Serie TV > Sherlock (BBC)
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Autore: MayQueen    01/08/2015    2 recensioni
"...È la natura umana, va ben oltre la fredda logica e la ragione pratica..."
Siamo tutti storie alla fine.
Genere: Azione, Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Watson, Lestrade, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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In punta di piedi
 



"In pratica il lupo le indica la strada più lunga dicendole che è quella più breve?" con un paio di guanti neri alle mani, Sherlock continua a esaminare il cestino di vimini della nostra  sfortunata Cappuccetto Rosso.

"Esattamente."

"E così ha abbastanza tempo per mangiare la nonna."

"Un modo carino per ricordare ai bambini di non fidarsi degli sconosciuti."

"Se ci tengono alle loro nonne....Aaah, questo è interessante..." solleva il cestino e lo osserva da diverse angolazioni.

"Trovato qualcosa?"

"Terra." annusa l'oggetto delle sue analisi, ne gratta via un po' con il dito e io mi trovo costretto a distogliere lo sguardo quando lo assaggia con la punta della lingua.
"Questo è molto interessante..." estrae una bustina di plastica dalla sua tasca e vi versa dentro quello che deve avere riconosciuto come indizio fondamentale, per poi nasconderla nuovamente tra la stoffa del Belstaff.

"Sherlock?" Lestrade si avvicina al mio amico "Dobbiamo portare via il corpo."

"Nessun problema,noi andiamo via. John?"
Quasi correndo per riuscire a mantenere il suo passo lo raggiungo.  

"Dove andiamo?"

"A casa. Devo fare delle analisi. Taxi!"

***

Amo lavorare con Sherlock Holmes. Non c'è motivo di nasconderlo. Ormai sono dipendente dalle continue scariche di adrenalina che si provano camminando al suo fianco nel campo minato che lo circonda costantemente. Il mio passato da soldato mi è rimasto attaccato addosso come un virus, probabilmente non riuscirò mai a riabituarmi completamente alla vita del civile. Ne ho avuto la prova nei due anni di assenza di Sherlock. Ero completamente devastato. Non solo avevo perso il mio migliore amico, il mio compagno di avventure e il mio punto di riferimento. Avevo perso anche la mia unica opportunità di vivere davvero. Spesso mi sorprendo di non essere mai salito sul tetto del St Bart's durante quel periodo.

Ma adesso Sherlock è tornato. E Sherlock significa avventura. Sherlock significa mistero, pericolo, corse nella notte, spari a bruciapelo. Significa adrenalina, brividi, fuoco, ghiaccio. Sherlock significa morte, Sherlock significa vita. Non voglio più rischiare di perdere tutto questo, sono disposto a sopportare tutte le sue stranezze, tutte le sue manie e tutti i suoi capricci infantili.

Posso sopportare tutto. Tutto.

Ma giuro. Giuro su quanto ho di più caro al mondo che stare seduto alle tre di notte su una dannatissima poltrona, a fissare la sua dannatissima testa di capelli scuri, sforzandomi di tenere gli occhi aperti mentre lui analizza della dannatissima terra con il suo dannatissimo microscopio è una vera tortura.

"Quanti sono?" chiede Sherlock senza girarsi.

"Come, scusa?" sento la mia voce impastata dal sonno.  Mi strofino una mano sugli occhi.

"I miei capelli, hai finito di contarli?"

"Io...Io non..."

"Non riesci a fare niente di utile al caso, John?"

"Ma...cosa dovei fare?? Stai analizzando della terra! Sono le tre di notte!"

"Vai a letto."

"No, no Sherlock, non intendevo..." cerco di formulare un pensiero coerente nonostante la nebbia che mi pesa sulla mente

"Dico sul serio, John. Devi riposarti. E comunque qui ne avrò per un bel po'." Finalmente si gira a lanciarmi un'occhiata veloce.

"...Sei sicuro?" chiedo, dopo qualche secondo di riflessione.

"Sicuro. In queste condizioni non mi servi a molto. "

"Come vuoi...Mi riposo solo un'oretta, giusto il tempo di recuperare le forze... Se ci sono sviluppi però chiamami, va bene?"

"Buonanotte, John"

"..'Notte."


Dopo tutto quello che ho detto sull'adrenalina e il costante stato di eccitazione derivati dal lavorare a un caso con Sherlock vorrei poter dire che nonostante la stanchezza  non sono riuscito a chiudere occhio e, appena lui è riuscito a estrarre ciò che voleva dalle analisi al microscopio sono balzato in piedi come una molla, pronto a lanciarmi in una nuova avventura notturna.

