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Autore: The Ghostface    12/07/2015    1 recensioni
Sono passati tredici anni…tredici lunghissimi anni da quando Ghostface è stato rinchiuso nel Tartaro.
Di lui non resta che un vago ricordo, voci, leggende urbane…tutto sbiadito dal tempo…dalla magia…
Sulla Terra le cose sono cambiate, nonostante il tempo trascorso i Titans sono rimasti uniti…e con un membro in più, un vecchio rivale pentito…
Alcuni si sono sposati, alcuni hanno avuto dei figli…alcuni nascondo terribili segreti nel profondo del loro animo che mai mai e poi mai dovranno essere svelati.
Il ritorno in circolazione di un noto avversario da un occhio solo terrà alta la guardia dei nostri eroi.
Ma quello che tutti loro non sanno…e che sono finiti tutti nel mirino dell’ormai leggendario…Ghostface.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Ghostface, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Rigor Mortis'
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CAPITOLO 24
 
Ok, premetto che questo capitolo è un papiro senza pari.
Sono la bellezza di 16 fogli word quando un normale capitolo sono in media 8, praticamente vale doppio.
Scoprirete che ci sono colpi di scena e frasi cazzute che avrebbero potuto fornire un buon “punto di stacco” in modo da dividerlo in due capitoli ma non ho voluto farlo per non allungare la storia più di quanto già non fosse.
Sarà un po’ impegnativo da leggere ma credetemi…merita.
 
Quando Robin tornò in sé era nell’infermeria della T-Tower.
A poco a poco le tenebre innanzi a lui si dissiparono lasciando il posto a sottili spiragli di luce che gli ferirono gli occhi, offuscati da una coltre grigia che diveniva lentamente sempre più chiara.
Voci.
Sentiva delle voci.
Le sentiva anche prima ma erano solo suoni indistinti, versi sconosciuti e familiari immersi nell’oscurità che l’avvolgeva tutto.
Ma ora riusciva a capirle, erano distorte, molli o gracchianti o cavernose o squillanti al punto da fargli dolere la testa, ma riusciva a capirle.
-Se la caverà!?-
-Tranquilla, si tratta di uno shock dovuto allo stress, non ha riportato alcun trauma fisico: non l’hanno tramortito, è solo svenuto-
-Come sarebbe a dire “solo svenuto”?-
-Non lo so. Forse uno spavento improvviso, una droga…. forse una forte emozione…-
-Ma…-
Una seconda voce che prima non si era fatta udire, interruppe la prima.
-Guardate! Sta aprendo gli occhi!-
La luce si fece bianca e accecante, per un momento l’eroe ne fu intimorito.
-Pà! Pà, mi senti!? Svegliati papà, svegliati!!-
Quella voce…quel tono triste e soffocato…
-B-Bruce…- fu la prima parola che pronunciò quando finalmente riuscì ad alzare le palpebre.
Mosse adagio entrambe le braccia verso il mezzosangue chino su di lui coi lucciconi agli occhi, cercando di stringere quella figura dai colori spenti e dai contorni sfocati che ancora non distingueva bene ma riconosceva come suo figlio.
Il ragazzo gli balzò letteralmente addosso stritolandolo in una abbraccio soffocante.
-Papà stai bene!!- esclamò con quanto fiato aveva in gola, piangendo di felicità.
-Non per molto se continui così!- ridacchiò lui mettendosi a sedere sul letto e ricambiando il gesto del figlio.
Quando alzò lo sguardo dalla chioma nera del ragazzo, così simile alla sua, riuscì a identificare anche le altre figure che lo circondavano, divenute ora chiare e nitide ai suoi occhi.
C’era Stella, la sua amata e insostituibile Stella, c’era la giovane April e al suo fianco BB che gli sorrideva di cuore.
Non vide Corvina da nessuna parte, il che lo lasciò molto perplesso: da quando Cyborg era in coma era sempre lei ad occuparsi dei feriti.
Le sue preoccupazioni furono spazzate via da un urlo di gioia della rossa che fiondò su di lui tempestandolo di baci e facendo a gara col figlio per il numero di costole rotte in un abbraccio.
Il viso di Robin divenne paonazzo ma sorridente e luminoso come poche volte nella sua vita.
Placato che si fu l’impeto dei familiari, il leader dei Titans si trovò finalmente faccia a faccia con la sua bella: lei gli sorrise teneramente sbattendo i luminosi occhioni verdi, scintillavano di felicità.
Robin si perse ad osservare quel viso angelico, travolto dal mare di ricordi, gli tornò in mente come si erano sentiti quando avevano sconfitto Ghostface per la prima volta, prima ancora che tornasse a vendicarsi spalleggiato da Stella Nera, quando Mar’i era ancora con loro.
Rivide nel viso della moglie gli stessi tratti delicati dell’adolescente che aveva baciato sedici anni fa, il viso morbido e ovale la pelle di un dorato color pesca così profumata e soffice al tatto, pareva impossibile che una persona che ne aveva passate tante come lei potesse conservare una pelle così pura, vide i boccoli d’oro rosso caderle sulle spalle e sulla schiena, adesso più lunghi di allora e la corta frangetta, che aveva conservato negli anni, caderle deliziosamente sul viso.
Emulò con tutto se stesso il dolce gesto del passato, le labbra screpolate del ragazzo si posarono su quelle umide e profumate della tamaraniana, così morbide da sembrare petali di rosa, calde al tocco eppure più rinfrescanti di qualsiasi cosa per quella bocca assetata che gli si accostava.
La danza delle lingue ebbe inizio nelle loro bocche, ognuna invadeva la cavità orale dell’altra, intrecciandosi tra loro e trasmettendo le sensazioni più intense e incredibili che avessero mai provato.
Era come il loro primo bacio…ogni volta era esattamente come la prima.
La passione non era mai venuta a meno tra loro.
Separarono le labbra solo quanto bastava per riprender fiato, sottili ponti di saliva mantenevano il contatto tra le due bocche prima che le labbra dei giovani innamorati tornassero a riallacciarsi ancor una volta, si strinsero con forza e desiderio fino a farsi male, lei aggrappata alle spalle del suo uomo, lui che affondava le dita in quei glutei sodi, inebrianti, coperti solo dalla corta gonnella lilla.
-Trovatevi una camera!- li interruppe lo scomodo commento di April.
Bruce si affiancò a lei sussurrandole –Non sarai mica invidiosa?-
La ragazzina non potè fare a meno di arrossire e fece di tutto per nasconderlo, specialmente alla vista del padre, tirandosi su il cappuccio del mantello bianco.
-Non ti montare la testa- rispose con un sorrisetto –Secondo me lui è più bravo di te- aggiunse indicando il padre del ragazzo che non accennava a voler staccare le labbra da quelle soffici dell’aliena.
Ma le coccole dovettero attendere, c’era molto di cui discutere.
Separatosi a malincuore dalla compagna, Robin dovette riassumere il ruolo di leader e mettere davanti le priorità.
-Come sono arrivato qui?- chiese incrociando le gambe sul letto, non era più in costume, portava il camice azzurro dell’infermeria e anche della maschera non c’era traccia.
Gli occhi azzurri brillavano alla luce bianca e intensa delle lampade.
Fuori era notte.
-Non lo sappiamo, ti abbiano trovato svenuto davanti al portone della Torre- rispose Stella Rubia accarezzandogli dolcemente i capelli, quel bacio aveva riacceso in lei la passione e il desiderio che ansia e paura avevano a lungo frenato.
-Le telecamere non hanno ripreso niente, qualcuno aveva tagliato i cavi- aggiunse BB, con una puntina di amarezza.
-Dov’eri finito, amore?- riprese la rossa -Il tuo comunicatore era qui, non rispondevi alle chiamate, non hai lasciato scritto nulla… cos’è successo?-
-Eravamo molto in pensiero per te-
Li guardò tutti col cuore a pezzi…come poteva dire loro ciò che aveva appena fatto…come poteva non dirglielo?
Ricordava tutto di quel terribile giorno, i ricordi erano chiari fino al punto in cui sveniva… sapeva che mai avrebbe potuto scordare il giorno del suo gesto più spregevole: il suo battesimo di sangue.
-Bruce, April…andate nella Mains Room per favore…-
Incuriositi e amareggiati allo stesso tempo i due ragazzini si allontanarono in silenzio e con riluttanza, sapevano che non doveva trattarsi di nulla di bello per averli mandati via così…ma volvano comunque conoscere di cosa si trattava.
Quando i due adolescenti se ne furono andati chiudendo la porta, Robin si mise una mano davanti agli occhi e raccontò, raccontò le pene che aveva patito, raccontò del ricatto che subiva da parte del sadico folle, raccontò di come lo aveva aiutato nei suoi piani e raccontò infine il giorno precedente, quando avevano combattuto spalla a spalla contro Slade…
Due lacrime gli solcarono le guance mentre le parole fuoriuscivano come un fiume dalla sua bocca, sincere e pesanti.
 
