Fanfic su attori > Altri attori/telefilm
Segui la storia  |       
Autore: Tresor    14/06/2015    1 recensioni
[Coppia Daniel Feuerriegel/Pana Hema Taylor]
Com’è cominciata quella strana telefonata?
Un nome sul display dello smartphone.
Quattro lettere.
Un nome semplice eppure insolito.
Un saluto altrettanto semplice…
Genere: Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

Capitolo 11

 

 

Seguire il suo sguardo... affamato e arrossire è un tutt’uno al tempo stesso imbarazzato ed eccitato.

Il pensiero, traditore, corre di propria volontà, senza alcuna autorizzazione da parte sua, a immagini e sensazioni ancora vivide sulla propria pelle.

E il cuore gli fa un balzo in avanti in mezzo al petto insieme ad un’altra parte del suo corpo, che chiamata in causa, inizia a pulsare e ad agitarsi come a testimoniare la propria presenza.

Sente di arrossire ancora di più, incapace di controllare l’incipiente erezione che gli si sta gonfiando tra le gambe, a malapena celata dalla stoffa leggera del pigiama.

Rilascia un respiro a metà, immediatamente boicottato tra la gola e le labbra riarse da un’improvvisa e furiosa sete.

Ma non ha il tempo di pensare di nascondersi, fuggire o tentare qualunque altro gesto per sottrarsi a quegli occhi che lo stanno adorando (?) luminosi di desiderio... per lui(?).

Daniel si dà una spinta con i fianchi e ritorna eretto, in un unico fluido movimento cancella la piccola distanza che lo divide da lui e.... gli sottrae la tazza colma di caffè, sfiorandogli appena le dita contratte intorno alla ceramica bollente.

-          Questo è caffè italiano, non va bevuto in tazzone così grandi. – Gli dice.

Hema potrebbe giurare di aver trattenuto del tutto il fiato mentre il suono roco, dolce, vellutato della sua voce per un istante gli ha riscaldato l’orecchio.

Un attimo che si interrompe troppo in fretta, lasciandogli uno strano languore alla bocca dello stomaco.

Gira su se stesso mente lo guarda posare le tazze sul ripiano.

Daniel apre il frigo, prende la bottiglia del latte, richiude la porta.

Dopo di che estrae un contenitore dal fianco della macchina del caffè, lo riempie con il liquido bianco e lo inserisce sotto il beccuccio del vapore.

Armeggia qualche istante con alcune manopole e un sibilo inizia a gorgogliare, agitando e riscaldando il latte.

-          Ti piace ancora il cappuccino? –

Hema intanto lo ha affiancato, rapito dall’ennesima sensazione familiare di una scena già vista.

Riesce a cogliere la domanda che l’uomo gli pone solo per un soffio.

Tutto quel che sa fare è annuire, gli occhi incollati sui suoi gesti sicuri, incapace di sollevare la testa e guardarlo.

-          Mi preparavi sempre il cappuccino a colazione quando eravamo sul set. – Mormora rapito, mentre una stretta di nostalgia gli avviluppa improvvisamente il cuore.

-          Lo preparavo a tutti. – Si schernisce Daniel con una scrollata di spalle, quasi voglia fingere una noncuranza che in realtà non sente affatto.

E sembra farlo per smussare la confusione che gli giunge dal corpo inquieto accanto a sé.

Il latte gonfio e spumoso raggiunge l’orlo del contenitore, spegne la macchina e prepara un’altra tazza, più bassa e larga, presa da quelle impilate sul ripiano.

Vi dosa la quantità utile di caffè e poi il latte, facendolo cadere con un gesto preciso della mano, riempiendola fino all’orlo.

Poi apre un cassetto alla sua sinistra, recupera una sorta di lungo stuzzicadenti e lo utilizza a mo’ di matita per disegnare qualcosa sulla spuma bianca e marrone.

Un cuore e una specie di foglia stilizzata che lo avvolge.

Oddio, disgustosamente romantico!!

 

Le iridi di Hema si sgranano.

-          Però lo decoravi soltanto a me! – Rammenta mentre un brivido gli corre lungo la spina dorsale.

