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Autore: Blue Heads    26/07/2015    4 recensioni
Tom Orvoloson Riddle aveva dovuto attendere a lungo per poter attuare il suo piano: erano trascorsi undici anni prima che qualcuno trovasse il diario, e quasi altri cinque si erano resi necessari perché il legame tra le due anime diventasse sufficientemente profondo.
Il quinto anno ad Hogwarts... Curioso che anche lui avesse avuto proprio quell'età quando a sua volta aveva aperto la Camera dei Segreti.
La sua vittima col tempo si era rivelata meno sciocca del previsto, rendendo l'attesa meno tediosa, ma ciò non influenzava minimamente le sue intenzioni, né intaccava la sua determinazione: Ginevra Weasley non aveva scampo.
Certo, l'intelligenza della giovane superava le sue aspettative, e lo forzava a muoversi in fretta; ma ormai ogni cosa era predisposta. Dopo tanta attesa, il momento era giunto.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Tom O. Riddle, Tom Riddle/Voldermort
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Altro contesto
Capitoli:
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PARTE I:

Notturno
 



Capitolo I

 

Ogni dimensione era annullata in un’infinità di buio. Una voce incorporea la chiamava da lontano, risuonava nell’ombra; non avrebbe saputo dire da che direzione provenisse, né se la stessa idea di direzione conservasse alcun significato.
Voleva, doveva raggiungere quella voce, ma riecheggiava attorno a lei, la sua origine era molteplice,  mai originaria. L’oscurità non faceva presa sotto i suoi piedi: incespicava in un oceano di tenebra, mentre spazio e tempo si facevano beffe di lei; impossibile dire in che verso proseguisse, o se proseguisse affatto. Nulla cambiava attorno a lei, se non la voce stessa: esortava, confondeva, rideva. La scherniva, crudele:

Non ti credevo una tale illusa, Ginevra!

 

Ora il fuoco danzava davanti ai suoi occhi, proiettando lingue di luce sulle sue mani pallide. Mentre sedeva davanti al camino, rigirava la bacchetta nei bagliori rossastri, saggiandone le proprietà. Ad un gesto del polso, un serpente balenò fuori dalle fiamme. Scivolò ai suoi piedi, disegnando arabeschi con il corpo sinuoso.  
Nell’oscurità si coglievano solo guizzi luminosi di scaglie; mentre le due teste della serpe si perdevano in un mare di spire, tre teste ne emergevano. Cinque teste, nove. Comparivano e scomparivano tra luce ed ombra, celate e svelate dall’infinita matassa del corpo; e spostando lo sguardo sempre ne coglieva un’altra, ed era impossibile determinare se fosse lì da prima, o se la stesse vedendo per la prima volta.
Lo sguardo si perdeva in quell’intreccio di luci ed ombre. Rosso e verde, sangue e veleno.
Di colpo la maschera dei colori s’infranse, e Ginevra vide la realtà per quello che era: infinita oscurità, interrotta solo da bianchi bagliori tremolanti, che si dibattevano, prigionieri dell’ombra. Una danza caotica di luce e buio, nella quale la luce lottava per non svanire. Null’altro esisteva: lei stessa non era altro che una scintilla di bianco intrappolata in quella sostanza nera, densa ma impalpabile, che l’avvolgeva e comprimeva; lottava per non perdersi definitivamente in essa. 
Era luce morente.
Un peso sempre più intenso la vinse, facendola sprofondare nell’oscurità; precipitava, vortice rosso in un’infinità di buio verde.

 

