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Autore: darkmoonray    03/08/2015    4 recensioni
Vedeva in quella giovane un fuocherello strano che andava alimentato. Forse la sua ultima speranza di ritrovare casa. Per quanto gli piacesse la vita nel mondo moderno lui apparteneva al mare, apparteneva all’inchiostro di una penna magica e dopo svariati anni da solo era arrivato il momento di scoprire la verità. Anni passati tra gli scaffali a cercare un libro senza nome o copertina, a cercare la porta che lo avrebbe portato a casa sua. Che quella libreria vecchia e polverosa fosse stata quella giusta?
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Killian Jones/Capitan Uncino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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2- It seems to breathe at every page I read
 

Fu invitato a sedersi e a  prendere qualcosa da bere nell’attesa della fanciulla ma dopo il primo quarto d’ora senza vederla propose alla madre di lei di salire in camera e chiamarla di persona. La donna acconsentì, ormai quell’uomo, un po’ troppo grande per la ragazza, aveva conquistato la sua fiducia. Probabilmente credeva che il vedere sua figlia fosse una scusa per provarci con lei o robe simili, oppure era veramente ammaliata dai modi quasi principeschi che aveva assunto l’uomo.
«Perdonatemi!» alzò un solo angolo delle labbra in un sorriso e così facendo si congedò dalla donna correndo su per le cale. Diede una svelta occhiata al corridoio pieno di porte tutte uguali e provò a bussare ad ognuna ricevendo per tutta risposta silenzi assordanti, di quelli che ti si insinuano nel corpo facendoti salire una specie di ansia.
All’ultima porta del corridoio finalmente udì qualcosa, sebbene non fosse una voce che gli intimava di entrare.  Prima piccoli tonfi silenziosi sulla moquet, poi il cigolare nella maniglia senza che però la porta si aprisse.
«Dolcezza, ho bisogno di parlarti.» sussurrò poggiando la fronte sul legno freddo della porta.
Nessuna risposta.
Nei giorni precedenti l’aveva osservata ancora da lontano; una sera, addirittura, aveva provato ad entrare in orario di chiusura trovandola a leggere quel grosso libro che avevano trovato insieme su cui avrebbe voluto mettere le mani. Quella sera non ebbe neanche il tempo di salutarla che la responsabile, una donnina che seppur avesse un piede nella fossa era arzilla come pochi giovani, lo buttò fuori lamentandosi della sua costante presenza.
«Mi fa piacere che voi giovani leggiate ma ho bisogno di riposare anch’io, miseriaccia» aveva detto prendendolo sotto braccio e portandolo fuori. 
Avrai tutto il tempo di riposare tra pochissimo tempo, vecchia.
Lui però ne aveva bisogno. Doveva sapere. Stanco di aspettare, stanco di addormentarsi da solo, aveva finalmente deciso di chiedere aiuto.
Louise era appoggiata allo stipite della porta incerta sull’aprire oppure no. Non credeva si trattasse di uno stalker, in fondo le sembrava una brava persona. O meglio, una persona che ha bisogno di qualcosa; una sorta di bisogno disperato.
Passarono secondi di silenzio che parvero ore ma alla fine lei aprì e si trovò per la prima volta ad osservare davvero l’uomo: era alto non troppo più di lei; i capelli erano ora portati ordinatamente scoprendo la fronte spaziosa e lasciando in bella vista due occhi azzurri, di quelli che sarebbe stato difficile dimenticare; sotto all’occhio destro aveva una cicatrice poco vistosa ma che nel complesso saltava decisamente all’occhio, però, invece di rovinargli il viso, lo rendeva ancora più affascinante.
Scosse la testa cercando di non sembrare scortese nell’osservarlo troppo,  dopo lo sgarbo usato prima il minimo che poteva fare era ascoltare cosa aveva da dire.