Una consapevolezza racchiusa da qualche parte tra i suoi ricordi di quel periodo, si fa largo, sgomitando d’un tratto chiassosa e prepotente, come se fosse sempre stata là senza che sia mai riuscito a farne un collegamento che adesso gli sembra anche troppo ovvio.

Trova finalmente il coraggio di sollevare lo sguardo quel tanto per incontrare la giada brillante che continua ad avvolgerlo con un affetto che non si cura affatto di celare.

Daniel accentua quel suo sorriso bellissimo che ogni volta gli illumina tutto il volto, e Hema si rende conto che ė come un assenso alla sua affermazione.

Rabbrividisce e trema nel bozzolo di calore in cui si sente avvolto.

Ancora un singulto spezzato gli sfugge dalle labbra dischiuse.

-          Ogni mattina disegnavi una cosa diversa! –

-          Ridevi sempre usando riconoscevi quello che avevo disegnato. –

-          Eri così bravo... –

-          Ho avuto un ottimo maestro in un amico di famiglia.... Tieni! –

Gli porge la tazza e il ragazzo la prende istintivamente con entrambe le mani, curandosi di non toccarlo.

Il calore e il profumo lo raggiungono immediatamente, soffondendogli una singolare sensazione di conforto dritta al cuore.

-          Lo zucchero. –

-          Cosa? –

-          Devi zuccherarlo. – Ribadisce mettendogli sotto il naso la zuccheriera.

Il ragazzo la fissa quasi come se non sapesse cosa sia.

Per fortuna si riprende in tempo prima di mettere ancora più in evidenza quanto possa essere stupido certe volte.

Versa due cucchiaini nella spuma del cappuccino e il disegno subito si confonde e si spezza.

Ci rimane quasi male.

-          Bevi piano, è bollente! – Lo avvisa Daniel.

Fa un passo indietro come a volergli lasciare un po’ di spazio, e si mette a preparare un altro cappuccino per sé.

Hema beve a piccoli, cauti sorsi il proprio.

Ma non distoglie gli occhi dai suoi gesti sicuri.

E’ così… fottutamente sexy!

Oddio, lo sta pensando!

Di un uomo.

E lo sta pensando anche un’altra parte del suo corpo.

Cristo, non è possibile!!!

 

Il respiro gli si blocca in gola e anche il cuore gli si ferma nell’attesa.

Di cosa non osa pensarlo, Hema.

Vorrebbe…

Oh Dio, vorrebbe cancellare quei pochi, troppi centimetri che lo dividono da lui che, negligentemente, quasi noncurante, se ne sta poggiato al tavolo a guardarlo mentre beve il suo cappuccino.

Far scivolare le braccia sulle sue spalle, dietro il collo.

Premersi contro di lui e tirarlo verso di sé per fargli capire quanto lo sta facendo diventare pazzo.

Per spiegargli che sta bruciando di nuovo e con più virulenza dalla voglia di sentirselo addosso.

Di avere le sue mani che lo toccano.

E lo cercano.

E lo sfiorano in quei posti di cui non ha mai sospettato l’esistenza prima, e che lo fanno rabbrividire di desiderio e di piacere come non mai!

Perché a parole non ne è capace.

Perché non potrebbe confessarglielo.

Mai.

Non gli è stato insegnato.

Un uomo non le dice certe cose.

Meno che mai a un altro uomo.

 

D’un tratto ogni suo scrupolo viene spazzato via quando si ritrova proprio là dove sta fantasticando da attimi interminabili di essere: catturato e avvolto tra quelle braccia prepotenti e morbide.

E’ talmente frastornato che non si è nemmeno reso conto di quando Daniel lo ha afferrato per un fianco e lo ha spinto gentile contro di sé, togliendogli la tazza semivuota dalle mani.

Se ne rende conto soltanto nell’istante in cui prende coscienza che il suo bacino, i muscoli dell’addome e il proprio torace aderiscono a quelle del compagno.

Quando il tepore e il profumo della sua pelle lo avviluppano come un secondo abbraccio, mandando in tilt le poche briciole di autocontrollo che ancora tenta disperatamente di trattenere per non perdere la propria sanità mentale.

La tensione scaturita dall’istintiva, quanto fulminea opposizione a quel gesto di possesso, scema in un momento, e si ritrova a sgonfiarsi come un palloncino.

