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Autore: empty_eyes    09/08/2015    0 recensioni
Quando due persone si scelgono perché legate dall'amore, quello vero, neanche il destino è in grado di fermarle. In quel momento, quando i loro occhi sono un urlo libero di sentimento e passione, quando due mani si incrociano come fossero la parte mancante l'una dell'altra, e due corpi diventano solo il mezzo di un'anima per avvicinarsi quanto più possibile a quella dell'altro, non esiste più niente di così forte da poter separare due amanti.
Nonostante questo, le difficoltà posso essere numerose, Mia Saxton ne è una prova vivente. Tutto il suo mondo era andato in pezzi, per colpa di un ragazzo che non riusciva a dimenticare. Eppure, anche se tutto sembrava perduto, quella piccola scintilla d'amore che continuava a brillarle negli occhi, un giorno riattirò a sé il suo amato. E la sua vita cambiò di nuovo.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Passarono i giorni e tra me e Mia non ci fu alcun tipo di avvicinamento. Ci salutavamo solo per non dare l’impressione di nascondere qualcosa, come stavamo facendo. Così vicini, eppure così lontani. Era un verso della canzone che stavo scrivendo pensando a lei. Avrei voluto odiarla da morire, ma non ci riuscivo. Quindi decisi di fare come lei: me ne sarei fregato. Almeno davanti agli altri. E volevo dimostrarglielo. Avrei fatto lo stronzo anch’io.

Dopo aver memorizzato come arrivare a casa sua, mi ci presentai un sabato mattina. Quel giorno saremmo andati tutti insieme al parco divertimenti, quindi decisi di parlarle per mettere fine a quella strana situazione.
Bussai alla porta di legno bianca, sentendo poco dopo dei passetti leggeri sul parquet. Ad aprire la porta fu proprio Mia, con addosso solo una maglietta e dei pantaloncini cortissimi, i capelli raccolti in una coda disordinata e completamente struccata. Portava gli occhiali, come sempre quando non era in giro. Era anche più bella del solito.

Quando mi vide strabuzzò gli occhi, poi arrossì per l’imbarazzo. Si abbassò un po’ i pantaloncini e si schiarì la voce.
-Che ci fai qui?- chiese in modo quasi carino.
-Devo parlarti. Puoi uscire un secondo?- chiesi, togliendomi gli occhiali da sole per guardarla per la prima volta dopo tanto tempo veramente negli occhi. Mi fissò come se volesse leggermi dentro, cosa che solo lei sapeva fare con me. Annuì lentamente, prima di avvicinarsi a me e chiudere la porta alle sue spalle. Mi allontanai subito un po’.

-Scusa per l’orario, sarò breve. Mi sta bene non dire niente a nessuno di Santa Cruz, ma se deve rimanere un segreto dobbiamo comportarci come se non ne avessimo uno. Io non vorrei vedere te e tu non vorresti vedere me, ma dobbiamo passare un’estate insieme, quindi facciamo finta di non esserci mai conosciuti prima di due settimane fa e basta. Tu continua a stare con Calum e io..-
-Non sto con Calum- mi interruppe, seria. Quella risposta mi fece quasi piacere.

-Sì, okay. Esci con Calum. Io continuerò a dargli consigli su come conquistarti e saremo tutti felici e contenti. Siamo d’accordo?- finì velocemente, con il desiderio di allontanarmi da lei prima di prenderla tra le mie braccia.
-Sai, mi sei quasi sembrato convincente. Ma se non te ne frega nulla di me e vorresti non avermi mai incontrata, perché ti sei disturbato a venire fin qui per dirmi cose che a entrambi saranno difficili da rispettare?-
-Forse perché qualcosa me ne frega- mi lasciai sfuggire. Pensavo di averle dato una soddisfazione nel dirle ciò, invece la vidi solo arrabbiarsi.
-Oh, certo, si vede quanto te ne frega e quanto te n’è fregato in questi mesi. Vaffanculo Luke. Accetto il tuo stupido patto di merda, se serve a non sentire più queste prese per il culo- si allontanò, afferrando la maniglia. Sentì la rabbia ribollirmi dentro.

