7 Ofiuco
si era di nuovo manifestato innanzi a loro; gli
sembrarono sufficientemente immobili da poter mettere a terra Elena.
Egli guardò
Manigoldo con aria di superiorità compiaciuta. *La
frase che un angelo
dice in sogno a Costantino, prima della battaglia di Ponte Milvio. *** *L’Uroboro
è un
simbolo che rappresenta un serpente che si morde la coda:
“Hai intenzione di sferrare lo stesso attacco per l’ennesima
volta?
Non puoi fare nulla, Cancer. Puoi solo ritardare con colpi
insulsi una fine già annunciata, ma non si cambia il destino.
Volete salvare capra e cavoli, ma non salverete nulla, non
Elena, e neppure voi stessi.”
“E adesso taci e osserva come rinasce una Surplice.
È un grande onore per due che stanno per morire come topi.”
Sopra di esso, il nemico poggiò la schiena dell’esanime Elena
che prese una posa scomposta da burattino, il collo tutto all’indietro
e le
gambe in una posa spastica.
L’artiglio era stato preparato per Cancer, non per Elena, e
Manigoldo si sentì stupido. Ofiuco colpì lo stesso identico punto di
Sisifo.
Come respirare tutta la forza della vita per un istante, per
poi trovarsela negata.
Fu bellissimo e straziante, durò un solo momento, prima di
essere costretto all’immobilità.
Riusciva a muovere solo gli occhi, la sua espressione doveva
essere bloccata nello spasmo di sorpresa di un attimo prima.
La osservò con occhi vivaci e percorse con la punta dell’indice
la linea che avrebbe percorso con il pugnale che sfilò da una guaina
della
cintura.
La lama e l’elsa dell’arma, incrociandosi, formavano una
croce.
Sotto
questo segno vincerai*, pensò
Ofiuco,
carezzando l’intersezione delle parti.
Si riferisce
alla croce.
***
Quando l’uomo si piegò in avanti e affondò la lama nella
gola, Sisifo provò freddo.
La donna emise un gemito gorgogliante e affogò nel suo stesso
sangue – solo allora, finalmente, morì.
E non dissero nulla, perché non potevano.
E non pensarono nulla, perché si vergognarono di loro stessi.
Ofiuco spiegava continuando a fissare la sua vittima. Spostò
la lama nel centro del petto e tagliò la veste, svelando il seno della
donna.
Incise una grossa croce passando sui capezzoli, il sangue li nascose.
La veste divenne un
immenso sudario rosso e sfilacciato.
Per un uomo non posso immaginare un fato così tanto infelice
e miserevole.”
Si protese in avanti , verso il viso di Elena e la diede un bacio sulla
fronte,
mentre lasciò cadere la lama sul basso ventre, trafiggendola incurante.
Il viso del nemico era una maschera di cera marezzata di
sangue, gli occhi erano alienati, l’espressione indecifrabile. Scrutò
prima
Sisifo e poi Manigoldo, borbottando qualcosa tra sé.
In un bordello?, si chiese Manigoldo, qui si schianta la mia
onda? Una vita sorta nello squallore, deve morire nella stessa miseria?
Manigoldo rideva sempre in questi momenti, perché il riso
spiazza il nemico e perché si era giurato si non piangere mai, né di
rabbia, né
di tristezza, né di gioia – quindi non poteva fare altro che ridere.
molto antico,
indica l’eterno ritorno dell’Identico, la ciclicità, l’unione del
tutto.
Manigoldo si caricava.
Sisifo aveva un piano ed era riuscito a riottenere una minima
padronanza delle palpebre, quanto bastasse per chiuderle.
Un
senso mutilo accresce la forza degli
altri: negati per un istante la vista, in realtà zavorra per un
Cavaliere, in
favore del Settimo Senso.