6
Sisifo capì che lui era sempre stato lì, dal primo
istante.
Gli erano passati davanti quando erano entrati nella stanza,
ed era stato lì anche quando si erano voltati a guardare la maman
uscire dalla sala, aveva visto
Manigoldo piegarsi sulla donna, e Sisifo mentre la contemplava svuotato
da
tutti i pensieri.
Li guardava con un riso sardonico e occhi iniettati di
sangue, che parevano tagliare l'oscurità, occhi di brace, vivi come
quelli
della faina che conficca le zanne nella preda e ne assapora il sangue
che ben
presto la inebria, mentre la linfa rossa le inzuppa l'intero muso.
Aveva una voce metallica e bassissima. Appena la ragazza la
udì cominciò a piangere più disperatamente: “perdono, perdono”, diceva.
Non aveva ali, ma non era meno imponente dell'armatura di
Minosse.
Sulle braccia e sulla vita vi erano degli intagli in oro,
componevano la figura di un serpente, e
sembrava che esso si muovesse insieme al suo possessore.
“Ofiuco, della saggezza celeste*.” confermò l'uomo per poi
piegarsi in un profondo inchino, “E sono qui per uccidervi”.
Manigoldo imitò il gesto con ironia sprezzante: “Guarda un
po’ i casi della vita.”.
Quando si fece più vicino mostrò un volto fastidiosamente
giovane, che strideva con la gravità della sua voce e la profondità
indecifrabile dei suoi occhi – rossi, proprio come quelli di un demonio.
“E non solo la meta ci impedisce quanto detto. Siete voi a
costringermi a questo lavoro infame.
Voi distruggete le Surplici, io devo ripararle.
Hades vuole questo e lo comanda.
Io obbedisco, ma – capite – la mia vocazione mi spingerebbe
alla ricerca del sapere.
E tuttavia proprio questa mia sapienza mi impedisce di
dedicarmi alla sapienza stessa.”
Parlava come se ogni sua frase fosse la premessa di un
sillogismo, scandiva ogni affermazione con un pausa pesante.
“Perché in tutto l'esercito di Hades non c'è un
maledettissimo competente! E io devo stare qui a sbudellare troie e
rigenerare
infime Surplici per dei mentecatti che si fanno sbranare da degli
idioti che
non notano nemmeno il nemico quando sta fermo dietro di loro!” ululò
con tale
rabbia da sbilanciarsi in avanti.
Sisifo tirò per un braccio il Cancro: “Taci, maledizione”, il
moro lo guardò offeso e confuso: “Taci”, ripeté in un ringhio il
compagno
Manigoldo si liberò bruscamente dalla sua stretta.
Il serpente d'oro sembrò dimenarsi sul suo corpo.
“Un semidio. Ofiuco, conosciuto anche come Asclepio, dio
guaritore, figlio di Apollo.”
C'era però fierezza negli occhi del Sagittario, perché un
nemico invincibile è sempre un meraviglioso fregio per un grande
guerriero.
Ofiuco avanzò ancora di qualche passo verso la luce,
guardando la donna con fastidio, e così concentrato nel suo disprezzo
verso di
lei da non ribattere alla provocazione dell'avversario.
*POSTILLA DEGNA DI NOTA:
Tra le stelle celesti degli
specters, in LC quella della
saggezza non è incarnata da nessuno e quindi ho pensato che per Ofiuco
andasse
bene.
Troppo tardi mi sono ricordata
che Ofiuco fosse la costellazione di
Shaina.
Tra l’altro Ofiuco, identificato con Asclepio, è figlio di
Apollo, e si trova tra le 88 moderne costellazioni, non potrebbe essere
tra le
108 stelle malefiche.
D’altra parte, sebbene ci fosse già Shaina, mi pare di aver
letto che nel Next Dimension si accenni ad un tredicesimo cavaliere
d’oro,
risalente ai tempi del mito, Ofiuco, che fu maledetto.
Fingiamo che per qualche motivo nel XVIII secolo fosse passato
dalla parte di Hades. Ok? Ok.
Anche se non fosse così, vi chiedo di aver pazienza: Ofiuco
mi piaceva davvero tanto come antagonista per questo contesto, e molti
problemi
sono emersi solo dopo che la storia era stata completamente avviata e
quindi non
potevo, né volevo, sconvolgere tutto.
Prendetela come mera Fan Fiction.
Lo dico per “onestà intellettuale” (parola troppo grande per
una cagata del genere): se non avessi scritto nulla a proposito, forse
molti
non ci avrebbero nemmeno fatto caso. Ma amo Saint Seiya
vergognosamente,
ritengo di doverlo rispettare completamente.
