Serie TV > Sherlock (BBC)
Segui la storia  |       
Autore: Clockwise    22/06/2015    2 recensioni
Chiacchierate dall'altro mondo, lettere, messaggi di ogni tipo. Comunicare, a volte, è difficile. Sopratutto quando si ha qualcosa di importante da dire.
Sherlock? Sherlock, stacca un attimo quel tuo mirabolante cervello ed ascoltami, solo per un istante.
[...]
È inutile cercare di lenire il dolore con false carezze, blande giustificazioni: renderanno la consapevolezza solo più grave. Per questo sono qui. Mettere a nudo tutti i miei peccati e le mie ombre, presentarti i miei mostri sotto il letto e sperare nella salvezza, nel tuo perdono, per l'ennesima volta.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Slash | Personaggi: John Watson, Mary Morstan, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Fra le righe'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Between the bars
 

Too much love will kill you
It'll make your life a lie
Yes, too much love will kill you
And you won't understand why
You'd give your life, you'd sell your soul
But here it comes again
Too much love will kill you
In the end.
Queen, Too Much Love Will Kill You



(Ok. Il laptop è acceso, sono pronto.
Mh, no, ci vuole del tè, prima. Assolutamente. Il tè è una priorità.)

(Ok. Ora posso farcela.
Dovrei controllare Amanda.)

(Si era svegliata. Ora sta giocando con i pupazzi qui sul tappeto. Forse Mrs Hudson ha bisogno di aiuto per mandare fuori la spazzatura...
No, basta. Sto tergiversando.
Iniziamo.)

The personal blog of Dr. John H. Watson

Log in

New Post



(Ok. Inspira. Espira. Possiamo farcela.)





L'ultimo post di questo blog risale a quasi due anni fa, e l'aveva scritto Sherlock, il giorno del mio matrimonio. Dopo, dire che le cose sono precipitate sarebbe usare un eufemismo.

Mia moglie si è rivelata non essere la dolce e divertente infermiera che credevo, quanto piuttosto un'agente segreto “in pensione”, collaboratrice, in passato, tanto della CIA quanto di Jim Moriarty. Un cecchino dalla mira infallibile, per di più. Pensate, aveva sparato a Sherlock centrandolo appena sotto il polmone sinistro, il punto perfetto tra la morte sicura e una probabile guarigione. Ovviamente, aveva mirato a quel preciso punto, perché non voleva certo uccidere il migliore amico di suo marito; ferire gravemente poteva bastare per sfuggire dalla spiacevole situazione in cui ci eravamo venuti a trovare (lei con una pistola alla testa di Magnussen, io e Sherlock appena infiltrati nel suo ufficio).
La conseguenza di questo sono state diverse settimane di separazione – il mio vecchio letto a Baker Street non era stato toccato da nessuno fuorché la polvere (ho il vago sospetto che ci abbia dormito anche Sherlock, c'era un odore diverso sulle lenzuola, ma è solo un sospetto) – fino a che Sherlock non ci ha praticamente costretti a tornare insieme – Natale tutti insieme a casa Holmes, testimoni della perfetta armonia domestica dei genitori di Sherlock, un tocco di classe.
L'ho perdonata, certo che l'ho fatto.
Ero felice con Mary, davvero. Nonostante non sapessi il suo vero nome, né chi veramente fosse stata prima di conoscere me, non mi importava, ed ero felice. La donna (agente segreto, spia, assassina, quello che volete) di un tempo era stata sostituita da Mary Watson, ed era di lei che ero innamorato. Quindi andava bene.
Ma a quanto pare qualcuno non era d'accordo.

Chi di voi era stato al mio matrimonio forse si ricorderà dell'inquietante fidanzato di Molly – la copia brutta di Sherlock; quello del “pugnale di carne”, per essere precisi, Tom Baker. Io e Sherlock lo abbiamo incontrato di nuovo, mesi dopo, in una bizzarra rappresentazione di Re Lear (con la partecipazione di circa metà dei senzatetto di Londra, Irene Adler rediviva e un consumato attore famoso di cui non avevo mai sentito parlare che hanno tentato di avvelenare sul palco. Oh, e mia moglie è volontariamente andata in shock anafilattico mangiando noccioline, a cui è


(Dio.)