-Non sono io quello che se n’è andato via dopo tre mesi senza nemmeno salutare- alzai la voce.
-Se avessi potuto scegliere non me ne sarei di certo andata prima. E se ti fosse importato qualcosa, ti saresti fatto sentire. Sono stanca di questa conversazione, ho detto che va bene la tua proposta. Noi non ci siamo mai conosciuti. Ci vediamo- finì, chiudendosi in casa.

Respirai profondamente per tentare di mantenere la calma, mentre svoltavo l’angolo della sua via, ma non ci riuscì e tirai un calcio ad una lattina lasciata a terra per sfogarmi. Aveva avuto il coraggio di dare la colpa a me, dopo che se n’era andata via da Santa Cruz senza dirmi nulla. Come cavolo avrei dovuto contattarla? Con la forza del pensiero?! C’era qualcosa che non mi quadrava. Ma ero troppo arrabbiato per pensarci e finì solo a casa a pranzare con i miei amici, cercando di dimenticarla.


MIA’S POV

Non so con quale coraggio era venuto a dirmi quelle cose. Era vero, me n’ero andata prima a causa di un problema con la scuola, ma gli avevo lasciato una lettera sul cuscino dove c’era scritto tutto su di me, ogni singola cosa. E per riuscirci mi ero dovuta arrampicare sull’albero che dava sul balcone di camera sua, entrando poi dalla porta-finestra. Quando cercai di scendere, caddi rovinosamente, provocandomi un taglio lungo il bicipite destro, di cui portavo ancora la cicatrice.

Comunque, lui non si era mai fatto sentire, chiara prova del fatto che io ero solamente stata una scappatella estiva per lui. Mi concentrai sul trucco per non pensare a quello stronzo.
Optai per dei pantaloncini corti di jeans e una canotta larga verde da cui si vedeva un pezzo di reggiseno nero. Indossai un cappello con la visiera girata all’indietro, non sapendo come acconciare i capelli, poi infilai le Converse verdi e gli occhiali da sole, quindi presi la borsa e mi diressi al piano di sotto.

Salutai i miei prima di uscire e aspettare i ragazzi sul marciapiede, che arrivarono pochi minuti dopo. Fortunatamente quella volta non avrei visto Luke prima di arrivare al parco dei divertimenti.

Quando arrivammo, tutta la ciurmaglia era già in fila, ad aspettare solo me ed Ashton. Salutai tutti (ochette comprese) con dei baci sulle guance, e quando arrivai a Lucas, gli rivolsi un sorriso falso, per poi fare lo stesso. Il suo profumo mi travolse, tramortendomi. Mi girò la testa, tanto che inciampai sui miei stessi piedi e dopo aver perso l’equilibrio, stavo per cadere all’indietro. Non appena le sue mani afferrarono la mia schiena, mi aggrappai a quelle braccia allenate, ritrovandomelo a pochissimi centimetri dal viso. Ci guardammo fisso per un tempo indefinito, immobili, con una voglia addosso di baciarci da ucciderci, quasi. E mi resi conto che l’avrebbe fatto quando spostò lo sguardo sulle mie labbra. Si avvicinò ancora un po’ e il cuore mi batté a duemila, prima di sentire quello strambo Michael ridere.

-Tutto a posto?- chiese tra le risate. Ci allontanammo subito, confusi.
-Sì. Grazie per avermi presa- tagliai corto, prima di dirigermi più avanti verso l’Ashton australiano e Calum e scambiarci quattro parole. Avevo ancora voglia di baciarlo.

La prima giostra scelta erano gli Autoscontri, unica attrazione che io potevo fare, a causa della mia debolezza di stomaco. Feci due giri con Ashton R. (per distinguerlo da Ashton I.), in cui tentai di andare contro alla macchina di Luke più volte possibile. Era strano come non fossi più molto arrabbiata con lui: lo vedevo ridere e pensavo che non ci fosse cosa più bella al mondo. Ovviamente, non l’avevo perdonato.

