[Nota
dell’Autrice: eccomi con un nuovo aggiornamento, il caldo mi sfianca le energie
e la voglia di scrivere precipita sotto i tacchi, ma voglio assolutamente
finire questa fan. Ancora una volta speravo di terminare con questo capitolo ma
alla fine mi sono trovata a fare un ulteriore passaggio che spero sia a voi
gradito. Baci baci!!]
Cap.12 Eternità
Ripercorrere
a ritroso quei angusti corridoi le stava facendo venire la nausea, ancora di
più quella finta e pacata gentilezza che Kabuto aveva sempre tenuto, come se
fosse lui il più furbo, il più dotato, il più scaltro farabutto che sa sempre
cavarsela in ogni situazione.
Dagli
un pennello in mano e ti disegnerà se stesso a sua immagine e somiglianza sul
soffitto di un tempio in tutta la sua ampiezza, ma la domanda che ancora
frullava in testa a Sakura mentre veniva scortata dagli uomini in nero
preceduti dal loro, così detto, “capo”, era come avesse fatto a liberarsi dal
jutsu di Itachi.
Sebbene
Kabuto fosse un uomo di talento, non era sicuramente all’altezza del fratello
maggiore di Sasuke; trattenne il più possibile i coniati di vomito che le
salivano dallo stomaco, adesso era più che mai decisa ad andare fino in fondo e
dare un senso a quella macabra vicenda.
Di
una cosa era sicura, non si sarebbe mai lasciata andare ai suoi inganni una
seconda volta, era pronta ad affrontare tutto il suo esercito anche da sola se
fosse stato necessario, non avrebbe avuto paura…
Ma
era proprio su questo che lui contava, la sua paura di perdere totalmente il
controllo delle sue facoltà mentali e fisiche e di essere alla mercè di
chiunque si fosse trovato insieme a lei nella medesima stanza.
Giunsero
alle stanze personali di Kabuto dentro la Fortezza della Lacrima e Sakura venne
fatta accomodare su una poltroncina appositamente posizionata al centro della
stanza di fronte ad un’altra poltrona ed in mezzo un piccolo tavolino dove
venne fatto servire un vassoio di tè fumante; i sensi di Sakura percepirono
immediatamente che il liquido ambrato aveva qualcosa che non andava, senza neppure
prendere in mano la tazza annusò l’aria concentrata di un odore diverso dal
comunissimo tè.
Non
si avvicinò nemmeno per prendere n mano la tazza, rimase ferma al suo posto con
lo sguardo fisso su di lui.
Ora
erano seduti l’una di fronte all’altro, aspettando che l’inserviente e le
guardie uscissero dalla stanza; rimasero accanto alla porta soltanto due uomini
in nero, sicuramente Kabuto preferì assicurarsi che Sakura fosse costantemente
sotto torchio.
Ma
a lei non interessava quante persone sarebbero rimaste in quella stanza, nel
giro di breve tempo nessuno di loro avrebbe più respirato l’aria della notte
incombente; lei era concentrata su una sola persona, lo sguardo scuro per la
rabbia e la determinazione nel vincere la sua più ardua battaglia contro un
nemico che non aveva niente di più di tutti quelli che aveva affrontato in
passato; soltanto un misero lombrico strisciante.
Se Kabuto si aspettava di trovare in lei il
terrore, l’angoscia e la disperazione nell’essere di nuovo nelle sue mani, lei
gli avrebbe mostrato quanto errate fossero le sue supposizioni; lo avrebbe
ammazzato alla fine di questo ne era sicura… non vi erano alternative, doveva
soltanto guadagnare ancora un po’ di tempo fino al ritorno di Sasuke.
“Sai da
bambino credevo davvero che un giorno sarei diventato un grande ninja medico…
un eroe che avrebbe salvato molte persone… E’ grottesco quanto il tempo e
l’esperienza abbiano cambiato il mio concetto di eroe; semmai ora come ora mi
potrei definire un eroe riluttante, non sono e non faccio esattamente ciò che
la gente comune si aspetterebbe.”
Sakura
prestò attenzione ad ogni singola parola, anche se in un primo istante non le
fu ben chiaro lo scopo di quella dichiarazione buttata lì di getto di punto in
bianco; forse era soltanto il suo tiepido tentativo di instaurare una pacifica
conversazione.
