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Autore: virgily    22/07/2015    0 recensioni
-Tze’... scommetto che sia un bamboccio buono a nulla-
-tuttavia quel bamboccio, essendo piu’ grande di te di soli due mesi si e’ aggiudicato la nomina di Boss dei Vongola... Mentre tu rimarrai soltanto un semplice sicario-
-sempre se non lo ammazzo prima...-
-ma come...“La Mala Femmina” dei Vongola tradirebbe in questo modo la sua amata famiglia? Non e’ molto nobile da parte tua...-
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kyoya Hibari, Mukuro Rokudo, Nuovo Personaggio, Tsunayoshi Sawada, Un po' tutti
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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A scuola tutti non avevano fatto altro che parlare di ciò che era successo quella stessa mattina, poco prima che suonasse la campanella. Le voci erano girate talmente in fretta che tutti gli studenti non avevano vociferato di altro anche durante le lezioni, e qualche curiosone si era perfino azzardato di indagare se durante le ricreazioni e le pause si fossero verificate delle novità piccanti a riguardo. Tuttavia, mentre nessuno aveva il coraggio di andare a disturbare i nuovi piccioncini dell’istituto Naminori, la piccola Miu aveva deciso di mantenere un basso profilo per tutta la durata della sua giornata, e anche se aveva sentito delle sue compagne sogghignare di tanto in tanto, non gli aveva dato alcun peso: “tz… figurati. Dovranno passare altri cento anni prima che io possa pensare a un ragazzo in quel modo” aveva pensato. Eppure, non riusciva a negare a sé stessa che quei brevi attimi di pericolosa provocazione le avevano recato un certo interesse. Certo, le conveniva credere che fosse dovuto al fatto di aver incontrato un avversario di livello con cui passare del tempo a fare ciò che sapeva fare meglio; ma c’era una piccola voce, talmente flebile che pareva sussurrarle qualcosa all’orecchio: “c’è dell’altro”. Non sapeva di cosa si trattasse, e forse fu proprio questa la ragione per cui la malafemmina dei Vongola restò quasi tutto il giorno barricata dietro il suo banco, in silenzio, a meditare. Forse doveva cominciare a pianificare una strategia d’attacco da effettuare quella stessa sera… al suo “appuntamento”, come lo avevano descritto le voci di corridoio. Ripensò al loro primo duello, e quasi le venne la pelle d’oca. Aveva sentito l’adrenalina scorrerle nelle vene, il cuore accelerare di colpo. Le sembrò di essere in missione. Cominciò allora a rivivere, istante per istante, quell’incontro tanto apprezzato, studiando accuratamente tutti i singoli movimenti del suo rivale: Kyoya Hibari era un avversario che non andava sottovalutato. Era veloce, estremante agile, e con quei tonfa sapeva essere micidiale. Socchiuse gli occhi e memorizzò i suoi affondi, i suoi contrattacchi e la sua posizione di difesa, cercando di individuare delle possibili vie offensive per poterlo battere. Soltanto pochissimi eletti appartenenti alla malavita italiana conoscevano questa peculiare abilità della ragazza: la sua memoria fotografica particolarmente sviluppata fin dalla tenera età fu proprio la firma che la condannò ad abbandonare la sua vita normale per intraprendere la sua carriera all’interno della famiglia Vongola. Rubare informazioni e uccidere erano diventate le sue uniche valvole di sfogo per ambire al titolo di boss… Ma questo ormai non era più il suo obiettivo. Con suo cugino fra i piedi, Miu aveva abbandonato tutte le sue missioni e tutt’ora non riusciva a capacitarsi di come Tsunayoshi Sawada sarebbe riuscito a guidare la sua famiglia; lui, così debole e infantile.

Miu rimase in un inquietante silenzio per tutto il giorno, anche quando lei e suo cugino tornarono a casa. E sebbene mostrasse un viso apparentemente sereno e spensierato, Tsuna, osservandola di tanto in tanto di sottecchi per non recarle fastidio, vedeva che in realtà sua cugina era assai pensierosa. Che stesse pensando a Hibari? Forse, anche se i suoi non gli sembravano affatto gli occhi di una persona che stesse pensando al suo innamorato.
