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Autore: Lady_Loire    20/08/2015    3 recensioni
Alen!
questo il suo unico pensiero da quando aveva cominciato a correre, veloce e terrorizzato, giù per il versante della montagna. Le sue gambe umane dolevano affaticate, ma non poteva permettersi ne di fermarsi, ne di trasformarsi. /// Abbassò lo sguardo sul fagottino che teneva tra le braccia, si chiuse a riccio cercando di proteggerlo con il proprio corpo, pronto al peggio. /// Un brivido gli percorse la schiena, annusò ancora e confermò ciò che aveva sentito. Una seconda folata gli portò l'inconfondibile odore dolciastro del compagno. Il terrore lo attanagliò.
Cominciò a correre veloce seguendo la scia rossa del vento, all'odore si aggiunsero i suoni: un pianto disperato d'infante e dopo poco ringhi e litigi di quelli che capì subito essere lupi.

^*^
Drew e Alen sono due mutanti, uomini in grado di trasformarsi nel loro animale guida. Vivono in una piccola casa di montagna, in un grande prato circondato dal verde. la loro vita è tranquilla, tranquilla fino al giorno in cui Drew non trova un piccolo tesoro.
Genere: Fantasy, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
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La corsa del lupo La corsa del lupo

Alen!
questo il suo unico pensiero da quando aveva cominciato a correre, veloce e terrorizzato, giù per il versante della montagna. Le sue gambe umane dolevano affaticate, ma non poteva permettersi ne di fermarsi, ne di trasformarsi. Continuava a correre a perdifiato saltando ogni sorta di ostacolo che la natura gli poneva davanti.
I capelli neri erano umidi di sudore, mossi dalla frenesia dei movimenti di Drew che ormai da quasi un'ora fuggiva per salvare la propria vita.
Alen, devo andare da Alen!
Alle sue spalle altri ringhi: i tre lupi che lo inseguivano erano vicini.
Cercò di accelerare il passo terrorizzato, il cuore batteva all'impazzata.
Alen, aiutami!
Come un fulmine a ciel sereno la terra gli mancò da sotto il piede, sgranò gli occhi guardando per un attimo il vuoto sotto di lui, gli aspettavano metri di rovi e spine di arbusti selvatici. Abbassò lo sguardo sul fagottino che teneva tra le braccia, si chiuse a riccio cercando di proteggerlo con il proprio corpo, pronto al peggio.
Atterrò violentemente di schiena e per i primi metri rotolò, poi colpì un tronco con l'anca, gli strappò un grido di dolore ma riuscì a raddrizzarlo per gli ultimi metri. Sentiva i vestiti lacerarsi e la pelle venir strappata da quelle braccia spinose, ma sicuramente più delicate delle fauci di un suo simile.
Uscì dal sottobosco che ancora scivolava, tingendo appena di rosso l'erba che lo accoglieva fresca. Sentì le forze venirgli meno, la vista appannarsi; le braccia ancora strette al ventre dove il fagottino si agitava disperato, strillava.
«Alen...» mormorò, poi più nulla.

Quella mattina si era svegliato solo nel letto, tra le lenzuola un biglietto di Drew, riconosceva la calligrafia elegante.
Si ostinava a voler andare a caccia in cima alla montagna.
Sbrigate le faccende di casa e del suo piccolo allevamento si mise a spaccare la legna nel cortile, era pomeriggio, ormai Drew doveva essere sulla strada del ritorno.
Era stato bello trovarlo al suo fianco la mattina dopo il loro anniversario, e quella dopo e quelle successive per questi dieci mesi trascorsi.
Sorrise poggiando l'accetta al tronco che usava per base, e s'incamminò verso il ruscello poco distante casa, si sciacquò il collo e la faccia e si rialzò stiracchiando la schiena. Inspirò l'aria fresca della primavera a pieni polmoni: sangue.
Un brivido gli percorse la schiena, annusò ancora e confermò ciò che aveva sentito. Una seconda folata gli portò l'inconfondibile odore dolciastro del compagno. Il terrore lo attanagliò.
Cominciò a correre veloce seguendo la scia rossa del vento, all'odore si aggiunsero i suoni: un pianto disperato d'infante e dopo poco ringhi e litigi di quelli che capì subito essere lupi.

Tornò cosciente, non aveva coraggio di aprire gli occhi. Non voleva vedere quegli affamati saltare su loro e sbranarli. Ancora le urla del piccolo. Per istinto, nella sua cecità voluta, lo strinse al petto. Altri ringhi e poi un bramito. Spalancò gli occhi cercando di mettere a fuoco il prima possibile, voltò il capo verso quel suono che subito prese forma: Alen era in piedi in tutta la sua imponenza, agitò le grosse zampe bramendo ancora contro i tre ora indecisi se attaccare il mastodontico orso bruno o ritirarsi nella foresta. Dopo una rapida occhiata i tre saltarono addosso all'orso che ne afferrò immediatamente due gettandoli addosso ad un albero poco lontano, il terzo gli addentò il collo strappandogli un gemito di dolore, riuscì a staccarlo e con un potente colpo lo uccise sbattendolo al suolo. L'unico lupo ancora in vita, dopo essersi rialzato barcollante, se ne andò con la coda tra le gambe.

