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Autore: Gemad    18/08/2015    1 recensioni
"La luce dei raggi solari attraversa pigramente la finestra della camera di un giovane addormentato. Quando si fosse svegliato, da lì a poco, avrebbe realizzato che quel giorno era una data speciale, quella della partenza per Hogwarts."
Provate a pensare ai figli di Harry Potter e dei suoi amici, anzi, ai figli dei loro figli. Ci siete? Bene, ora aggiungete un pericolo incombente, un pericolo che per Harry e i suoi amici è impossibile affrontare. L'unica soluzione possibile per loro è comunicare con i pronipoti, sempre che riescano a trovare un modo per mettersi in contatto con loro.
Genere: Avventura, Azione, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, Nuovo personaggio, Voldemort
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Capitolo 24


Jackson percorreva più frettolosamente che poteva i gradini della Scalinata Principale, cercando di non dare nell’occhio. Ci impiegò diversi minuti ad arrivare a piano terra per poi raggiungere la Sala Grande. Si sedette tranquillamente nella tavolata dei Grifondoro semi-vuota e cercò di comportarsi come si sarebbe comportato ogni giorno. Perciò, aspetto la cena, che ormai era vicina.
–Seguimi- gli disse una voce femminile che gli passò alle spalle. Lui obbedì, perché avrebbe riconosciuto quella voce dovunque: così deliziosa, così delicata, così perfetta. Si alzò e andò dietro Kaendra, inseguendola, ma con tutte le buone intenzioni del mondo; il Castello era quasi deserto siccome tutti si stavano preparando con le apposite divise. Lo portò in uno dei tanti cortili presenti nella scuola e poi sparì dietro un pilastro, senza spuntare dall’altra parte. Lui la raggiunse e non fece nemmeno in tempo dire qualcosa che subito la ragazza lo abbracciò e gli bacio avidamente il collo, come se fosse soltanto il suo mentre Jackson preferiva affondare la faccia nei suoi morbidi, setosi, lisci capelli viola.
Si stava completamente abbandonando in quel mondo di pura dolcezza; non avevano parlato con le loro bocche ma era ovvio ed evidente che in questi casi non c’era alcun bisogno di far parlare le corde vocali perché i gesti dicevano tutto quello che si poteva dire brevemente e rapidamente, ripetuto svariate volte. Quanto erano mancate al giovane Grifondoro quelle labbra sottili ma allo stesso tempo carnose.
Quanto gli era mancato il profumo dolce alla menta di quell’alito che a lui mancava da tanto. Non sopportava il fatto che fosse rimasto tutto questo tempo con il suo odore dentro la bocca, non sopportava il fatto di rimanere senza sapori da assaggiare e da mischiare il suo. Sentiva in quelle labbra, un sapore che assomigliava a quello di fragola, probabilmente grazie al rossetto.
Jackson teneva gli occhi chiusi perché non aveva alcun bisogno di vedere, perché tramite il tatto delle mani poteva vedere tutto quello che voleva del corpo della ragazza: poteva sentire la sua bianca schiena, poteva sentire le forme perfette che formano la ragazza. Il giovane Potter non si sarebbe mai staccato da lei, non si sarebbe mai diviso da quella ragazza tanto strana e dolce quanto carina e simpatica.
Prendevano respiro ogni tanto ma soltanto per poter accelerare nella manifestazione del loro amore e della loro passione. Inizialmente preferivano andare più spediti e rapidi muovendo ogni parte del corpo, ma adesso preferivano rallentare anche perché avevano perso la concezione del tempo non sapendo da quanto tempo stessero andando avanti. Ora preferivano scambiarsi dei piccoli bacetti con le lingue che restavano al loro posto. Solo dopo questi istanti, finalmente, si guardarono negli occhi ed entrambi potevano specchiarsi in quel verde pulito e lucente.
–Ehi- disse Jackson.
–Ciao- rispose lei che appoggiò la testa sopra il suo petto.
–Mi sei mancata-.
–Anche te-.
Rimasero in silenzio, rimasero senza parlare per qualche istante, ascoltando gli uccellini che canticchiavano in quel freddo tramonto infernale.
–Ci hai pensato?- chiese lei.
–Sì- rispose Jackson che aveva immediatamente compreso di cosa volesse parlare.
–E…?-.
–D’accordo-.
–D’accordo cosa?- chiese la Serpeverde stupita.
–Se tu ci tieni, possiamo rendere ufficiale a tutti ciò che c’è tra di noi-.
–Oh Jackson!- disse Kaendra con gli occhi sbarrati dalla gioia.
Si abbracciarono e tornarono a baciarsi incessantemente, come se questa piccola conversazione avesse ravvivato i loro animi e le loro energie.