***
Le mani erano curatissime e sottili, da medico, ed era
evidente che non si avvaleva della forza bruta; anche il resto del
corpo
sembrava piuttosto esile. Sulle spalle portava lo scrigno nero di una
Surplice.
Egli si portò nell'ala sinistra della sala, superò Sisifo che
lo seguì con sguardo diffidente, e, da un punto in ombra, sibilò
qualcosa
chiamando a sé la ragazza.
Lei si alzò come un burattino e cadde mollemente tra le sue
braccia.
Solo che è stata una
delusione: un nome troppo elevato per qualcosa di così infimo e
attaccato alla
vita.
Volevo chiamarla Lucrezia*,
per fortuna che ho risparmiato tale offesa a quella mirabile donna.”
Ofiuco prese
delicatamente il mento della donna tra le dita, scrutandone
intensamente gli
occhi – la guardava e ne parlava come un allevatore parla di un cavallo
di
razza: “Questa non riuscirebbe ad ammazzarsi nemmeno davanti alla
promessa di
un'eternità di dolore, resta attaccata alla sua miserabile vita a
qualsiasi
costo.
A qual pro, poi, proprio non
lo so.”
si suicidò per non dover convivere con un tale
disonore.
Personalità agli antipodi della bella Elena di Troia,
che, per quanto abbia potuto soffrire della sua condizione,
rimane sempre attaccata alla vita.
***
La
donna si specchiava nello
sguardo dello Specter con occhi sgranati, sotto le dita di Ofiuco a sua
pelle
sembrava ardere. E bruciava veramente, la pelle del viso poco a poco
cominciò a
piagarsi.
Ella piangeva con le labbra
serrate e in un miserevole silenzio. Chiuse gli occhi innanzi alla sua
sorte.
Fu allora che Ofiuco sembrò soddisfatto
e la lasciò ricadere ai suoi piedi come un bambola rotta.
“Ma come tutte le prede
insulse, serve a qualcosa – chissà perché i grandi, proprio in virtù
della loro
magnificenza, cadono sempre nell’infamia, mentre gli insetti se la
cavano
puntualmente.
Buffo che solo un sangue tanto
sporco possa nutrire una delle armature più grandiose dell’esercito di
Hades, e
di questo me ne dispiaccio.
Ma mi consolerò: anche il
vostro sangue parteciperà alla libagione per Radamanthys*.”
*Mi
piaceva l’idea che Radamanthys fosse l’assassino
di Ilias
e, l’armatura danneggiata in quello scontro, tornasse
davanti a Sisifo.
***
Manigoldo tenne il fiato, come
se quel gesto avesse potuto fermare anche il tempo.
Si
erano già trattenuti troppo in inutili chiacchiere.
“Hai sbagliato persona”, disse
quello, prima di sparire nella successiva esplosione con il sorriso.
Sisifo estrasse il suo arco,
aveva l’espressione tesa mentre cercava nel buio, un’inquietudine
rabbiosa
dentro gli occhi. Manigoldo lo guardò per un istante e pensò al fuoco
vivo che
sta per divenire incendio, e mangia piano, segretamente ingordo, il
combustibile – latitante.
“Ma non è una Surplice, e
finirà oggi”
Parve una seppia, e sarebbe
stato divertente da guardare, se il Sagittario non fosse rimasto
immobilizzato
da quel breve contatto.
Guardò con occhi vuoti il fumo
nero tra le sue dita e le ali della Cloth del compagno.
Io non so se la premessa sia
vera, tuttavia dispongo di tale potere.
Adesso tocca a te, Cancer. E
poi guarderemo tutti insieme la resurrezione della Viverna, alla quale
verserete anche voi il vostro contributo.”
Di nuovo la cadenza da
sillogismo, la cantilena della razionalità perfetta.
Manigoldo chiuse gli occhi per
sentire da dove provenisse, quei toni non gli erano mai piaciuti.
Urtandosi, le Cloth generarono
un tintinnio argentino e acuto, piacevole, per quanto sbagliato nel
contesto
della battaglia.
Bisognava colpire solo Ofiuco,
che l’aveva in braccio.
E Ofiuco?
Manigoldo imprecò.
Percepì le spalle di Sisifo irrigidirsi ulteriormente e
comprese: “Roger”, disse.
*L’anticamera
del mondo dei morti,
l’allegro parco
giochi, in cui il cavaliere di Cancer ha l’abitudine di
spedire i suoi
nemici.