Si lascia andare piano, con una cautela immotivata che è solo figlia della strana, inedita situazione in cui si trova.

Ma si lascia andare.

Perché è quello che vuole.

La mente recalcitrante ad ammetterlo subito.

Il corpo, sfacciato e impudente, che agisce e reagisce a dispetto di tutto.

Sordo a ogni buonsenso.

Schiavo soltanto del proprio istinto e delle proprie esigenze.

 

Daniel sembra percepire ognuna delle sue sensazioni.

Impensabile e quasi incredibile.

Ma pare che riesca a cogliere ognuna delle sue sfumature.

Perché non lo forza.

Aspetta.

Lo tiene avvinto a sé, eppure senza pretendere nulla che lui non voglia concedergli con un po’ di tempo a disposizione.

Lo fissa con quegli occhi dal colore incredibile, e gli sorride.

Gli sorride e aspetta.

 Che sia lui di propria volontà a offrirgli ciò che vuole.

Non deve spingerlo.

Non può costringerlo come il proprio desiderio gli suggerirebbe se solo lo lasciasse prendere il sopravvento.

Lo sa che se soltanto fosse appena solo un poco più aggressivo, Hema si spaventerebbe e cercherebbe di respingerlo per scappare via.

E’ sempre, ancora, sull’orlo di un precipizio.

Quasi lo vede, in bilico tra il lasciarsi andare e il fuggire orripilato da quel che sta accadendo.

Non lo può biasimare.

Egli stesso è disorientato, non lo nega a se stesso, malgrado stia provando a fingere una spontaneità inedita.

E non sa se Hema riesce a intuire il suo stato d’animo così come lui capisce il suo.

E’ insolito, si.

Ma sta accadendo.

E sta accadendo a lui.

E non gli è mai successo di provare tutta quell’empatia per qualcuno da cui è attratto.

La cosa lo sconvolge e lo rende felice al tempo stesso.

Gli piace.

Gli piace talmente tanto sentirsi così vicino a quella piccola, spaventata creatura, spavalda e fragile.

L’istinto lo spinge a volerlo proteggere.

La ragione lo frena e gli impone un controllo difficile.

Non vuole intimidirlo.

O allontanarlo.

O provocare la sua suscettibilità.

Gli sembra di dover camminare sulle famigerate uova.

 

Lo sente esalare un piccolo, tremulo respiro tra le labbra schiuse e si strappa ai propri pensieri per concentrarsi di nuovo su di lui.

Hema solleva le mani sulle sue spalle, con il dorso sfiora i lati del collo, sale su a disegnare il profilo delle guance, ispide del primo velo di barba del mattino.

Rabbrividisce a quel contatto perché lo stomaco gli si contorce, spandendogli uno spasmo a fior di pelle.

Giunge ai confini delle belle labbra che, irriverenti, ancora sono incurvate in quel sorriso un po’ sornione, un po’ allusivo di oscure, deliziose promesse.

Si spinge tutto contro di esse come richiamato irresistibilmente da un bisogno impellente.

Vi posa le proprie, riarse e affamate.

Le posa soltanto.

E subito il tepore dolce del fiato di Daniel lo coglie.

Gli invade la bocca, riportandogli alla mente i ricordi e le sensazioni, vividi e recenti, dei mille baci che ha ricevuto e che ha accolto.

A cui si è aperto dapprima con l’incertezza dell’ignoto, e che si è trasformata presto in eccitazione, voglia di divorare, assaggiare, succhiare, assorbire.

Dio, si sente piegare le ginocchia al solo pensarci!

Daniel sospinge un poco il capo, invitandolo a concretizzare il contatto tra loro.

E al tempo stesso gli offre l’opportunità di sottrarsi in qualunque momento, semmai volesse tirarsi indietro.

Semmai all’ultimo momento non se la sentisse.

Ma Hema non ha nessuna intenzione di farlo.

Beve il suo respiro, serra le mani intorno al suo volto e schiude le labbra, offrendoglisi senza alcuna riserva.

Sta bruciando di nuovo, ed è una sensazione che ormai sa riconoscere perfettamente e a cui dalla notte prima non sa e non vuole più sottrarsi.

