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Autore: Ink Voice    05/08/2015    2 recensioni
Tutti diciamo che vorremmo i Pokémon nel nostro mondo, spesso non tenendo conto del reale potenziale distruttivo di queste creature… e se arrivassero davvero, ma con intenti tutt’altro che pacifici? Come faremmo a sopravvivere?
La storia racconta l’esperienza di Andrea, un bambino di undici anni che riesce a stringere amicizia con uno degli invasori e che deve convincerli a non distruggere il suo mondo.
E si capirà anche come si è arrivati a un punto di non ritorno dal degrado del pianeta.
|RIPRESA! - Aggiornamenti mensili (si spera)|
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Videogioco
Capitoli:
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VI
Una luce accecante nell’oscurità del dubbio

Andrea è sinceramente provato dalle numerose corse fatte nei giorni passati e il suo fiato corto, mai allenato in vita sua, si rivela per essere un grosso ostacolo. Se non avesse avuto la spinta necessaria data dall’adrenalina e dai pericoli mortali costantemente corsi, difficilmente ora si ritroverebbe ad ansimare appoggiato con la schiena al muro di un edificio nella periferia di una città sconosciuta, in compagnia di un coccodrillo in miniatura dai poteri idrocinetici e di un folletto blu che, levitando a un metro da terra, lo guarda con attenzione.
Alza la testa, evitando di incrociare gli occhi gialli leggermente spalancati del nuovo Pokémon apparso, per osservare i dintorni. Un momento dopo capisce che non gli servirà a molto leggere le indicazioni di vie belle che sconosciute e che, finché non sarà in grado di tenersi in piedi senza sentire un dolore lancinante al petto, non ha nemmeno voglia di affidarsi al potere della Conoscenza.
Passa qualche altro secondo e finalmente può rivolgere la parola al folletto blu. -Va bene, allora… chi hai detto di essere e cosa è successo negli ultimi minuti?
Il Pokémon lascia passare un istante per rispondere: Andrea si chiede se non abbia qualche problema d’orecchi. -Dialga e Palkia hanno eretto attorno a te uno scudo difensivo che ha reso inutile ogni tentativo d’attacco degli uomini che voi chiamate “massimi sistemi”. Credo fermamente che sia un peccato dare un simile appellativo ad esseri tanto sconcertanti nella miseria del loro animo.
-Sono gli unici massimi sistemi che ormai ci è dato conoscere- borbotta il ragazzino.
-Purtroppo è così. Hanno imposto sulla vostra specie intera la loro povertà interiore.- Il folletto lascia passare un secondo tra una risposta e l’altra, come se avesse da misurare le parole da dire al ragazzino, e parla con voce atona muovendo appena la piccola bocca. Andrea si sente abbastanza a disagio, scrutato negli occhi marroni da quelli giallini dell’altro, e studiato anche dal suo Totodile, stranamente silenzioso a causa del nuovo arrivato.
Il Pokémon prosegue il suo breve racconto - o resoconto dei fatti: -La situazione era in stallo, i due guardiani ancora stavano decidendo cosa fare con quegli uomini. Hanno impedito che arrivassero ulteriori aggressori, ovvero i loro rinforzi, e prima che chiamassero basi militari e satellitari per un attacco contro di noi li hanno rinchiusi in un anfratto di Voragine. O almeno, questo è quello che mi è stato detto dai due. Prima che facessero questo ai “massimi sistemi”, però, ti hanno messo in salvo teletrasportandoti altrove, qui, e mi hanno chiamato. Ti ho raggiunto subito dopo e ti sei ripreso da un breve svenimento, causato dal trasferimento repentino.
Andrea annuisce. “Allora solo Dialga, Palkia e pochi altri conoscono Voragine e sanno cosa sia… hanno detto la verità, questo Pokémon non sembra esserne a conoscenza.” -E quindi tu chi sei?
-Mi chiamano Azelf e sono l’Essere della Volontà. Prima che scoppiasse la breve battaglia tu hai ricevuto la mia influenza e ti ho dato la forza di cui necessitavi per contrastare, con le parole, quegli uomini. Ti ho fatto parlare ed esprimere i tuoi pensieri per provare a dimostrare ai “massimi sistemi” che qualcuno diverso da loro, nel mondo che credono di controllare, c’è e presto si opporrà. Qualcuno che si ribellerà alla schiavitù a cui è stato sottoposto da quando è nato. Ovviamente sta sempre a te scegliere. La Volontà è qualcosa di intimo e personale.