-Quindi…Slade è morto- quella frase era asettica, priva di qualsiasi peso, come se a pronunciarla fosse stato un insensibile computer, Robin si stupì nel sentire un simile tono provenire dalla sua Stella, la persona più emotiva che conosceva.
Non sembrava dispiaciuta ma nemmeno contenta, era…assente.
Anche la frase in questione non era né una domanda né un affermazione, sembrava esserselo ripetuta da sola per convincersi che fosse  vero o per ottenere una risposta da se stessa.
-Sì…l’ho ucciso io- confermò Robin  -Gli ho piantato una freccia nella schiena…-
-Ghostface ha perso il detonatore…e le facoltà cerebrali…-
-Non per molto- replicò il ragazzo meraviglia –Il suo cervello ormai si sarà già ricostruito perfettamente, facendolo tornare quello di prima, forse un po’ più disturbato, quanto al detonatore…questo non lo rende certo meno pericoloso. Prima o poi gli tornerà in mente dov’è-
Fece un sospiro pesante –L’ultima cosa che ricordo è stato un botto fragoroso e Slade che rideva…ha parlato di bombe sparse per Jump city…una alla Torre, una alla scuola e una all’ospedale…cos’è successo?-
Stella Rubia lo guardò abbassando gli occhi, la sua dorata pelle sembrò divenire grigia e gli occhi le luccicarono-BB e Corvina hanno scongiurato il disastro alla Torre e al Boccaccio…ma io non sono riuscita a impedire che l’ospedale esplodesse…-
Robin la guardò con occhi sbarrati, il cuore cessò per diversi istanti di battere, procedendo a lunghi intervalli di nulla –C-Cyborg e Bumble….-
-Loro stanno bene, hanno evacuato prima i pazienti impossibilitati a muoversi, sono stati trasferiti nell’ospedale a Nord della città…ma centinaia di persone hanno comunque perso la vita.
-Si contano 340 vittime tra i due attentati, la colpa è andata ai terroristi, come ogni volta che esplode qualcosa, e noi abbiamo preferito non allarmare la popolazione dicendo che un genio del crimine voleva vendicarsi di noi sulla loro pelle. Oggi ci sarà un minuto di silenzio per il lutto nazionale-
Furono invece molti di più i minuti di silenzio che regnarono sovrani nell’infermeria.
Ognuno dei Titans era preso a pensare a tutte quelle vie che non erano riusciti a proteggere…come potevano ancora definirsi eroi e 340 persone erano morte sotto i loro occhi?
Toccò al mutaforma spezzare quella mesta atmosfera o sapeva che non avrebbe retto all’opprimente senso di colpa che gravava su tutto il gruppo.
-E…e ..e tutta quella storia di quel video porno…eri stato tu a darmelo, incolpando Cyborg…perché non me lo hai detto?- BB non era arrabbiato, sapeva che era tutto un piano architettato da Ghostface, quel che lo lasciava basito era che il leader si fosse piegato così facilmente al volere del suo nemico, il Robin che conosceva….non avrebbe mai fatto una cosa del genere.
Ma quello era un Robin diverso, maturo, più responsabile e meno orgoglioso.
-Atti orribili. Ho compiuto atti orribili e mi dispiace, mi dispiace…ma ho dovuto…Bruce, Rick, Ruby…sarebbero tutti morti se non avessi obbedito e moriranno se non obbedirò in futuro.
C’è una vecchia favola greca che racconta di una superba quercia e di una sottile canna, la quercia rimproverava la canna per essere così debole ma quando soffiò il vento dell’Ovest, scatenando la sua furia, la quercia si oppose con coraggio…e venne sradicata.
La canna invece si piegò alla forza del vento fino a terra, assecondandolo, e quando la bufera passò era ancora lì, viva.
Ghostface era il vento dell’Ovest.
Ho dovuto sceglierle se fare la quercia o la canna…
Fosse stato per me, non avrei esitato ad affrontarlo faccia a faccia…ma qui si trattava della vita dei bambini, bambini innocenti, i nostri figli! Ho dovuto piegarmi…per potermi, un giorno, rialzare.
Perdonatemi tutti per quello che ho fatto e per quello che farò…perdonami BB…ho rovinato la vostra relazione…-
BB si grattò la nuca, era fortemente a disagio, un conflitto interiore si svolgeva in lui, tuttavia alla faccia depressa dell’amico rispose con un sorriso.
-Sta, tranquillo, eravamo incasinati anche prima che arrivasse il vecchio- forse non era il momento né l’argomento adatto per fare ironia…ma l’ironia era l’unica cosa che gli impedisse di sprofondare nel baratro dell’angoscia e della pazzia.
-Noi ti perdoniamo, hai dovuto farlo, anche io avrei agito come te davanti a un simile bivio…e poi sapevo che quel video era un falso, così come il resto della storia. C’ho solo messo un po’ a capirlo…-
-Spero che qualsiasi cosa io faccia in futuro…ricordiate che lo faccio solo per un bene maggiore- si era sentito meglio a parlare del ricatto coi suoi amici, e venire assolto da essi l’aveva sollevato da un enorme peso…ma non era ancora finita per lui.
-Ci puoi giurare che lo farai!-esclamò BB –E scommetto che la prima cosa che farai sarà mandare in quel posto Ghostface-
Robin lo guardò confuso…forse il verde non capiva esattamente la gravità della situazione…
Ma anche sul volto di Stella si era dipinto un sorriso a sessantaquattro denti.
Lui li guardava sempre più smarrito…forse nell’aria si era liberata della morfina?
BB lanciò un occhiata complice all’aliena, fremente d’impazienza –Dai, diglielo t…- non potè nemmeno finire la frase che Stella si era già fiondata su Robin ributtandolo lungo disteso sul letto.
-È qui! Non dovrai più cedere ai suoi ricatti perché è qui!!- trillò di gioia la tamaraniana.
-Chi o cosa è qui??- domandò Robin a denti stretti a causa del dolore provocatogli dall’energica stretta della moglie sulle sue spalle.
-Il detonatore!! È nella cassaforte della T-Tower!- la rossa era a dir poco sprizzante di gioia, mentre volteggiava in aria portando con sé il nolente marito.
Dopo un paio di giravolte aeree lo rimise sul letto, Robin si sentì da vomitare.
- COSA?!-
-È qui! È  al sicuro! Non dovrai più ubbidire a Ghostface! Lui non ha più potere su nessuno di noi ora!!-
Non gli sembrava vero…doveva essere uno splendido sogno…perché l’incubo era finito!! Era libero!!
Dovette usare tutto il suo autocontrollo per non gridare di gioia a sua volta, era troppo presto per cantar vittoria.
Ghostface era ancora a piede libero.
E c’erano ancora tante cose che voleva sapere.
-Come avete fatto ad averlo?- chiese con un sorriso luminoso stampato in faccia, incredulo dalla felicità.
-L’ha portato Corvina, sottraendolo di nascosto a Ghostface !- rispose la moglie ancora tutta elettrizzata all’idea che il suo amato stesse bene.
-Già…l’ha fregato a Ghostface…-  il tono del mutaforma era basso quanto i suoi occhi…lui sapeva bene com’erano andate realmente le cose e non sapeva se essere grato a Terra per il suo sacrificio o se detestarla per quello che aveva fatto…di certo c’era soltanto che l’argomento era un punto dolente e ancora scoperto nel suo animo, una ferita che ancora sanguinava e faceva male…un sacco.
Ma tra tutti i mali che stavano capitando alla sua famiglia, ai Titans e alla città, BB scelse di mantenere il suo rancore dentro di sé ancora per un po’, l’ultima volta che aveva litigato apertamente con Corvina era successo il finimondo, decise che ne avrebbe parlato ragionevolmente con lei…in privato.
-Il cielo benedica quella donna!- esclamò il ragazzo dai capelli neri -A proposito dov’è? Voglio ringraziarla di persona!-
-Era andata a mettere a letto i gemelli, ormai è tardi per loro- rispose il mutaforma, assumendo un’aria serena e di falsa spensieratezza.
-Vado subito da lei!- ma come cercò di scendere una vertigine lo colse impedendogli di scendere dalla branda.
Stella corse subito a sorreggerlo prima che cadesse dal letto –Calmati, bumflorgh!- ridacchiò lei –Hai bisogno di riposo-
-Vado a chiamartela- propose il verde dirigendosi verso la porta e uscendo dalla stanza.
Stella Rubia rimase sola con Robin, lei gli accarezzò teneramente il naso con la punta dell’indice, in faccia aveva il sorriso più armonioso che potesse esistere e gli occhi baluginavano di malizia.
-Allora…dov’eravamo rimasti prima che ci interrompessero?-
Robin ricambiò il sorriso e si perse tra le braccia della moglie…più che altro tra le tette, poiché il suo viso affondò letteralmente in quei grandi seni color pesca, soffici e profumanti che ebbero un effetto a dir poco miracoloso nel fargli dimenticare ogni preoccupazione.
Potè sentire i capezzoli turgidi premergli sul petto mentre la lingua violacea della tamaraniana cercava avida la sua.
Se le pareti non fossero state insonorizzate in tutta la Torre sarebbero risuonate risatine e gridolini di dubbia provenienza (per i minori di 14) e di ovvia per i maggiori.
 