era allergica, perché gliel'aveva chiesto Sherlock “per il bene del caso”. Ordinaria amministrazione. Allora.)
In ogni caso, Tom Baker interpretava Edgar/Tom il matto. E direi che il ruolo gli calzava a pennello.
Tom era, in realtà, il figlio illegittimo di Lord Sebastian Moran, braccio destro di Moriarty. Sherlock l'aveva ucciso, dopo aver finto il suicidio, ma non sapeva nulla del figlio. Il quale si era avvicinato a Molly – povera Molly, sembra assurdo – perché supponeva che lei conoscesse il nascondiglio di Sherlock. Ha rotto con lei quando i suoi fini sono diventati altri. Per la precisione: riportare in vita la rete di Moriarty e vendicarsi di Mary.
Ammirava e amava tanto quello psicopatico, da volerlo in qualche modo resuscitare. Come? Mettendo Sherlock a centro della scacchiera. Chi se non la mente più brillante del secolo, logicamente?
Per quanto riguarda Mary, la sua vendetta era strettamente personale. Lei, infatti, aveva avuto una relazione con Moran e Moran aveva dedicato molte più attenzioni a lei che al figlio, all'epoca solo un ragazzino “di troppo”.
Mi faceva pena, se non fosse che era più psicopatico di Moriarty e che ha causato la


(Dio.)

morte di mia moglie.

E, fra l'altro, ho scoperto anche che Mary non era venuta da me, la prima volta, spinta da curiosità o interesse per il dottore di mezza età a cui aveva sorriso in corridoio, no: era venuta a lavorare alla mia clinica e si era avvicinata a me perché un suo vecchio collega – e collega di Moriarty, ma Mary, a quanto ho capito, era una specie di freelance – le aveva chiesto di scoprire quanto poteva su Sherlock Holmes, se veramente era morto, dove si nascondeva e così via. E chi meglio del suo vulnerabile migliore amico in lutto? E io ci sono cascato con tutte le scarpe, come al solito.


(Altro tè. Corretto, magari.)

Io e Sherlock l'abbiamo scoperto appena prima che morisse, non sono mai riuscito a parlarne con lei.
Per diverso tempo non sono neanche riuscito a guardare in faccia Amanda, nostra figlia, senza provare un giramento di testa e un principio di nausea. Le assomiglia così tanto. Non solo fisicamente, anche perché è ancora molto piccola, ma è vivace, sveglia e curiosa, esattamente come Mary. E ha il suo nome.
Mary me lo aveva rivelato pochi giorni prima di


(Respiro.)

andarsene. Sherlock era corso via ad indagare su chissà cosa all'improvviso, piantando in asso tutti e tre a Baker Street. Le iniziali di Mary erano A.G.R.A., me le aveva rivelate dopo aver sparato a Sherlock. E mi ha detto, così, all'improvviso, che Amanda portava il suo nome, che le dispiaceva di non avermelo detto prima, ma che per lei era importante. Ricordo di essermi arrabbiato, un po', ma non gliel'ho detto, ho fatto finta che non fosse un problema. Forse voleva essere un bel gesto, le sue intenzioni non erano sicuramente malvagie, ma mi ha ferito.
Amanda è colei che deve essere amata e porta il nome della persona a cui avevo giurato amore eterno senza veramente conoscere neanche il suo nome.

Mi sembra che tutta la mia vita sia stata un susseguirsi di eventi e di persone che mi hanno trascinato nei loro uragani senza che io potessi farci nulla. È stato così dopo l'Afghanistan, dopo Sherlock, è così dopo Mary. E sono davvero stanco.

Sto migliorando, però. Quando sono tornato dal cimitero, l'altro giorno, ero molto più tranquillo del solito. Suppongo che odiare non porti a nulla. Anzi. Ho amato Mary, profondamente, e, per il bene di Amanda, devo ricordare cosa ho amato di lei, dimenticando le brutte avventure, dimenticando il rancore. Racconterò, ad Amanda, della bella infermiera bionda che mi sorrideva in corridoio; lascerò l'agente segreto a quando sarà molto più grande, e potrà capire – e io potrò capire con lei. Perché l'ho amata.


(Il maledetto tè è finito.)

Ma se non fosse stato per Sherlock, non so davvero che fine avremmo fatto, io e Amanda.
Sherlock, che ci ha accolto a Baker Street senza dire una parola, ha organizzato il funerale al posto mio, ha evitato di mostrarmi i messaggi di condoglianze inappropriati e ha allontanato le persone che non volevo vedere (ovviamente, senza chiedere nulla, lui sa prima che io abbia anche solo formulato il pensiero); Sherlock, che si è occupato di Amanda, portandola al primo posto, a discapito di sé stesso e dei suoi casi, delle sue occupazioni; Sherlock, che poi si è occupato anche di me, mi ha dato una mano a venire fuori da tutto quanto. Senza Sherlock, Amanda probabilmente non avrebbe mai sentito di avere un padre.
E ora, non sarebbe sbagliato dire che ne ha due. Glielo devo, per tutto quello che ha fatto per noi. Ed è inevitabile, gli si legge negli occhi quanto le voglia bene, ed è una visione che scalda il cuore.
E poi quei due sono inseparabili. E molto simili, anche. Iperattivi, incredibilmente curiosi, dai ritmi allucinanti e con una spiccata passione per tutto ciò che non possono fare. Devo solo fare in modo che Amanda non diventi anche capricciosa e volubile come Sherlock (che sa essere molto più infantile di lei).