-Sei un collega di Uxie, quindi?
-Sono parte di un trio di Pokémon gemelli. Non so se Mesprit vorrà mai intervenire in questo conflitto, è molto pacifica e ha sempre preferito rimanere neutrale, pur avendo i suoi protetti tra gli esseri umani del nostro ormai perduto pianeta. Ma spero non rimarrà a guardare viste le speranze che tutti noi stiamo riponendo in te.
-Quindi interverrà pure… lei? È una femmina? E lei cosa comanda?
A questo Azelf non risponde, se non con un misero “lo scoprirai”. Andrea sospira. -Va bene. Comunque quegli uomini erano per lo più direttori di svariate multinazionali, personalità importanti in organizzazioni segrete o di forze speciali, di polizia ed investigative… non c’era nessun capo di Stato.
È il potere della Conoscenza a fargli sapere tutto questo. Azelf commenta con la sua vocetta atona e pacata: -È ovvio. Sono questi uomini a detenere il potere sul vostro mondo e la maggior parte delle personalità a capo di una nazione sono ai comandi di questi sporchi, corrotti burattinai.
Andrea non è sicuro di sapere cosa sia un burattinaio e neanche gli interessa più di tanto, per questo non fa alcunché per immaginarselo. -Non c’erano donne tra di loro- dice soltanto in aggiunta.
-Un paio sì ma si sono acconciate come uomini. Non c’era molta differenza- rivela Azelf. -È piuttosto triste vedere che c’è stato questo processo di involuzione dopo la vostra famosa Rivoluzione e le donne sono tornate ad essere mere comparse al fianco dei loro potenti compagni.
-Uhm… già.- Sono poche le donne al comando al mondo e Andrea deve ancora utilizzare il suo potere della Conoscenza per scoprire cos’è successo dopo “la famosa Rivoluzione”, come l’ha chiamata Azelf. Non credeva ci fosse stata un’involuzione rispetto ad essa e al mondo com’era prima.
-Io adesso devo andarmene- annuncia Azelf. -Buona fortuna. Attento a dove metti i piedi.
La figura metaforica rimanda con la emnte Andrea a quando è caduto in Voragine e in effetti dovrebbe fare attenzione quando cammina. Ma si riscuote capendo di aver frainteso con una stupidaggine un paio di secondi dopo ed esclama: -Aspetta, Azelf!-, tendendo la mano verso il folletto.
Questi si gira e lo guarda. Il ragazzino ha la sensazione che quegli occhi vedano oltre la realtà apparente e che già sappia cosa ha intenzione di dire. -Io, ehm… è da un po’ che mi sto facendo una domanda che… mi fa stare piuttosto male. Speravo di porla a Palkia e Dialga che probabilmente ne sanno di più di te, in questo caso, ma ora che ci siamo divisi dubito pure che ci rivedremo. Se puoi rispondermi, dimmi, per favore… mia madre è viva? E se lo è, dove si trova adesso? È almeno al sicuro?…
Vorrebbe continuare a fare domande su domande ma si ferma. Passano lunghi secondi in cui i due si guardano. Andrea sente Totodile che fa per abbracciargli gli stinchi, messo in soggezione dal piccolo Leggendario. Anche il ragazzino è emozionato per star fronteggiando quel Pokémon ed è in difficoltà per l’effetto che porre quella domanda, così importante e grave per lui, ha fatto sul suo animo. Vorrebbe evitare di tremare come una foglia e mostrarsi un po’ meno sensibile, più forte ed audace, ma l’attesa lo sta straziando e sente, sempre più sonoro, l’impulso di strillare ad Azelf di smettere di farlo aspettare e di fissarlo per dargli una risposta. Una qualunque.
-Non lo so- dice il Pokémon infine. E ripete: -Buona fortuna.
Andrea ha la netta sensazione che stia mentendo ma non fa in tempo a fermarlo che già si è teletrasportato via. Abbassa la testa e si siede per terra mentre Totodile, ora che il folletto trasudante misticità è sparito, riprende a borbottare e a ringhiare in una lingua che l’altro non comprende. Si passa le mani sul viso ed è stupito di non essere impolverato e sporco, anzi: da quando è caduto in Voragine gli sembra di essere stato tirato a lucido.
Decide di vedere se il potere della Volontà funziona come quello della Conoscenza: si impone di non piangere e di avere una voce ferma, costringendosi a dire: -Sicuramente mia madre è morta e sono praticamente da solo.