Anche un’altra voce cantava melodiosa in una stanza buia.
La loro casa era saltata in aria, così la famiglia Logan si era spostata alla torre…ora Rick e Ruby dormivano nello stesso lettone, sotto gli occhi della madre che li vegliava quasi ipnotizzata da quei faccini angelici, cullandoli con le note delicate di una filastrocca.
 
- Se nel buio tutto tace
Sentirai arrivar Ghostface
Arrivar senza rumore
Con il passo del terrore!
Sguardo cieco e riso torvo,
l’han sepolto e non è morto!
No ce modo di scappare
Non se lui ti vuol acchiappare.
Pelle morta e cuor di legno,
Nella notte sta il suo regno.
Finchè il buio ancora dura
Si può solo aver paura.
Perché soltanto può la fiamma
Ammazzar quella canaglia-
 
- Gli canti ancora quella filastrocca?-
Corvina si voltò in direzione della voce, veniva dalle sue spalle.
Come volse il capo vide BB appoggiato sulla soglia, nella penombra…il buio gli confondeva lo sguardo ma lei sapeva che non l’aveva ancora perdonata, e forse non lo avrebbe mai fatto.
-Perché continui dopo tutto quello che è successo?-
Prima di rispondere la madre passò una vellutata carezza sule volto dei bambini, per assicurarsi che fossero addormentati, poi a bassa voce disse
–Queste filastrocche sono l’unica cosa che ha mantenuto vivo il ricordo di Ghostface in tutti questi anni.
Servono a far addormentare i bambini…e a ricordarci chi era lui. –
- So benissimo chi è- sbuffò l’altro per nulla accomodante.
- Adesso lo sai- precisò lei –Ma tu e gli altri vi eravate dimenticati chi fosse realmente, di quali orrori fosse capace.
 Io penso che se…se non avessi mantenuto viva la paura di Ghostface dentro di me, se non l’avessi alimentata ricordandomi ogni giorno quello che ci aveva fatto…temo che anch’io avrei scordato che persona era veramente, trasformandolo in uno stereotipo, un fantasma del passato…un riflesso . Tredici anni sono tanti e nessuno ci ha mai fatto penare quanto lui…abbiamo abbassato la guardia, è vero, ma non l’abbiamo mai persa del tutto.
Se non avessimo ricordato con chi avevamo a che fare, ora che è tornato, ci avrebbe già spazzato via-
Il mutaforma non rispose.
Non c’era nulla da dire, Corvina aveva ragione, rimase a lungo in silenzio nel buio a guardare prima lei poi Rick e Ruby.
Come poteva amarla dopo quello che aveva fatto? Dopo che l’aveva tradito…
Come poteva odiarla dopo che gli aveva dato tre figli?
Pensieri oscuri si aggirarono nella sua mente, problemi troppo profondi che non avrebbe mai voluto affrontare.
Fuggire.
Voleva solo fuggire, tornare ai bei tempi prima che Ghostface facesse il suo ritorno, quando la sua unica preoccupazione era non spaventare troppo i bambini durante Halloween e ricordarsi l’anniversario di matrimonio.
Ma quei tempi erano passati per sempre.
Anche se fossero usciti vivi e vincitori da questo confronto mortale con quel pazzo omicida…il loro rapporto non sarebbe stato mai più lo stesso.
Ora come allora Ghostface era riuscito a tirar fuori lati sepolti della loro personalità che neppure credevano di avere.
Quella contro di lui era sempre una battaglia su due fronti: fisico e psicologico.
E non sempre la vittoria di uno comportava la vittoria dell’altro.
Sospirò cercando invano di scacciare le inquietudini che gli opprimevano l’animo.
-Dai, vieni di là. Robin vuole ringraziarti-
 
-Ok, Titans. Se vogliamo acciuffare Ghostface dobbiamo sforzarci di pensare come lui-
Ripresosi dallo shock Robin aveva subito riassunto il ruolo di leader e nonostante l’ora tarda aveva convocato una riunione di tutti i Titani nella Mains Room.
Obbiettivo: neutralizzare Ghostface.
La scoperta di essere finalmente libero di agire come desiderava gli aveva messo addosso un fretta e un desiderio irrefrenabile di acciuffarlo il prima possibile, prima che la situazione cambiasse nuovamente a favore del vecchio.
Ora era solo, senza alleati, senza nulla a guardargli le spalle e forse ancora disorientato.
Ma non certo meno pericoloso.
-La fai facile tu! Ma a meno che qualcuno qui non abbia un tumore al cervello o abbia subito un paio di lobotomie non sarà facile capire cosa gli frulla in quella zucca marcia- replicò il mutaforma.
-BB ha ragione- disse Corvina- la sua mente è malata e al contempo geniale, completamente fuori dagli schemi. Dubito che riusciremo ad assimilare un pensiero così distorto. È proprio questo che lo rende così pericoloso: è imprevedibile-
-È vero- confermò Robin –Cercare di anticipare la sua prossima mossa sarebbe del tutto inutile…tuttavia abbiamo anche imparato che, all’occasione, a Ghostface piace prendersela comoda.
Non ci incalza mai se non è messo alle strette e spesso perde tempo prezioso in attività…normali o inutili-
-In effetti ricordo quando mi rapì che passava un sacco di tempo a progettare la sua prossima entrata in scena, senza prestar troppa attenzione a ciò che aveva per le mani al momento, fortunatamente per noi- le parole della mezzo demone furono di buon auspicio per tutti.
Robin li guardò uno ad uno, seduti sul divano semi-circolare.
Gli occhi verdi di BB, quelli lucenti e smeraldini di Stella e Bruce, le ipnotiche ametiste di Corvina e i cupi pozzi senza fondo di April.
In quegli sguardi leggeva la stessa cosa che era incisa nei suoi occhi, azzurri come zaffiri: determinazione!
-Pensate…- disse il leader -….ora che il suo rivale è morto dove andrebbe uno come Ghostface?
Focalizzate nella mente che tipo di persona è e provate a immaginare: cosa farebbe Ghostface?-
- 10 a 1 che va a ubriacarsi- commentò Corvina, accavallando le gambe, non si era nemmeno sforzata, sapeva bene che era un alcolizzato cronico.
Peccato solo che il suo fegato non potesse scoppiare.
BB ci pensò un po’ più a lungo ma anche a lui la risposta sorse quasi spontanea
- Per me è a puttane-
La risposta di April fu invece influenzata dalle precedenti, lei che poco conosceva il killer, o almeno così credeva…
- Io al suo posto andrei a fumarmi una sigaretta all’ombra delle siepi gustandomi il momento-
Tutti la guardano storto e la ragazzina dovette giustificarsi
-Beh… uno che va a puttane e beve pensavo fumasse anche-
-Confermo le puttane- disse Bruce
Stella fu forse quella che diede la risposta più naturale, ed era anche quella che conosceva meglio il vecchio – Scommetto che è a guardare la 5° stagione del Trono di Spade- fece intenta a limarsi le unghie.
 