-Puoi avvicinarti, Tsuna. Non mordo- lo chiamò piano, e al castano venne un brivido. Lei era in salotto, e osservandola mentre era di spalle il ragazzo non si era minimamente reso conto di cosa sua cugina stesse facendo nel frattempo: aveva degli aghi di acciaio spessi e acuminati posizionati ordinatamente in fila l’uno accanto all’altro, e con una delicatezza quasi maniacale la giovane stava intingendo la punta di un’altra di queste armi, nello specifico un senbon di acciaio nero, all’interno di una piccola boccetta contenente del liquido trasparente. Tsuna si avvicinò piano, fiancheggiandola con il cuore in gola. A giudicare dalla sua espressione seria e totalmente concentrata, il giovane boss dei Vongola pensò che la ragazza, piuttosto che pensare al suo imminente appuntamento, si stesse preparando per uno scontro…
-Oh…- sussurrò piano, sgranando gli occhi per la sorpresa, come se fosse stato colto da una rivelazione improvvisa:
-Tu non vai un appuntamento… Tu vai a un duello!- senza dire nulla, Miu sollevò lo sguardo contro di lui, e non appena i loro occhi s’incontrarono lei gli sorrise tranquillamente.
-Finalmente qualcuno l’ha capito…-
-M-Ma tu non puoi batterlo Miu!- affermò impulsivamente suo cugino, alzando la voce di qualche tono, lasciando palesemente intuire il suo sconforto.
-Scusami?- Inarcando il sopracciglio, la castana seduta al suo fianco lo fulminò con un tono di sfida, stringendo la sua arma tra le mani mentre si sollevava lentamente dalla sua seggiola.
-Con quale coraggio osi mettere in dubbio le mie capacità? - aveva parlato pianissimo, a denti stretti. I suoi occhi sembravano essersi dilatati, sprigionando un barlume rovente e inquietante. La ragazza sembrava pronta ad aggredirlo, e Tsuna percepì quello sguardo entrargli dentro, penetrarlo da parte a parte come una lama affilata e letale. Fu una sensazione familiare per il ragazzo. Paura e angoscia… proprio come quei giorni in cui si ritrovava davanti un Kyoya Hibari di cattivo umore. “Dio…” si disse, “Ora capisco molte cose…”
-Rilassati Miu…- una vocina squillante s’intromise nel bel mezzo della conversazione, forse risparmiando al giovane boss una morte lenta e dolorosa. Reborn aveva fatto il suo ingresso improvviso quasi planando dal soffitto, atterrando sul tavolo con un sorriso distaccato sul suo piccolo volto paffuto.
-Tsuna ancora non ti ha mai visto combattere, e sono sicuro che lui è soltanto preoccupato per la tua incolumità da bravo cugino quale è- camminando a passi lenti sulla liscia superficie del tavolo da pranzo il bambino passeggiò tra le armi della ragazza, accorciando le distanze quel tanto che gli bastava per osservare accuratamente il contenuto trasparente e inodore contenuto in quella boccetta con il quale aveva macchiato il suo senbon speciale:
-Pensi di riuscire a battere Hibari con quel veleno? - domandò poi, spezzando quel sottile silenzio che si era creato fra i tre. Udite quelle parole, gli occhi castani del giovane boss si sgranarono ulteriormente:
-V-Veleno?!- domandò Tsuna senza fiato, osservando Miu che di rimando espose un risolino divertito osservando quasi con dolcezza l’arma che teneva tra le mani.
-Io non voglio batterlo…- e il suo sorriso si ampliò ulteriormente, acquistando un connotato malevolo e dispettoso.
-Voglio solo che resti fermo e buono per un po’…-
-Un paralizzante, e perché mai? - domandò il killer bambino sollevando tra le mani quel siero che in alte dosi avrebbe potuto assicurare alla malafemmina una vittoria schiacciante. Intuiva che la giovane avesse già memorizzato tutte le mosse il suo rivale, quindi perché sviluppare in questa maniera fin troppo benevola la sua strategia?
-Soltanto per rendere il gioco più interessante- rispose semplicemente la castana facendogli spallucce. Poi volse nuovamente lo sguardo al ragazzo al suo fianco, osservandolo sorniona prima di sorpassarlo con freddezza, avviandosi lungo il corridoio per raggiungere il pano superiore.
-Miu…- il ragazzo la chiamò piano, sentendo uno strano nodo allo stomaco. Facevano parte della stessa famiglia, sì, esisteva un legame di sangue tra loro… eppure per lui non era difficile capire perché ci fosse dell’astio da parte della giovane nei suoi confronti.