Ginevra si svegliò. Inspirò a fondo, nel tentativo di calmarsi, ma una fitta atroce all’altezza del diaframma le mozzò il respiro; era squarciata dal dolore. Lo spasmo dei muscoli atrofizzati le avrebbe strappato un grido, ma la sua gola era riarsa, e riuscì a produrre solo un sibilo strozzato.
Il buio era confortevolmente rischiarato da una luce soffusa: sopra di lei, un liquido verdognolo e opalescente scorreva secondo leggi proprie, in un complesso sistema di ampolle e canali: un syrrografo. Era uno strumento utilissimo per il monitoraggio dei parametri vitali dei casi più delicati, e poteva fornire molte informazioni, ma solo se si era in grado di decodificarlo. Chiunque non fosse un Guaritore sapeva interpretare un solo segnale: in funzione o spento. Nel primo caso, per quanto grave, il paziente era in vita; se invece il liquido si arrestava e perdeva luminosità, il paziente era morto.
Ne deduco che… sono viva.
Tutto il resto rimaneva un mistero: come fosse arrivata in ospedale, da dove, cosa fosse accaduto… Il vuoto, non fosse stato per un gran mal di testa.
Ginevra si voltò leggermente, intravedendo una luce aranciata alla sua sinistra, ma si ritrasse, accecata. Una fiammella era sospesa accanto al suo letto e illuminava il profilo addormentato del fratello, George.
Un Guaritore si affacciò alla porta, studiò per un momento il syrrografo e poi, silenzioso come era comparso, si eclissò; tornò dopo un tempo indefinito e, questa volta, varcò la soglia. Al suo ingresso una luce omogenea si diffuse nell’aria, svegliando George, che, dopo un attimo di smarrimento, scattò in piedi, sorridendo da un orecchio all’altro: << GINNY! >>
Con sollievo di Ginevra e della sua testa, l’intervento del medimago pose fine alle urla euforiche del fratello. << Ben tornata fra noi! Le sue condizioni sono in rapido miglioramento, ma per ora deve stare a riposo totale. I suoi familiari saranno qui a momenti… >>
Quasi a voler confermare le sue parole, una trafelata signora Weasley irruppe nella camera e si fiondò al suo capezzale, scansando malamente il figlio.
<< Ginny cara! Finalmente sei sveglia! Tuo padre era fuori di sé per la preoccupazione! >>
<< Sì mamma, perché tu sei l’incarnazione della calma! >>
<< Oh, sta zitto Gred! Cioè, Forge.. oh, insomma! Naturalmente, noi tutti eravamo molto preoccupati… ma ora dimmi, cara, come stai? >>
<< … >> Ginevra strizzò le palpebre, cercando di formulare una frase coerente: << Cosa... è successo? >>
<< Oh, povera cara! Ma certo, tutti a farti domande, e nessuno che ti spiega nulla... ma il fatto è che nessuno ha una vera spiegazione al momento… quando Harry ti ha trovata in quei sotterranei… ma non è il momento adatto per parlarne! Ora sei qui e stai bene, e… >>
<< Sì, un fiore! Tre giorni in coma, praticamente morta, molto più di là che di qua… insomma, una meraviglia! >>
<< George! Ti sembra il caso… >>
Ginevra chiuse gli occhi, confusa da quel fiume di parole e infastidita dalla luce. Si sentiva pesante e indolenzita… esausta. Prima ancora di rendersene conto, era nuovamente piombata in un sonno profondo.