Le
tornò in mente che, con lei, Kabuto non era mai stato di fatto sgarbato o aggressivo,
ma era certa che non l’avesse mai considerata al di là una ragazzina ingenua ed
inetta. Allora perché si era disturbato a sequestrarla e a torturarla per i
suoi subdoli scopi?
Era
abbastanza evidente che il suo obiettivo principale era ancora una volta
Sasuke; eppure non capiva come potesse essere così certo che tramite lei
avrebbe raggiunto i suoi scopi. Era necessario un chiarimento.
“La tue seghe mentali non mi interessano
nemmeno un po’ , Kabuto. Piuttosto sono curiosa di sapere come sei uscito dal
jutsu di Itachi? Considerato che era un avversario al di fuori della tua
portata, ci tengo davvero a conoscere il trucco che hai usato per eludere la
sua tecnica illusoria definitiva.”
“Ottima osservazione, ma la risposta dovresti
già conoscerla da sola. Però se ci tieni così tanto che sia io ad illuminarti,
bene allora, diciamo che scomparendo colui che l’ha applicata ad un certo punto
la tecnica illusoria ha cominciato a perdere la sua efficacia da sola. Avevo
conservato abbastanza chakra da rompere il muro ed uscirne, ma sfortunatamente
per me lo sforzo mi ha reso debole e mezzo cieco. Ho un difetto visivo per cui
non posso stare a contatto diretto con la luce. Ti ritieni soddisfatta?”
“Abbastanza. Ora spiegami esattamente quali
sono le tue reali intenzioni. Cosa vuoi fare con me di preciso, a parte essere
la tua squallida cavia da esperimento?”
“Come sei pungente. Non la prenderei così
tanto sul piano personale.”
“Ah davvero? E come la dovrei prendere
secondo te? Non mi hai certo invitato a fare una passeggiata nel parco.”
“Troppo sdolcinato ed avresti rifiutato se lo
avessi fatto in circostanze completamente diverse. La verità è che quando la
morte, la guerra e la violenza ti corrompono la vita, il tuo modo di pensare
cambia e cresce dentro di te un solo ed unico credo: importi sugli altri e
schiacciarli prima che loro facciano lo stesso con te.”
“Strano, eppure almeno una volta ti hanno
seppellito!”
“Non
sarebbero capaci di uccidere nemmeno se dipendesse dalla loro vita o da quella
delle persone che amano; perché non uccidere e basta senza stare tanto a girarci
intorno!?
Io lo faccio
perché mi piace, perché lo trovo appagante e se questo significa essere al di
sopra dell’essere umano sono lieto di non essere più quel tipo d’umano che
certe persone avevano già stabilito che fossi.
Mi trovi
sadico? Pazzo, magari?
Almeno io so
di essere qualcosa, tu invece che cosa sei, Sakura? Sempre dietro a rincorrere
i tuoi compagni restando un passo indietro rispetto a loro. Eppure in te c’è
molto di più di ciò che appare… e non è che quel che appare sia poco…”
Sakuro
sapeva che Kabuto non era del tutto sano di mente, adesso però ebbe la certezza
che si era completamente fumato il cervello; nonostante tutto però un pochino
lo ammirava, almeno era fermamente legato alle sue convinzioni e nessuno lo
avrebbe desistito nei suoi propositi. Un po’ come lei e Naruto, erano
decisamente simili a Kabuto da un certo punto di vista.
Ma
nella realtà erano totalmente diversi e tra non molto avrebbe detto addio alla
sua vita definitivamente.
“Accidenti che schifo! Ma come cavolo ha
fatto Sakura a scappare per questi tunnel nauseabondi!”
Naruto
non fece altro che lamentarsi per il puzzo tremendo delle fognature da dove
sapevano che era passata Sakura quando era fuggita dalla Fortezza della
Lacrima; Sasuke lo aveva visto quando aveva usato lo sharingan ipnotico su di
lei ed era normale che quelle fossero l’unico ingresso in entrata e in uscita
abbastanza sicuro ed anonimo per sferrare il loro attacco a sorpresa.