«Hey! – sospirò nel salutarla, regalandole un sorriso sollevato – Quanto sei disposta a credere di ciò che ti dirò?» continuò in tono scherzoso, un po’ per mettere a suo agio Louise, un po’ per calmare se stesso. In tutto ciò però era tradito dai rivoli di sudore che gli sgorgavano dalla fronte e lei non poté fare a meno di notare il luccichio che creavano.
«Ascolta prima tu me. Mi sembri una persona a modo e mia madre non ti denuncerà per essere piombato qui ma…»
«Sto cercando un libro.»
disse fermo e deciso, interrompendo qualsiasi cosa volesse dirgli la ragazza.
«E allora vieni in biblioteca e chiedi invece di fissarmi e leggere fiabe con i disegni!»
Quasi urlò queste parole, esasperata, entrando in camera e lasciandosi cadere sul letto a peso morto.
Killian sorrise intenerito mettendoci tutto se stesso per non perdere la pazienza. Si guardò intorno, squadrando bene la stanza: poster di mappe strane appesi al muro, librerie stracolme, una scrivania in disordine… Tutto ciò che era in quella camera ricordava un’adolescente in crisi, dai vestiti sparsi sul pavimento alle fotografie appese al guardaroba.
«Quanti anni hai Lou?» chiese allora chiudendosi la porta alle spalle e sedendosi sul letto, senza preoccuparsi di chiedere il permesso.
«Ventiquattro…»
La voce soffocata dal cuscino non era più esasperata, o stanca, o qualsiasi altra cosa.
Apatia portami via…
Era da mesi che si preparava, da mesi che sceglieva accuratamente le parole da dire nel caso fosse arrivato il bramato giorno di trovarsi un compagno di “viaggio”, da mesi ripeteva interiormente quel discorso scritto con parole scelte con cura eppure… Nulla. Non sapeva cosa dire. Sentiva solo il rumore del suo respiro e del suo battito cardiaco in accelerazione.
Strizzò più volte gli occhi vedendo la vista appannarsi e prima che se ne accorgesse si ritrovò steso addosso alla ragazza, con gli occhi fissi sul soffitto.
«Ma che diav… Oh!» lei si rialzò subito inginocchiandosi accanto al suo busto inerme. Lo prese per le spalle e con la poca forza che aveva lo tirò fino a poggiargli la testa sul cuscino.
«Sono stanco Lou.» pronunciò flebilmente, boccheggiando in un modo quasi impercettibile, mentre una lacrima silenziosa gli scendeva su una tempia andando a bagnare la federa marrone del cuscino.
«Hey hey hey, tranquillo okay? – raggiunse il bagno con grandi falcate e tornò portando una tovaglia bagnata – Ecco, togli la giacca…»
Non era mai stata una ragazza “forte”, ma non emotivamente, piuttosto non aveva mai fatto esercizio per rinforzare i muscoli delle braccia. Fortunatamente da quando lavorava in biblioteca era abituata a portare carichi di libri e con quel poco che era capace di fare riuscì a sfilargli la pesante giacca di pelle. Si sedette a gambe conserte sul cuscino poggiandosi addosso la testa di lui in modo da inumidirla con la tovaglia.
«Non mi morire che non riesco a nascondere il cadavere da sola.»
Non aveva mai avuto gran senso dell’umorismo ma un sorriso aleggiò sulle carnose labbra di Killian rassicurandola.
Passarono interminabili minuti di silenzio in cui il tempo sembrò fermarsi. Il sole era ormai alto nel cielo facendo intendere l’orario e in quel silenzio si sentiva solo il brontolare dello stomaco di lei. Dopo almeno dieci minuti di brontolii Killian si decise a parlare rompendo il disagio della giovane.
«Vieni a pranzo con me, per parlare con calma.»
Si stropicciò gli occhi come un bambino cercando invano di alzarsi me lei lo trattenne. In quel momento sembravano vecchi  e intimi amici, una confidenza che nessuno dei due si sarebbe sognato prima.
«Va bene.» Louise sospirò, tamponando ancora la fronte di lui.
 