Continua a parlottare tra sé, accarezzando meccanicamente Totodile, testando quel nuovo potere che funziona alla perfezione. Dopo un paio di minuti passati a lamentarsi senza un vero tono di voce, si sente schifato dalla freddezza delle sue parole dedicate alla madre. -Lei non merita…- mormora già con voce rotta. -Non merita che io mi… imponga di non… pia-piangere e far finta che… non me ne importi n-nulla…!
Si abbraccia le gambe e china la testa, nascondendola dietro le ginocchia. E si lascia piangere, permettendosi finalmente di sfogare l’ansia, la paura, la stanchezza, la rabbia per essere stato separato dall’unica persona a cui volesse veramente bene al mondo e per aver lasciato che i Leggendari caricassero sulle sue spalle il peso di un conflitto interplanetario. Piange per minuti interi per ogni motivo che lo faccia rattristare e stare male, anche quelli che credeva di aver rimosso: la bambina con la gamba squarciata da una ferita spaventosa, il Pokémon che il primo giorno d’invasione aveva cercato di ucciderlo, il pensiero della fame che attanaglia la popolazione mondiale che già non era messa molto bene prima dell’arrivo degli invasori…
Totodile lo guarda con gli occhioni sconvolti. In un momento in cui i singhiozzi lo lasciano in pace, Andrea lo guarda e gli rivolge un sorriso triste, pieno di nervosismo. -Scusami, Totodile. Non farci caso.
La verità è che vorrebbe vederlo sparire davanti ai suoi occhi e che lui vorrebbe morire lì, consumato dalle sue stesse lacrime. Si sente pieno d’odio rivolto nei confronti di tutti e di tutto ciò che lo circonda. Pokémon, umani, ormai non fa più differenza per lui, accecato da quel sentimento terribilmente forte, sul punto di prendere il sopravvento su ogni altra cosa nella mente e nel cuore di quel ragazzino.
“Sono troppo sensibile, immaturo e inetto per fare qualcosa del genere!” si dice innumerevoli volte nella sua mente. “Allora perché quei due pazzi mi hanno dato questo compito? Perché ad uno come me? Non possono essersi semplicemente basati sul fatto che io abbia stretto amicizia con un Pokémon, non ci voleva niente per corrompere le menti di un umano e di un Pokémon, se non più d’uno, molto più forti di me e Totodile… e farli combattere al massimo delle loro capacità… invece stanno distruggendo me…”
Vorrebbe non essere stato catturato dalla curiosità quando Deoxys, il robot-alieno, è atterrato a pochi passi da lui, ma dalla paura, che lo avrebbe messo in salvo. Così sarebbe scappato insieme alla madre e, se proprio non ci fosse stata possibilità di salvarsi, non gliene sarebbe importato più di tanto. Viste come stanno ora le cose, per lui sarebbe stato meglio morire anziché tirarla tanto per le lunghe.
Perché è di questo che si tratta. Sta solo ritardando il momento del trapasso con i pochi mezzi che gli sono stati offerti senza, per come la vede lui, un valido motivo. L’amicizia con Totodile? È possibile definirla come tale se in ogni momento uno dei due potrebbe tradire l’altro? Per un po’ ci ha creduto, Andrea, ma ha capito che non è possibile, non in una situazione limite come questa, fare amicizia con uno dei nemici. Forse la loro è una tregua, un’alleanza a voler essere generosi, ma ha seri dubbi su come definire il rapporto tra i due.
Sa solo che loro due, alleati o no o qualsiasi cosa ci sia tra loro, sono troppo deboli anche per sperare di portare a termine ciò che Palkia, Dialga e la loro compagnia di schizzati - chi altri potrebbe aver proposto qualcosa del genere ad un ragazzino e ad un Pokémon quasi appena nato, se non dei pazzi? - hanno in programma.
Si sente tirare un lembo della T-shirt sulla schiena. Si volta di scatto, quasi trasalendo, tanto che Totodile sulle prime si spaventa, già preoccupato da un po’ per i visibilmente ostili comportamenti del suo Allenatore.
Un pensiero attraversa la mente di Andrea. Non sa come abbia imparato il concetto di Allenatore di Pokémon - sicuramente suggeritogli dal potere della Conoscenza, comunque - ma capisce subito che il tipo di rapporto tra lui e Totodile si può descrivere proprio come quello tra Allenatore e Pokémon. In crisi per una situazione apocalittica che fa invidia alla maggioranza dei film su incontri con extraterrestri e che mette a repentaglio la sanità mentale dell’essere umano della coppia. Ma in un certo senso è di questo che si tratta.
