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Autore: SallyLannister    14/06/2015    1 recensioni
Carter era un uomo insensibile e a tratti crudele. Non si curava del prossimo nemmeno per attimo, quando però nella sua vita accadde l'impensabile. Diverse vicende si abbatterono su di lui, rendendo la sua vita diversa da come in realtà il giovane aveva sempre voluto.
Questa è la storia di tradimenti, inganni, menzogne, crimini e sì, anche d'amore.
___ Dal Testo ___
[...] Pianse in singhiozzi mentre il ragazzo la guardava senza la minima espressione sul volto. Aveva visto tante donne piangere, lei era una di loro, non aveva nulla di particolare.
Senza degnarla di uno sguardo la lasciò sul letto a piangere e infilandosi un paio di pantaloncini si diresse verso la finestra, arrampicandosi per ritrovarsi sulle scale antincendio del palazzo.
Dopo vari istanti i singhiozzi cessarono e la porta di casa sbatté.
Carter trasse un lungo e intenso sospiro, finalmente era finito tutto.
Genere: Drammatico, Erotico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Contesto generale/vago
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CAPITOLO 10
 
Dicembre era ormai alle porte e Carter aveva avuto un piccolo assaggio della sua vita di coppia. In quei giorni avevano appena finito di portare le cose nella loro nuova casa, quella che sarebbe stata la tortura di Carter probabilmente finché egli non avrebbe tirato le cuoia.

« Non credo che sarà poi tanto male. » Disse Aaron un giorno, mentre Carter si apprestava a chiudere la serranda dell’officina. Mai come quella sera avevano fatto notevolmente tardi e l’uomo non sentiva nessun bisogno e nessun dovere di tornare a casa da Kim.
Alle parole di Aaron, egli si girò dopo aver assicurato lo spesso catenaccio al pavimento e guardò il suo amico con una faccia che se solo avesse potuto, l’avrebbe fulminato. Come il solito, il giovane non si faceva intimorire da Carter e gli diede una sonora pacca sulla spalla.
« Secondo me esageri amico. Insomma, è una bella topina quella lì. E’ ricca, suo padre ti dà da mangiare. Che cosa vuoi di più dalla vita? » Continuò a dire, pensando di poter tirare su il morale all’uomo che mai come in quel periodo aveva lo sguardo funereo.
« Non voglio risponderti male. Quindi è il caso che la pianti Kerr. » Lo asserì Carter con il gelo nella voce, lo stesso gelo che aveva colto quelle due figure sul marciapiede di quella strada isolata di NY.
Aaron aprì la bocca per replicare, ma evidentemente pensò che forse non fosse il caso di discutere con il suo migliore amico. Egli sapeva quanto poteva essere cocciuto e caparbio e sapeva anche a cosa poteva andare incontro se lo avrebbe fatto adirare.
Nessuno dei due aveva osato proferire parola, dopo che era stato tirato fuori di prigione, sulla violenza che Carter aveva fatto su Jasmine. Carter sapeva che l’amico non condivideva – come avrebbe potuto farlo – e quindi entrambi sapevano che quello era un argomento tabù.
« Quando intendi sposare Alexis? » Domandò di getto, non che gli importasse particolarmente ma aveva notato come lei guardava con invidia Kim, quelle poche e rare volte che era riuscita a salire a casa di Carter per aiutarlo a smontare i bagagli e dare “un tocco di vita” a quella casa.
