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Autore: Delyassodicuori    15/07/2015    2 recensioni
E’ passato del tempo dall’ultima volta in cui i Volturi, i vampiri più antichi e più temuti di sempre, sono passati a far visita ai Cullen e ai loro amici e testimoni per la questione riguardante Renesmee. Ma ora una nuova minaccia è in agguato, più terribile del vampiro James, più famelico di Victoria e dei suoi neonati, e ancor più pericoloso dei Volturi stessi. E questa volta toccherà a Leah, Jacob e Seth con il loro piccolo branco di mutaforma più i Cullen a dover sistemare la situazione, mentre nuovi amici e nemici si uniranno in queste vicende piene di nuovi amori, lotte, tradimenti e tant’altro.
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Jacob Black, Leah Clearweater, Seth Clearwater | Coppie: Jacob/Leah
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Successivo alla saga
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Leah
 

 
Gocce di pioggia caddero sul mio naso, scivolando poi lungo il mio muso, finendo dritte nelle mie labbra. Tirai leggermente fuori la lingua, gustandomi l’acqua piovana. Per tutta la notte non aveva piovuto, come avevo sperato, ma ora che il sole stava sorgendo le nuvole avevano deciso di raggrupparsi, diventando sempre più nere e iniziando così a piangere. Avevo dormito per almeno tre o quattro ore (forse meno) nella mia forma di lupo, sotto un grosso pino che teoricamente mi doveva proteggere da eventuali piogge improvvise. Invece quelle poche gocce che erano riuscite a passare attraverso le foglie e i rami del pino mi avevano svegliata dal mio sonno senza sogni. Aprii gli occhi lentamente, scoprendo come le gocce di pioggia intorno a me cominciassero a moltiplicarsi, fino a ché non cominciò a piovere a dirotto. Ci impiegai quasi mezzo secolo ad alzare la testa, lanciando però un grosso e lungo sbadiglio. Decisi così di alzarmi sulle mie quattro zampe, stiracchiandomi un poco la schiena. Scossi poi la testa, pestando le mie zampe sul terreno umidiccio, e cominciai ad incamminarmi verso il torrente del monte Olimpia, il territorio della famiglia dei vampiri vegetariani per eccellenza, i Cullen.
Erano passati diversi giorni dall’ultima volta che noi lupi, i mutaforma della tribù Quileutes, ci eravamo uniti assieme ai Cullen ed a tante altre sanguisughe come loro per testimoniare a favore di Renesmee contro altri vampiri chiamati Volturi.
Dopo quell’evento, che per poco non portò ad una guerra (se non ad una carneficina), Jacob, il mio migliore amico ed alfa del nostro piccolo branco, aveva chiesto a noi del suo seguito che cosa volevano fare, se tornare da Sam e il suo branco (di idioti, aggiungerei), oppure rimanere con lui e quindi sopportare la puzza dei succhia-sangue vegetariani. Io fui la prima ad avanzare verso di lui, rispondendogli in faccia:-Tu mandami indietro da quel fetente del mio ex, e poi vedi come ti castro per bene e ti faccio diventare una lupa come me-. Lui naturalmente aveva sorriso a quell’affermazione, annuendo. Mi aveva poi stretto la mano e baciato sulla guancia destra, dicendo:-Non sia mai! In effetti penso che senza la tua presenza mi annoierei a morte, Clearwater-.
Subito dopo di me venne anche Seth, quel rompisca…. tenerone di mio fratello, sorridendo e dicendo:-Beh, io non ho voglia di farmi nuovamente inginocchiare da Sam. E poi tu sei simpatico al suo confronto. Spiacente per te, fratello, ma mi devi sopportare. Anche perché peggio di Leah non posso essere, vero?-.
Quil e Embry avevano riso a quell’affermazione, mentre io, sogghignando, davo un piccolo pugno sul braccio di Seth. Jacob si era trattenuto dal ridere come i suoi amici d’infanzia, accettando anche il piccoletto. Per finire anche Embry e Quil si unirono a lui.
–Scordatelo che ti lasciamo solo con questi tre, bello!- aveva detto Embry.
–Seth ha ragione, sei più simpatico tu di Mr. Carbonella alla brace!- aveva ammesso Quil.