Quando
si erano incontrati con Gaara ai margini della foresta che separava il
Villaggio della Notte dalle montagne a ridosso del fiume, Sasuke aveva
illustrato nei dettagli tutto quello che riguardava il Villaggio e la Fortezza;
un piano semplice e ben congeniato, ormai sapevano che la mente criminale a cui
stavano dando la caccia era Kabuto per cui bisognava agire con più astuzia e
soprattutto al contrario di quello che lui si sarebbe aspettato.
Gaara,
insieme a Shino, Shikamaru e metà dei ninja di Suna, si sarebbero introdotti nel
villaggio rendendo inoffensivo qualsiasi nemico che avrebbero incontrato fino
al Palazzo Consigliare; una volta avrebbero fatto irruzione e tratto in arresto
i membri anziani del consiglio e i comandanti dell’esercito operativo. Sasuke,
Naruto, Kiba, Sai e gli altri ninja di Suna, avrebbero dato scacco matto alla
Fortezza attraversando l’intricato sistema di tunnel sotterranei il cui unico
accesso era dalla scogliera a ridosso del mare; alcuni di loro si sparsero per
i tunnel piazzando bombe e sigilli incendiari, al momento opportuno avrebbero
fatto esplodere il terreno del cortile interno e sarebbero usciti allo scoperto
dai tombini vicino alle mura.
C’era
una vigilanza serrata, questo era il chiaro segno che li stavano aspettando ma
non davano certo ad intendere il come e il quando e soprattutto da dove.
L’idea
essenziale era quello di provocare un gran casino e riprendere Kabuto,
possibilmente vivo; in realtà Sasuke aveva ben altro in mente, questa volta lo
avrebbe ucciso con le sue stesse mani.
Arrivarono
all’imbocco del tunnel all’interno del cortile, lo stesso dove era passata
Sakura, sembrava piuttosto tranquillo ed attesero la comunicazione tramite
ricetrasmittenti, che anche gli altri fossero alle loro rispettive posizioni
per iniziare l’attacco definitivo; trascorsero approssimativamente 5 minuti
quando ad un tratto un boato fece tremare tutto il sottosuolo e non si trattava
dell’esplosione che avevano programmato. Si guardarono intorno avvolti dalla
polvere a dalla melma ma niente era ciò che sembrava, nessuno aveva acceso la
miccia in anticipo, il colpo proveniva dall’esterno e quando Sasuke sbirciò
fuori dall’imbocco vide lo stabile centrale della fortezza ridotto in macerie e
a quel punto vide con i suoi occhi la ragione per cui tutto stava andando a
rotoli.
Sakura
era ancora in attesa della risposta alla sua domanda, sulle reali intenzioni di
Kabuto e sul motivo per cui aveva scelto proprio lei.
Egli
abbozzò un sorriso distorto, era ovvio che il suo obiettivo principale era
vendicarsi di Sasuke ed usare lei come esca andava oltre la semplice vendetta e
Sakura se ne stava rendendo conto.
“Un figlio assicura l’eternità e la
prosecuzione del tuo codice genetico; in principio era soltanto un mezzo per
creare un esercito di ninja con doti ed abilità al di sopra dell’immaginario e
realizzare per conto mio uno stato ninja in grado di reggere il confronto con
Suna e Konoha. Un degno rivale sul piano politico, sociale ed economico… ad un
certo punto però questo non mi è bastato e mi sono reso conto che avrei potuto
raggiungere obiettivi più alti ottenendo così allo stesso tempo la mia vendetta
verso Sasuke.”
“Volevi che mettessi al mondo un figlio tuo
solo per darti una soddisfazione verso Sasuke? Che assurdità, lui non mi ha mai
considerata niente di più che una seccatura, pensavi davvero che gli avresti
fatto torto in questo modo?”
“Bhè direi che ha funzionato piuttosto bene
finora, o mi sbaglio?”
Il
riferimento era chiaramente inteso all’intervento di Sasuke e Naruto nel farla
evadere dalla fortezza ed alle manovre dell’Uchiha per tenerla nascosta ed al
sicuro dai ninja di Kabuto.