Si voltò verso Drew che respirava stanco stringendo al petto un lenzuolino bianco ormai sozzo di terra e foglie. Tornò umano e si lanciò al suo fianco
«Drew» gli sorresse la testa «dimmi qualcosa» mormorò accarezzandogli una guancia, il lupo sorrise debolmente e allungò un braccio
«continuo ad essere un pessimo lupo...»
l'uomo chiuse gli occhi lasciando due lacrime uscire e sorrise a sua volta, poi sentì la voce del compagno chiamarlo ancora
«abbiamo un po' di latte di capra?» Alen riaprì gli occhi sul fagottino, ora silenzioso, allungò due dita e scostò il panno da quello che si mostrò essere un bambino delizioso e paffutello. Questo alzò lo sguardo sul gigante e abbozzò un sorriso che mostrò i sue due piccoli incisivi.
Un bambino. Stava per morire per salvare un piccolo bambino mutante. Tornò a guardare il lupo che accarezzava la piccole mani dell'infante e sospirò alzandosi
«ti porto a casa, vediamo se il latte di bellina gli riempirà la pancia»

Una volta a casa non ci fu verso di far ragionare Drew, aveva dovuto prima scaldare del latte e creare dal nulla un biberon con un boccale e il becco di un vecchio flauto.
Il piccolo parve apprezzare il latte che bevve, ingordo, tra le braccia del lupo, che senza più scusanti si stava lasciando medicare dal marito.
«fammi capire... come l'hai trovato» domandò Alen ravvivando il fuoco una volta finito le medicazioni.
«ero a caccia, quasi in cima alla montagna, l'ho sentito piangere e mi sono avvicinato. Era coperto dal corpo della madre morta di sa quali stenti. L'ho preso tra le braccia senza fare caso ai tre lupi che lo avevano deciso come cena» mormorò accarezzando la testolina bionda del bimbo che ora dormiva tranquillo «avrà sei mesi...» concluse più a se stesso che ad Alen che pareva molto concentrato su qualcosa.

Dopo qualche minuto di silenzio Alen si alzò e coprì i due con la grossa coperta che stava nel letto matrimoniale poi si infilò il giaccone e il cappello
«Dove vai? È buio fuori...» come risposta ebbe solo un sorriso strano poi il suo compagno sparì fuori, nel buio.
Tornò a guardare quel piccolo mutante per cui aveva quasi perso la vita
«che tu ci creda o no, piccolo fortunello, oggi mi hai fatto sentire più lupo di quanto io non sia mai stato... ecco forse un po' mamma lupo, ma è sempre un inizio no?» ridacchiò stanco e chiuse gli occhi. Il calore del fuoco era così rilassante, il crepitio che produceva era quasi più dolce di una ninnananna in quel momento. Strette le braccia intorno al piccolo si lasciò andare al sonno.

La mattina dopo aprì gli occhi stretto tra le braccia di Alen che ancora dormiva pesantemente, si scostò sbuffando da sotto quell'ammasso di muscoli e si mise a sedere, in quell'istante i ricordò del piccolo, non era tra le sue braccia!
«Alen! Il bambino!» urlò svegliando il compagno e guardandosi attorno. Sentì un mugolio assonnato e si voltò verso i piedi del letto: dentro un lettino ben imbottito e dalle alte sbarre il piccolo lo osservava scocciato dalla sveglia improvvisa. Rimase immobile a fissarlo per qualche secondo poi ridacchiò ricadendo mollemente sul letto
«Drew... devi stare a riposo. Hai delle brutte ferite» biascicò Alen massaggiandosi gli occhi, quando li riaprì vide il compagno che cullava quel piccolo fagottino di ciccia, sorrise e lo tirò a se. Era incredibilmente docile quando aveva il neonato tra le mani.
«devo essere geloso?»
«molto geloso...» mormorò il lupo senza staccare gli occhi da quelli grigi del piccolo che sorrideva giocando con i propri piedi.
«oggi andrò al paese allora...» Drew lo guardò senza capire, quindi proseguì «devo comprare delle assi e qualche altra cosa se vuoi che ingrandisca questa casa. Non mi piace l'idea di far dormire nostro figlio in una stalla.»
Ci fu un attimo di silenzio, poi il piccolo ridacchiò divertito dallo scatto che lo aveva portato dritto tra le braccia di quell'omone gigante che gli piaceva tanto. Osservò i due adulti stringersi, e scambiarsi qualche bacio. Era in mezzo ai loro petti, stretto in un caldo abbraccio e cullato dai loro cuori. Sorrise sentendosi bene come mai lo era stato.

«come lo chiamiamo?»
il piccolo si sentì osservato e li guardò, erano molto concentrati. Vide quello dai capelli lunghi e neri sorridere
«Amias...» l'altro sorrise baciandogli la fronte e sentì ancora i loro cuori battere forte. Si sentì importante, si senti amato.
«sei il nostro piccolo Amias»


*^*^*^*^*^*^*^*^*

Salve a tutti! grazie per aver letto questa storia!
A dirla tutta è un sequel (molto indipendente, a dirla tutta tutta), quindi vi lascio il link per la prima storia ---> L'alba di una nuova vita

Nata come una OS ho deciso di dedicare ancora un po' di tempo a questi due mutanti, mi ci sono affezionata più di quanto credessi! non dico che è conclusa, mi piacerebbe ancora scrivere di loro... se capita, se sono ispirata! bo, fatemi sapere! :D

Se la storia vi è piaciuta mi piacerebbe saperlo, sentitevi liberi di lasciare un commento o un like su FB o qualsiasi cosa! tipo anche una freccia con attaccato un bigliettino! un drone! un kamikaze giapponese!
   
 
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