Daniel risponde al suo invito e lo stringe a sé un po’ di più.

Lo sfiora con una carezza delicata, lenta.

Con la punta della lingua gli ridisegna il contorno delle labbra, si sospinge nella sua bocca calda e umida, lo assaggia e lo esplora.

Finalmente!

In risposta Hema gli allaccia le braccia intorno al collo e gli aderisce addosso sollevandosi sulle punte dei piedi.

Si perde in quel bacio al sapore di caffelatte e di lui, mentre lo rincorre, lo imita, indulge e si rituffa ansioso.

Non c’è spazio tra i loro corpi.

Né aria.

Il fiato si accorcia e si spezza.

C’è tanto calore e vertigini e cuori che battono.

Per un momento l’esigenza di respirare li costringe a staccarsi.

Ma solo di pochi millimetri.

La fronte dell’uno premuta contro quella dell’altro, si respirano e si guardano.

Daniel sposta i fianchi, flette un po’ le ginocchia per abbassarsi, e manda la propria erezione pulsante a strofinarsi contro quella altrettanto evidente di lui sotto la leggera stoffa del pigiama.

Il ragazzo sussulta, rimanendo senza fiato.

Si immobilizza per un istante, il dolore del contatto che gli fiacca le gambe.

Poi vi si sospinge alla ricerca di maggiore frizione.

A momenti si sente esplodere il petto e lo stomaco per il piacere che ne riceve.

E non sembra essere diverso per il compagno, che emette un sibilo tra i denti d’un tratto serrati.

Daniel fa scorrere le proprie mani lungo la sua schiena, infila le dita nell’orlo del pantaloni, appena stretti dalla coulisse, legata sul davanti.

Raggiunge il suo sedere senza incontrare alcun ostacolo, realizzando che sotto è nudo.

E’ una consapevolezza talmente violenta da farlo vacillare.

Si tuffa ancora sulla sua bocca, imprigionandola in un nuovo, avido bacio, e al tempo stesso cerca di spingere giù il pigiama che lo divide dalla sua pelle bollente.

Il ragazzo singhiozza.

Libera un braccio e va a strattonare il laccetto che impedisce al tessuto di scivolargli via dal corpo.

Armeggia alla cieca senza riuscire a sciogliere il nodo.

Si stizzisce e mugola qualcosa di incomprensibile, forse un’imprecazione.

-          Aspetta! – Gli va incontro Daniel.

Mette un poco di spazio tra loro e libera le proprie mani.

Con il respiro corto guarda giù e afferra la coulisse, districando il maledetto nodo, che alla fine si allenta.

-          Daniel, ti prego! –

L’implorazione è disperata, urgente.

Gli mette le mani sui fianchi e spinge giù la stoffa, liberando la carne bollente e inturgidita del suo membro.

Hema fa lo stesso con i suoi pantaloni con un gesto convulso e un po’ maldestro, mandando il tessuto a sfregare contro la punta congestionata del suo pene.

L’uomo si lascia sfuggire un’imprecazione.

Con una mano lo afferra dietro il collo e gli richiude la bocca con un bacio quasi violento, sicuramente affamato, gli graffia la lingua coi denti, gliela imprigiona e la succhia vorace, mentre con l’altra cattura in un’unica morsa entrambe le erezioni.

Hema grida nella sua bocca il piacere furioso che gli parte come una scarica elettrica dai fianchi, irradiandosi su per la spina dorsale.

Cerca di sottrarsi, inutilmente, intrappolato dalla presa sul collo.

Istintivamente si oppone e si avvinghia a lui con le braccia, affondandogli le unghie nella schiena.

Comincia a muovere il bacino in sincrono con il movimento della mano di Daniel.

Sente le sue dita che sfregano la pelle sensibile, strizzano insieme le punte violacee e imperlate, che vanno su e giù.

Non resisterà a lungo se va avanti così.

Non ce la faccio!

Non ce la faccio!!

Si ripete come un mantra, e tutto ciò che esce dalla sua bocca gonfia sono sospiri disperati e accenni di parole incomprensibili e rotte.

 

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Altri attori/telefilm / Vai alla pagina dell'autore: Tresor