« Cosa? Sposarmi? Sposarla? » Intanto avevano cominciato a camminare, entrambi diretto verso la macchina di Aaron, che avrebbe dato un passaggio a Carter sino alla sua nuova dimora, dirigendosi poi al locale dove Lexi stava facendo il suo ultimo turno. « Adesso credo che stai un po’ esagerando. Insomma, la amo. » E a quella parola Carter fece una piccola smorfietta disgustata che però passo in osservata al suo migliore amico, che continuò quel discorso. « Sai non credo che lei voglia sposarsi. Non lo sa nemmeno lei. Poi credo di non essere pronto per questo. O forse sì… »
Carter ascoltò cercando per una volta di non infischiarsene e magari di comportarsi come un degno amico, cosa che Aaron aveva fatto in più di un’occasione con lui.
« Dormici su. Anzi, vai a casa e fatti una bella scopata. E’ ciò che serve anche a me ora. » Disse Carter con un tono severo nella voce e si fermò davanti all’auto di Aaron. « Non pensarci. E’ ancora presto. » Aggiunse rendendosi conto che non era il consiglio che il suo amico avrebbe voluto ricevere; evidentemente gli bastò perché Aaron sembrò pensarci e annuì con il capo.
« Dai sali, ci andiamo a fare una birretta e poi ti accompagno. »
« No, credo che mi farò quattro passi. Ci vediamo lunedì. »
Senza aspettare una risposta s’incamminò per la buia stradina, alzando la mano e facendo un cenno di saluto al suo amico che sicuramente lo stava guardando da lontano.
Restare da solo con se stesso era probabilmente ciò di cui aveva bisogno. Sentiva la necessità di sentire il rumore dei propri passi affondare in quella soffice neve che era caduta qualche giorno prima. Ripensò alla sua vita e com’era cambiata da sei mesi a quella parte. Ripensò per un attimo fugace a Kim, che era così ingenua e così stupida da credere che lui si sarebbe innamorato, ma era stata anche sicuramente furba, perché alla fine lei lo aveva incastrato a dovere.
Gli scappò una risata fra le labbra, che fece girare una coppia di ragazzini poco avanti a lui, che teneramente si tenevano per mano, ma non ci badò più di tanto. Continuò per la sua strada, soffermandosi di tanto in tanto a dare uno sguardo alle vetrine dei negozi che ancora non erano stati chiusi.
Passò davanti a un negozio che aveva in vetrina delle cose per bambini e si fermò per un momento a guardare all’interno. Il negozio era già chiuso, ma dalle luci in strada riusciva a scorgere in penombra un manichino senza testa, con indosso un ambito prémaman, con accanto una carrozzina a tre ruote.
Fece un sospiro e pensò a quanti soldi avrebbe dovuto spendere per quel marmocchio in arrivo.
Già, quel marmocchio era un maschietto. Non aveva pensato nemmeno al nome da dargli. Kim dal suo canto aveva così paura di chiedere a Carter del bambino, che nemmeno gli aveva confessato che aveva stilato una lista di nomi. Lui l’aveva trovata la sera prima, scorgendo la lista aveva notato un nome che vagamente poteva piacergli: Nathan. Era un nome carino, anche se dava l’aria da sfigatello bamboccio.
Se il marmocchio fosse stato fortunato, sarebbe nato uno sfigato invece che un essere crudele come suo padre.

