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Autore: lilJEyre    28/08/2015    0 recensioni
A volte la bellezza sta nel ghiaccio del Nord, nel mare della Norvegia, negli occhi dolci di chi non conosciamo e che mai ci vedranno. In un cielo che non conosciamo, ma che impariamo ad amare.
A volte la vita è dura, ma trova sempre il modo di farsi perdonare.
A volte abbiamo solo bisogno di amare e di essere amati.
(...) Le sue mani scesero sul mio collo, sulle spalle, facendomi venire la pelle d’oca sulla nuca. Poi, ancora, scesero nell’ incavo del mio collo, sulle orecchie e infine tra i capelli.
L’unico rumore percettibile era lo scoppiettio del fuoco, accompagnato dal il mio respiro corto.
Uno strano calore s’irradiò dal centro del mio petto in tutte le parti del mio corpo, facendo vibrare ogni mia terminazione nervosa. Affondò il viso fra i miei capelli ed inspirò.
«Il profumo di lavanda è anche il mio preferito.» mormorò allontanandosi.
Le fiamme del camino ballavano e si riflettevano nei suoi occhi vitrei. (...)
(...) Le sopracciglia erano unite in una linea retta, le labbra dischiuse. Pensai che se la mitologia scandinava fosse stata reale, Thor, figlio di Odino, avrebbe avuto il suo volto.
«Grazie…»
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Prologo

 

 


     Mi lasciai andare, incapace di muovermi, sulla sabbia fredda.
     Il cielo coperto da una coltre di nuvole azzurre, parve quasi ghignare in un tuono, mentre le forti onde del burrascoso mar di Norvegia, mi sferzavano mille goccioline ghiacciate sul viso ferito, così simili ad aghi conficcati con violenza e crudeltà nella pelle.
    I capelli annodai dal forte vento s’incollarono alle labbra piene, mentre sulla lingua potevo avvertire il sapore della salsedine mischiarsi a quello metallico del sangue.
    Col fiato spezzato dalla fatica, feci una smorfia di dolore, ma il mio viso in realtà non mutò espressione.
    Ogni mio singolo lembo di pelle era ghiacciato, il sangue ormai disperatamente occupato a proteggere gli organi.
    E lì, alla fine del mondo, alla fine di tutto, alla fine di me stessa, l’unica cosa a cui pensai… eri tu.
    Mi voltai ed il mio cuore urlò di dolore.

    Mi trascinai sulle braccia, arrancai per qualche metro, mentre ogni singola parte del mio corpo urlava dolore, mentre il mio cuore piangeva mute perle di sangue a quella vista.
    Le lacrime mi annebbiavano la vista e scorrevano veloci e calde sul viso, ma asciugandosi lasciavano scie ghiacciate.
    Gemevo ed invocavo il suo nome, ma non poteva sentirmi. Il suo viso riverso di lato, era nascosto alla mia vista. I suoi vestiti sbrindellati lasciavano intravedere la pelle annerita dalla polvere, macchiata di rosso vivo e spento.
    Cercai di mettermi seduta e voltai il suo capo verso me. La sua pelle bianca, non era morbida e liscia come seta, bensì ruvida, arrossata, annerita. Le labbra sottili screpolate dal freddo, macchiate di sangue, le palpebre chiuse.
    «No… no… non ti prego! Svegliati!» urlai afferrandogli il viso fra le mani… ma le forze mi abbandonarono e tutto si offuscò, mentre mi lasciavo cadere accanto a lui.

 

 

 

   
 
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