“In effetti qualsiasi cosa io chieda a Totodile, lui la esegue senza ripensamenti” pensa Andrea. “Posso anche detestarlo insieme al resto del mondo e sperare che se ne vada per… non so, cercare la morte e basta. Però lui non mi abbandonerà mai, a meno che io non glielo ordini, immagino, proprio perché io sono il suo Allenatore e non è dato che mi lasci da solo. Non credo nemmeno di stargli antipatico o di fargli sperare nella mia morte…”
Non è tanto preoccupato da quei pensieri sulla Morte che gli impegnano la mente ogniqualvolta non ha altro di più urgente a cui pensare. Piuttosto è stupito di come gli riesca difficile il pensiero di “liberare” Totodile, quindi separarsi, e di proseguire da solo. È vero che ha l’aiuto dei Leggendari ma non sono onnipresenti come quel piccolo Pokémon che, volendo, può ascoltare i problemi di Andrea. Non capirli, forse, e ovviamente non essere in grado di dargli risposte né soluzioni.
Il ragazzino si alza in piedi e si passa le mani sul viso, togliendo le ultime lacrime sul punto di cadere dal volto a terra ma che si sono fermate da quando ha realizzato di essere un Allenatore. In senso molto relativo. Prende Totodile in braccio e, lievemente imbarazzato, gli fa qualche carezza: poco ci manca che il piccolo coccodrillo si metta a fare le fusa per il piacere.
-Insomma, siamo in due- borbotta Andrea un po’ rosso in viso. -E siamo due incapaci in questa situazione, ma è meglio di niente, no? Almeno so che tu non mi lascerai mai. Sono il tuo Allenatore.
“Ma se fosse colpa tua?” si chiede. “Se a causa tua io non potessi avere la possibilità di ricongiungermi a quelli come me, agli altri esseri umani, perché mi tieni legato a te?” Poco dopo scuote la testa in un gesto di diniego, posando Totodile a terra e riprendendo a camminare diretto verso il nulla. “Anch’io sono un problema per lui, per farlo riunire ad altri Pokémon. Ma a lui sta bene e finora non si è mai lamentato, non ha dato alcun segno di voler tornare indietro. Preferisce… be’, preferisce me.”
-Tu e i Leggendari avete gusti strani- sbuffa. Totodile ringhia qualcosa di molto assonnato.

Seviper è parecchio stufa di girare quasi a vuoto per le strade della metropoli americana di turno in cui è stata inviata da Deoxys per eliminare quello che l’ostacolo più problematico alla totale riuscita dell’invasione. Un ragazzino con un Totodile. Quando ha saputo di dover essere lei a sbarazzarsene quasi ha sputato veleno sul corpo metallico del “capo”, credendosi fortemente sottovalutata per vedersi incaricata di un compito simile.
Ma gli ordini di Deoxys non si possono discutere, a meno che non si desideri una punizione esemplare, e lei ha chiuso un occhio. Quanto potrà essere difficile eliminare un bambino e il suo insignificante, debole Totodile? In effetti c’è da chiedersi quale tipo di grave problema possa presentare un’accoppiata simile, ma Seviper non è interessata né incuriosita dal timore di Deoxys che l’ha mandata a far fuori i due. È solo ancora molto seccata di aver ricevuto un incarico tanto pietoso e dall’esito scontato.
I due non si trovano, ovviamente nascosti dai poteri dei quattro Leggendari corsi in loro aiuto. Altra domanda che Seviper dovrebbe farsi è perché i guardiani delle dimensioni e il Trio dei Laghi di Sinnoh, una delle più grandi regioni sul pianeta parallelo alla Terra, ormai morto, si siano dati così tanto da fare per qualcuno che lei ritiene di così infima rilevanza. Ma non si chiede nulla, la serpe, preoccupandosi invece solo di dar voce allo sdegno che prova da giorni, da quando ha ricevuto quel compito, e di lamentarsi tra sé perché Dialga e Palkia hanno fatto sparire le tracce dei due ricercati e lei deve cercarli strisciando per  le città.
Ogni tanto nella sua mente le arrivano istruzioni da Deoxys, che le comunica qualcosa telepaticamente sapendo di non poter ricevere risposta. Le dice dove andare e di affrettarsi, ma Seviper non ha intenzione di dar retta proprio a tutto quello che il capo le ordina e quindi fa con calma, sapendo che, una volta eliminati i fantomatici ostacoli, al robot non importerà più nulla della passeggiata di salute che il serpente ha deciso di farsi.