E così avevamo fatto la nostra scelta. Potevamo anche tornare nella nostra terra ogni tanto, ma lì c’erano Sam e gli altri lupi, e ormai avevamo deciso di non averci niente a che fare con loro, anche se capitavano volte in cui ci incontravamo o davamo insieme la caccia a qualche vampiro non invitato nella zona Quileutes.
Anche se le nostre case rimanevano sempre a La Push, era in questa zona dei Cullen che ci riunivamo spesso. Perché continuavamo a rimanere lì anche se non sopportavamo la loro puzza? Semplice, in primis per l’imprinting di Jacob, e in secondo luogo, ma non meno importante, è perché ancora non ci fidavamo molto di Sam. Lui aveva rinunciato a voler uccidere Renesmee, ma non ne eravamo del tutto convinti. Infatti più volte aveva dimostrato odio e ribrezzo nei confronti della piccola ibrida, quando lei incontrandolo lo salutava o magari tentava di parlagli. Sam, ogni volta, la respingeva, storcendo il naso, come se anche lei puzzasse - quando invece, a parer mio, il suo odore ricordava il caramello e le ciliege.
Se doveva esserci una terza ragione, riguardava (appunto) il nostro rapporto con l’altro branco. Sam, come tutti sanno ormai, lo detestavo da morire e preferivo rimanere alla larga da quel viscido traditore, Paul e Jacob non si potevano nemmeno vedere e Jared faceva troppo il sapientone per i gusti di Embry.
Camminai tranquilla in mezzo al bosco, sotto la pioggia che filtrava tra le foglie degli alberi, ripensando proprio agli ultimi avvenimenti, quando nella mia mente entrò anche quella di Jacob. Sembrava quasi senza fiato. Evidentemente stava correndo il più veloce che poteva.
Leah! Sbrigati, prendilo!
Prendere cosa?
Il cervo, no?!?
Quale cervo?
Entrai nella sua mente, osservando attraverso i suoi occhi il culo di un grosso cervo che zigzagava tra gli alberi, tentando di sfuggire dagli artigli del lupo. Tornai allora nella mia di testa, ovviamente dopo aver analizzato bene da che parte venivano e verso dove erano diretti. Mi spinsi così a destra, notando con la coda dell’occhio il cervo correre dritto davanti a sé, senza sapere che io ero a qualche metro alla sua sinistra. Piegai le zampe, con la coda sotto il mio ventre e il muso a qualche centimetro sopra il suolo. Non appena il cervo tornò nel mio campo visivo, scattai alla velocità della luce, balzai in aria e mi buttai sulla preda, conficcando le mie zanne nella sua spalla, penetrando la carne. Il gusto acre del suo sangue m’invase la bocca mentre atterravamo entrambi, predatore e preda, sull’erba bagnata. Dopo una mezza ruzzolata, il cervo provò a liberarsi dalla mia presa, cercando di colpirmi il muso con le sue enormi corna. Io fui più veloce e, cogliendo un suo momento di disattenzione, lo azzannai alla gola, poggiando in contemporanea la zampa sinistra sul suo collo, per poi rompergli le vertebre con un movimento scattante. La sua vita finì così, con la testa a penzoloni e il collo peloso tra le mie fauci. Lo lasciai cadere a terra, mentre Jacob finalmente mi raggiungeva, con il fiato grosso e la lingua a penzoloni.
Brava! Sei stata grande! Fece lui, avvicinandosi e annusando il cervo morto.
Non c’è di ché! gli risposi, scuotendo la coda Ma dimmi, avevi così tanta fame da non riuscire a prendere questo coso da solo?
-Leah, lo sai che abbiamo imparato a parlare anche così, vero?- chiese lui, parlando ma non utilizzando i suoi pensieri.
-Si, lo so- feci io di rimando, sbuffando. Noi lupi, sia del branco di Jacob che quello di Sam, avevamo imparato a parlare anche in questa maniera, rendendo le cose più semplici. Non eri così costretto per forza ad entrare nella mente del tuo compagno e quindi di disturbargli la privacy. Era una cosa positiva, in fondo, e io ne ero contenta, tuttavia continuavo a dimenticarmi della cosa, e così mi capita ancora adesso di utilizzare il pensiero invece delle parole per rivolgermi agli altri.
Mi leccai le labbra dal sangue, pulendo il resto con la zampa, mentre Jacob osservava il cadavere dell’animale.