In quel momento invece Ghostface stava puntando una pistola alla tempia di un fabbro.
-Allora?- chiese ringhiando minaccioso.
Il pover uomo, rapito nottetempo dalla sua casa, non potè far altro che presentargli la spada così come lui gliela aveva consegnata: spezzata in due.
-M-mi dispiace…ma la spaccatura è troppo netta, se la saldassi non sarebbe solida e di riforgiarla non sono capace, è di una lega che non conosco e non ho i mezzi per fondere una spada giapponese, ci vuole un metodo speciale per forgiare quel tipo di armi…-
-Cazzo!- imprecò Ghostface rovesciando a terra l’incudine più vicina.
-Cazzo! Cazzo! Cazzo!!-
Si calmò solo dopo aver buttato all’aria metà dell’officina, sbuffava infuriato, sudato e col petto che gli si alzava e abbassava affannosamente.
Il cuore gli martellava in petto.
Le sue spade erano gli oggetti a cui teneva di più e non riusciva ad accettare di averne persa una.
<Fotuttissimo Slade! Se tu non fossi già morto ti ammazzerei adesso!>
-Al diavolo!- urlò afferrando il manico e la lama dalle mani del fabbro –Vorrà dire che tornerò in Giappone, finito qui!-
E detto questo se ne andò a grandi falcate dall’officina sbattendo la porta nel cuore della notte, incazzato nero.
<Prima però vado a casa a guardarmi il Trono di Spade, ho bisogno di sbollire>
 
Era mezzanotte in punto, i ragazzi dormivano e anche i Titans più grandi erano già nei loro letti, avevano passato tutta la serata a discutere un piano d’azione e chi più chi meno erano riusciti a trovare qualcosa di soddisfacente.
Robin e BB erano a letto con le rispettive compagne…ma nessuno dei due si stava godendo i piaceri che quella camera sapeva fornire.
Nessuna delle due coppie si stava riposando e tantomeno c’era “calor di corpi” quella sera nella T-Tower.
 
-BB, ti prego, non ne voglio parlare…- Corvina se ne stava rigirata tra le lenzuola con lo sguardo fisso contro la parete, mentre il mutaforma, seduto sul letto a guardarla in modo poco carino la spronava ad esser più chiara.
-Devi parlarne! Devi dirmi com’è successo. È il minimo che puoi fare, me lo devi!-
-È successo e basta, fine della storia- replicò lei senza guardarlo.
-Ooohh…fine della storia un corno! Avrei potuto credere alla favola del “è successo e basta” se fosse accaduto una volta sola, ma tu mi hai chiaramente detto di esserci andata a letto quasi ogni sera!-
-Ero sconvolta!-
-E come credi che mi senta io? Mi hai tradito con la mia ex! Con un’altra donna, poi! E non sei neppure lesbica!-
-Forse sono bisex!- lo rimbeccò la maga che iniziava a innervosirsi per le accuse del marito.
-Forse sei soltanto una troia!- disse quello alzando la voce con tono minaccioso –E guardami quando ti parlo!-
Lei si voltò di scatto folgorandolo con lo sguardo, occhi rossi e demoniaci brillavano in quel viso perlaceo mentre la bocca era una smorfia di denti aguzzi e serrati tra loro…il coraggio morì in gola al verde, che mai si sentì più simile ad un micetto spaurito di allora.
-Primo…- ringhiò lei furibonda, almeno la voce era rimasta la stessa di sempre, solo molto più incacchiata –Non ti azzardare mai più e dico MAI PIÙ a darmi della troia o sinonimi! Ho sopportato fin troppo a lungo i tuoi insulti gratuiti!
Secondo: quello che è successo tra me è Terra è stato qualcosa di automatico, ho agito di istinto ed è successo quel che è successo!
E per quanto sia sbagliata come cosa non posso negare che sia stata meravigliosa!
Terzo: se sono così “affamata di cazzo” vuol dire che forse sei tu a non saper utilizzare bene il tuo!!
E se ti credi che io goda tanto nel farmi fottere, la prossima volta sarò io a inculare te! Così vedrai cosa si prova ad essere scopati!!-
Dalla bocca ferina uscì un sibilo minaccioso che fece correre un brivido lungo la schiena del mutaforma
–Sono stata sufficientemente chiara?!- sbraitò la mezzo demone.
-Cristallina…- mormorò quello nascosto sotto le lenzuola.
 
Quel litigio però non era passato inosservato alle orecchie di tutti, rannicchiata tra le lenzuola, nella stanza comunicante, April aveva ascoltato ogni singola parola di quanto era appena avvenuto nella stanza dei suoi genitori.
Non seppe il perché ma non potè fare a meno di sentirsi responsabile almeno in parte del litigio.
Di tutti i litigi che erano scaturiti tra i due da quando era nata.
Gli tornarono in mente le parole che la madre le aveva urlato pochi giorni prima…non le avrebbe mai dimenticate: Tu sei solo un incidente!!
Un’incidente, un peso, una palla al piede, un’indesiderata, un imprevisto…ecco cos’era lei…nient’altro che una tediosa zavorra nella vita di chiunque la conoscesse…e nulla più.
<Sarebbero stati sicuramente più felici se io non fossi mai nata…>
Calde lacrime andarono a bagnarle il cuscino.
 