Dopo un po’ ascolta un altro messaggio. “Sono vicini - poche centinaia di metri svoltando l’angolo sulla destra. Parla con il ragazzino, ti capirà sicuramente. Distrailo, impediscigli di usare i poteri che…”
Seviper ignora le successive direttive e decide di farla finita una volta per tutte. Si fa molto più veloce e sembra che una freccia sinuosa strisci, estremamente rapida, per la via che le è stata indicata. Vede in lontananza la bassa, esile - quasi scheletrica - figura di un ragazzino e, aguzzando lo sguardo, individua anche quella più tozza di un Totodile. Sibilando, al contempo soddisfatta di averli raggiunti e già seccata per lo scontro breve che la aspetta, si infila in una via laterale capendo quale strada i due percorreranno.
Ma anche Andrea ha intuito qualcosa. Se Seviper sa su quale strada continueranno a camminare, per lui non è stato difficile sentirla arrivare. Non solo grazie al potere della Conoscenza ma anche perché ha udito un forte sibilo il cui proprietario evidentemente non si è preso la briga di celare. Arriva un essere serpentesco, Pokémon velenoso e subdolo, e Totodile non è il più adatto per combattere qualcuno del genere.
Scappare però non è la risposta, stavolta, non dopo un’altra lotta. Mentre il nemico si avvicina, Andrea si ferma e ripensa alle battaglie avute. Su tutte spicca quella contro la specie di cannibale che li ha aggrediti giorni prima. No, non è vero: è successo solo un giorno fa. Eppure sembrano passati secoli. C’è stata la lotta, da lui vissuta passivamente, contro i massimi sistemi. Ma Totodile ha potuto fare esperienza in altri modi, con altri Pokémon in cui sono incappati strada facendo - neanche pochi, in effetti. Non sarà impossibile fronteggiarla. Battere un essere addestrato a combattere probabilmente sì, ma vuole dargli filo da torcere. Lo vuole così ardentemente che il potere della Volontà si attiva quasi senza che Andrea se ne accorga.
Quando Seviper spunta da dietro l’angolo e non aspetta un momento per attaccarli, spalancando le fauci per mordere l’umano, quest’ultimo si scosta lateralmente con un sorrisetto di sfida che non gli appartiene e che lo fa apparire più grande, furbo e spavaldo. A malapena sembra ancora il ragazzino in preda alla depressione di qualche ora prima che piangeva perché gli mancava la mamma.
Seviper sibila e schiva con facilità un attacco di Totodile. Si accanisce sul piccolo coccodrillo e sicuramente lo potrebbe fare fuori con un colpo solo - addirittura morire, Andrea ne è certo. Ma se combattono per la propria sopravvivenza e per il destino del mondo non è detto che sia il nemico a poter avere la supremazia.
Il Pokémon d’Acqua non si fa intimorire dalle zanne velenose di Seviper quando il ragazzino, dopo avergli ordinato di schivare qualsiasi suo attacco, gli dice che può avvelenarlo solo mordendolo. Il contatto superficiale con esso non può provocare niente più di una leggera confusione. Suo malgrado, Seviper è stupita di quanto il potere della Conoscenza istruisca l’umano anche su cose a lui perfettamente estranee.
Lo stupore lascia lo spazio a rabbia e dolore quando Totodile, con un colpo ben assestato della coda, spezza una delle due zanne iniettate di veleno del Pokémon. Strilla inferocita e Andrea non riesce a prevedere il successivo attacco. La coda di Seviper si illumina di un’inquietante luce violacea che promette solo strazio e tormento e che sta per infilzare Totodile, precisamente sotto di essa. “Abbiamo rotto solo una zanna ed è già finita.”
Né lui né Seviper però, che sono giunti alla stessa conclusione, hanno previsto che Totodile possa rallentare la caduta su di lui della coda grazie a un getto d’acqua sparato dalla bocca. Non abbastanza per neutralizzare l’attacco ma più che sufficiente per spostarsi di lato e mordere Seviper sul corpo. Andrea quasi non crede ai suoi occhi, ammirato e sconvolto allo stesso tempo, e si riscuote solo quando Totodile emette un verso di lamento per essere stato sbattuto a terra da un colpo di coda di Seviper, che non ha potuto avvelenarne la punta in tempo.
