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Autore: Lexi Niger    06/02/2009    4 recensioni
Cinque anni. Sono rimasti separati a lungo, senza cercarsi affatto. Ora Blair ha bisogno dell'aiuto di Chuck per scoprire un segreto che le è stato a lungo nascosto. Lo convincerà? Insieme verranno a capo al mistero? Un incontro il loro che cambierà necessariamente lo scorrere ordinario delle giornate di entrambi.
Genere: Romantico, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La serie di Gossip Girl mi ha coinvolto a tal punto da farmi immaginare un futuro possibile per due dei miei personaggi preferiti.
Non è necessario aver visto nè la stagione uno, nè la due per poter capire la storia, anche se alcune cose si richiamano necessariamente alla serie.
Non mi resta che augurarvi una buona lettura, sperando che questo mio nuovo tentativo vi possa piacere e coinvolgere.
Aspetto qualche commento, anche negativo, lo sapete.
Un bacio, Ale.


L'importanza di chiamarsi Waldorf



Capitolo 1.

La lunga limousine nera, perfettamente lucida, arrestò la sua corsa sul bordo di un ampio marciapiede, antistante un altissimo grattacielo, nel quartiere finanziario di Parigi.
Lentamente la portiera si aprì, rivelando prima un piede elegantemente calzato con scarpe di pelle bruna, lavorate a freddo, poi un pantalone dal taglio classico, poco più chiaro, infine un cappotto beige, che avvolgeva la figura di un giovane uomo.
Una volta sceso diede un cenno all'autista che si allontanò, mentre il suo sguardo si alzava, portandosi su una scritta in corsivo che campeggiava sulla vetrata qualche metro più in alto.
Bass's Company.
Alzò leggermente il bicchiere di caffè fumante che teneva tra le mani, come brindando a tutto ciò che possedeva e che lo rendeva fiero del lavoro svolto negli ultimi anni.
< Buongiorno Monsiuer Bass > lo salutò il portiere, accorso all'ingresso per accoglierlo come ogni mattina con il giornale del giorno.
Lo salutò con il capo, dirigendosi verso gli ascensori, sul lato destro dell'ampia hall dell'edificio.
Un paio di persone lo indicarono, riconoscendo, mentre le porte dell'ascensore si aprivano, rivelandolo vuoto.
Per fortuna, pensò l'uomo tra sé e sé. Odiava le conversazione forzate, soprattutto a quell'ora del mattino, quando era piuttosto intrattabile.
Alcune abitudini del passato, nonostante tutti i suoi sforzi, rimanevano saldamente ancorate a lui, e fra queste c'era senza dubbio il piacere di dormire fino a tardi.
Un fastidioso tintinnio annunciò che era arrivato all'ultimo piano, al suo ufficio.
Aspettò di poter uscire e come d'abitudine si diresse verso la scrivania della sua segretaria personale, non prestando particolare attenzione al resto dell'ambiente.
Dopotutto essere il capo aveva dei vantaggi e Chuck Bass non aveva alcuna intenzione di non usufruirne.
< Buongiorno Anabel > disse, poggiandosi con i gomiti ad un sottile ripiano di vetro, rialzato rispetto al tavolo di legno, come un bancone.
Una signora di spalle, intenta a controllare il vano per la carta di una fotocopiatrice, si voltò al suono della sua voce, sorridendogli.
< Buongiorno Monsieur Bass > lo salutò a sua volta, < notizie interessanti stamane? > chiese, occhieggiando il rotolo di carta che il giovane teneva nella mano sinistra.
Quest'ultimo alzò le spalle, prima di risponderle.
< Non l'ho ancora sfogliato, Anabel. Lo farò appena avrò terminato il caffè >.
Anabel lo guardò complice, concentrandosi sul bicchiere di carta appoggiato davanti a lei.
< La scrivania è già stata sistemata > annunciò sibillina, strizzandogli l'occhio.
Il ragazzo annuì, voltandosi verso una porta di vetro satinato, contornato da una cornice di ottone, battuto con uno scalpello per ottenere lievi ombreggiature che conferivano all'insieme una ricercata eleganza.
< A dopo > concluse, mentre già stringeva tra le mani il pesante pomello.
La luce all'interno della sala filtrava attraverso le vetrate alle spalle della sua scrivania, che occupava il centro della parete opposta a quella d'ingresso.
Si avvicinò, lasciandosi cadere nella comoda sedia di pelle che aveva personalmente scelto, spendendo un intero pomeriggio dal suo arredatore.
Il cielo di dicembre, quella mattina, appariva pumbleo, di un grigio talmente uniforme da non sembrare reale.
Tornò ad osservare la sua scrivania, notando un piattino di ceramica con alcuni biscotti di pastafrolla, decorati con un leggero strato di cioccolato alle nocciole, secondo le sue preferenze.