-Non preoccuparti per lei Tsuna…- lo rassicurò Reborn
-La sua è solo una corazza. Quando si fiderà di te si ammorbidirà un po’…- un timido sorriso si sollevò appena sulla bocca del decimo,
-Sì, forse hai ragione Reborn- fece una piccola pausa, sospirando sommesso, dandogli le spalle e cercando di scorgere la schiena di sua cugina che mano a mano si allontanava da lui,
 –Spero solo che faccia attenzione con Hibari…-
-Non temere… con Hibari, Miu è in buone mani-Reborn attirò la sua attenzione esponendo un soffice ghignetto diabolico sulle labbra.
-In che senso? - gli domandò il castano. Silenzio. E quando si voltò nuovamente in direzione di Reborn, questo era letteralmente sparito nel nulla, lasciandogli ben intendere che in realtà il suo piccolo tutor sapeva più cose di quanto lui stesso potesse solo immaginare. Che fosse un bene tutto ciò? A dire il vero, Tsuna non ne era affatto sicuro.

***

Dopo aver mangiato in un austero silenzio, quasi come se si stesse svolgendo una sorta di rituale che permettesse alla giovane Malafemmina dei Vongola di trovare la concentrazione necessaria prima dello scontro, Miu si era rinchiusa in camera sua. Zia Nana le aveva sistemato una piccola cameretta, umile e spartana. Solo toni pastello e mobili semplici, giusto quello che le serviva per poter avere un suo piccolo spazio privato in quella casa caotica ventiquattro ore su ventiquattro. Aveva indossato un abitino nero dalle bretelline sottili e una morbida gonna a ruota con una stampa floreale; l’ideale per nascondere tutte le sue armi. Con un leggero velo di trucco sugli occhi la ragazza aveva cominciato ad acconciarsi i capelli, fissandoli un lato del capo così che poi come soffici onde le ciocche castane potessero incorniciargli il viso, riversandosi lungo la spalla destra. Immobile davanti allo specchio, la giovane si fissava intensamente, quasi perdendosi nel suo stesso sguardo. C’era dello sconforto nei suoi grandi occhi verdi: una brutta sensazione. Probabilmente si trattava solo di un po’ d’ansia, eppure Miu sentiva che in fondo quell’inquietudine si portava dentro un grigiore appartenente al suo passato. Non sapeva spiegarselo, ma da quando aveva messo piede in Giappone, la ragazza immediatamente aveva percepito qualcosa che non andava. Come una presenza che aleggiava su di lei. Ed era proprio per questa ragione che Kyoya Hibari era diventata la sua unica via di fuga. Dal loro primo incontro si era sentita libera, leggera. Senza neanche rendersene conto, al solo pensiero del presidente del comitato disciplinare sulle sue labbra rosee si era dipinto un piccolo sorriso. Stentava a crederci, ma quel ragazzo che detestava tanto era la causa del suo primo sorriso vero durante tutta la sua permanenza. Un sospiro ironico e canzonatorio sgusciò dalla sua bocca, e sgranchendosi appena le spalle osservò compiaciuta che era quasi ora di andare. Decise allora di darsi un’ultima ricontrollata allo specchio: sembrava veramente una tipica adolescente pronta per il suo primo appuntamento, e per qualche decimo di secondo pensò all’espressione che avrebbe fatto il corvino non appena si sarebbero incontrati. Ridacchiò sarcastica “come se a uno come lui possa interessare quello che indosso!” pensò, “dopo tutto non è neanche un vero appuntamento”. Uno schiocco, un colpetto secco contro un vetro colse immediatamente la sua attenzione contro la finestra della sua cameretta. Come richiamata da una forza curiosa più grande di lei, la giovane vi si avviò lentamente, chiedendosi chi potesse essere a richiedere la sua attenzione così all’improvviso. “Dino?” pensò in un primo momento, probabilmente perché lanciare un sassolino contro la finestra di una ragazza la vedeva molto come una potenziale pretesa da parte sua. Poi però, posando ambo le mani contro il cornicione della piccola apertura, gli occhi verdi della Malafemmina di spalancarono di colpo, e un brivido gelido le percosse la colonna vertebrale, scuotendola come una gracile foglia alla mercé del vento autunnale. Non era il boss dei Cavallone ad aspettarla, ma al contrario c’era un bambino, in mezzo alla strada: aveva circa dieci anni, e indossava gli stessi abiti sgualciti di quel giorno lontano di cinque anni prima. Non era cambiato affatto, e questo le fece raggelare il sangue. Aveva i capelli scuri, con una folta frangia che di pari passo con la brezzolina della sera metteva in