Sono così simili. È inevitabile anche che io li ami entrambi più di quanto non riesca ad ammettere, giusto? Più di quanto non riesca a dimostrare, anche, a dire. A capire. Li guardo, e dimentico qualunque altra cosa – Mary, il latte che manca, qualunque sciocca preoccupazione mi passi per la testa: guardo loro due e sorrido, senza pensarci.
Sherlock ha ragione, sono un terribile romanziere: non riesco a scrivere due parole sui miei sentimenti senza farmi venire il mal di testa. (Non è lui quello che ha problemi con queste cose.) Forse, ho troppa paura di scoprire cosa provo davvero: ultimamente, la verità si è rivelata un fardello pesante, che avrei preferito ignorare. Ma tanto Sherlock non leggerà mai queste righe, quindi tanto vale scriverlo.

Ti devo tutto, Sherlock, senza mezzi termini. Non so chi tu sia per me – è sempre stato difficile stabilirlo, per noi due: sicuramente, la persona più importante sulla terra, la mia àncora, la mia medicina. La mia casa.
Vorrei, credimi, vorrei davvero... provare di nuovo quello che provavo un tempo ed avere più coraggio e meno ritegno, essere in grado di esplorare quel sentimento inespresso, mai nato. Ma è tutto così complicato, adesso.
Ho bisogno di te, più di quanto voglia ammettere. Ma tutto quello che posso darti è questo misero spaventapasseri bucherellato. Forse, in mezzo alla paglia, è rimasta qualche goccia d'amore; se la vuoi, è tua.
Non credo che riuscirò mai a


«John?»

(Porca puttana. È lui. Non l'ho sentito arrivare. Spegniti, spegniti...)

«Sherlock! Come mai così presto?»

(Non convinco nessuno, tanto per cambiare. È sospettoso.)

«Molly mi ha cacciato via, aveva un appuntamento. Con Lestrade, ti pare vero? Buonasera, Amanda, non sei ancora a letto?John, perché non è ancora a letto? È il tuo blog, quello?»
«Cos-? Oh, hem, s-sì, stavo giusto...»

(Spegniti, spegniti... Porca troia, ho pubblicato per sbaglio. Merda...)

«Eh... C'è un problema con... il Wi-Fi credo, non prende bene...»

(Sto sudando freddo. Per l'amor del cielo...
Sta prendendo il suo portatile. Non voglio vedere la sua faccia, è troppo. Prendo in braccio Amanda.)

«In ogni caso, non importa. Allora i-io, noi, hum, andiamo. B-buonanotte.»

Sherlock mugugnò una risposta e corrugò le sopracciglia, entrando nel profilo di John senza tanti problemi (come si fa ad avere una password ridicola come “blacktwosugars”?). C'era un nuovo post, che non aveva ricevuto ancora nessuna lettura – per fortuna, era stato chiaramente pubblicato per sbaglio.
Si accigliò ancora di più, scorrendolo rapidamente, senza soffermarsi troppo a leggere, il cuore che accelerava, impietoso, e doleva, sanguinante.
Lo cancellò velocemente, prima che altri potessero conoscere il cuore oscuro e tormentato di John Watson; quello doveva essere un suo esclusivo fardello e privilegio.
 








Il blog di John è una lettura... interessante (*detto con la voce sexy e ombrosa di Sherlock*). E l'ultimo post è semplicemente fantastico (e davvero c'è gente a questo mondo che si mette a scrivere blog del genere, con i post, i commenti e tutto...)
Buooonasera!
Between the Bars è una bellissima canzone di Elliott Smith; i Queen sono risultati sorprendentemente azzeccati, casualmente.
Penultimo capitolo, ladies and gents. Grazie di cuore se siete arrivati fin qui, grazie ancora a chi recensisce/segue/preferisce ecc <3
Adieu, e che Moriarty sia con voi (meglio con voi che contro di voi, suppongo).
-Clock

 

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: Clockwise