–E’ ora di cena- disse interrompendo tutto Kaendra. Jackson sarebbe voluto restare ancora a godersi quegli attimi che per lui erano come una droga. Purtroppo, però, sentì il suo stomaco brontolare, chiedere aiuto ed acconsentì a dirigersi verso la Sala Grande.
Così, mano nella mano, senza alcun timore, paura o vergogna di farsi vedere assieme, si diressero verso la maestosa stanza del Castello e, dopo essere giunti sulla soglia dell’immensa porta ed aver constatato il fatto che tutti gli studenti avevano preso parte ai loro rispettivi tavoli, si sfiorarono leggermente le labbra per augurarsi una buona cena e si divisero andando uno da una parte ed un altro dall’altra.
Tutti si erano girati, tutti avevano visto quello che era appena accaduto. Jackson non li vedeva ma poteva capire tranquillamente i volti della maggior parte degli studenti; maschi che erano gelosi, soprattutto i Serpeverde, oppure maschi che incominciarono a festeggiarlo e dargli rapide pacche sulla schiena come per dire “ben fatto”.
Ma c’erano anche le ragazze: c’erano quelle che incominciarono a ridacchiare e a scambiarsi sguardi veloci e maliziosi ma c’erano anche quelle che avevano il volto ed il morale a terra. Insomma, Jackson e Kaendra hanno avuto un improvviso rialzo di popolarità e sicuramente il fatto che ormai fossero una coppia, era un dato importante.
–Non sapevo che tu stessi insieme a quella Serpeverde!- gli disse Eddie appena il giovane Potter si sedette in mezzo ai suoi compagni di Casata. Tutti i suoi amici più stretti avevano incominciato a circondarlo di domande, chiedendogli come avesse fatto o da quanto andava avanti questa storia. Jackson temeva che molti dei suoi compagni di “scazzottate”, in particolare Eddie e James, gli avrebbero voltato le spalle solo per il fatto che stesse intrattenendo una relazione amorosa con una ragazza della loro Casata nemica.
–Ragazzi io…- tentò di iniziare un discorso logico e con un filo conduttore, ma venne interrotto dai due –Abbiamo capito Jackson, non ci sono problemi-.
–D-davvero?- chiese sorpreso.
–Vuoi scherzare? Il nostro migliore amico si è preso una delle ragazze più belle della scuola che magari avrà delle amiche da presentarci! Come potremo non essere più felici di così?-. Il giovane Potter si mise a ridere perché i suoi compari riuscivano a sdrammatizzare e comicizzare ogni cosa ed in qualsiasi circostanza.
–Basta soltanto che non ti deconcentri dalla partita di domani mattina!- lo allarmò James.
–Ma pensi sempre e solo al Quidditch?- chiese divertito Gary.
–Ve l’ho detto! Se vogliamo evitare che il sorteggio e la predizione dell’urna sia esatto e azzeccato, dobbiamo assolutamente vincere la partita contro i Corvonero!- esclamò il capitano.
–Ma non conosciamo nulla di quel Radja- intervenne Michael che stava per imboccare un pezzo di pollo arrostito.
–Però abbiamo abbastanza informazioni sul resto della squadra!- ribatté James.
–E allora illuminaci capitano- disse ironicamente Jonathan.
–Allora, il loro portiere, Anthony Caldwell, si sta allenando ben quattro giorni alla settimana per due ore circa, purtroppo non ho potuto ottenere altre informazioni, dunque posso solamente dire a voi Cacciatori di essere cauti, pazienti e precisi! Mentre, invece, Luis MacMillan è il loro Cercatore e posso rassicurarvi sul fatto che è una schiappa totale! Quindi, non temere Jackson; se giocherai come hai fatto nei provini, allora il boccino d’oro ci darà un vantaggio di centocinquanta punti già ad inizio partita-.
Jackson sentiva la pressione più dei suoi compagni di squadra, perché questa sarebbe stata la sua prima, vera e propria partita di Quidditch in assoluto e gli mancava l’esperienza sul campo! Insomma, non aveva idea di come si sarebbe dovuto muovere siccome non conosceva i movimenti degli altri giocatori. Ma, sicuramente, l’informazione che James gli aveva appena fatto sapere, lo aveva decisamente rasserenato.