Mentre April piangeva in silenzio sul guanciale, un’altra persona versava lacrime amare.
Robin aveva la testa china tra le ginocchia…singhiozzava stretto tra le braccia della moglie che cercava in tutti i modi di consolarlo.
Quella sera…appena aveva chiuso gli occhi aveva rivisto tutto…la balestra…lui che premeva il grilletto…il guercio che stramazzava al suolo, colpito…il sangue che fuoriusciva senza tregua dalla ferita…la vita che scappava da quel corpo così possente e minaccioso…lo sguardo sbarrato di Slade mentre moriva…era diventato ciò che aveva sempre detestato di più nella vita: un assassino.
- Era malvagio…- gli sussurrò con voce fievole la rossa accarezzandogli i capelli, con la testa china nell’incavo delle spalle di lui.
-Gli ho piantato una freccia nella schiena come fosse un cinghiale…non ho neppure avuto il coraggio di guardarlo negli occhi quando l’ho fatto…l’ho ammazzato come un cane…ma lui era un uomo, malvagio sì, ma un uomo.
Non era un animale…non era un animale…era un uomo come me…e io l’ho ucciso. Non credo che mi sentirò mai più pulito…so che non potrò più chiudere occhio senza rivederlo mentre muore…- la voce del ragazzo era sorda, spezzata dai singulti, resa roca dal pianto…la voce del pentimento.
-Hai fatto ciò che era necessario per proteggere la tua famiglia, per proteggere me- cercò di rasserenarlo Stella con queste parole ma lui sembrò non udirle.
-Mi sono macchiato le mani di sangue! Ho ucciso! Ucciso!! Non sono migliore di loro…- nulla sembrava in grado di rischiarare la nera disperazione in cui stava lentamente affogando Robin…il suo acerrimo nemico era morto…e lui ne piangeva la dipartita.
-Lui ti avrebbe ucciso se non lo avessi fatto tu-
-Gli eroi muoiono…ma non uccidono- rispose con gli occhi lucidi aperti nel vuoto.
–Io avrei fatto lo stesso- le braccia di lei lo strinsero con dolcezza e forza, voleva che lui sapesse a tutti i costi che lei era lì per aiutarlo, che c’era e ci sarebbe sempre stata…che non gliene faceva una colpa -Meritava quella fine…-
-No! Non importa quanto male tu faccia in questo mondo…nessuno merita di venire ammazzato…e nessuno dovrebbe mai farlo-
 
-Q-quindi se tu potessi lo rifaresti?- domandò timidamente BB alla moglie, che si era calmata, la rabbia di entrambi aveva lasciato il posto ad una malinconica consapevolezza di come stavano le cose.
Erano arrivati a parlarsi sinceramente, ascoltandosi nonostante si facessero male a vicenda nel farlo.
-Penso di sì…- ammise Corvina –Fin da ragazza ho sempre avuto un rapporto speciale con Terra… è stata la prima persona di cui mi sia mai innamorata, ero disposta a confessare la nostra relazione dopo solo due mesi…una ragazza non scorda mai il primo amore…-
Il mutaforma abbassò gli occhi e le orecchie –T-tu pensi che…visti questi violenti litigi durante la nostra crisi, tutte queste incomprensioni e diffidenze…quest’incapacità di perdonarci…pensi che forse non siamo fatti per stare insieme?-
Lei non rispose ma spostò lo sguardo sulle ginocchia raccolte al petto.
Lui fece un pesante respiro, gravoso come mille macigni -È inutile girarci attorno; io ti amo ancora. Ti amo davvero e sempre ti amerò. Perdonami se mi sono comportato così da idiota.
Io ti amo Corvina …ma tu devi seguire il tuo cuore.
Perciò te lo chiederò molto chiaramente…- gli vennero le lacrime agli occhi, non poteva credere che stava per pronunciare quelle parole, parole che se fossero divenute realtà non sarebbe mai riuscito a sopportare.
A stento riuscì  a biasciarle, il suono era spezzato, debole, quasi un battito d’ala di una civetta.
Impercettibili…ma lei le sentì.
-Corvina…vuoi il divorzio?-
Gli occhi divennero acquosi anche alla maga, la quale si alzò dal letto, dandogli le spalle.
Mosse alcuni passi incerti verso la porta, con indosso il suo lungo pigiama blu notte. Che la copriva dalle caviglie al collo.
I piedi nudi entrarono a contatto col pavimento gelido ma lei neppure se ne accorse, troppe cose le ronzavano in testa per badare a quello che succedeva intorno a lei.
-Non lo so…- rispose dopo un’interminabile silenzio nel quale il cuore di BB aveva saltato un infinità di battiti, stressato da quel fatidico tentennamento
 –Io…io penso che…- iniziò la maga mordendosi la falange dell’indice mentre si massaggiava nervosamente il gomito  -Penso che…- ancora silenzio.
-Penso che andrò a dare la buona notte ad April-
E senza che nessuno dei due aggiungesse altro, non per mancanza di tempo ma per mancanza di bisogno, la mezzo-demone si dileguò nel buio.
 
Di lì a poco Corvina cacciò un grido disumano.
Tutti gli abitanti della Torre, compresi Rick e Ruby destati di colpo dal sonno, si precipitarono verso la fonte di quell’urlo come falene attratte dalla luce.
-Corvina!- esclamò BB afferrandola  –Corvina che succede?!- lei ancora gridava e dovette scuoterla per le spalle per riuscire a farla smettere.
Le dita perlacee della strega erano serrate su un foglio di carta tutto stropicciato.
-A-April è scapapta-
-COSA!!??-
-H-ha scritto q-questo- balbettò appena mostrando il foglietto, senza riuscire però ad aprire il pugno.
-Di che si tratta?- chiese Robin appena arrivato assieme a Stella, prendendo la mano della mezzo-demone tra le sue, non c’era traccia del pianto precedente sul suo viso, lui doveva sempre dimostrarsi un leader integerrimo, deciso e sicuro di sé.
Sapeva quanto la sua immagine fosse importante per il morale della squadra.
Non fu facile districare le dita di Corvina, ma alla fine il ragazzo mascherato riuscì a separare il palmo pallido dal foglio di carta da lettere giallo.
Era una lettera d’addio per i suoi genitori, scritta di suo pugno da April.
Robin iniziò a leggere ad alta voce.
-“Cari mamma e papà, vi amo ora più che mai e appunto perché vi voglio così bene non posso sopportare di vedervi litigare a causa mia.
Nonostante ce l’abbiate messa tutta per convincermi del contrario so di essere solo un…incidente…so che non mi volevate e non mi volete tutt’ora ma vi sono grata per avermi fatto credere così a lungo il contrario.
Ho deciso di andarmene per la mia strada, stasera stessa lascerò Jump City così voi sarete liberi di vivere la vostra vita senza più questo peso a frenarvi.
Vi prego, salutate da parte mia Bruce, Rick e Ruby e tutti gli altri Titans e dite loro che gli voglio un mondo di bene e che mi mancheranno moltissimo…”- Robin s’interruppe al commento del padre della ragazzina.
-Ma è terribile!- disse il verde –Si è presa la colpa per le nostre liti…-
Il leader dei Titans riprese a leggere scandendo bene le parole.
-“Non abbiate timore e non preoccupatevi per me, ma non venite neppure a cercarmi, ormai ho deciso.
Comunque non parto da sola, sarò in buona compagnia, fuggo con qualcuno che saprà accettarmi per come sono”…-
Stavolta fu Stella Rubia a spezzare il filo del racconto –Aahh è una fuga d’amore, allora- sorrise rasserenata –Sta tranquilla Corvina, starà via un paio di giorni con quel ragazzo poi si renderà conto di quanto sia stata avventata e tornerà indietro. Capita a tutte le adolescenti di sognare una fuga col principe azzurro ma non escono mai oltre la città-
Corvina era in iperventilazione e BB per quanto si sforzasse non riusciva a calmarla, respirava così velocemente che lo scambio d’aria nei polmoni non faceva in tempo ad avvenire.
-C-continua a l-leggere- riuscì a stento a mormorare col petto che si alzava ed abbassava a ritmi impressionanti, tutti i nervi erano a fior di pelle e sembrava che gli occhi sgranati dovessero schizzarle fuori dalle orbite da un momento all’altro.
Robin riprese da dove si era interrotto.
-“Lui è più grande di me ma è una bravissima persona, ho imparato a conoscerlo e state tranquilli non è quel tipo di persona a cui “piacciono” le bambine.
Si prenderà cura di me, mi insegnerà tutto ciò che avrò bisogno di sapere e sono certa che non mi farà mancare nulla.
Fidatevi se vi dico che è in grado di proteggermi da chiunque voglia farmi del male, è protettivo ma anche comprensivo, lui mi capisce.
Per questo ho accettato la sua offerta di seguirlo in giro per il mondo.
Vi voglio un mondo di bene…”- la carta era bagnata da piccole chiazze scure…lacrime asciugatesi sul foglio –“ Parlate di me ai miei fratellini e ditegli che non ho mai voluto abbandonarli…la loro sorellona li ama tanto.
E Bruce…mi dispiace ma la mia strada mi ha portata altrove, ma il mondo è piccolo, forse ci rivedremo un giorno.
Titans, questi sono stati degli anni stupendi per me, mi mancherete un sacco, date un bacio a Cyborg da parte mi quando si sveglia, arrestate Ghostface e prendetelo a calci anche per me.
Un bacio d’addio a tutti voi da parte di April Logan, la vostra figlioletta indesiderata, e dal suo compagno di viaggio…”-
Robin sbiancò non credendo alle proprie pupille.
Rilesse e rilesse quel nome dozzine di volte per essere certo di non avere le traveggole.
-Avanti! Parla!- lo incalzò BB sempre più nervoso, con l’ansia che lo divorava dall’interno.
Robin si schiarì la gola e deglutì nervosamente, stava sudando freddo,
-E-e d-dal s-ssuo compagno d-di viag-ggio…- balbettò.
-Jonathan Argenti!-
 