-Beh, buon appetito caro alfa!- dissi, sedendomi. Jacob mi fissò per un istante, poi guardò il cervo, e infine si rivolse nuovamente a me:-No, Leah, questo coso lo hai ammazzato tu, è tuo ora-.
-Si, certo, ma sei stato tu ad inseguirlo per primo!- ribattei –Quindi è tuo di diritto-.
Jacob rise alla parola diritto, guardando nuovamente la preda. Inclinò leggermente la testa di lato, per poi dire:-Allora dividiamocelo. Io l’ho sfiancato e tu lo hai finito. Ci stai?-.
-Mi sembra più che ragionevole, alfa- dissi, alzandomi.
-Smettila di chiamarmi così, però!- sbuffò lui. Odiava essere l’alfa, questo lo sapevano un po’ tutti, ma le cose sono andate a finire così, ed era bene che si mettesse in testa per una buona volta che ora è lui il nostro capo. Jacob evitò di rispondermi a questo pensiero, e invece decise a staccare la zampa anteriore dell’animale.
Lo mangiammo con calma, come se avessimo tutto il tempo del mondo a nostra disposizione. Provavo a lasciare le parti migliori a Jacob, ma lui continuava a rifiutarle, porgendole invece a me.
Lo hai finito tu, ricordalo! Continuava a ripetermi con il pensiero, avendo la bocca troppo piena per parlare.
Io mangiavo seguendo i consigli che mi aveva dato l’amico tempo fa, prima che Renesmee nascesse. Ogni volta che si trattava di carne cruda, lasciavo che fosse la lupa in me a mangiare, mentre l’umana andava a nascondersi nell’anticamera della mia mente, per lasciar mangiare in pace il mio animale.

Ci saziammo così, lasciando solo le ossa e qualche parte che non riuscivamo a digerire entrambi. Fu allora che la pioggia divenne sempre più forte, persino in mezzo alla foresta dove a regnare erano gli alberi e le loro numerosissime foglie.
-Colazione e doccia, eh?- dissi, mentre mi ripulivo nuovamente il muso anche con l’aiuto dell’acqua piovana che mi cadeva in testa.
-Non si può chiedere di meglio- scherzò Jacob, leccandosi le labbra. Mi fece poi un cenno con la testa, invitandomi ad entrare in una piccola grotta lì vicino. Per fortuna l’interno era vuoto, altrimenti saremo stati costretti a lottare contro un grizzly, e nessuno dei due a quest’ora aveva chissà quale voglia di combattere.
Jacob si sdraiò con la pancia all’aria, e io lo imitai, stendendomi al suo fianco. Che bella sensazione, sdraiarsi a riposare dopo una bella mangiata!
Ci rilassammo entrambi, svuotando nel frattempo le nostre menti.
Guardai verso l’entrata della caverna, mentre la pioggia tentava, invano, di impedirmi di vedere oltre essa. Mi stavo quasi incantando nell’osservare l’esterno, quando mi accorsi che Jacob mi stava fissando. Mi voltai verso di lui, notando che mi stava guardando in modo strano.
-Perché mi fissi così?- chiesi, mezza imbarazzata. Quello sguardo non lo aveva mai usato su di me. Al massimo guardava Bella in questo modo… no, un secondo, non come Bella, ma ci era vicino. Era un modo diverso rispetto a come osservava tempo prima quell’umana, un modo di guardare che non glielo avevo mai visto fare.
-Che c’è? Non posso guardarti?- chiese lui, scrollando le spalle, perfettamente calmo.
-Non è questo…- risposi –è che… non mi guardi mai così-.
Jacob mi fissò per un altro istante, per poi rivolgere lo sguardo verso il soffitto di pietra. Tornai a guardare a mia volta fuori, finché lui non disse:-Ti guardo perché sei bella. È un crimine, forse?-.
Avevo voltato la testa di scatto al solo sentire quelle parole, ritrovandomi con il muso di Jacob a due dita di distanza dal mio. Mi stava nuovamente guardando in quel modo. E adesso perché il mio cuore stava cominciando a battere forte?
-Uh…. Grazie…- dissi, senza sapere veramente cosa dirgli, per poi voltare la testa nuovamente per non avere i suoi occhi puntati sui miei.