Mi divertì un sacco, tentando di andare d’accordo anche con il biondo, che quel giorno mi sembrava di nuovo il ragazzo di cui mi ero innamorata e non un’idiota.
Quella sera decidemmo di cenare in un locale chiamato “Black Hole”, che dal nome era piuttosto inquietante, ma in realtà era carino. Ci sedemmo e ordinammo hamburgers e patatine a volontà, accompagnati da birre e cocktails.

Mi accorsi di essere brilla quando stavamo ballando e non riuscivo più a distinguere le luci dalle persone. Sapevo solo che mi stavo sentendo bene accalcata ai miei amici, a ballare e divertirci. Il sudore faceva appiccicare i capelli al mio collo e i vestiti al mio corpo, e lo stare in mezzo a così tante persone non aiutava. Avevo il fiatone quando mi girai e vidi Luke a pochi passi da me che ballava degli strani passi con Michael, quest’ultimo sbronzo già da due drink fa. Risi nel vederli fare gli scemi, ma la mia risata mezza-ubriaca era piuttosto divertente, tanto che fece girare entrambi. Le guance di Luke erano tinte di un rosso accesso e i suoi denti bianchi brillavano nel buio della stanza.

Non mi resi conto che ci eravamo avvicinati finché lui non mi offrì un po’ del liquido azzurro nel suo bicchiere, che accettai di buon grado.
Non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso. Era sempre così bello che non sembrava reale. In quel momento tutta la mia rabbia verso di lui era sparita. Avevo solo voglia di toccarlo, per avere la prova che non fosse un’allucinazione. Posai una mano sul suo torace e lo sentì rabbrividire quando gli accarezzai le costole con il pollice. Le sue dita lunghe si posizionarono poco dopo sul mio fianco nudo, attirandomi al suo corpo. Mi ricordo di uno sguardo talmente pieno di passione da sentirmi bruciare dappertutto.

Lasciò cadere il drink a terra, per poi appoggiare la mano appena sopra il bordo dei miei jeans a vita bassa. Lì dove la sua pelle era a contatto con la mia, mi accarezzò dolcemente, avvicinando la bocca al mio collo. Sapeva che era il mio punto debole. Quando sentì le sue labbra morbide lasciarvici un bacio, chiusi gli occhi e desiderai solo sentire il suo corpo sul mio, come nelle notti sulla spiaggia a Santa Cruz.

Quel ragazzo mi mandava fuori controllo. Infilai le dita tra i suoi capelli morbidi per avvicinarlo ancora di più a me, finché non riuscimmo più a distinguere la fine di un corpo e l’inizio dell’altro. La musica alta riempiva la stanza, le luci colorate al led non erano sufficienti per identificare le persone che avevamo intorno. Anche se, ormai, era come se fossimo soli: il locale gremito di persone era ormai un altro pianeta, io e il mio principe azzurro ci eravamo dati alla fuga sul suo cavallo bianco, verso un luogo che solo noi conoscevamo.


LUKE’S POV

Avere Mia di nuovo tra le mie braccia mi sembrava un sogno. Poter sentire ancora l’odore della sua pelle, il suo respiro affannato, le sue braccia saldate al mio corpo… non riuscivo a controllare la voglia che avevo di lei, ma non mi accorgevo che la situazione era data dal troppo alcool assunto da entrambi. E anche se l’avessi saputo, non me ne sarebbe importato nulla.

Lasciai una scia di baci lungo il suo collo umido, salendo piano verso la sua guancia. Agguantai il suo viso con una mano per tenerla vicina a me, mentre sentivo le sue dita correre tra i miei capelli. Solo lei, con un gesto così semplice, sapeva darmi la pelle d’oca.

La guardai un attimo in quei bellissimi occhi, che tanto mi erano mancati. Erano verdi, come sempre quando era felice. In quel momento, mi resi conto di come la mia anima e il mio cuore non si fossero mai allontanati da lei, nonostante fossimo a migliaia di km di distanza. E anche se avevo sofferto, se mi ero sentito preso in giro dalla persona che amavo e mi ero ripromesso di non caderci mai più, realizzai che in realtà non avrei mai potuto non caderci, semplicemente perché non mi sarei mai tirato fuori da quelle sue iridi così profonde e piene di vita che mi avevano catturato sin dal primo giorno.