Sedeva appoggiato all’Harley Davidson, un sigaro tra le labbra e gli occhi glaciali scoperti, il suo sguardo mortuario era puntato sulla città illuminata.
Dalla Roccia del Gufo si poteva vedere tutta Jump City.
Era proprio una bella vista…peccato per quei due enormi crateri scuri che spezzavano il caotico gioco di luci.
Il suo bagagli non era altro che un set di coltelli da lancio, una maschera, una balestra e una spada spezzata nelle tasche esterne della moto, il resto lo teneva indosso: una spada sulla schiena, pistole alle cinta, un coltellaccio interno al soprabito e degli strani bracciali luccicanti ai polsi
Il fucile a pompa lo teneva smontato dentro il sedile della motocicletta.
Aveva portato con sé solo le sue armi e un bel malloppo sottratto all’ormai trapassato Slade, non gli sarebbe servito altro.
Il fresco vento autunnale stava lasciando il posto ai venti freddi del Nord, l’inverno stava arrivando e lui doveva partire, proprio come il vecchio.
La brezza gli accarezzò un’ultima volta i capelli bianchi, sparsi sulle spalle, quasi in segno d’intesa l’uomo soffiò una tenue nuvoletta di fumo nell’aria, che il vento disperse.
Si udiva solo lo stormire delle foglie e il grido del gufo nella foresta.
Poi un suono estraneo gli giunse alle orecchie: un delicato fruscio, come se qualcosa di più compatto del vento avesse accidentalmente sfiorato una foglia dal ramo.
Ghostface sorrise rimettendosi gli occhiali sul viso.
Si chiuse l’abito da becchino sul maglione grigio a collo alto e si volò con il più allegro dei sorrisi.
-April, ormai non ci speravo più!-
 
Poco prima…
-È assurdo!- esclamò BB –April sta fuggendo con Ghostface!!...perchè?!-
-Perché lei non sa che è Ghostface- rispose Robin, tutti lo guardarono straniti.
-Riflettete…- continuò –April non ha mai visto il volto di Ghostface, nessuno di noi gli ha mai raccontato i suoi lineamenti, salvo per gli occhi spettrali, non ha mai visto quel famoso video e l’unica volta che l’ha incontrato era mascherato-
-È vero…- concordò Corvina ancora sotto shock, sentiva le gambe tremarle –Quando si è tolto la maschera durante lo scontro lei aveva il mantello sul viso, non può averlo visto, e sicuramente lui si sarà coperto gli occhi…oh Azar! La sta ingannando!!- fu sconcertante per lei realizzare una cosa simile.
-Dobbiamo trovarla! Subito!!- tuonò BB, preoccupato più che mai per la figlioletta che stava per cacciarsi inconsciamente tra le fauci del lupo.
Bruce era rimasto in silenzio fino a quel momento…ma non potè tacere oltre –Forse io so dov’è!-
Lo sguardo della squadra al completo calò su di lui.
-Parla!-
Quasi intimorito il ragazzino continuò –Ho notato che da diverse settimane April si recava ogni venerdì verso le sette alla Roccia del Gufo, una volta l’ho anche seguita e non sembrava ridotta bene, era lacera, sporca e piena di lividi. Mi ha fatto promettere di non dirlo a nessuno ma ora lei è in pericolo!
Sono certo che la troverete là!-
I Titans si scambiarono una rapida occhiata d’intesa e annuirono, Robin prese la parola –Bruce, tu resti a casa con i bambini. Noi pensiamo ad April-
 