La verità, purtroppo, è che io non sono un sociopatico iperattivo. Appena la mia testa ha sfiorato il cuscino il mio cervello si è resettato e sono piombato in un sonno profondo e senza sogni. E quando mi sono svegliato già albeggiava, la signora Hudson cominciava a muoversi al piano di sotto e davanti al microscopio non c'era nessuno. La terra era ancora sul vetrino, e sul tavolo era poggiato un quaderno pieno di appunti, formule chimiche e disegni di molecole. In fondo alla pagina, cerchiata tante volte che la penna aveva quasi forato il foglio, c'era la scritta: 'Richmond Park"

"Sherlock Holmes,  tu mi farai diventare pazzo..." in fretta e furia afferro la giacca, prendo la pistola dal cassetto del comodino in camera
mia e mi precipito in strada a cercare un taxi.

***

Il cellulare squilla quando già vedo gli alberi del parco in lontananza.

"Ti avevo detto di chiamarmi!" sbotto appena premo il tasto per rispondere

"Entra dal cancello di Petersham. Ti aspetto al Poets' Corner."

 "Sherlock, avresti dovuto.."

"Sbrigati." mi interrompe, secco. "L'ho trovata."

***

"È viva."

"Viva? Oh grazie al cielo!" Sherlock mi fa strada in un dedalo sempre più fitto di rami e arbusti. A un tratto credo addirittura di vedere un grosso animale a pochi metri di noi. Non sembra neanche di essere nel centro di Londra.

"Però è ridotta male." continua Sherlock

"Hai chiamato un'ambulanza? E la polizia?"

"Non ancora, prima voglio portarla fuori di qui."

"Come l'hai trovata?"

"Nella terra c'erano dei minerali e delle tracce di piante che si trovano solo qui in tutta la città. Siccome il biglietto del nostro 'lupo cattivo' diceva di andare a sinistra mi è bastato continuare a spostarmi verso destra. Tutto qua." Si schiarisce la voce con un colpo di tosse
"Eccoci."

Seminascosto  dagli alberi e coperto dai rampicanti c'è un capanno di legno dall'aspetto fatiscente. Rabbrividisco al pensiero che lì dentro è rinchiusa da ormai quattro giorni una ragazza di poco più di vent'anni.

"Forza" dico appoggiando una mano sul portone di legno marcio, ma prima che io possa spingere Sherlock mi afferra per un braccio costringendomi a girarmi.

"John, se dico che è ridotta male è perché è ridotta davvero male."

Lo guardo sorpreso.

"Sì, immagino..perché....?" Comincio a chiedere. Lui mi fissa con uno sguardo serio negli occhi chiarissimi, senza battere ciglio. Un brivido mi scorre lungo la schiena e mi sembra di scorgere qualcosa oltre quelle iridi di ghiaccio. Un lampo di... Preoccupazione?
"Sherlock..." dico un po' incerto, accennando a un sorriso "Lo sai che non è la prima volta che vedo qualcuno ridotto davvero male....Sono un medico..sono un soldato..."

Continua a guardarmi per qualche secondo.
"Lo so." dice poi, lasciandomi il braccio ed entrando nel capanno.
Lo seguo. Lui si guarda intorno con cautela e poi attraversa i pochi metri che ci separano dall'angolo opposto della stanza, dove è rannicchiata una figura esile avvolta in un largo vestito azzurro ormai rovinato e lercio.

" Questo è John Watson." dice Sherlock alla ragazza "È un medico."

Finalmente mi avvicino e riesco a osservarla bene. La vista, devo dire, è davvero pietosa: capelli biondi raccolti in un'elaborata acconciatura ormai disfatta; viso smunto, scavato, privo di qualsiasi colore se non quello del trucco colato dagli occhi a sporcare le guance. Doveva essere un bellissima ragazza, prima di essere rinchiusa per giorni senza acqua e senza cibo. Ora che vedo la figura per intero riconosco il vestito: è lo stesso che indossa Cenerentola nel cartone Disney del 1950.
Ma ovviamente il nostro 'lupo cattivo' non poteva accontentarsi di farla morire di fame, come rischiava di fare la ragazza della fiaba, costretta alle condizioni di una schiava prima di incontrare il principe azzurro. No. Il nostro era un serial killer. Era uno psicopatico con una strana fissazione per le fiabe, che aveva deciso di rapire e uccidere un gruppo di ragazze solo per un semplice gioco, per poterle vestire come delle bambole.

Come per molti altri classici Disney la versione della storia di Cenerentola proposta nel cartone animato è leggermente diversa da quella originale. Ricordo di averlo letto mesi fa in un blog su internet. Essendo cartoni per bambini, la Disney ha dovuto eliminare alcuni particolari ritenuti troppo macabri.
Nel caso di Cenerentola, non sembrava appropriato raccontare a dei bambini che le sorellastre della ragazza, per riuscire a infilarsi la scarpetta di cristallo,  decidono di tagliarsi le dita dei piedi.

Questo è un particolare poco conosciuto, tutti preferiscono pensare alle fiabe nel modo in cui ce le hanno sempre raccontate. Ma a quanto pare il nostro Serial Killer doveva conoscerlo, perché i piedi della ragazza davanti a me sono orribilmente mutilati.

