” “Lo sai che i nostri genitori sono troppo orgogliosi per pregarti di tornare a casa, benché, ti assicuro, lo desiderassero e, tutt’ora, lo desiderino. Credono di averti perso per sempre. Mamma ha versato lacrime amare per la tua partenza, ancora adesso è vietato parlare di te, per il semplice fatto che nostra madre ancora piange al sol sentirti nominare, o quasi.” Sirius stentava a credere a quelle parole e balbettò amareggiato: “Sul serio? Non credevo che le importasse, anzi pensavo sarebbe stata felice.” “Per nulla.” Regulus fremette di rabbia a pensare alla tristezza della madre, poi aggiunse: “Tu, invece, te la sarai passata bene, immagino, in compagnia del tuo amico Potter.” Qualche lacrima rigò il volto di Sirius che scosse la testa e, dopo tanto tempo, sfogò il dolore che covava dentro di sé: “Credi che sia stato facile o felice cercare il dolce calore famigliare, che si può ricevere solamente dal proprio sangue, in mezzo a gente che, sì, ti è cara, ma che, comunque, ha una sua famiglia, dei suoi affetti forti e non potrà mai sostituire una madre, un padre o un fratello. Andarmene di casa è stata la decisione più amara della mia vita, è stato come strapparmi via una parte di me, mi sentivo come un albero privo di radici. Se solo avessi saputo! Se solo non fossi stato così chiuso e ostinato! Se solo vi avessi ascoltato di più! Se solo non fossi stato così testardo! Probabilmente non avrei sofferto così tanto.” Regulus, d’improvviso, comprese la tortura interiore del fratello, gli mise una mano sulla spalla e gli disse: “Come mi hai ricordato prima, coi se e coi ma, la storia non si fa. Non possiamo cambiare quello che è stato, ma puoi aggiustare il presente. Ora che ci siamo chiariti, io e te possiamo essere amici, meglio possiamo tornare a comportarci da fratelli che siamo, come facevamo ormai sette anni fa. E poi, per Natale, torna a casa da noi, chiarisciti con mamma e papà, tutto si aggiusterà, tutto sarà sereno e felice, ne sono certo! Mi raccomando, però, se lo farai, per una volta metti da parte l’orgoglio e non essere scontroso, o i nostri genitori non ti ascolteranno.” “Tranquillo, non commetterò quest’errore. Ma toglimi una curiosità, tu chi stavi aspettando? Io dovevo vedermi con nostra cugina Irma, però è già in ritardo di mezz’ora…” “Anch’io dovevo incontrarla! Sta a vedere che…” “Sì!” squillo la voce di Irma, uscendo dal nascondiglio da cui aveva osservato tutta la scena “Ho architettato io tutto questo, dovevo fare in modo che vi parlaste e chiariste.” Sirius e Regulus sorrisero, poi tutti e tre i Black, se ne andarono assieme verso la Sala Grande.
  
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