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Autore: Clockwise    16/06/2015    4 recensioni
Chiacchierate dall'altro mondo, lettere, messaggi di ogni tipo. Comunicare, a volte, è difficile. Sopratutto quando si ha qualcosa di importante da dire.
Sherlock? Sherlock, stacca un attimo quel tuo mirabolante cervello ed ascoltami, solo per un istante.
[...]
È inutile cercare di lenire il dolore con false carezze, blande giustificazioni: renderanno la consapevolezza solo più grave. Per questo sono qui. Mettere a nudo tutti i miei peccati e le mie ombre, presentarti i miei mostri sotto il letto e sperare nella salvezza, nel tuo perdono, per l'ennesima volta.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Slash | Personaggi: John Watson, Mary Morstan, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Fra le righe'
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King's Cross

 
To look life in the face. Always to look life in the face and to know it for what it is. At last to know it. To love it for what it is, and then, to put it away.
Virginia Woolf
 
Siamo arrivati?
Onestamente, me l'aspettavo diverso. C'è troppa nebbia per essere l'Inferno.
Ma forse non è l'Inferno, forse non esiste.
E allora cos'è?
Oh, mi sento tanto Harry Potter. Certo, però, un Silente potevano pure mettercelo. O un angioletto, un cartello stradale, qualcosa.
C'è una cabina telefonica, o sbaglio? Sì, sì, è una cabina. Non è blu, però. Peccato. E puzza di cane come le cabine vere, purtroppo. Uffa.
Pronto? Pronto-o? In diretta dall'anticamera dell'Aldilà, qui per voi, la sola e unica...
Mary Morstan. Così mi conoscono quelli che mi amano, ma non è questo il mio nome.
E allora qual'è?
Non me lo ricordo, non ha importanza.
Credo di capire a cosa serva questa cabina. Mi domando se funzioni. Proviamo. Devo avere qualche spicciolo in tasca...
Squilla.
Oddio.
Non è facile. C'è così tanto da dire, è un'opportunità preziosa, ho paura di lasciarmela sfuggire...
Ecco.

John.
Ciao. In questo momento probabilmente mi stai sognando, o piangendo per me, o hai stabilito un qualche tipo di contatto. E io sono qui.
Ho così tante cose da dirti, John, ma dovrò limitarmi all'essenziale.
Prima di tutto, mi dispiace. Non di essere morta – da una parte me l'aspettavo, e dall'altra non riesco proprio ad immaginarci come due vecchietti bonari e attempati (saremmo finiti a litigare ogni due per tre e ci saremmo inaciditi e avvizziti come limoni).
Mi dispiace di averti lasciato solo con Amanda. Povero tesoro... So cosa vuol dire crescere senza una madre, e mi spezza il cuore – metaforicamente parlando – sapere che alla mia bambina toccherà la stessa sorte. Ma so che tu sarai un padre migliore del mio, e non la abbandonerai.
Mi dispiace di averti mentito.
In mia difesa posso solo dire che nulla di tutto questo sarebbe dovuto accadere. Dovevo solo avvicinarmi a te, “tenerti d'occhio” mentre Sherlock era “via”, gli ordini erano questi. Doveva essere il mio ultimo incarico – avevo chiuso con quella vita anni prima – più un debito da pagare, in realtà, ad una mia vecchia conoscenza nel giro di Jim. E invece ti ho sposato. Chiamala ironia.
L'interesse che mostravo nei tuoi confronti i primi tempi non era genuino, no, faceva parte della recita. Però, poi, Mary Morstan ha preso il sopravvento sull'agente segreto che c'era sotto, e io mi sono innamorata di te. La terza volta che ci siamo visti, credo. Quando, nonostante soffrissi ancora per Sherlock, sei venuto a portarmi un muffin ai mirtilli, uno splendido sorriso e un tulipano – ti avevo detto che li adoravo appena il giorno prima, e tu te ne sei ricordato – durante la pausa pranzo.
Sono cresciuta praticamente da sola, con i miei due fratelli maggiori, in una città spietata e fredda, e sono diventata come lei, spietata e fredda. Ho lavorato... con la peggiore... feccia di questo maledetto mondo. Dai grandi e potenti in giacca e cravatta dietro scrivanie eleganti ai più infimi ricettatori con il coltello nella cintura e i denti scheggiati.
Ma non voglio parlarti di questo. Sei stato in guerra e hai vissuto con Sherlock Holmes, sai – più o meno – di cosa parlo.
Sappi solo che mi hai resa tu quella che sono. Mary Morstan era soltanto un nome, prima di conoscere te, una maschera. Poi si è fusa con il mio viso man mano che mi affezionavo a te, fino a che non sono diventata Mary Morstan (in Watson). I migliori pregi della donna che hai sposato, la madre di tua figlia, sono in gran parte opera tua.
Mi dispiace per tutto il resto. Non te lo meritavi.
Probabilmente in questo momento mi odierai – hai scoperto che ti ho mentito dal primo giorno in cui ci siamo conosciuti. E lo capisco, davvero. Mi odierei anch'io. Ti prego solo di non contagiare Amanda. Non parlarle di me, ora che è così piccola, ma quando sarà grande e riuscirà a capire, raccontale tutto e lasciala scegliere: se l'avrai cresciuta come io sono certa che la crescerai, capirà e mi perdonerà, anche se ci vorranno anni, esattamente come farai tu.
Raccontale quanto profondamente l’ho amata. È stata l’unica cosa buona che io abbia mai combinato.
Raccontale che ha il mio nome, per dimostrare al mondo che da una peccatrice può nascere un angelo, perché la vita sta nelle nostre scelte, non nel nome che ci portiamo dietro, e che non serve prendersela con il caso o con divinità fittizie.
Capirà, un giorno, che suo padre è l’uomo più buono della Terra, e il suo padrino è il più grande. Sancio Panza e Don Chisciotte.
E io? Non Dulcinea, sicuramente. L’Autore, forse.
Devo andare via, John, il tempo è scaduto, e mi rimane solo un altro quarto, per un'altra telefonata.
Perdonami, sei puoi. E sappi che Mary Morstan ti ha amato.