-Non c’è di ché!- sorrise lui, tornando a fissare sopra le nostre teste.
Provai giusto per un secondo ad entrare nella sua mente, per capire che cosa gli era passato per il cervello. Scoprii così che il suo punto di vista non mentiva. Rivedevo me attraverso i suoi occhi, ed effettivamente sembravo avere un aspetto magnifico. Ma a dirittura bella mi sembrava esagerato!
Non lo è! Pensò Jacob, ributtandomi nella mia di testa Per una volta ti faccio un complimento e tu non lo accetti, che ingrata!
Risi, e anche lui dopo un secondo si mise a ridere. Rimanemmo poi in silenzio, con solo il rumore della pioggia che riecheggiava come un eco nella caverna a farci compagnia. Poi Jacob si alzò, sedendosi ritto e guardando l’esterno. Aveva lo sguardo quasi perso nel vuoto, ma capii subito che voleva dire qualcosa di importante, e che in quel momento stava cercando le parole giuste. Dopo quello che parve un secolo, aprì la bocca, sospirando un:-Ho rotto il mio imprinting-.
Ci impiegai mezzo minuto per capire di che diavolo parlava. Mi sedetti anche io, fissandolo in muso.
-Come sarebbe dire ho rotto il mio imprinting?- chiesi, ancora incredula.
Jacob sospirò, chiudendo gli occhi, per poi riaprirli e guardarmi.
-Ho fatto il rito, Leah- spiegò –E ora sono libero da quelle stramaledette catene!-.
Il rito. Certo.
Da quasi due anni che esiste quel rito in grado di eliminare l’imprinting. Se il lupo che lo aveva subito non lo voleva più avere, bastava recitare una preghiera davanti al fuoco, per poi bruciare un capello appartenuto al soggetto dell’imprinting. Ma un rituale simile era decisamente raro che venisse compiuto, soprattutto perché tutti i mutaforma che subivano la magia poi erano soddisfatti di essa, anzi, ci si aggrappavano a questo imprinting come se non avessero più altre vie di fuga dalla loro stessa vita, come se fosse l’unico loro centro di gravità.
Eppure… se un lupo decideva spontaneamente di compiere tale rito, poteva solo significare che il suo imprinting non ha funzionato come avrebbe dovuto.
-Ma… perché?- domandai –Insomma… finalmente avevi smesso di soffrire… finalmente eri felice! Perché lo hai fatto?-.
-Davo davvero questa impressione?- mi sorrise lui, per poi tornare serio, scuotendo la testa –No, Leah, non ero felice per niente. Quando ho subito l’imprinting mi sono sentito per un attimo come tutti gli altri che lo avevano subito prima di me. Ma subito dopo mi sono sentito soffocare, come se quelle catene mi stringessero troppo forte. Ho provato a vedere i suoi lati positivi, ma ti giuro, Lee, non ne ho trovato nemmeno uno! Ho aspettato un po’ di tempo per vedere se la situazione migliorava, ma al contrario peggiorava sempre. Così un giorno ho deciso che era il caso di fare questo rito, e così ho fatto la sera precedente. Ho acceso un piccolo falò, ho recitato la preghiera e ho bruciato un capello di Nessie. E per essere sicuro che avesse funzionato sono tornato di corsa qui e sono andato a vedere Renesmee di persona. E ha funzionato sul serio! Quando ho guardato negli occhi della bimba non ho sentito più nulla, nessuna catena che mi stringeva, nessuno che mi teneva ancorato per forza a lei!-.
-E immagino che dopo te ne sei andato urlando di gioia e saltando come un demente- dissi io. Jacob rise, accorgendosi dopo che il mio non era un tentativo di scherzare. Si ricompose subito, deglutendo. –Più o meno- riprese lui –Fatto sta’ che ora mi sento libero, libero di amare chi voglio senza che qualche magia me lo imponga con la forza!-.
-Ma sei sicuro, Jake?- gli chiesi io, in ansia –Sul serio… era l’unica cosa che ti poteva rendere felice. La porta della felicità era aperta per te e tu l’hai chiusa così. Sei certo che quello che hai fatto sia stato giusto?-.