–I Battitori, Gregory Hossas ed Adrian Midgen, sono dei giocatori discreti, pronti ad entrare in azione quando serve, quindi, occhio anche a loro. I Cacciatori invece, se escludiamo Radja, sono Justin Corner e Morag MacDougal, che non hanno alcuna grandissima specialità, però chiedo sempre una sola cosa: se loro attaccano, noi contrattacchiamo! Se loro fanno male a noi, allora noi faremo male a loro! Se loro vorranno vedersela con le mani, allora noi non ci tireremo indietro! Azione, reazione!-. Sembrò quasi che la cena fosse stata come un riunione di squadra improvvisata e quando James terminò di parlare, ironia della sorte, il Preside disse di alzare i tacchi e di dirigersi nei rispettivi Dormitori.
–Su forza, andiamo nella Sala Comune- disse Andrew che sbucò alle spalle di Jackson con un volto decisamente sfinito.
–Non posso credere che domani si ricomincerà!- esclamò sconsolato Jonathan che non aveva alcuna intenzione di alzarsi presto la mattina.
–Il tempo passerà, tranquilli- disse sorridente ed incoraggiante Gary.
Jackson vide che Kaendra lo attendeva alla porta della Sala Grande con un sorriso a trentadue denti, tra l’altro, come poteva non esserlo? Adesso potevano stare insieme quanto volevano e quando volevano.
–Scusate ragazzi, ci vediamo dopo- disse il giovane Potter allontanandosi e staccandosi dal suo solito gruppetto.
–Ti va di prenderti una boccata d’aria fresca?- gli chiese la Serpeverde.
–Volentieri- rispose il Grifondoro. Jackson non poteva chiedere di meglio: pace, calma, quiete, tranquillità ed in compagnia di una persona decisamente importante per lui.
–Non posso credere che l’abbiamo fatto davvero- disse Kaendra appoggiandosi a lui.
–Prima o poi tutti avrebbero dovuto conoscere la verità- rispose il giovane Potter soddisfatto della sua scelta.
–I tuoi compagni come hanno reagito?- gli chiese la ragazza.
–Sembra strano ma se ne sono fatti una ragione; direi che sono rimasti felici dea nostra relazione, sai, era da molto tempo che continuavano ad insistere sul fatto che mi sarei dovuto cercare una ragazza. I tuoi amici invece come hanno reagito?-.
–Ecco loro…- non aveva nemmeno terminato la frase che subito venne interrotta da una voce alle loro spalle.
–Potter!- diceva essa.
Era una voce maschile che Jackson aveva imparato a conoscere col passare del tempo e degli anni. Quest’ultimo si girò e non rimase sorpreso del fatto che Daniel Payne lo stesse guardando con aria di sfida e con un atteggiamento arrogante, oltre al fatto che i muscoli del suo volto erano contorti dalla rabbia.
–A cosa devo questa piacevole visita?- rispose Jackson.
–Lo sai perfettamente! Non solo ti limiti a sfidare noi Serpeverde; adesso cerchi di rubarci anche le donne?-.
–Daniel, per favore, stai calmo- disse Kaendra tentando di placare gli animi.
–Vai!- disse calmo Jackson evitando che Payne potesse rispondere in malo modo alla ragazza.
–Cosa?- chiese stupita.
–Mi hai sentito: vai!- non era una richiesta, non era una domanda; Jackson glielo stava ordinando.
Lei era esitante, ma alla finne si allontanò e tornò dentro le mura del Castello, amareggiata. Dopotutto, Jackson sapeva che Payne non avrebbe reagito positivamente al fatto che la ragazza che amava, o per cui provava una certo tipo di attrazione, si era ufficialmente fidanzata con un Grifondoro. Ma questo non era un Grifondoro come tanti; no, questo era il Grifondoro che più odiava, che più detestava, che non sopportava.
–Dov’è la tua banda?- chiese Jackson guardandosi attorno.
–Questa è una cosa che dobbiamo risolvere soltanto io e te, da soli!- esclamò il Serpeverde.
–Mi sta bene-.
–E’ da un po’ che non spacco le ossa a qualche Grifondoro e penso che tu possa colmare il vuoto che mi perseguita da quando abbiamo stretto quel patto-.
–E siccome il patto è sciolto…- disse Jackson.
–Possiamo picchiarci quanto vogliamo- terminò la frase Payne.
Si avvicinarono, fino ad arrivare l’uno di fronte all’altro, fermandosi a pochi centimetri di distanza, tenendo la guardia alta.
–Io ti spezzo in due Potter!-.
Incominciarono a scrutarsi con sguardi torvi, aspettando e cercando di capire chi avrebbe dovuto compiere il primo passo. Stavano formando una perfetta circonferenza mentre giravano, ma senza distogliere lo sguardo dall’avversario. Jackson non aveva problemi ad attendere, non aveva tutta quella fretta di spaccare a faccia al suo avversario.