John si rialzò, spazzolandosi i pantaloni, la schiena dolorante. Tirò su con il naso e rassettò i fiori nel vaso, quindi raddrizzò le spalle e si voltò, diretto verso l'uscita. Aveva un gran mal di testa, ma un inspiegabile sollievo gli alleggeriva il petto.



Cielo, non pensavo potesse essere così difficile. Non ho più voglia di parlare, voglio solo andarmene, qualunque sia la mia destinazione.
Ma non posso, non ancora. Un'altra telefonata.

Sherlock? Sherlock, stacca un attimo quel tuo mirabolante cervello ed ascoltami, solo per un istante.
Non è colpa tua, ti prego credimi.
Il bastardo di Moran, Tom, mi avrebbe trovata comunque prima o poi, e si sarebbe vendicato, con o senza il tuo intervento. Era un pazzo geloso. Se soltanto avesse saputo quanto mi abbia disgustato, a posteriori, la mia relazione con suo padre, anni fa, mi avrebbe compatito, non cercato di uccidermi. Ma era un pazzo, e un fanatico. Il modo in cui ci ha incastrati è... Assurdo. Ed è davvero ridicolo che nessuno di noi si fosse accorto della trappola prima. Siamo stati tutti così ciechi, ciascuno distratto dal proprio tumultuoso universo personale: io e John preoccupati per il nostro matrimonio raffazzonato che rischiava di strapparsi ad ogni piè sospinto, Mycroft occupato a gestire te e un'inopportuna crisi di mezza età (sospetto si sia infatuato di Greg, ma non dirglielo, feriresti il suo ego), tu quasi preda della pazzia, fra il “ritorno” di Moriarty e i tuoi sentimenti soppressi tanto a lungo.
Sì, anche tu, Sherlock. E l'unica cosa che posso dirti è di non lasciarti mai più imbavagliare così. Lascia parlare il tuo cuore, non ignorarlo. Ne soffri, come ne soffre John, come ne soffriamo tutti noi.
E a proposito di John, tendigli la mano. Liberalo del rancore e della rabbia che prova, prima che sedimentino in lui, o non sarà mai più in grado di amare. E amare è la nostra unica salvezza.
Cielo, come sono diventata sdolcinata. Date le circostanze forse è comprensibile, ma io sono stata addestrata tutta la vita ad essere impassibile e impermeabile, per la miseria.
Questa cabina puzza sempre di più e si sta formando una discreta fila, là fuori. Santo cielo, cosa sarà successo? Vado a curiosare.
Stammi bene, Sherlock. Dai un abbraccio a Mrs Hudson, un fiore a Molly, un cerotto alla nicotina a Lestrade – deve assolutamente perdere il vizio –, una fetta di torta a Mycroft, un bacio ad Amanda e a John soltanto un abbraccio (siete peggio di due iceberg, è probabile che arrossiate anche solo così. E lui è ancora in lutto, non fargli venire dubbi e domande con dimostrazioni d'affetto più esplicite. Oh, probabilmente sei arrossito, quanto darei per vederti).
Vivi una vita di cui andare fiero, Sherlock: fai in modo di non dover telefonare a nessuno, di non dover lasciare messaggi dell'ultimo minuto.
Ti tengo il posto accanto a me, ciao, ciao.



Sherlock si svegliò di soprassalto nel soggiorno vuoto, con un brutto torcicollo. Sbatté le palpebre, massaggiandosi il collo, e si guardò intorno, cercando di capire quanto fosse durato il suo sonno imprevisto. Sentì dei rumori in cucina e allungò il collo, scoprendo John intento a preparare il tè. Dedusse dalle leggere impronte di fango sul pavimento che era stato al cimitero, eppure sembrava piuttosto tranquillo.
Gli porse il tè con un mezzo sorriso e una battuta sul suo pisolino.
Sherlock rispose pungente, con un leggero sorriso che gli addolciva il volto.


 


Io adoro Mary. Ma ho paura di non essere in grado di mostrarlo abbastanza. Sicuramente non le rendo la giustizia che si merita. Vuol dire che ci riproverò (non vi libererete facilmente di me!)
Grazie, se avete letto fin qui, e grazie alle belle personcine che hanno recensito, inserito fra preferite/seguite/ricordate.
A presto! =)
-Clock

  
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