-Mio Dio, Leah, hai più dubbi di me, e tu non puoi nemmeno avere l’imprinting!- esclamò lui, mezzo scocciato ma anche un poco divertito –Stai tranquilla, Lee, se ti dico che non ero felice è la pura verità. Tra l’altro, quella non è la vera felicità, ma solo una stupida e mera illusione. Come avevo detto tempo fa, che senso ha? Insomma, uno deve essere libero di stare con chi vuole, e questa magia non è altro che un blocco inutile!-.
Stavo per ribattere di nuovo, ancora poco convinta, ma Jacob aveva predetto ciò che stavo per dire, così posò la fronte sulla mia e mi fissò negli occhi. Mi immersi in quelle iridi cioccolato fondente, mentre lui diceva, sicuro:-Leah, sto bene. Anzi, andrà tutto bene. Ti fidi di me, vero?-.
-Si, mi fido- risposi, cercando di rimanere lucida con il cervello e di non pensare troppo a quanto potevano essere belli i suoi occhi –E… se dici che stai bene, allora sto bene anche io-.
Per fargli capire quanto fossero sincere le mie parole, gli sorrisi e gli diedi una leggera zampata sulla sua nuca, come una carezza. Jacob ricambiò il sorriso, per poi sdraiarsi, stavolta con la pancia a terra. È vero, la sua motivazione era ancora parecchio ignota a me, ma se mi diceva che andava tutto bene potevo solo fidarmi, no? Per essere assolutamente certa, decisi di guardare nella sua mente. Lui acconsentì, mostrando tranquillamente le sue emozioni e i suoi ricordi. Effettivamente, osservando dal suo punto di vista, sembrava che quelle catene d’acciaio fossero troppo strette, troppo soffocanti. Ma perché l’imprinting si è comportato così? Nessuno dei lupi che lo aveva subito, come Sam, Paul, Jared o Quil, aveva sentito nulla del genere. Jacob era il primo lupo che ho conosciuto ad aver ripudiato sia prima che dopo la sua magia. Era un lupo indipendente e libero ora, proprio come aveva detto lui. E potei osservare, attraverso la sua mente, quanto questo cambiamento lo rendesse gioioso, con il cuore pieno di felicità assoluta. Allargai il sorriso, capendo così che il mio amico finalmente era in pace con sé stesso.
-Te l’ho detto di fidarti- mi sorrise lui, ammiccando. Gli ricambiai il sorriso, sdraiandomi accanto al grosso lupo rossiccio. Jacob alzò la testa, permettendomi così di poggiare la mia sopra le sue zampe, con l’orecchio sinistro che sfiorava il suo collo. Lui allora poggiò la sua testa su di me, coccolandomi teneramente, come una madre con il proprio figlio, o come un uomo con la sua donna…
Scacciai via quest’ultimo pensiero, facendo quasi ridere di gusto l’alfa. Gli feci rimangiare la sua risata morsicandogli la zampa, e Jacob decise allora di chiudere la bocca e di non scartavetrarmi le scatole… dopo aver morsicato come risposta il mio orecchio destro.
Continuammo a rimanere in quella posizione, morsicandoci ogni tanto in segno di affetto o semplicemente per scherzare, mentre la pioggia di fuori cominciava a diminuire d’intensità, quando il lupo mi chiese, improvvisamente:-Tu odi completamente Sam?-.
Rimasi cinque secondi di sasso dopo quella domanda, ma ciò nonostante riuscii a rispondergli:-Gran parte di me lo odia, questo è certo. Ma una piccola, anzi, minima parte, è … triste, ecco-.
Feci un secondo di pausa, seguito da un lungo sospiro, per poi riprendere:-Lo detesto, soprattutto per quello che ha fatto a me, a Emily, e per quello che stava per fare agli altri. Pensavo di conoscerlo bene… ma mi sbagliavo-.
-E la tua parte triste cosa ne pensa?- chiese Jacob, sfiorando con la sua zampa la mia, come a confortarmi.
-Non lo so- risposi, sincera –L’amore che tanto tempo fa provavo sta svanendo, ma al suo posto ora c’è questo senso di amarezza… non riesco a spiegarmi il perchè…-.
-Forse perché non hai ancora digerito il “tradimento” o come lo chiami tu- disse il lupo, sfiorandomi con il suo naso il mio orecchio, lo stesso che aveva morso per scherzo –E questo un po’ si ricollega con la tua rabbia, no?-.