Ghostface strabuzzò gli occhi per la sorpresa quando anziché la simpatica ragazzina si trovò davanti la madre di lei, avvolta nel suo mantello blu al punto che s’intravvedeva solo la bocca…e a giudicare dalle contrazioni di rabbia delle sue labbra e dai denti serrati non era un bel vedere
Fluttuava a un palmo da terra per non far rumore ma il vento l’aveva ugualmente tradita.
In un batter di ciglio il vecchio si ricompose, assumendo un’aria arrogante.
-Tu non sei April- le fece notare puntandola col dito.
-No. Sono sua madre- rispose quella con voce tetra, tenendo a stento a freno la lingua.
-Se posso sapere….come hai fatto ad arrivare qui? Prima di lei. Intendo. Mi ha appena mandato un sms in cui diceva di essere partita dalla Torre senza che nessuno se ne accorgesse -
-Vedi, Jonathan…- rispose la mezzo-demone assumendo un’aria sempre più minacciosa - April sarà anche partita in vantaggio ma c’è sempre stata una cosa che mia figlia non è mai stata brava a fare…-
-E sarebbe?-
-Aprire i portali!
Come lo disse distese il palmo a lei e tre diversi portali si aprirono alle sue spalle, da essi uscirono BB, Robin e Stella.
Il vecchio si ritrovò presto circondato.
Sorrise divertito, estrasse dallo stivale il pugnale di riserva che portava sempre con sé e iniziò a rigirarselo con non curanza tra le dita.
-Avanti, Titans…- sghignazzò –Non avrete scelto di…- non potè finire la frase che gli starbolts di Stella gli bruciarono la schiena abbattendosi come grandine su di lui.
Ghostface fu letteralmente sbalzato contro un grande albero  e tirò una forte craniata sul legno duro della sequoia.
Si ritrasse massaggiandosi la testa ma aveva appena alzato gli occhi la coda di un anchilosauro verde lo catapultò contro il monolite a forma di Gufo, spezzandogli una gamba e praticamente tutte le costole.
Sorreggendosi sulle braccia sollevò il capo solo per esporlo al calcio rotante di Robin che lo rimandò a tappeto.
Tutto quello che Ghostface poté fare fu girarsi a faccia all’aria giusto in tempo per vedere un giovane albero sradicato, avvolto in una coltre di magia nera, abbattersi su di lui ancora ancora e ancora.
-Mamma!-
Corvina si volse in direzione della voce, seguita dagli occhi di BB, Robin e Stella.
Dove prima non c’era altro che il nulla comparve improvvisamente il corpo adolescente di April.
Indossava il costume di Midnight e teneva tra le dita il manico di una valigia.
Era inorridita
-Che state facendo!?- urlò senza aspettare una risposta, scioccata e spaventata.
I Titans avevano aggredito Jonathan solo perché aveva cercato di aiutarla…volevano tenerla prigioniera, quindi?
Impedirle di vivere la propria vita?
Di fare le sue scelte?
Lasciando cadere il bagaglio la ragazzina si precipitò a soccorrere il vecchio.
Gli prese delicatamente la testa tra le mani poggiandosela in grembo, gli accarezzò i capelli lordi del sangue che usciva dalla bocca.
-Noo…- mormorò mentre da dietro la maschera appartenuta a Robin gli occhi le diventavano sempre più umidi.
-A-April…- disse quello tossendo grumi di sangue –Non credo di sentirmi abbastanza in forma per guidare…- la voce spezzata non riuscì a proseguire oltre.
La ragazzina si alzò come un baluardo contro il gruppo di eroi –Cosa gli avete fatto!!??- urlò isterica –Come avete potuto fargli questo!!??-
I Titans erano rimasti impietriti, disarmati davanti a quella scena… a quella reazione.
-April allontanati da lui!- esclamò Corvina.
-NO! Lui è mio amico!-
-Non è tuo amico, lui non ha amici! È un assassino!- replicò Robin.
-Tu menti!- urlò April con la voce sempre più strozzata dalle lacrime che si sforzava di ricacciare indietro –Ha ucciso solo per difendermi! MI HA SALVATO LA VITA!!-
-Ti sta ingannando bambina mia…- il tono del mutaforma era quasi implorante
-Voi mi volete ingannare! Voi non mi volevate! Per voi sono solo un’incidente!- riprese fiato, aveva il respiro affannato –A lui piaccio per come sono! Mi vuole bene!-
-Ti sta usando, April. Non è vero che gli stai a cuore… è un bugiardo- anche Stella ce la metteva tutta per cercare di convincere la maghetta ad allontanarsi dal vecchio, ma lei non voleva sentire ragioni.
-April…- disse Corvina più seria che mai, guardandola dritta negli occhi –Lui è Ghostface!-
A quelle parole April ebbe un tuffo al cuore…le vacillarono le gambe e quasi si pietrificò.
-T-Tu menti!- urlò con voce stridula mentre sottili gocce d’acqua le rigavano il viso.
-Io mento?- replicò Corvina con voce calma –Piccola mia…se ma i ti ho mentito è stato solo per il tuo bene…- la motocicletta del killer si sollevò da terra avvolta nelle tenebre di Corvina.
-Ti voglio bene April, tutti te ne vogliamo. Come puoi pensare di essere stata un peso per noi per anche solo un giorno? È vero, tu non eri “programmata” come i tuoi fratelli…ma ti abbiamo amata dallo stesso momento in cui abbiamo saputo che il tuo piccolo cuore batteva dentro di me…sono tua madre, April…non potrei mai non amarti- Corvina aveva trovato quello che cercava, dalle tasche esterne dell’Alighieri si sollevò un oggetto ovale, metallico e sottile.
La maga lo fece levitare fino a posarlo tra le mani della figlia incredula.
-Al contrario di lui- concluse la mezzo-demone.
April non poteva credere ai suoi occhi, guardava sgomenta quel mezzo teschio che reggeva tra le dita…quel volto fittizio e beffardo che aveva visto compiere atrocità in quel centro commerciale…aveva in mano la maschera di Ghostface!
Sentì come un rumore di vetri rotti dentro di sé, si era spezzato qualcosa in lei ma non sapeva cosa.
Si volse inorridita verso il vecchio che approfittando della situazione era riuscito a rimettersi in piedi.
Lo guardò piena di delusione e disprezzo- Per tutto questo tempo...tu mi hai presa in giro…- disse tagliente come una lama.
-April ti prego, posso spiegare- rispose quello muovendo pochi passi barcollanti sulla gamba malferma.
-No! Non ti darò mai più ascolto! Sei un mostro!!- gridò la ragazza mentre turbini di foglie si sollevavano attorno a lei.
-Non ho mai voluto ingannarti, ti prego…- cercò inutilmente di giustificarsi.
-Taci!! Sei solo un assassino e io non voglio avere più nulla a che fare con te!
-Io…- mormorò il vecchio ma non trovò nulla da dire…sarebbero comunque state parole vane gettate al vento.
Corvina aprì un portale mentre April correva da lei.
-Andiamo, April. Torniamo a casa- le disse dolcemente mentre il resto dei Titans si accodava a loro inchiodando con sguardi di fuoco il vecchio.
Lasciandolo smarrito nella solitudine del bosco.
Ghostface si guardò intorno nervosamente, non sapeva come reagire, cosa fare per fermarli…poi la lama del pugnale cadutogli scintillò ai raggi della luna.
-Torna qui! – urlò con coltello tra le dita.
Corvina lo vide e capì subito le sue intenzioni.
-Tutti dentro! Ora!- esclamò mentre i suoi compagni si fiondavano dentro il portale.
Il coltello roteò nell’aria, assumendo sempre più velocità.
Proprio come quattordici anni prima…quando era morta Mar’i…adesso come allora…stavano rivivendo stessa scena.
Il portale che si chiudeva e il coltello che si avvicinava, lanciato dal suo padrone a ghermire le carni dei suoi nemici.
Il portale si richiuse con un lampo abbagliante, nonostante le lenti scure Ghostface dovette distogliere lo sguardo.
Quando riaprì gli occhi Ghostface vide il proprio pugnale conficcato nella corteccia di un albero.
-Nooooo!!!!-
Affondò le dita nel terreno schiumante di rabbia.
-Non è troppo tardi…posso ancora cambiare le cose…- ringhiò mentre una luce di sadica follia gli illuminava gli occhi color ghiaccio.
-Se i Titans pensano di essere al sicuro nella loro Torre…non mi resta che stanarli!!-
 
-Altre cialde, cucciola?- chiese Stella Rubia svolazzando in cucina con una teglia di pancake affogati nello sciroppo d’acero.
-Certo!- trillò April tirandone sul piatto una sbadilata.
Era una mattina luminosa e fredda, il cielo era limpido e il sole delle dieci si rifletteva abbagliante sulle lamiere delle auto dei cittadini di Jump city.
La città era un fervore di attività, un via vai di gente che non si fermava mai.
Suonò l’allarme.
-Che succede?!-esclamò Robin balzando subito in piedi.
Tutti i Titans lasciarono perdere la colazione e si fiondarono a vedere il monitor del computer.
-La via maestra è sotto attacco- disse Corvina guardando le telecamere.
-Sotto attacco di chi?-
Il dubbio del mutaforma fu presto chiarito.
-Ghostface…- sibilò a denti stretti.
 
Era strano…da quando il vecchio era tornato in circolazione sembrava che la stragrande maggioranza dei criminali di seri B fosse andata in pensione.
Neppure un attacco dagli Hive, da Mad Mod, da Plasmus, dal Dottor Luce o da Adone…non che la cosa li disturbasse, con Ghostface incazzato nero l’ultima cosa che volevano erano queste spine nel fianco.
 