« Hai trovato qualcosa d’interessante? » Una voce alle sue spalle lo dissuase dai suoi pensieri e dalla vetrina che stava guardando con tanta attenzione, notò una figura dietro di lui, con indosso uno spesso maglioncino di lana e un cappello fatto ai ferri, color rosso.
« Sto cominciando a proporre due ipotesi. »
« Sentiamo. »
« O t’interesso, o mi stai pedinando. Ovviamente entrambe sono legate e sono plausibili. » Enunciò Carter sfoderando il suo sorriso ammaliatore e si voltò verso Charlotte, che era alle sue spalle.
Quella ragazza era veramente uno schianto.
« Nessuna delle due. Diciamo che è la strada che faccio per tornare a casa e ti ho visto. Sei consapevole del fatto che ti sei incantato davanti a una vetrina per bambini? Hai un pargoletto a casa? » Domandò lei incuriosita, avanzando di qualche passo, disponendosi accanto a lui, in modo che anch’ella potette guardare nella vetrina e con un sorriso, si soffermò sugli abiti del manichino.
« Dopotutto non ti faccio così paura. L’ultima volta sei scappata a gambe levate. » Continuò lui avvicinandosi alla ragazza, in modo da mettersi di fronte a lei.
Lei lo guardò negli occhi, quei bellissimi occhi nocciola con una sfumatura chiara all’interno, ma soprattutto erano così luminosi, che Carter quasi si perse in quello sguardo.
« Ci ho pensato… »
« AH! Allora mi hai pensato. »
Lei rise e con fare scherzoso gli diede una leggera spintarella.
« Non mi capita tutti i giorni d’incontrare una persona che mi segue fin sotto casa per sapere come mi chiamo. Semplicemente ero curiosa di sapere il motivo. »
« Sei una bellissima ragazza, credo che il motivo era palese. » Aggiunse Carter e si avvicinò ancora a lei, quasi come se la volesse baciare. La ragazza rimase immobile davanti a lui, come a pensare alle parole che egli aveva appena detto, pensandoci se doveva crederci oppure no. Intanto che respirava delle nuvolette di vapore, si liberarono dalle sue labbra semiaperte che Carter in quel momento non smise di guardare.
« Non vorrai mica baciarmi. » Esordì lei, e lui notò che lo sguardo della ragazza si posò sulle proprie labbra e per un momento ne fu compiaciuto.
« Vorresti che lo facessi? » Domandò in tono del tutto ammaliatore. I baci erano fuori questione, per qualsiasi cosa, ma per portare avanti la sua scommessa e per darla vinta a Lexi, avrebbe fatto letteralmente di tutto. Il pensiero di Kim a casa che lo stava aspettando per la cena, non lo oltrepassò nemmeno per un secondo, semplicemente gli era indifferente. La ragazza lo colpiva molto, lei sapeva come stuzzicarlo e la cosa lo divertiva veramente tanto.
« In realtà no. Non ho baciato nessuno e tecnicamente non sarebbe un bel posto per un bacio. » Ella si strinse nelle spalle e le sue guance di colorarono di rosso, si vedeva che lei era visibilmente in imbarazzo.
Carter si chiede come fosse possibile e il pensiero che lo oltrepassò fu quello che la ragazza probabilmente fosse una sfigata. Lei pensò la stessa cosa, perché si affrettò ad aggiungere. « Non di recente. »
Carter scoppiò a ridere in faccia alla ragazza, poiché si era già fatto un’idea della giovane che però fece un passo indietro e si sistemò il cappello sulla testa, con aria imbarazzata.
« Dammi il tuo cellulare. »
« Come prego? »
« Dammi il tuo cellulare. » Ripeté la ragazza e distese il braccio, mostrando il palmo fasciato da uno spesso guanto di pelliccia.
L’uomo dubbioso prese il cellulare dalla tasca e lo posò sul palmo della ragazza. Lei lo guardò sorridendo e si sfilò il guanto e compose velocemente un numero, per poi porgerlo di nuovo a Carter.
« Fra due settimane devo partire. Starò fuori per una settimana. Vado in Europa. Se vuoi quando torno, possiamo incontrarci. Puoi scrivermi, ovviamente. »
Guardò il cellulare, ove lampeggiava sul display il numero della ragazza e sorrise soddisfatto, aveva fatto centro, perfino in quella figa di legno come lei. Sicuramente era una ragazza tosta, ma alla fine avrebbe fatto di lei, l’ennesima tacca sul muro.
« Ora devo andare. » Enunciò lei, e fece un passo, sorpassando Carter che nel frattempo si era messo il telefono in tasca. Lui osservò la camminata della ragazza che era leggera e quasi saltellante, proprio come quella di una bambina. « Oh, non so nemmeno come ti chiami. » Disse con voce alta la ragazza, poiché era già arrivata dall’altro lato della strada.
« Carter. »
« Bel nome. Buonanotte Carter! »