 «Dunque… Prendo uno di quelli!» Killian era entusiasta come un bambino mentre ordinava un Happy Meal.
Aveva insistito tanto per andare in questo fast food che aveva visto sul tragitto di casa di lei, sostenendo che regalavano oggetti magici.
«Due! Ne prendiamo due!» continuò senza dare il tempo di rispondere alla ragazza.
Si avviò ridendo ad un tavolo, sotto richiesta di lui il quale era intento a controllare che gli dessero due giocattoli diversi.
«Che fregatura, questa roba non funziona.» sbraitò sedendosi e ficcando in bocca una manciata di patatine.
Seduto pesantemente a braccia conserte si guardava intorno con sguardo ostile e con ancora più furore guardava il libretto che doveva contenere formule magiche e la bacchetta "Dai grandi poteri!”, come sosteneva la pubblicità.
Faceva quasi tenerezza invece di incutere terrore, come credeva lui. Mangiarono in silenzio osservandosi furtivamente; poi, quando lei deglutì l’ultima patatina e cominciò a sorseggiare la bibita che ormai era diventata piscio di cane per colpa del ghiaccio, lui prese parola.
«Come ti ho già detto, sto cercando un libro.» cominciò sporgendosi con i gomiti sul tavolo.
Louise gli fece segno con la testa di continuare.
«Ti ho osservata, ho visto come bene conosci la biblioteca e quanta passione ci metti quando entri in quel posto. Non è un libro come tutti, lui è… Particolare. – prese un profondo respiro e si avvicinò ancora di più trovandosi a pochi centimetri dal viso di lei – La magia narrata nei libri per bambini esiste.»
Inutile dire che la bibita le andò di traverso e si trovò a ridere e tossire convulsivamente nello stesso momento per una buona manciata di secondi. Quando si fu calmata spinse via il vassoio e si alzò seguita dall’uomo, ormai con i nervi a fior di pelle.
«Piacerebbe tanto anche a me ma mi dispiace dirti che sei completamente matto.» fece uscendo dal locale.
«Un amico mi ha detto che tutti i migliori sono matti… Sai?» si strinse il cappotto e lanciò un’occhiata alla giovane che intanto si scioglieva i capelli per tener caldo il collo.
«Sì, bel film, l’ho visto un mucchio di volte.»
Il suo viso incorniciato dalla massa di capelli corvini era ancora più tenero e da bambina di quanto non lo fosse stato prima e si meravigliò del fatto che non riuscisse a credergli.
«Posso dimostrartelo! Io sono uscito da uno dei quei libri e non so come tornare a casa mia. Ho bisogno di te per trovare la porta, poi prometto che non mi vedrai mai più.» disse prendendola per le spalle e guardandola fisso negli occhi, con la speranza di trovarci un barlume di comprensione.
«Mettiamo che volessi accettare la tua proposta, come lo trovo io questo libro?»
«Quel volume che ti ho aiutato a prendere l’altro giorno, non apparteneva alla biblioteca. O almeno… Non fino a quel giorno. O mi sbaglio?»

Eccolo, il luccichio che aspettava. L’apatia di poche ore prima era sparita dal suo viso fanciullesco e tratti contrastanti di curiosità e inquietudine di fecero largo prendendo il sopravvento.
«Q-quel libro è strano… Sembra respirare ad ogni pagina che leggo.» sussurrò con lo sguardo perso nel vuoto.
«Cosa c’è scritto dentro?»
«Favole.»








Dire che ieri ho scritto fino alle 4 del mattino non è esagerare. Non andavo di fretta, sono soltanto un vulcano di idee!
Ho chiesto consiglio a varie persone e sto cercando di migliorare sia la storia che la scrittura. Non voglio che mi diventi una storiella banale scritta da un'adolescente in piena crisi ormonale. Voglio... Far sognare, almeno un po'. E son sicura che un mucchio di ragazze possono impersonarsi nella protagonista che, vi assicuro, non sarà debole e ingenua fino alla fine.
MA BANDO ALLE CIANCE! 
Ringrazio le ragazze che hanno recensito il capitolo precedente e spero facciano lo stesso con questo, le loro recensioni mi sono state utili.
Ovviamente, più recensioni ricevo più ho voglia di aggiornare e più frequentemente lo farò!
Spero vi abbia incuriositi e... nulla, alla prossima :3

-Lou

p.s. (non può mai mancaaaar) scusate per eventuali errori, non ho riletto
  
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