Dopo cinque giorni, Ginevra ancora giaceva in quello stupido letto. Fingeva di dormire. Da quando era uscita dal coma, dormire e fingere di farlo erano le sue principali occupazioni: subire le attenzioni dei suoi innumerevoli familiari - per non parlare delle loro chiacchiere sull’imminente matrimonio di Bill e Flebo - era l’ultimo dei suoi desideri. Si era svegliata poco prima, con immagini sfocate di un sogno impresse ai margini della coscienza; ma più si sforzava di trattenerne il ricordo, più queste sfuggivano, ritraendosi inesorabilmente. Ora, mentre ascoltava i discorsi sommessi di Ron e Harry, degli incubi della notte rimaneva solo un velo di inquietudine.
<< Allora, Harry… Cosa voleva da te Silente? >>
<< Mi ha chiesto di accompagnarlo sul posto dove… insomma, nella Camera dei Segreti. >>
Ginevra tese l’orecchio, con rinnovato interesse. Forse questo l’avrebbe aiutata a fare chiarezza… Aveva tentato spesso di richiamare i ricordi di quella notte, ma tutto ciò che riusciva a rievocare dalla nebbia erano freddo, spossatezza, una silhouette sfocata... e il diario. Il diario che le stava togliendo la vita. Tom che le stava togliendo la vita.
<< Credevo Silente volesse fare un semplice sopralluogo, ma… Il fatto è che sembrava stesse cercando qualcosa di preciso. >>
Possibile…?
<< Quel vecchio dà i brividi… cioè, è un mito, ma il modo in cui sa sempre tutto è inquietante. Sicuro ha in mente qualcosa >>
Non era una novità che Silente fosse pressoché onnisciente e che intuisse con successo tutto ciò che non sapeva con certezza, ma questa volta la sua arguzia non volgeva a favore di Ginevra: cosa aveva intuito Silente di quanto era avvenuto nella Camera? Ma prima ancora… cosa era avvenuto? Non solo quella notte, ma per mesi, anni… cos’era il diario, chi era realmente Tom? Queste e molte, troppe altre domande cozzavano e affondavano nella sua mente; nel suo animo imperversavano sentimenti troppo confusi per poterli discernere. E una questione più urgente: aveva capito di essere implicata nell’apertura della Camera dei Segreti - in qualche modo complice; qualora Silente avesse saputo del diario, quali sarebbero state per lei le conseguenze?
No, non può saperlo…
<< Qualunque cosa cercasse, comunque, non l’ha trovata. Non c’era assolutamente nulla… a parte la carcassa del Basilisco, che ha a malapena degnato di uno sguardo. In compenso è rimasto mezz’ora a fissare il vuoto della Camera e sfiorare le pareti borbottando parole incomprensibili. >>
Non hanno trovato il diario, né la mia bacchetta scomparsa… Qualunque cosa abbia fatto, Tom è riuscito a tornare.
<< Tipico! >> la voce di Ron era intrisa di ironia. Dopo un momento di silenzio proseguì, più esitante: << Ma chi sarà l’Erede di Serpeverde? >>
<< Non ho un’idea precisa, ma dev’essere Serpeverde e razzista, il che riduce il campo a… l’intera Casa >>
Harry tacque per un istante, riflettendo. Poi aggiunse: << Chiunque sia deve saper parlare il serpentese >>
Il peso di quella constatazione si impose gradualmente: il ragionamento pareva poter seguire una sola direzione…
<< Non credi che potrebbe essere… insomma, hai capito, lui ? >>
La stanza cristallizzò in un silenzio glaciale. Per un lungo istante, Ginevra trattenne il respiro.
Tom… Voldemort? L’eventualità le parve ridicola. Figuriamoci.
Ma effettivamente… cosa sapeva lei di Tom? Insomma… no. Credo di no…
<< Spero di no. >>