La voglia di baciarla era irrefrenabile, ma per qualche ignoto motivo mi sentivo come intimidito dalle sue labbra rosse e piene, tanto da indugiare qualche istante di troppo. La sua mano, ancora ferma sulla mia nuca, mi indusse ad appoggiare la fronte sulla sua, così sentì le nostre bocche sfiorarsi. L’elettricità che si sprigionò in quel momento mi attirò a lei come fosse una calamita, e mi avventai su di lei come se da tutta la vita non avessi aspettato altro che poter sentire di nuovo il suo sapore. E così era, a dirla tutta.

Il contatto con le sue labbra morbide fu talmente appagante che mi sentì riempire il cuore. Premetti un bacio quasi disperato contro quella bocca che tanto avevo bramato in quei mesi in cui eravamo separati e poco dopo, senza quasi accorgercene, ci stavamo baciando con tutta la passione che avevamo addosso. Non avevo mai dimenticato il suo sapore, ma riviverlo era tutta un’altra cosa.
L’ultima cosa che ricordo è stato di non aver smesso finché entrambi non fossimo rimasti senza fiato, per poi ricominciare appena possibile. La amavo. Non avevo mai smesso e mai l’avrei fatto, perché nonostante la mia stupida testa fosse intorpidita, il mio cuore non si sarebbe mai arreso. Lei era l’unica ragione.


MIA’S POV

Ero ancora nel dormiveglia, quando sentì qualcuno strimpellare alla chitarra una canzone che non avevo mai sentito prima. Così aprì gli occhi, incantata da quella bellissima voce maschile, che ero sicura fosse di Luke.

Mi guardai intorno, rendendomi conto di essere in camera mia. Ma come ci ero arrivata? Non ricordavo quasi nulla della sera precedente, a parte qualche flash del mio bizzarro modo di ballare. Eppure, per qualche strana ragione, sentivo sulle labbra una sorta di piacevole formicolio: sapevano di passione e felicità, ma le sentivo a malapena, come fossero stati ricordi lontani di una vita passata.
Mi alzai con cautela, la testa pulsava un pochino. Poi, notando di indossare gli stessi vestiti del giorno precedente, mi diressi al piano di sotto, luogo da cui proveniva quella melodia. Ero abbastanza confusa, stavo cercando di ricostruire un puzzle, ma mi rendevo conto di non avere alcuni pezzi.

Rimasi al fondo delle scale, a guardarlo impietrita mentre suonava la mia chitarra, quella che di solito tenevo nell’angolo del salotto vicino al divano. Ed era proprio lì che era seduto, con i suoi skinny jeans e la sua maglietta bordeaux lasciata a terra. I piedi nudi si muovevano frenetici sul tappeto, mentre era talmente concentrato a suonare da non rendersi nemmeno conto della mia presenza.

E subito cominciò a intonare:

“When we both fall asleep, underneath the same sky,
To the beat of our hearts at the same time,
So close, but so far away.
Can you hear me?

She sleeps alone,
My heart wants to come home.
I wish I was, I wish I was beside you.
She lies awake,
I'm trying to find the words to say.
I wish I was, I wish I was beside you.”


Una volta finito di cantare, girò il viso verso di me. Mi guardava immobile, con lo strumento ancora in grembo, mentre io non facevo altro che pensare che quelle parole le avesse scritte per me.
Ti sento, Luke, ti sento eccome.

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Buoooooongiorno!
Ho deciso di pubblicare un altro capitolo soprattutto perché ho una cosa importante da chiedere: potreste, per favore, farmi sapere ciò che ne pensate? Vorrei capire se la storia piace, se devo migliorare delle cose o se proprio non va e sarebbe meglio cancellarla. Insomma, sono nuova qui e ho veramente bisogno di capire su che strada proseguire :)
Grazie mille a chi esaudirà questa mia richiesta!
Spero che sarete tutti i più sinceri possibile :)
Il prossimo capitolo lo pubblicherò se riterrò che ne valga la pena... in caso non succedesse, ringrazio comunque tutti coloro che si sono presi la briga di leggere la mia storia :)
Un bacio a tutti,
Martina<3

  
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