Rimasi in silenzio, a riflettere sulla cosa. Non aveva tutti i torti, a essere sinceri. Quel gran figlio di puttana era sparito per due settimane senza nemmeno chiamare o mandare un messaggio, e poi risputava così di colpo, peggio di un fungo, a dirmi che la relazione non poteva continuare così e che non potevamo più stare insieme e bla bla bla! Più ci ripenso, più il ricordo mi fa infuriare, ma sapevo perfettamente che, d’altro canto, non era colpa sua, bensì dell’imprinting.
-Ecco un altro motivo per cui dico che senza l’imprinting si vive meglio!- aggiunse Jacob in risposta ai miei pensieri. Annui, perfettamente d’accordo con lui sulla questione.
-Non ti preoccupare, Lee- disse Jacob in tono soave, stringendomi ancor di più a lui –se quel coglione torna a romperti le scatole gli rompo il naso, promesso!-.
-Grazie!- esclamai io, ridendo di gusto –Ora ricordo perché mi sono unita a te!-.
-Cazzo, mi chiamavano L’ammazza ex!-.
Ridemmo entrambi, per poi tornare alla tranquillità del nostro abbraccio.
Purtroppo quella tranquillità non durò più di due secondi, perché subito dopo sentimmo entrambi un ululato d’allarme risuonare nell’aria.
Ci alzammo entrambi di scatto, uscendo dalla caverna, mentre le poche gocce di pioggia che continuavano ancora a cadere cominciavano a bagnare i nostri manti.
Corremmo il più velocemente possibile verso la fonte del richiamo, ma non dovemmo fare chissà quanta strada. Quil stava ancora ululando sopra un grosso masso quando gli arrivammo incontro, seguiti a ruota da Seth e Embry.
-Che succede? Gli altri lupi ci attaccano?- chiese stupidamente Embry.
Imbecille pensai, sapendo perfettamente che poteva sentirmi Se così fosse Jacob lo avrebbe saputo da prima e sarebbe stato lui a richiamarci tutti, non Quil!
Embry stava cominciando a lamentarsi del mio modo di rispondergli, ma Jacob lo zittì con un:-Non ora!-. L’alfa si rivolse così a Quil, che aveva finalmente smesso di ululare ed era sceso dal masso:-Cosa c’è che non va?-.
-Vampiri a La Push!- disse l’amico dal manto marrone, agitato –Jared è appena passato di qui chiedendo il nostro aiuto da parte di Sam, così vi ho chiamati!-.
-Hai fatto bene- disse Jacob, poi cercò di mettersi in contatto con l’altro alfa, chiudendo gli occhi per un secondo. Quando li riaprì, ci fece un cenno con la testa, ad indicarci che lo dovevamo seguire. Corremmo in mezzo alla foresta, superando numerosi massi che incontravamo per strada e il fiume che separava la zona dei Cullen da quella dei Quileutes.
-Potresti anche dirci la situazione intanto, no?- chiesi a Jacob, mentre correvo alla sua destra. Essendo il beta del suo piccolo branco avevo questo onore di corrergli al suo fianco. Ero il suo braccio destro, per così dire. Lui poneva tutta la sua fiducia in me, e stessa cosa la facevo io con lui. Tra di noi non c’erano segreti, insomma, e potevamo parlare liberamente di molte cose, anche le più intime.
-Sam dice che ci sono ben venti vampiri vicini alla loro zona- rispose Jacob, mentre saltavamo insieme un tronco caduto a terra da decenni –Quando si sono accorti dei lupi, avevano deciso la ritirata, ma sembra non sappiano dove andare. Per ora corrono in giro completamente a caso, e se possono combattono contro i loro inseguitori!-.
-Sono un gruppo di venti succhia-sangue? Scherzi?- domandai, stupita. Che diavolo ci facevano così tanti vampiri a La Push?
-Anch’io pensavo scherzasse, ma purtroppo è così!- rispose Jacob –La fortuna sembra essere dalla nostra parte, però. Secondo Sam sono troppo deboli ed inesperti, per cui possiamo finirli subito!-.
-Si spera!- disse Quil, dietro di noi, mentre Embry annuiva. Seth invece si sentiva a disagio, ma è normale vederlo così.
-E’ ora che ti abitui al tuo ruolo, fratellino!- gli dissi, sorridendogli, ma Seth non ricambiò la mia allegria come speravo.