 
***
 
Fece piano ad inserire la chiave nella toppa, poiché erano già passate l’una di notte. Si era soffermato in un bar vicino casa e aveva fatto un po’ il cretino con la barista, ma la cosa era finita lì. Era sicuramente stanco e non sarebbe riuscito a farsi venire un’erezione nemmeno con una scatola intera di Viagra.
Con un gesto del tallone, si tolse entrambe le scarpe davanti all’ingresso, raccogliendole subito dopo per non lasciare disordine in casa, come se non bastassero già quegli scatoloni nel salotto che ancora non avevano avuto il tempo di mettere in ordine.
Percorse tutto il salotto, fino ad arrivare in stanza da letto, ove Kim lo stava aspettando per sua sorpresa sveglia.
« Sei tornato tardi anche stasera. » Disse lei con un tono leggermente timoroso, ma che voleva far sembrare di essere una donna che sapeva tenergli testa. Lui in tutta risposta gli fece un grugnito e cominciò a spogliarsi ai piedi del letto.
Lasciò che la spessa giacca imbottita gli sfilasse dalle spalle, percorrendo le braccia muscolose, fino a cadergli ai piedi. La stessa cosa con i pantaloni, dopo aver tolto la cinta, li fece cadere lungo le sue gambe, mostrandosi interamente nudo. Si voltò verso Kim che intanto lo guardava mordendosi un labbro. Egli non ci fece caso, non l’aveva toccata da quell’ultima volta a casa sua, dove lei era scappata via piangendo e non aveva intenzione di farlo in quel momento.
Si avvicinò alla sua parte del letto, dopo aver ignorato volutamente la ragazza che evidentemente lo stava attendendo per inaugurare la loro nuova casa ma Carter era stanco e per quanto fosse strano che lui rifiutasse del buon sesso, non si sentiva in vena. Quindi scostò le lenzuola e si ricoprì all’istante.
Nemmeno passati due minuti da quando si era coricato, che Kim si avvicinò a lui sotto le coperte, accarezzando con le sue mani sottili il suo bicipite, fino a salire lungo la sua spalla, mentre con un movimento sinuoso si avvicinò a lui disponendosi quasi sopra di lui, in modo che egli potesse notare che anch’ella era nuda.
« Che cosa stai facendo? »
« Voglio dare piacere al mio uomo. » Sussurrò lei in tono di sfida, lo stesso che aveva usato diversi mesi prima in officina dal padre, lo stesso tono che aveva messo nel sacco Carter. Purtroppo per lui e per il suo autocontrollo, non riuscì a non cedervi, proprio come mesi prima.
Non lasciò che lei lo dicesse due volte e con un gesto veloce, la spinse dall’altra parte del letto e per quanto quella pancia gli permettesse, si dispose sopra di lei, premendo la sua erezione sul basso ventre della ragazza. Lei soffocò un gemito e lui ne provò così piacere, che la sua erezione crebbe ancora un po’.
Desideroso di possederla in quel momento; fece scivolare il palmo della mano lungo la linea del fianco della ragazza, sfiorando con la punta delle dita poi il suo capezzolo, prima di stringerlo fra il pollice e l’indice e tirarlo con decisione verso se stesso. La ragazza s’inarcò sotto le sue attenzioni e lui procedette a baciarle il collo, fino a scendere nello spazio che divideva entrambi i seni, lasciando in un secondo momento una linea immaginaria di morsi, lungo tutta l’aureola del seno destro della ragazza, prima di chiudere il suo capezzolo fra le labbra e succhiarlo con avidità e desiderio. Fece la stessa cosa con l’altro seno della ragazza, beandosi di quei suoi ansimi di piacere, che in quel momento riempivano la stanza.
In quel momento desiderò sentirla urlare, voleva le sue urla di piacere, così si distaccò dal seno della ragazza, giungendo verso la sua intimità, dopo averle divaricato le gambe.
Si liberò da quelle lenzuola fin troppo scomode per entrambi e lentamente si dedicò a darle piacere, inabissando la testa fra le gambe della ragazza.
La sua intimità era turgida e poteva già vederla contrarsi, prima ancora che la lingua giungesse sulla parte superiore, risucchiando fra le labbra la clitoride della ragazza e a succhiarla. Lei cominciò a contorcersi dal piacere, mentre con una mano afferrò i capelli di Carter, tirandoli dal piacere che egli le stava dando.
Si era dimenticato che buon sapore avesse e com’erano intensi i suoi gemiti e i suoi ansimi, che si facevano via via sempre più frequenti.
Con la lingua disegnò dei cerchi tutto intorno alla sua clitoride, che morse anche svariate volte, la giusta intensità da farla gemere e tirare le lenzuola sotto di lei, poteva sentire quasi le sue urla soffocate. Avvicinò le dita e lentamente prese a penetrarla, era abbastanza bagnata senza che ci fu bisogno per lui di leccarle, così con dei movimenti lenti e studiati, cominciò a far scorrere le sue dita dentro e fuori dalla sua intimità, liberando infine quelle urla che egli aveva tanto agognato.
Immediatamente la lasciò in quello stato e stendendosi da una parte del letto la condusse sopra di sé, affinché potesse avere un’ampia visione del suo corpo mozzafiato, anche con quella sporgenza che rovinava un po’ l’atmosfera, ma cercò di non pensarci più di tanto e godersi quella scopata liberatoria.
La ragazza si sedette sulla sua erezione e cominciò quei movimenti dapprima lenti e poi sempre più veloci, mentre il viso di Carter era assuefatto dal piacere. Chiuse gli occhi e per un attimo s’immagino Charlotte sopra di lui a muoversi in quel modo, e a quel pensiero gli venne una foga che non si era mai trovato a provare.
Quella sera fece sesso con Kim tre volte e tutte e tre le volte, il suo pensiero era rivolto a quella ragazza con il cappellino di lana.





Ho fatto questo decimo capitolo con un anno di ritardo. Sono veramente pessima! Tra alti e bassi, università e poca ispirazione, non mi veniva mai niente di decente ma questa volta ci sono riuscita – anche se non credo che sia buono come i precedenti -.
Beh, come sempre spero che vi sia piaciuto e come sempre v’invito a lasciarmi qualche parere, mi farebbe tanto piacere.
Ah una domanda: con chi vedete bene Carter? Con Kim o con Charlotte?
Ci saranno dei colpi di scena, però non voglio anticipare nulla.
Come sempre vi ringrazio e vi mando un abbraccio.

- Sally.
   
 
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