La verità è che la serpe non è mai stata addestrata a combattere. Il suo lavoro è sempre stato quello di una spia e non ha mai avuto bisogno di lottare, si è perciò limitata a conoscere qualche mossa in grado di avvelenare un avversario per farlo fuori il più velocemente possibile. O meglio, in modo relativamente veloce: non è molto rapida e in genere ha sempre puntato sulla paura che poteva incutere nel nemico, il quale terrorizzato subiva il suo colpo senza essere in grado di ribellarsi.
Totodile invece è uno dei pochi che potrebbe metterla in difficoltà. Neanche lui è molto veloce ma questo vale solo per gli spostamenti, perché quando attacca, favorito dalla sua mole ridotta, da un momento all’altro fa ritrovare sul corpo del nemico i segni di un graffio o di un morso, in entrambi i casi sanguinanti.
“Immagino che tutta questa fortuna ci sia stata inviata dall’alto” Andrea pensa sia ai due folletti che a Dialga e Palkia. “O forse Totodile non è così sprovveduto, semplicemente…”
Poiché Seviper si sta riprendendo in fretta, sibilando minacciosamente verso il suo avversario, il ragazzino fa per ordinare a Totodile di stare attento e contrattaccare. Ma entrambi vengono interrotti da una luce bianca e accecante che improvvisamente avvolge il corpicino del coccodrillo: essa prende la sua forma, poi cambia e si fa più grande, oltre che diversa nei lineamenti e nei dettagli.
È un processo che dura pochi secondi ma quando la luce abbandona la scena, dissolvendosi in una miriade di frammenti sfavillanti, Andrea si chiede che fine abbia fatto Totodile e Seviper sibila con rabbia. Un coccodrillo più grande e dall’aria più aggressiva e sicuramente feroce ha preso il posto del piccolino di pochi istanti prima. Il potere della Conoscenza fa toc toc nella mente del ragazzino e lo istruisce un po’.
-E… evoluto? Ti sei evoluto e… ora ti chiami, uhm… Croconaw?- balbetta perplesso.
In risposta riceve un ringhio e, a sorpresa, la nuova forma di Totodile si avventa su Seviper, che fa appena in tempo a scansarsi ma che subito viene morsa un’altra volta. La ferita è più grave e profonda sul suo corpo e la continua perdita di sangue, di un rosso quasi nero dai riflessi violacei, contribuisce a rallentare il Pokémon non abituato al dolore e a dare un grosso vantaggio a Croconaw, praticamente illeso.
Dopodiché Andrea inizia a chiedersi se senta voci nella sua testa, perché ode chiaramente qualcuno, una lei, dire con voce sibilante e stanca, ma piena di rabbia: -E così… è per quesssto che Deoxysss era tanto preoccupato. Ovvio!… Come potersssi mettere contro un ragazzino e un Pokémon benedetti già da quattro Leggendari?
Quando vede la bocca di Seviper muoversi appena ricollega la voce alla sua proprietaria. -Allora sei qui per conto di Deoxys, che non si è preoccupato di affrontarci direttamente?- chiede freddamente.
Seviper scoppia a ridere ma si ferma poco dopo, sentendo dolore ovunque. Croconaw la guarda bieco, accanto al suo Allenatore, aspettando il successivo ordine per attaccare. Ma Andrea vuole ascoltarla e lei lo accontenta: -Non puoi sssperare di combattere Deoxysss, ragazzino. Sssolo un sssuo colpo basterebbe per ssspedire sssia te che il tuo Pokémon all’aldilà! Ssse proprio vuoi affrontarlo ti conviene ammaessstrare ancora meglio Palkia e Dialga, altrimenti non hai alcuna possssibilità di incrociare lo sssguardo di Deoxysss…!
-Be’, immagino che prima o poi mi toccherà almeno provarci- borbotta Andrea.
Seviper sorride di sottecchi. -Sei costretto dai Leggendari, no?
-Eh…? No, non proprio costretto. Mi hanno dato comunque libertà di scegliere se…
-Bugie!- strilla Seviper. -Dare libertà di scelta a un ragazzino come te è il primo passsso per averti totalmente sssotto controllo, perché tu non potrai fare a meno di essssere condizionato da loro e farai tutto quello giusssto per un Pokémon, non per te stesssso… il potere della Conoscenza non può dirti cosssa fare, ma che ne sssai tu ssse Uxie continuasssse a manipolarlo per farti prendere la ssstrada che hanno già scelto?
Andrea viene inevitabilmente ipnotizzato. Tutti quei dubbi già li aveva e Seviper sta dando loro voce.