-Parla per te, Leah!- rispose lui, agitato –Lo sai che non mi piace dare la caccia ai vampiri!-.
-Ma se inseguiamo quelli cattivi, brutti e orripilanti!- dissi, nello stesso momento in cui Embry e Quil si misero a canticchiare alle sue spalle:-Cocco delle sanguisughe, cocco delle sanguisughe!-.
-Ignorali, sono cretini dalla nascita!- disse Jacob, cercando di consolare il piccolo lupo color sabbia. I due lupi dietro di noi risero di rimando.
Continuammo a correre insieme, finché non individuammo finalmente qualche vampiro che correva a casaccio. Erano in tre, notai, inseguiti ognuno da due lupi del branco di Sam. Altri vampiri, però, erano riusciti a seminare gli altri mutaforma,  e ora stavano inseguendo i lupi inseguitori per aiutare i loro compagni succhia-sangue.
-Aiutiamoli!- ordinò Jacob, e partimmo alla carica, dividendoci. Seth scattò con Quil, Embry andò da solo (per poi farsi accompagnare un secondo dopo da Paul, apparso dal nulla), infine Jacob e io andammo insieme, inseguendo il vampiro che seguiva Colin e un altro lupo di nome Rupert che a loro volta inseguivano una vampira bionda.
La sanguisuga, stupidamente, si fermò e si voltò indietro, forse convinta di poter affrontare due lupi insieme, ma si sbagliò di grosso. Rupert e Colin le furono addosso, e in un lampo riuscirono a strapparle entrambe le braccia. Le arti si staccarono come se un grosso pezzo di ghiaccio si rompesse in mille pezzi. Perfino il suono ricordava il ghiaccio o una grossa pietra che si rompe.
A quel punto rimaneva solo il vampiro maschio che, accorgendosi di come i due lupi avevano ucciso la sua compagna, decise di deviare verso destra per sfuggirci. Colin e Rupert stavano ancora facendo a pezzi la vampira, così io e Jacob partimmo all’inseguimento della sanguisuga rimasta. Correva veloce, notammo, ma non abbastanza. Eravamo anzi vicinissimi ad afferrarlo con i denti, ma il vampiro fece un grosso salto, sfuggendo dalla nostra presa. Finì invece per atterrare su un grosso ramo a dieci metri sopra le nostre teste, mentre io e il mio alfa rimanevamo a fissarlo, dal basso, chiedendoci come potevamo raggiungerlo.
Provai allora a fare un balzo, ma non era abbastanza potente per farmi salire in alto. Quando atterrai ci provò Jacob, ma anche lui fallì miseramente.
Dopo altri tentativi, cominciammo a girare intorno all’albero, scoprendo che il vampiro non voleva muoversi dalla sua posizione, ma anzi ci scrutava attentamente. Noi lo studiavamo, così come lui studiava noi. Io e Jacob cercavamo di capire come acchiapparlo e finirlo, mentre il vampiro valutava le varie vie di fuga possibili. Alla fine, dopo averci studiato per altri dieci secondi, ci sorrise, scoprendo i canini bianchissimi.
Il tempo di chiederci che diavolo aveva da sogghignare che la sanguisuga balzò dal suo ramo, dritto verso Jacob.
Tutto quello che accadde dopo passò talmente in fretta che impedì sia a me che al lupo rosso di fare qualcosa, eppure vedevo tutta la scena come al rallenty.
Il vampiro era atterrato addosso al lupo, proprio mentre quest’ultimo si era alzato su due zampe per saltare su di lui. Entrambi si schiantarono sul terreno, con il vampiro sopra il lupo. Jacob stava per scrollarselo di dosso e io stavo per arrivare dai due per separarli, ma il succhia-sangue fu più veloce. Aveva fatto avvicinare la sua bocca alla gola pelosa del mutaforma, per poi morderlo con violenza. Jacob in un primo momento s’immobilizzò, per poi lanciare un guaito sonoro simile ad un urlo, un misto tra dolore e paura. Arrivai addosso ai due e con le zanne afferrai il vampiro per i vestiti e lo separai dal mio amico, facendolo saltare in aria. Il succhia-sangue atterrò proprio mentre arrivavano Colin e Rupert per finirlo. Mentre i due lupi sistemavano la preda per bene, io mi ero voltata nuovamente verso Jacob, osservando con orrore come il lupo si stava trasformando lentamente in ragazzo. Continuava a contorcersi dal dolore, stringendo con una mano la gola e con l’altra il petto. Si era capovolto sul terreno per soffocare le sue urla tra le foglie cadute e l’erba bagnata di rugiada, invano. Nel frattempo io ero tornata velocemente alla mia forma umana e lo stavo raggiungendo. Mi inginocchiai di fronte a lui, prendendogli la testa e stringendolo all’altezza del mio cuore.