risalto quel paio di occhi enigmatici e spietati, che come una stilettata la stavano trapassando da parte a parte, proprio come se la notevole distanza tra i due si fosse completamente annullata. Li aveva sempre trovati belli quegli occhi eterocromatici, sin da bambina. Eppure non poteva far a meno di provare una certa inquietudine nel fissarli: mentre l’occhio sinistro mostrava un’iride di una sfumatura intensa di blu, il suo occhio destro, al contrario brillava di un rosso cremisi, marcato da un numero uno scritto in kanji. Miu stentò a crederci, ma perse un battito quando i loro sguardi s’incontrarono, proprio come il giorno del loro primo e ultimo incontro. In tutto quel tempo, lei quel bambino non lo aveva mai dimenticato; non conosceva il suo nome, ma quegli occhi, no quelli le erano inesorabilmente rimasti impressi nella sua memoria. Avrebbe voluto darsi uno schiaffetto, quasi a voler ritornare alla realtà; erano passati anni… non poteva essere ancora un bambino! Eppure quel ragazzo sotto alla finestra pareva così reale. Si morse piano il labbro inferiore, e senza pensarci ulteriormente la castana si lanciò in una folle corsa fino al piano inferiore. Doveva raggiungerlo, capire se fosse tutto un sogno o se realmente lui era lì. Con ampie falcate allora, Miu sfrecciò lungo le scale quasi buttandosi contro la parete lignea della porta d’ingresso, spalancandola con forza. A illuminare la strada vi erano tre lampioni, e un silenzio inquietante si abbatté su di lei: di quello strano bambino non vi era più alcuna traccia. Ecco allora che lo sconforto prese nuovamente possesso di lei. Tuttavia, Miu non poté far a meno di chiedersi se quella strana sensazione che stava patendo non fosse dovuta a quel ragazzino… a quello che era successo tra di loro svariati anni prima.
-Miu tutto bene?- la voce squillante di Reborn la invitò a rientrare in casa, e sebbene l’idea di mentirgli l’allettasse al quanto, la malafemmina sapeva bene che con lui era meglio non correre alcun rischio.
-Mi è sembrato di aver visto una persona…- rispose semplicemente, chiudendosi nuovamente la porta alle spalle, mantenendo lo sguardo basso e schivo. Non voleva che quel moccioso cominciasse a leggerla come un libro aperto.
-Chi?- Silenzio. E la castana rimase per qualche attimo interminabile con la schiena addossata alla porta, pensierosa...
-Nemico o amico?- le chiese nuovamente:
-Nessuno dei due, credo…- fu tutto quello che Miu riuscì a rispondergli, finalmente sollevando lo sguardo. Nei suoi grandi occhi verdi, Reborn vide per la prima volta una incertezza che se trascurata probabilmente sarebbe potuta diventare fatale, e questo il piccolo tutor non poteva permetterlo:
-Fai attenzione Miu. Sai che in molti bramano la tua capacità di memorizzare tutto quello che vedi. Non esiteranno a ricorrere a insulsi giochetti per averti…- e mentre il giovane killer parlava, uno sbuffo uscì rumoroso tra le labbra della giovane.
-Te l’ho detto Reborn. Né amico, né nemico. E inoltre devo essermelo pure sognato, perché non c’era nessuno fuori…- e alla sua affermazione, i due grandi pozzi neri del bambino la scrutarono attentamente, ponderando sulle informazioni che gli erano state riportate. E c’era proprio un piccolissimo e pericoloso pensiero che aleggiava da tempo nella sua mente. Una preoccupazione che lo aveva spinto a far trasferire la bella malafemmina dalla sua amata Italia.
 -Resta sempre con i piedi per terra Miu. Le illusioni spesso sono ancor più pericolose della realtà stessa- disse improvvisamente l’arcobaleno come suo ultimo consiglio, facendola arrestare di colpo. Un piccolo cenno di un sorriso spuntò amaro sulla bocca sottile della ragazza, che cominciando a far ritorno nella sua camera, senza neanche degnarlo di uno sguardo, gli rispose:
-Sono stata addestrata anche a questo, Reborn- E anche se apparentemente non doveva aver alcun motivo per preoccuparsi dell’incolumità del sicario più prezioso dell’intera famiglia Vongola, Reborn non riusciva a fare a meno di pensare a cosa sarebbe potuto succederle se un rivale potente avesse fatto il suo ingresso, e se i giovani membri della nuova generazione non fossero stati in grado di fermarlo.
 


*Angolino di Virgy*
Finalmente passiamo a una piccola, ma intensa, svolta all'interno di questa fic. Spero vivamente che vi piaccia!
Un bacio.
-V-
  
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