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Autore: Jailer    02/09/2015    3 recensioni
"La vita è un’onda, il Cancro lo sa perché è un segno che viene dal mare.
La vita è acqua che si schianta, acqua che può distruggere e tornare al mare o rimanere sulla roccia ed evaporare via. Un fluido che sale e scende, senza certezze e senza requie.
Come può saperlo il Fuoco, che brucia come se non ci fosse un domani, per poi spegnersi senza rumore?
Manigoldo guardò allora il mare e chiuse gli occhi, il suo mantello oscillava lieve ad una brezza leggera e intristita.
Che lui lo avesse voluto o no, la vita lo aveva condotto fin lassù.
Davvero è un’onda, pensò.
"
Storia di certezze che vanno e vengono.
[Sisifo x Manigoldo]
Genere: Drammatico, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Crack Pairing | Personaggi: Cancer Manigoldo, Nuovo Personaggio, Sisifo di Sagitter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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4

 

Quando uscirono dalla locanda il sole era già tramontato, ma la luce non era cessata. C'era un'atmosfera quieta e sospesa tutt'intorno.
Poche persone e il brontolio del mare presso il molo, il dondolare pigro dei pescherecci ormeggiati, l'aria umida e fresca tipica delle sere sul mare.
Era una pace estranea ad Atene, come se si fosse a migliaia di chilometri da essa, e non a poche miglia di nave. Sul far della sera la capitale greca era una groviglio di persone e vicoli, il Pireo diveniva un formicaio, era una fiera senza fine e senza festa, la sagra del male di vivere.

 Sisifo pensò che, forse, se fosse nato qui e non ad Atene sarebbe potuto cambiare qualcosa del suo spirito, o forse no, perché l'animo inquieto non conosce porto sereno, e la serenità, come quella della piccola città, non può che generargli nuova irrequietezza, nuovi rammarichi.
Gli irrequieti non percorrono strade, ma dondolano nei labirinti dei se e dei ma.
Sisifo amava per questo Atene: vi si specchiava, era la sua parallela.

 Restarono lungo tempo in silenzio ad attendere che il buio calasse; lentamente, le figure delle case e delle navi si fecero pure sagome, e anche i lineamenti di Sisifo e Manigoldo sembrarono quasi scomporsi in quell'oscurità. L'unica fonte di luce erano i pochi e baluginanti lampioni disseminati avaramente per la città e il ruotare nervoso e indifferente del faro, il cui fascio quasi opalescente, quando giungeva, urtava gli occhi con la violenza di un'apparizione divina.
L'atmosfera era lievemente inquietante, le uniche tracce di vita risalivano al vociare ovattato proveniente dalla Bella Bionda.

 Fu quando Sisifo ruotò il capo per guardare proprio in direzione della locanda che scorse una donna con una mantella gialla* che riconobbe subito.
Costei era appoggiata con le spalle contro le mura di un'abitazione, illuminata poco poco dalla luce di un lampione. Indossava una lunga gonna rosa e i capelli biondissimi e sciupati le ricadevano oltre spalle fino ad incorniciarle il seno. La distanza e il buio non permettevano di dire se fosse bella o no.

 
Intorno a lei regnava una languida desolazione, che pareva corporea, sembrava colarle addosso come la luce del lampione, un liquame metafisico e densissimo.
Il Sagittario richiamò con uno schiocco di dita l'attenzione di Manigoldo che, da tempo, era perso nella contemplazione dei deboli flutti che battevano contro il molo.

 Quando egli la vide, le rivolse uno sguardo grave che Sisifo non gli aveva mai visto fare. Allora il custode del Cancro si caricò in spalla lo scrigno della Cloth, e disse: “Abbiamo il nostro passpartout. Lasci parlare me, sì?”

Sisifo non si oppose, tuttavia una saetta sdegnata gli attraversò lo sguardo: “Sembri molto pratico di
queste cose.”
“Ho la faccia di uno pratico?” Manigoldo rigirò contro Sisifo la stessa malizia irosa.
Per la prima volta sembrarono pesargli addosso i pensieri altrui: “Sono pratico meno di quanto pensiate tutti...
Ma visto che, almeno esternamente, io sono esattamente chi gli altri pensano che io sia,  per la signorina lì presente io sarò un cliente da manuale.”
“Non ha senso quello che stai dicendo, te ne rendi conto?”
“Nemmeno la tua espressione sdegnata aveva un senso, visto che siamo sulla stessa barca.
Stiamo andando a puttane insieme, Sisifo. E questo è solo l'inizio, visto che finiremo nel solito bagno di sangue.
Tieniti per te le tue sentenze da quattro soldi, perché la faccia, oggi, ce la metti anche tu.
Anche il perfetto Sagittario, capo dei cavalieri, varcherà le soglie di un bordello, e in compagnia del pratico sottoscritto. Sissignore.”

Sisifo ammutolì, mortificato e offeso al medesimo tempo. Manigoldo si calmò immediatamente, e sorrise diplomatico: “E ora, Sisifo – calcò volontariamente e con disprezzo sul nome – reggimi il gioco. Si aprono le danze.”