-Per quale motivo credi che abbiano scelto proprio te come loro marionetta?- continua la serpe. -Tu non sssei un adulto, non sssei forte né particolarmente intelligente. Sssei sssolo un ragazzino essstremamente curioso che ha desiderato per tutta la vita di fare amicizia con esssseri venuti dallo spazio… niente di più… hanno sssfruttato quesssto e ti hanno inviato un Totodile, facile da ammaestrare e altrettanto facile per farlo combattere, perché è nella natura della sssua ssspecie… Ma il resssto lo faranno loro! E tu non sssarai altro che una marionetta ai loro comandi, come ssse non lo fossssi già! Vuoi davvero consssacrare la tua esistenza a qualcosssa di cui non hai alcuna idea? Di cui non conosci la natura? Come puoi fidarti di Pokémon ambigui come i figli del tuo nemico?
In effetti Palkia e Dialga sono i primogeniti di Arceus, colui che ha ordinato l’invasione.
-La verità è che ti ssstanno usando. E tu, ancora troppo inesssperto e ingenuo per capirlo, non sei in grado di usssare loro. Almeno sfruttarsssi vicendevolmente, sssarebbe già più ssserio e normale!
-Ma allora cosa pensi che vogliano?- La voce affranta di Andrea interrompe Seviper. -Se non è fermare questa invasione il loro obbiettivo, come invece hanno detto… allora anche loro vogliono sterminare la specie umana?
-Quale credi sssia la risposssta più ovvia, ragazzino?- ghigna Seviper, divertita dall’espressione sconvolta del piccolo umano che guarda a terra con occhi sgranati, non sapendo più a chi credere. -Non c’è da stupirsssi di alcunché, a mio parere. I tuoi sssimili sul nossstro pianeta hanno distrutto l’opera magnifica di Arceusss! Come poter essssere scandalizzati dal fatto che Palkia e Dialga appoggino la scelta di loro padre? Forssse lo stanno facendo in un modo molto sssubdolo… ma saresssti davvero in grado di biasimarli, ragazzino?
Andrea scuote la testa ripetutamente, sull’orlo di un’altra crisi di nervi. Non riesce a credere né a Seviper né a sé stesso, né tantomeno a tutto quello che gli hanno detto i due guardiani. Ma allora perché gli hanno raccontato la storia di Deoxys, di Arceus e anche di quel Mewtwo? Forse si sono inventati tutto quanto per ammaliarlo, fargli avere fiducia in loro e manovrarlo come più preferiscono, esclusivamente per il bene della loro specie.
-Tu non puoi decidere niente, ragazzino- sibila Seviper, profondamente divertita dalla sua confusione. -Non puoi, sssemplicemente perché non ne hai più la possssibilità. Prima non avevi i mezzi… ora sssei sssolo uno ssstrumento nelle mani di Dialga e Palkia. O forssse dovrei dire direttamente di Arceusss? Non c’è molto a cui pensssare ormai… a loro basta poco per farti dimenticare tutto e trasssformarti in un’arma, cambiando il tuo corpo e la tua mente, il tuo carattere e le tue ambizioni. Sssei… ssspacciato.
-No!- grida Andrea ripetutamente tenendo le mani sulle orecchie e strizzando gli occhi, come se questo servisse a non fargli vedere la realtà insinuata da Seviper. Non sa niente, non sa a chi aggrapparsi né cosa fare. Non ha mai avuto la possibilità di essere indipendente ed è arrivato ad affidarsi ad una razza sconosciuta.
Croconaw, a fronte degli strilli del ragazzino, capisce che qualcosa non va e attacca Seviper. Troppo stanca per ribattere, la serpe si lascia mordere più volte finché non sviene. Quando il coccodrillo si gira, Andrea è già corso via seminando innumerevoli lacrime; si possono udire ancora i suoi “no”, “basta”, il cui tono disperato colpisce nel profondo anche il Pokémon. Quest’ultimo parte all’inseguimento il suo Allenatore dopo aver ringhiato un’ultima volta contro il corpo privo di sensi di Seviper.
Passa una manciata di secondi. La serpe si riprende e avverte vicina a sé la presenza di Deoxys. Il robot si è materializzato accanto a lei e la sovrasta: Seviper immagina chiaramente cosa succederà tra poco.
-Ti ho ascoltata attentamente, Seviper, mentre tenevo d’occhio i tuoi spostamenti- mormora freddamente. -Sei stata brava, devo ammetterlo. Hai fatto un ottimo lavoro con questo ragazzino e per un bel po’ sarà fuori gioco, a meno che non cerchi direttamente la morte… dare voce ai suoi dubbi è stata la cosa migliore da fare.