Una serie di esplosioni aveva spinto la folla a fuggire verso destra, lungo la via maestra, ignorando che Ghostface proveniva proprio da quella parte.
Una strage era proprio quello che ci voleva per attirare l’attenzione dei Titans.
Presto il vecchio si trovò in mezzo alla mandria di avvocati e ragionieri che fuggivano terrorizzati.
Lui camminava tranquillo contro la corrente del fiume umano, in una mano reggeva un piccolo mitragliatore, nell’altro la sua spada superstite con la quale falciava chiunque gli capitasse a tiro e non esitò a scaricare un paio di caricatori sulla folla stravolta e terrorizzata che cercava in tutti i modi uno scampo inesistente.
-TITANI!!! Dove siete?- gridava a gran voce, sovrastando le grida di paura del popolo e il rumore della mitraglietta che riversava i suoi baci mortali su decine di innocenti.
-Stronzo…- disse Bruce a denti stretti mentre Stella Rubia gli faceva sorvolare la zona –Se la prende con degli innocenti per costringerci ad affrontarlo!-
-Facciamolo pentire allora!- commentò la rossa scendendo in picchiata.
April, Corvina e BB, dietro di loro, li seguirono senza esitazione.
Atterrarono tutti al termine della via principale di Jump City, ai piedi del colossale grattacielo E.X.P.O.
Dove tutto era iniziato, tutto sarebbe finito.
Ghostface arrivò fermandosi pochi metri davanti a loro, la lama della katana era grondante di sangue, i suoi vestiti ne erano macchiati ovunque, e sulla faccia….sulla faccia aveva il ghigno più avvilente, sadico e folle che si fosse mai visto.
Si intravvedeva la parte superiore degli occhi glaciali da dietro le lenti nere…brillavano come stelle di pazzia.
Era assetato di sangue come non mai.
-Consegnatemi April e forse vi lascerò vivere- disse minaccioso facendo roteare la spada tra le dita.
-Abbiamo sconfitto cattivi più grossi di te!- ribatté Corvina alzandosi in volo col mantello dispiegato come le ali di un corvo pronto ad abbattersi sulla preda.
-Avrete anche sconfitto dei cattivi ma non avete mai avuto a che fare con un super-cattivo!!- sbraitò il vecchio in risposta.
BB lo guardò truce, avrebbe difeso sua figlia a costo della vita –E quale sarebbe la differenza, sentiamo?-
Lui sorrise malevolo, dalla manica del soprabito nero gli scivolò in mano un detonatore –L’entrata in scena-
Il cuore cessò di battere a tutti quando lo premette…ma fortunatamente per Bruce e i gemelli non si trattava di quel detonatore.
Un cerchio di fuoco esplose improvvisamente con enormi vampate che raggiunsero il secondo piano del palazzo, assordando gli eroi, l’anello di termite era talmente vasto da circondare tutto il grattacielo, chiudendo il gruppo di giovani al suo interno e lasciando fuori Ghostface.
Rinfoderò la spada.
Le fiamme non si erano ancora estinte che il vecchio tirò fuori da una tasca dello spolverino nero una bottiglietta piena di uno strano liquido e la bevve tutta d’un fiato senza però ingoiarne neppure una goccia.
-M-ma quella…è benzina!- esclamò incredula Stella.
Ghostface saltò la coltre di fuoco, ora alta quanto un uomo, e la muraglia di fumo che accecava i giovani eroi e con la barriera fiammeggiante alle spalle a fargli da mantello sputò a spruzzo tutta la benzina contro i Titans, contemporaneamente scaricava gli ultimi colpi della mitraglietta su di essi.
Come le gocce di benzina entrarono a contatto coi primi proiettili un’onda di fuoco distruttrice avvolse completamente il gruppo di eroi.
Ci vollero diversi minuti perché l’anello di fuoco che imprigionava i contendenti perdesse il suo iniziale vigore e quando finalmente la nube di fumo nero si diradò permettendo al vecchio di vedere il risultato del suo operato esso rimase basito nel vedere che né il fuoco né i proiettili li avevano anche solo sfiorati.
Corvina abbassò la sua barriera magica che aveva protetto lei e tutti i suoi amici da quell’attacco a sorpresa.
-Molto appariscente…ma di scarso effetto- commentò acida –Ora tocca noi…Robin, adesso!!-
Si udì un’assordante rombo di motore e pochi attimi dopo la R-Cycle con il suo pilota a bordo saltarono il cerchio di fiamme.
Sospeso a mezz’aria il ragazzo maschero mulinava la sua asta telescopica, deciso  atterrare con tutta la moto sul vecchio, colto di sorpresa.
Ma anni di guerre e agguati avevano reso i riflessi di Ghostface praticamente istantanei, e la sua capacità di reazione non era da meno.
La ruota anteriore della R-Cycle distava solo un metro e mezzo dalla sua faccia e si avvicinava sempre di più, allora il vecchio distese le braccia contro di essa e due abbaglianti saette scaturirono con fragore dai suoi polsi, colpendo in pieno moto e pilota, scaraventandoli lontano al punto che i due attraversarono ben due parti dell’edificio più vicino.
I Titans non potevano credere a quello che avevano appena visto.
Guardavo con occhi sbarrati prima Ghostface poi il buco nella parete sfondata da Robin.
-Molto scenografico…ma di scarso effetto- sorrise il vecchio facendo eco a Corvina.
-E che cazzo!!- imprecò BB spezzando quel silenzio di vetro che li aveva avvolti –Adesso spari anche i fulmini !?!?-
Ghostface sorrise assottigliando gli occhi a due fessure –Che posso farci, sono fatto così.
Proprio quando credi che abbia finito tutte le idee…taaa daaa!- fece alcuni passi verso di loro ed essi arretrarono adagio senza mai staccargli gli occhi di dosso.
-Immagino che sappiate cosa sia la Titanomachia, vero? Corvina tu la conosci? È un mito affascinante.
Ora lasciate che vi dica una cosa, Titaniè arrivato Zeus!-
Il suo tono tornò da scherzoso a minaccioso e il volto si colorò di una truce espressione –Ve lo ripeto ancora una volta: consegnatemi April!-
Istintivamente BB scattò verso la figlia sollevandola di peso per portarla via, e Ghostface passò all’attacco.
-Non l’avrai mai!!- Corvina fu la prima a fiondarsi su di lui come un proiettile umano, artigli di tenebra le circondavano le mani, bramosi di straziare la carne dell’albino ma quello la evitò scansandosi di lato all’ultimo momento.
-Nessuno..- tuonò furioso il vecchio furioso assestandole un doppio pugno proprio sul viso che le fece sanguinare il naso e le spaccò un labbro.
Tramortita dal colpo la maga rovinò al suolo.
-…mi costringe…-
Bruce gli fu addosso ma lui lo afferrò per le spalle, lo rovesciò sulla schiena e lo sbatté con inaudita brutalità sul cemento.
Il mezzo tamaraniano rimase lungo disteso a terra senza più muoversi.
-…a lasciare…-
Stella fu la terza ad affrontarlo ma questa volta non ci fu nessun’occhio di riguardo per lei, Ghostface schivò starbolts e fendenti dell’aliena per poi colpirla con un dolorosissimo calcio appena sotto il torace, uno dei punti più delicati per i tamaraniani.
La rossa si accasciò a terra piegata in due, gemendo dal dolore.
-…ciò che è MIO!!!-
Ghostface si trovò faccia a faccia con BB, distavano meno di tre metri l’uno dall’altro.
April era in mezzo a loro, con lo sguardo rivolto verso il vecchio che un tempo reputava suo amico.
Scattante come un serpente il killer estrasse una pistola puntandola di traverso alla fronte del verde prima che lui potesse cambiare forma in una qualsiasi creatura.
Schiumante di rabbia, con gli occhi iniettati di sangue, ringhiò a denti stretti serio come non lo era mai stato.
-Consegnamela o giuro che ti ammazzo-
BB sentì April muovere il primo timido passò verso il vecchio e intuì subito cosa passava nella mente alla ragazzina…voleva sacrificarsi per i suoi amici.
No! Non poteva permetterlo! Non avrebbe più permesso che un membro della sua famiglia versasse lacrime perché non era stato in grado di proteggerlo.
L’afferrò saldamente per le spalle tenendola premuta contro il suo corpo.
-Non ti muovere, April-
Ghostface strinse i denti avvicinando la canna di metallo.
-April ascolta tuo padre!- biascicò con dolore Corvina, che aveva trovato nella disperazione la forza di mettersi in ginocchio nonostante le fitte alla testa.
-Già…- sogghignò il vecchio –Fa come dice tua madre, e vieni subito qui!- urlò con voce greve.
April lo guardò stranita, arretrando ancora di più a ridosso del corpo del verde, sbattè le palpebre confusa, senza capire…rifiutandosi di capire.
L’espressione di BB era il riflesso di quella dell’adolescente.
-Oh…non te l’hanno detto…- fece Ghostface arricciando le labbra mimando grottescamente un dispiacere non suo.
L’espressione tornò di colpo seria, glaciale come una statua di marmo.
Inspirò a pieni polmoni e disse con quanto fiato aveva in gola.
-Io sono tuo padre!-
 
 
 
 
 
Colpo di scena!! !!
Chi l’aveva già capito?
Ora tutto inizia a farsi più chiaro, non perdetevi il prossimo capitolo per altre scioccanti rivelazioni, botte violente e tutti i dettagli del concepimento di April!
Sempre che George Lucas non mi faccia causa prima, s’intende.
 
Ghostface
 
  
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