Oltre la finestra, il calore del sole estivo lambiva la Londra babbana e l’intensa luce del mezzogiorno inondava la stanza d’ospedale.
La quantità di persone stipate all’interno rendeva l’ambiente decisamente asfittico e Ginevra, per quanto sollevata per il suo imminente ritorno nel mondo esterno, era logorata dalla necessità di fingere un buon umore che non provava affatto. Circondata dai suoi familiari festanti, non si era mai sentita tanto lontana da loro.
<< Due settimane intere di ricovero! Hai stabilito un record! >> stava dicendo Fred.
<< Senza contare il tempo in cui era in coma. >> puntualizzò George.
<< Seriamente Ginny, sei uno schifo! >> sentenziò Ron scherzoso, dandosi l’aria di aver appena enunciato una verità cosmica; aveva un modo tutto suo di dimostrare il proprio affetto.
La signora Weasley lo fulminò con lo sguardo: << Insomma Ron! Ti sembra il modo di parlare a tua sorella? >> e, ignorando l’espressione divertita dei gemelli: << Povera cara, eri in condizioni davvero terribili. Siamo così contenti che tutto si sia risolto e che tu possa finalmente tornare a casa! Non è vero, Arthur? >>
<< Un vero sollievo, sì. E’ una fortuna che siano appena cominciate le vacanze estive: farla tornare subito a Hogwarts sarebbe stato improponibile >>.
<< La nostra degna sorellina… Cosa non si fa, pur di saltare gli esami! Fred, avremmo dovuto pensarci noi! >> intervenne George, sogghignando.
Ginevra ascoltava a tratti la conversazione, ma le parole, addossate una all’altra, non facevano che amplificare la confusione che aveva dentro; così, mentre sua madre, Harry e Hermione discutevano di come questi avrebbero trascorso l’estate, Ginevra era di nuovo imbrigliata nel groviglio dei suoi pensieri, trascinata nell’ennesimo circolo vizioso d’interrogativi e d’angoscia.
Pensieri e parole vennero di colpo messi a tacere quando la porta si aprì, rivelando la solenne figura di Albus Silente.
Il Preside si fermò sulla soglia, e dopo un cortese cenno di saluto esordì: << Non vorrei disturbarvi, ma gradirei scambiare due parole con la signorina Weasley, se è possibile >>.
La signora Weasley colse per prima il comando implicito nelle parole di Silente. << Ma certo… vi lasciamo soli >> e con un ultimo buffetto sulla guancia di un’infastidita Ginevra, Molly uscì dalla stanza, imitata dalla numerosa compagnia.
Il professore chiuse loro la porta alle spalle e si accomodò di fronte a Ginevra, su una comoda poltroncina di chintz evocata dal nulla. Appoggiata alla spalliera spigolosa, la giovane continuò ad osservarlo in silenzio, imperscrutabile, mentre Silente faceva altrettanto al di sopra degli occhiali a mezzaluna. I due si studiarono per un breve momento, poi lui sorrise, forse divertito dal curioso comportamento della più giovane dei Weasley.
<< Posso offrirti del sorbetto al limone? >>
Ginevra si rilassò leggermente. << No, grazie. Ci sarà fin troppo da mangiare, alla Tana >>
<< Capisco, ricordo i manicaretti di Molly… ma tornando a noi, credo tu conosca il motivo della mia visita >>
Ginevra annuì: << Penso di averlo intuito. >>
<< In tal caso, spero non ti dispiaccia raccontarmi quello che ricordi di quella notte. >>
<< Non è molto… e quel poco che riesco a richiamare è confuso, alle volte non so nemmeno se ciò che ricordo sia realmente accaduto o se io lo abbia solo sognato. >>
<< E’ comprensibile… atteso, a dirla tutta. Ma ti sarei estremamente grato se tu adesso ti lasciassi guidare e provassi a rivivere quanto accaduto. >>
A quelle parole, Ginevra annuì brevemente, dissimulando, per quanto le fosse possibile, il panico crescente. L’idea stessa di rivivere quei momenti era sufficientemente angosciante, ma in quel momento le si presentava un problema ancora maggiore: aveva previsto che il Preside la interrogasse a riguardo, ma aveva sperato di riuscire a ricostruire il quadro completo prima di quel momento; ora invece si ritrovava a dover celare una verità che neanche lei conosceva… e risultare convincente . Non poteva rivelargli ogni cosa, ma nemmeno sapeva cosa fosse meglio tacere. Senz’altro non era il caso di raccontargli del diario… ammesso che non ne fosse già a conoscenza; il modo in cui aveva ispezionato la Camera non faceva ben sperare.
<< Certo, lo farò. Ma prima, se posso, vorrei farle io una domanda: esattamente, come mi hanno trovata? So cos’è successo a grandi linee, ma vorrei conoscere i dettagli. Forse potrebbero aiutarmi a ricordare. >>
Silente sorrise cordialmente: << Temo che sentire la mia versione dei fatti potrebbe condizionare i tuoi ricordi, già incerti… non avrò problemi a rispondere alle tue domande, ma ogni cosa a suo tempo. Ora chiudi gli occhi e libera la mente da ogni altro pensiero. Concentrati, visualizza la scena come se la stessi vivendo ora; rievoca ogni dettaglio, anche il più marginale. >>