 

 Non è vero che chi è stato ferito cesserà di ferire. Sarà, anzi, il più feroce.
Sisifo si era ripromesso di rendere quella sentenza solo una fandonia. Aveva giurato di non giudicare mai più nessuno, di attribuire solo secondo i meriti o le colpe verificati da lui medesimo in prima persona.
Se non vedo non credo**, né al bene né al male – ecco la sua massima di vita.
Una vita e non hai imparato nulla: è per la tua scarsa capacità di gestire te stesso che condannerai tutti.
Non sei fedele nemmeno a te stesso,
si disse.

 

*La mantella con la quale si identificavano, soprattutto nel medioevo, ma anche successivamente, le prostitute

**S. Tommaso apostolo

***

 

Manigoldo si avvicinò lentamente alla giovane prostituta guardandola negli occhi. La giovane si richiuse nelle spalle, come una tartaruga; aveva occhi vuoti e delle manine magre magre che stringevano nervosamente la gonna.
Doveva essere una delle donne rapite, non aveva più di diciassette anni.

 Manigoldo sulle labbra sfoggiava il suo sorriso più rassicurante e tremendo, mentre lo sguardo da predatore faceva gelare il sangue nelle vene. C'era una malizia autentica e bestiale nella sua posa.
Egli percepiva la paura della donna e sembrava piacergli farvi leva,vederla annaspare.
Introdusse Sisifo, il quale era rimasto leggermente in disparte a guardare per aria, indicandolo come: “il mio amico qui presente” e trattò velocemente.

“Però vorremmo un luogo, come dire: più... intimo e riparato” disse con voce strascicata, sfumando il suono della parole. Nel buio del porto sembrava tutto più losco.
La ragazza tirò un sospiro di sollievo: “Allora non è con me che dovete parlare, andate alla casa, lì troverete il posto che cercate.”

Mentre la giovane donna parlava, Sisifo aveva visto affacciarsi sul viso di Manigoldo un sorriso smaliziato e cattivo.
Ecco, una delle sue trovate. Il Sagittario ebbe un moto di stizza, perché voleva concludere in fretta e provava pena per quella giovane. Non approvava il modo di fare di Manigoldo, uguale a quello del gatto che ammazza il topo ma si limita a giocarvi crudelmente, senza mangiarlo.

 “E se non mi andasse bene?” In un attimo Manigoldo balzò in avanti e strinse la ragazza tra sé e il muro, puntellandosi sulle braccia. Il viso della prostituta divenne la maschera del Terrore, spalancò i grandi occhi scuri e le narici si dilatarono come quelle di un animaletto. Si era portata le mani al petto, la sinistra era salita al proprio collo a stringere un piccolo crocifisso dorato.

Sisifo tirò, dall'altra parte, Manigoldo per il tessuto della camicia: “Dacci un taglio!”, sibilò con rabbia.
“Oh, insomma!”, liberò la giovane con delicatezza: “stavo solo scherzando, signorina, ovviamente.
Lei li guardò spaesata. 

Sisifo aveva già cominciato ad allontanarsi, Manigoldo si voltò un ultima volta verso la prostituta e le lanciò una moneta di alto valore.
“Statemi bene, signorina. Da questa notte andrà meglio, parola di Manigoldo.” Cancer finse di togliersi un cappello immaginario per il saluto e fece un piccolo inchino galante.

 
“Mi spieghi perché devi sempre perderti in queste cose?!”
Sagittarius era sinceramente arrabbiato, decisamente furibondo, pensò il moro. Quando Sisifo era arrabbiato, scoprì Manigoldo, non alzava il tono di voce, come le persone normali, no: sibilava.
Assottigliava gli occhi e le labbra.
Pareva proprio un serpente, e più che di semplice ira, sembrava gonfiarsi di un rancore profondo e velenoso.
Siamo vendicativi, qui, lo canzonò nella mente il compagno.

“Oh, suvvia, non essere lagnoso. Ci ho solo giocato un po', non abbiamo nemmeno perso tempo.”
“Spiegami perché.”
Manigoldo ridacchiò e accelerò un poco, abbastanza da trovarsi di un paio di passi avanti a Sisifo, il quale ne vedeva ora solo la spalla e le crine nerissime nella notte.

“Ho visto un sacco di cose a questo mondo, e anche nell'altro, a dir la verità – Manigoldo indicò verso il basso – ma ancora non ho trovato nulla di così sorprendente come la reazione del terrore. È sempre diversa, non te ne stufi mai. È un rivelatore anche migliore di “A che cosa brinderesti?”.”
Sisifo trovava invero la questione estremamente interessante, ma non poteva concederglielo: “Non è questo il punto. Qui, ora.”

“Perché un'altra volta ho fatto una cosa del genere con un'altra prostituta e quella aveva tentato di infilzarmi con un coltello che teneva nel reggiseno.” Manigoldo rise e continuò: “Tu non hai idea di che sberla di lama tenesse in mezzo alle te...”
Sisifo lo zittì, muovendo una mano in aria: “Siamo arrivati.”
Cancer lo guardò contrariato, era uno dei suoi aneddoti preferiti, sbuffò.

   
 
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