Chi, invece, di pazienza ne ha poca, è sicuramente Payne che si stava stufando di attendere e di girare a vuoto come lo scemo del villaggio. Infatti, come Jackson predisse, fu il Serpeverde che, con un balzo repentino verso l’avanti e con il pungo ben serrato, scattò cercando di prendere in pieno volto il Grifondoro. Quest’ultimo, però, aveva la calma dalla sua parte ed era riuscito ad aspettare.
Il Serpeverde non era riuscito ad avere il sangue freddo e si era lasciato guidare dalla rabbia e dalla collera. Il suo primo colpo andò a vuoto con una eccellente schivata di Jackson che, immediatamente, mollò un colpo poco considerevole nella schiena di Payne ma soltanto per poter implicare la forza giusta per poterlo allontanare e tenerlo distante.
Più il ragazzo Serpeverde sarebbe rimasto lontano da lui, più quest’ultimo sarebbe esploso per la rabbia e avrebbe combattuto senza usare la testa. Infatti, con un urlo decisamente rabbioso, Payne tentò di avvicinarsi al Grifondoro, rimediando soltanto una serie consecutiva di colpi a vuoto. Quando Jackson decise che era il momento giusto per contrattaccare, decise di prendere il toro per le corna, schivando nuovamente Payne, riuscendo a fargli lo sgambetto e facendolo cadere faccia a terra per poi mollargli un calcio sulla pancia.
Aveva in mano il pallino del gioco, aveva il controllo che gli sarebbe valsa la vittoria.
–Presto muovetevi!- urlò una voce.
Jackson alzò lo sguardo ma non era preoccupato perché sapeva che non erano le voci di qualche professore, bensì, quelle di Paddock, Summerby e Brolingbroke.
–Eravate nascosti per difendere il vostro amichetto?- chiese Jackson in tono di sfida.
–Già e adesso te la faremo pagare per aver rubato la ragazza a Daniel!- esclamò Paddock furente.
–Wow, siete in tre e mezzo contro uno? Ribadisco quanto siate coraggiosi-.
–Dovresti temere e preoccuparti del fatto che il tuo bel faccino non venga distrutto!- disse in tono intimidatorio Summerby –Forza! Attacchiamo!-.
–Non c’è tanta fretta, non credete?- disse una voce che anche stavolta Jackson riconobbe.
–Jonathan?-.
–Già, perché sporcarsi le mani soltanto con due Grifondoro?- disse Eddie spuntando dall’ombra e sistemandosi la coda.
–Facciamo anche quattro- esclamò James arrivando con i pugni serrati.
Jackson aveva, quasi quasi, gli occhi lucidi per l’emozione e per la gioia. –Cosa ci fatte qui?- chiese sorpreso.
–Credi che non abbia notato quegli idioti che inseguivano te e Kaendra?- disse Jonathan.
Stavano per scontrarsi, stava per scatenarsi il putiferio al chiaro di luna tra i Serpeverde ed i Grifondoro.
–No!- esclamò Payne alzandosi dolorante e tenendosi la mano sul ventre.
–Cosa?- chiese Paddock confuso.
–Questa era una faccenda tra me e Potter, non tra Grifondoro e Serpeverde; ho perso e quindi, siccome non ho le forze per proseguire, mi devo ritirare- disse con un sorriso amaro tra le labbra –Hai vinto Jackson! Tratta bene Kaendra, mi raccomando- disse in tono conclusivo facendo cenno ai suoi compagni di seguirlo dentro il Castello, verso i Sotterranei. La maggior parte dei presenti non ci capiva nulla, non comprendeva il perché di quell’insolito gesto.

Solo Jackson l’aveva capito; “Stanne certo Daniel” pensò lui “La tratterò come un regina”.




Angolo dell'autore: Allora, chiedo scusa per il grande lasso tempo che ho impiegato nel pubblicare questo capitolo, ma tra ripetizioni e studio per gli esami di riparazione, insieme ad il resto delle faccende che mi tengono occupato, ho perso la concezione del tempo. 
Comunque bando alle ciance; spero che abbiate apprezzato il fatto che Kaendra e Jackson abbiano deciso di rendere ufficiale la loro relazione insieme al fatto che gli amici di Jackson abbiano preso bene la cosa, sopratutto utilizzando l'ironia e l'aggiunta della solita battuta. 
Poi ho cercato di mettere comunque in luce la solita lealtà che c'è e che sussiste da sempre tra i Grifondoro durante lo scontro tra Jackson e Payne ma anche il fatto che, alla fine, anche un Serpeverde sa quando ha perso e devo dire che è stato qualcosa di incredibile ed interessante scrivere la frase emanata da Payne quando ammette di aver perso.
Laciatemi qualche opinione per favore, alla prossima!
   
 
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