Per
un qualche oscuro motivo lui era pienamente sicuro che Sasuke provasse dei
sentimenti forti per la rosa, ma che aveva sempre represso per i suoi propositi
di vendetta verso il fratello prima e poi verso Konoha e l’intero mondo ninja.
“Avrai anche indovinato sul conto di Sasuke,
ma credimi che su di me hai proprio sbagliato su tutta la linea. Mai e poi mai
farò da incubatrice umana per i tuoi figli. Qualunque cosa tu possa fare, io
lotterò fino all’eternità se necessario, non mi toccherai mai con un dito
perché te lo strapperei prima ancora che tu possa avvicinarti a me”
“Questa è la ragione per cui i miei
esperimenti includevano l’annullamento della volontà umana. Tranquilla, non ti
ho sottovalutato nemmeno per un secondo, al contrario ero entusiasta all’idea
che fossi proprio tu la prescelta. Nessun coinvolgimento emotivo o fisico, ma
soltanto genetica… e avrei continuato ad esistere per l’eternità”
Adesso
Sakura si rese veramente conto del pozzo senza fondo della mente folle di
Kabuto; piuttosto si sarebbe uccisa ed avrebbe incenerito il suo stesso corpo
che lasciarlo in mano a quell’essere disgustoso… ed avrebbe portato con sé
anche lui.
“Quasi dimenticavo, preferisci latte o limone
nel tuo tè?”
Kabuto
si piegò in avanti sul tavolino ed armeggiò con le porcellane ma lei rimase
ferma al suo posto in attesa di quel preciso istante in cui si sarebbe trovato
alla sua portata; concentrò tutta la sua energia in un solo ed unico colpo, non
doveva esitare né tanto meno lasciare spazio a lui o ai suoi uomini, non doveva
permette che la fermassero o tentassero di reagire.
Si
alzò in piedi di scatto e prima ancora che Kabuto potesse rendersene conto,
Sakuro sprigionò tutta la forza di cui era capace nel sua tecnica più
infallibile, appresa da Tsunade e migliorata con il passare degli anni.
Era
come osservare una scena video al rallentatore; il tavolino e il vassoio con
l’intero set da tè andò in frantumi e poi ancora più giù fino al pavimento ed
una voragine si estese fino al piano sottostante e fino alle mura che si
sbriciolarono come se fossero fatte di pasta frolla; uno dopo l’altro i pezzi
caddero uno dietro l’altro sprofondando sempre di più verso il vuoto.
Un
boato seguì la violenta esplosione che fece tremare la terra, cose e persone
vennero risucchiate in un vortice di polvere, terra e pietre; a quel punto il
segnale fu chiaro e i ninja di Suna e Konoha lasciarono i tunnel risalendo in
superficie approfittando del trambusto generale e del fumo di polvere che
avvolse l’intera area.
Kabuto
e Sakura riemersero dalle macerie arrancando tra la montagna di calcinacci,
travi e cavi elettrici; Sakura intravide tra la polvere movimenti di persone
che correvano in ogni direzione, si udirono dei combattimenti sia dentro che
fuori le mura della Fortezza, gli alleati erano giunti appena in tempo ma non
era ancora giunto il momento di gridare vittoria.
Si
stava guardando intorno in cerca del suo nemico, sapeva che Kabuto era ancora
lì intorno vivo e vegeto; percepì qualcosa alle sue spalle ma quando fece per
voltarsi un destro ben assestato la fece sbalzare a terra.
Kabuto
incombeva su di lei ed era indubbiamente furioso, in mano teneva una siringa
che poteva significare soltanto due cose: morte o sottomissione.
Dalla
tasta del suo abito afferrò il coltello da cucina e si rimise in piedi pronta a
difendersi, ma ecco nella nube di polvere e nell’oscurità comparve una persona
a lei familiare che si frappose tra lei e Kabuto.
L’ex
braccio destro di Orochimaru, ovviamente, non fu molto contento, l’espressione
del suo volto parlava da sola.
“Brava Sakura! Ora non ti dispiacerà se
sarò io a concludere.”
“NO! Non mi farò battere ancora una volta da
un Uchiha. Non mi avrai mai vivo e non avrai nemmeno lei!”
“Ottimo! Non era nei miei piani lasciarti respirare ancora a lungo!”