Fa una breve pausa. -Però sei stata fin troppo superba ed arrogante, e questo non va bene. Non sei abbastanza forte per poterti permettere di sentirti superiore a qualcun altro e persino un Totodile è riuscito a metterti al tappeto… l’evoluzione era qualcosa di imprevisto, questo sì, ma conoscendo gli aiuti che hanno ricevuto dai sovrani del Tempo e dello Spazio mi aspettavo che avessi un piano in mente. Invece hai accettato la missione senza un minimo di preparazione, fin troppo sicura delle tue possibilità.
Seviper emette un ultimo lamento prima che il suo cervello si spenga insieme al suo cuore. Deoxys, con un attacco psichico, le ha tolto il rimasuglio di vita che le rimaneva dopo le numerose perdite di sangue.
Il Pokémon se ne va lasciando lì il cadavere del serpente. Ovviamente lui sa che Palkia e Dialga, secondo lui semplicemente stupidi, vogliono veramente porre fine all’invasione e alle sofferenze che entrambe le specie, umana e Pokémon, stanno provando. Ma il ragazzino no, non lo sa, e probabilmente sta cercando un modo per ammazzarsi e far finire tutti i suoi dubbi e le sue sofferenze, frustrato da domande alle quali non ha modo di rispondere. Il che è un bene, perché altri aiuti da quei Leggendari complicherebbero ancora di più le cose.
Al ragazzino non serve un corpo forte, ma solo una mente allenata in cui possano nascere poteri sovrannaturali che gli vengano conferiti dal Trio dei Laghi e dai due guardiani. Se poi anche Giratina farà la sua parte le cose peggioreranno ulteriormente. Deoxys dubita che la Signora del Caos interverrà, ma poiché ha già offerto un rifugio a Dialga e a molti altri Pokémon schieratisi contro Arceus, non è un’eventualità da escludere. Ma ormai è sicuramente troppo tardi, se ne convince Deoxys, per quel ragazzino.
-Andrea, eh?- borbotta tra sé. Se possedesse un vero viso si metterebbe a ghignare, pieno di sé. D’altronde lui, un Pokémon estremamente potente e temibile, può permettersi l’arroganza e la superbia al contrario dell’infima e debole Seviper. Solo Arceus lo può superare e in questo senso non vuole arrivare alla tracotanza. -Se anche trovassi la forza di continuare, la prossima mossa la farò io. Mi vedrai arrivare e quello sarà l’ultimo sguardo che darai, insieme al tuo Croconaw, a questo mondo.







Angolo ottuso di un'autrice ottusa
So di essere in ritardo e vi chiedo infinitamente scusa: per chi segue questa storia e non anche l'altra mia long, sono stata impegnata fino a oltre la metà del mese nella conclusione della seconda parte di "Not the same story" e mi sono concentrata unicamente su quella. Eeh lo so che non è bello da parte mia rimandare continuamente questa, ma ci ho messo una settimana per capire come iniziare il capitolo e un'altra settimana per trovare la voglia di scriverlo. L'ho finito pochi minuti fa e ho detto "via, pubblichiamo, senza ricontrollare come al solito e ciao".
Per me è molto difficile scrivere questa storia a causa delle tematiche che tocca, anche se devo dire che mi piace non poco. I primi capitoli probabilmente li riscriverò, arricchendoli un po', perché c'è stato un bel salto di qualità (?) tra essi e questi ultimi. Vorrei ringraziare già da ora tutti quelli che stanno seguendo la storia e l'hanno tra le preferite, spero sia di vostro gradimento nonostante la mia incostanza e che abbiate sufficiente pazienza per seguirla fino alla fine. La prossima pubblicazione sarà l'extra che, per quanto breve - la metà di questo capitolo probabilmente, potrebbe portare via allo stesso modo molto tempo per scriverlo. E' molto difficile dipingere una società degradata nonostante la "Rivoluzione", tecnologica e non, ma mi piacerebbe riuscire a farvi avere una volta tanto un capitolo a breve distanza di tempo. Dal 15 al 30-31 non avrò praticamente la possibilità di accedere ad internet e quindi cercherò di scrivere quelle 3 pagine di extra al meglio in una decina di giorni.
Dite che non ce la posso fare? Lo dico anche io, ma tentar non nuoce.
A presto, si spera! :P
Ink
  
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