Ad occhi chiusi, il cervello di Ginevra lavorava celermente: il suo tentativo di prendere tempo era fallito miseramente, avrebbe dovuto improvvisare.
<< Non so come io ci sia arrivata, ma ricordo di essermi svegliata su un pavimento freddo, bagnato… Avevo un dolore pazzesco al centro della schiena, ed ero indolenzita, non riuscivo a muovermi. Era come se qual… qualcosa mi stesse risucchiando la vita. C’era poca luce… sì, delle torce riflesse nell’acqua. Aprendo gli occhi ho visto... una sagoma sfocata. Scura, in controluce… non so dire altro, la vista era annebbiata. Credo di essere svenuta subito dopo. >>
<< Quindi: prima di svenire hai intravisto una sagoma, eri in un luogo buio, freddo e bagnato, illuminato da torce; avvertivi un forte dolore alla schiena, faticavi a muoverti e ti sembrava ti venissero risucchiate le forze. Qual è il ricordo immediatamente precedente? Ricordi null’altro? Se avessi notato qualcosa di strano, o avessi fatto qualcosa di particolare? >>
Effettivamente, rifletté Ginevra, ricordava altro; e, almeno in parte, avrebbe anche potuto parlarne.
<< Sì… di nuovo, non so come ci fossi arrivata, ma quella notte ero in un corridoio buio, tranne che per la luna. Ero confusa, spaventata… >> Si fermò, esitante; non era certa che le convenisse proseguire il racconto.
<< Continua, qualsiasi dettaglio può essere fondamentale >>
E lei ricominciò a parlare, raccontando nuovamente  del risveglio nella Camera, vivendo un’altra volta quella stessa scena. Si concentrò, richiamando ogni singola percezione; la stoffa bagnata sulla pelle formicolante, la pietra fredda sotto di lei, il flusso di energie strappatole dal centro del petto, l’impossibilità di muoversi. Ginevra tacque, sopraffatta dal ricordo, tempestata da immagini, sensazioni ed emozioni. La silhouette sfocata che incombeva su di lei, Tom che incombeva su di lei, Tom che la uccideva... La necessità impellente di agire, muoversi, fermarlo… uno sforzo sovrumano… la bacchetta puntata, e due parole imperdonabili
Per una frazione di secondo rimase immobile, come paralizzata; poi tornò presente alla realtà, sotto lo sguardo attento di Silente. Lui inclinò il capo, interrogativo, invitandola tacitamente a parlare.
Ginevra respirò a fondo; poteva farcela. Forse… Placò il panico e proseguì.
<< Mi è tornata in mente una cosa. Era buio, buio pesto. Non c’era nient’altro, solo l’oscurità e una voce che mi chiamava… poi dal fuoco sono comparsi dei serpenti, e mi hanno soffocata. Credo sia solo un sogno, ma è  l’unica cosa che ricordo, prima di essermi svegliata in ospedale. >>
A Ginevra sembrava che le cose non dette fluttuassero nell’aria, sospese tra loro. Indossò la sua migliore faccia da poker, sperando di non avere un’espressione troppo colpevole, e attese.
Pochi istanti di tensione si estesero all’infinito, prima che Silente prendesse la parola.
<< Se non c’è altro, credo sia arrivato il momento di darti delle risposte. Due settimane fa, l’erede di Salazar ha lasciato un ultimo messaggio: “il suo scheletro giacerà per sempre nelle profondità della Camera dei Segreti”. Fortunatamente, si sbagliava: quella notte, la signorina Granger è venuta a cercarmi. Mi disse di averti trovata, viva ma gravemente ferita, nella Camera. Lei, tuo fratello Ronald e Harry avevano scoperto l’ingresso della Camera dei Segreti e sconfitto il mostro, un basilisco. Quando sono arrivati, non c’era traccia del tuo aggressore, né indizi su cosa fosse accaduto >>
Finora, Silente non le aveva dato più informazioni di quante già lei non ne avesse; difficile capire quanto lui sapesse.
<< Lei ha idea di chi possa essere? >>
<< E’ solo una mia ipotesi (anche se, per dirla tutta, le mie ipotesi tendono spesso a dimostrarsi corrette), ma presumo si tratti della stessa persona che l’aveva aperta più di cinquant’anni fa: Tom Riddle, allora studente di Hogwarts >>.
Il Preside si alzò dalla poltroncina << Ora, se vuoi scusarmi, devo proprio andare. Altri impegni mi attendono. In ogni caso ci vedremo presto a scuola: devi sostenere i GUFO prima che inizi l’anno. >>
Silente era ormai sulla porta, quando si fermò << Ah, dimenticavo: per caso hai notato la scomparsa di qualcosa… un oggetto al quale tenevi particolarmente, magari qualcosa che portavi sempre con te? >>
Per Ginevra non fu facile celare la propria reazione: la domanda l’aveva colta alla sprovvista, quando ormai si considerava fuori pericolo.
Calma… a tutto c’è rimedio
<< Sì, certo >> rispose con naturalezza, come se stesse ribadendo qualcosa di ovvio.
<< La mia bacchetta >>.

 
 

PROSSIME PUBBLICAZIONI:
Il prossimo capitolo verrà pubblicato domenica prossima, cioè il 2 Agosto. Grazie per aver letto!

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