-Cosa diavolo…?- sentii parlare l’umano Colin alle mie spalle, ma io mi voltai verso di lui e gli urlai in faccia:-Vai a chiamare qualcuno, pezzo di merda!-. Colin scattò via assieme a Rupert dopo quell’aggressione, così io tornai a concentrare tutta la mia attenzione sul ragazzo che tenevo stretto a me, osservando la sua ferita. Il morso sembrava profondo, e il sangue lo copriva tutto, impedendomi così di vedere bene il danno. Avevo cercato di tranquillizzarmi, di dire a me stessa che era tutto apposto, ma purtroppo non era così. Il veleno di vampiro era letale per i lupi, e questo era risaputo a tutti. Il panico si faceva strada in me man mano che le urla di Jacob aumentavano.
-Leah!- mi chiamò Seth, nella sua forma umana, mentre dietro di lui arrivavano Embry e Quil, anche loro umani.
-Aiutatemi, vi prego!- urlai io, cercando di sovrastare le grida agonizzanti di Jacob –Dobbiamo portarlo da Carlisle, aiutatemi!-.
Embry e Quil non se lo fecero ripetere due volte, così presero Jacob, uno per le spalle e l’altro per i piedi, per poi trasportarlo di corsa verso il monte Olimpia, mentre io e Seth li seguivamo a ruota.
Il viaggio di ritorno al territorio dei Cullen mi parve durare un’eternità, ma per fortuna riuscimmo ad arrivare alla loro enorme casa bianca alla velocità della luce.
I ragazzi entrarono con il loro amico sofferente, mentre Seth e io continuavamo a seguirli. All’entrata c’erano Esme e Alice Cullen, che stavano osservando la scena completamente confuse, ma anche spaventate.
-E’ stato morso!- spiegai loro brevemente, mentre Carlisle appariva da sopra le scale. Gli bastò un occhiata veloce per capire la situazione, poi disse ai due mutaforma di portare Jacob di sopra. Salii le scale saltando due gradini per volta, notando come il dottore-vampiro indicava ai due ragazzi un divano dove poggiare il lupo ferito. Una volta fatto ciò Jacob lanciò altre forti urla, mentre il suo corpo si contorceva sempre di più. Provai ad andargli vicino, ma Carlisle mi bloccò.
-Prima lo devo aiutare!- mi disse, inginocchiandosi poi a terra, vicino al ragazzo sul divano. Lo morse nello stesso punto in cui era stato già ferito qualche minuto fa prima ancora che me ne potessi rendere conto. Io e i ragazzi osservammo con orrore la scena, come il vampiro succhiasse via il veleno dalla gola di Jacob. Più andava avanti così, più lo sguardo di Carlisle assumeva una certa nota di disgusto.
“E’ al contatto con il suo sangue” riflettei, ma che altro potevo fare io? Potevo solo affidarmi a quel dottore che già una volta gli aveva salvato la vita, e sperare che Jacob sopravvivesse al morso del vampiro.
La cosa finì con la stessa velocità con cui era iniziata. Carlisle si staccò da Jacob, sputando a terra e pulendosi disgustato la bocca con la manica della maglia. Il lupo, intanto, aveva smesso di muoversi. Ora era immobile, svenuto, ma con ancora lo sguardo sofferente.
Riuscii finalmente ad avvicinarmi a lui, inginocchiandomi accanto al mio amico.
Gli accarezzai i capelli, corti e selvaggi, mentre in cuor mio speravo che potesse riprendere i sensi al più presto.
-Tutto bene, ragazzi- disse Carlisle, riprendendo il fiato e ricomponendosi –Si riprenderà, vedrete-.
Annui, fiduciosa, mentre poggiavo la fronte su quella sudata di Jacob, pregando in silenzio.

 
   
 
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