Devo distogliere lo sguardo un secondo per prendere un respiro profondo e abituarmi all'idea di ciò che ho davanti. Senza neanche guardare nella sua direzione sento gli occhi di Sherlock fissi su di me.

Finalmente, riesco a riprendere un po' di professionalità e mi inginocchio vicino alla ragazza.
"Ciao. Sono il dottor John Watson. Mi senti? Come ti chiami?"

Un paio di occhi blu e terrorizzati si fissano su di me.
"Clara...Clara Boyle.." la voce è roca, di chi non tocca acqua da giorni. Non posso fare a meno di pensare che abbiamo davvero fatto appena in tempo. Il polso è molto debole e sicuramente le ferite ai piedi non aiutano le sue condizioni.

"Bene, Clara... Ora ti  portiamo fuori di qui. Lascia solo che copra questi brutti tagli, così faranno un po' meno male. Fidati di me, andrà tutto bene. " Mi tolgo la giacca e, con uno strappo secco, mi stacco la manica destra della camicia. Il solo rumore della stoffa che si lacera fa sobbalzare Clara. Le rivolgo quello che spero sia un sorriso rassicurante e poi, aiutandomi con i denti, strappo la manica a metà.

"Ok, ora stai ferma...Farà male, ma è necessario..."  Lei annuisce velocemente con la testa, scossa dai tremiti.
In pochi secondi fascio nel modo più stretto che mi riesce quello che rimane dei suoi piedi.

"Sherlock?" mi giro a cercarlo con lo sguardo. È sulla porta, guarda fuori. Sembra una sentinella.

"Sherlock, aiutami. Dobbiamo alzarla molto delicatamente."

***

Adagiamo Clara sulla barella dell'ambulanza. Lei mi rivolge uno sguardo riconoscente, poi si rivolge verso Sherlock e la paura torna a tremarle negli occhi. "Lei..." balbetta "..Lei sta bene?"

La guardo perplesso, mentre Sherlock sussurra in fretta "Si, sto bene, non si preoccupi.." per poi aiutare i paramedici a metterle una mascherina per l'ossigeno.

Quando l'ambulanza riparte mi permetto di tirare un sospiro di sollievo e mi lascio cadere a terra, vicino alla recinzione del parco.
Sherlock rimane in piedi, rigido, lo sguardo fisso in un punto impreciso, probabilmente perso nei suoi pensieri.

Lo guardo per qualche secondo, a mia volta pensieroso, poi mi decido a parlare.

"Allora?" chiedo

"È un peccato per la tua camicia, ti stava bene."

"Sherlock." Dico serio.

"Dico davvero. Ora la dovrai buttare. A meno che non ci sia una nuova moda di cui non sono al corrente che prevede di andare in giro con un braccio scoperto.."

"Sherlock! Allora?" 

"Allora cosa?" chiede seccato, senza degnarmi di uno sguardo.

"Allora, cosa c'è che non va, Sherlock?" sospiro. "Ti conosco da molto tempo, sai, so capire quando è successo qualcosa."

Questa volta si gira verso di me e mi rivolge un sorriso sarcastico un po' tirato.
"Capire le cose è il mio compito, qua."

"Sì? Beh, sappi che qualcosa l'ho imparato anche io." ribatto con tono offeso.

"Ah, è così?" chiede, mettendosi dritto davanti a me "Vuoi giocare alle deduzioni?" Spalanca le braccia "Avanti. Analizzami."
 



*****
Note dell'autrice: Salve! Spero che questo capitolo sia abbastanza comprensibile! ^^"
Specifico solo un paio di cose
-Il Richmond Park è un grande parco a Londra, a sud del Tamigi... è una riserva naturale, quindi non è raro trovarvi daini o cervi. 
-Nella versione di Cenerentola dei fratelli Grimm effettivamente una sorellastra si taglia l'alluce e l'altra si taglia un pezzo di tallone per riuscire a calzare la scarpetta, che in quel caso è d'oro, dicendo che tanto "da regine non avranno bisogno di camminare". Delle colombe fanno notare al principe (che evidentemente non aveva le capacità deduttive di Sherlock) che dalla scarpetta esce del sangue, e lui capisce l'inganno.  
-Non sono riuscita a non mettere John che usa la sua camicia per fasciare le ferite di "Cenerentola", da bravo soldato. Era un'immagine troppo affascinante, diciamolo. 
-Sì, questo capitolo (come sarà anche il prossimo) e in particolare l'ultima battuta trasuda Johnlock da tutti i pori. Non lo faccio apposta, giuro. Solo che io tento di avvicinarmi il più possibile allo stile dei libri o degli episodi della BBC e, diciamocelo, bromance o no, non c'è niente di più Johnlock dei canon. 

Come sempre spero che il capitolo sia piaciuto e che non sia troppo lungo o noioso.. Vi chiedo di lasciare una recensioncina per farmi sapere che ne pensate :) Se avete domande o curiosità di qualsiasi genere sono a vostra completa disposizione! 

A presto! 

-May

 
  
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