La tazza di the al gelsomino era assente, così come gli aveva anticipato la segretaria.
Chuck Bass sorrise.
Sua moglie poteva decidere ogni cosa quando erano a casa, semplicemente per il fatto che a lui non importava nulla della disposizione dei mobili o dell'elenco degli invitati ad una festa, ma non avrebbe mai potuto privarlo del suo caffè mattutino, un'altra delle abitudini della sua vecchia vita a New York.
In fin dei conti, se Genevieve non aveva voglia di alzarsi presto la mattina e tenergli compagnia durante la colazione, come una qualsiasi coppia di marito e moglie, non poteva nemmeno costringerlo a seguire le sue scelte.
Il the al gelsomino proprio non era tollerabile a quell'ora, nonostante lei lo esaltasse come una tra le bevande più salutari.
Terminò l'ultimo biscotto, eliminando con una passata le briciole rimaste sui pantaloni che indossava, e afferrò la pila di carte appoggiate sotto una statuetta di cristallo a forma di cigno.
Nemmeno si ricordava da dove proveniva quell'oggetto, ma era tornato utile come fermacarte e quindi lo aveva tenuto.
Dopo qualche foglio inutile, che gli presentava il verbale delle riunioni dei soci dell'ultimo mese, trovò il documento che cercava e che aspettava da qualche giorno.
Un insieme di grafici occupava due fogli, interpretando lo stesso fenomeno secondo diversi parametri e approssimando un possibile andamento futuro, secondo i metodi di analisi dei suoi dipendenti.
Sollevò la cornetta  del telefono al suo fianco, digitando il numero uno per poi riattaccare.
Qualche istante e un lieve bussare alla porta lo avvisò che la chiamata era arrivata al destinatario.
< Avanti > ordinò, mentre distendeva le gambe, incrociandole all'altezza delle caviglie.
La testa riccioluta di Anabel fece capolino oltre lo stipite, per poi presentare tutta la sua figura.
Sua moglie non gli aveva concesso di avere una segretaria personale giovane e attraente, che lavorasse al suo fianco ogni giorno, disposta ad assecondare qualsiasi richiesta, anche la più capricciosa, ma al contempo avere Anabel si era rivelato un vantaggio inaspettato.
Era esperta, non commetteva errori e, cosa più importante di tutte, non lo irritava con sciocche uscite, permettendogli di trascorrere la giornata in ufficio con serenità.
< Mi chiami Williamson > le chiese, prima di congedarla.
Tornò a concentrarsi sulle colonne blu del primo istogramma, osservando le cifre riportate sull'asse delle ordinate.
< Sì, Monsieur Bass? > domandò un uomo brizzolato dalla porta.
Il giovane gli fece cenno di accomodarsi di fronte a lui, su una delle due poltrone posizionate al di là della scrivania.
< Sono reali questi dati? > gli chiese, non appena l'analista ebbe preso posto, sottoponendogli il foglio affinchè lo leggesse con facilità.
A quest'ultimo bastò uno sguardo per riconoscere il proprio operato e confermare.
< Proprio ieri è stato venduto un altro appartamento del complesso residenziale che abbiamo costruito all'inizio di quest'autunno. Un ricavato notevole, se mi è concesso > continuò con voce seria.
Chuck Bass si rilassò considerevolmente a quella notizia.
Temeva che quel complesso potesse rivelarsi un fallimento, comportando ingenti perdite, visto il capitale investito nella sua realizzazione.
< Il mercato immobiliare è in crescita, Monsieur, non deve preoccuparsi. Saranno venduti in un mese, senza ombra di dubbio > concluse, vedendolo pensieroso.
< Grazie Williamson, può andare > lo congedò, riprendendo il documento e sistemandolo in una cartella estratta dal cassetto al suo fianco.
Una volta rimasto solo, tirò un sospiro di sollievo, finalmente libero di rilassarsi per una decina di minuti, prima di occuparsi di un locale che voleva rilevare, salvandolo dalla bancarotta.
Aprì il giornale, scorrendo distrattamente gli articoli di cronaca e quelli di politica, che insistevano su una scelta di qualche giorno prima del presidente Sarkozy, invisa all'opposizione.
Fu una foto a bloccarlo prima che voltasse di nuovo la pagina, per passare allo sport.
Ritraeva un'attraente stilista, affiancata da alcune modelle che indossavano la sua ultima collezione.
La settimana della moda a Parigi.
L'aveva completamente scordato, nonostante sapesse l'interesse spasmodico di sua moglie per quell'evento, a cui non rinunciava per nessun motivo.
Ma delle ultime tendenze di quell'autunno gli importava ben poco.
Era il suo volto ad averlo paralizzato.
Chiuse di scatto il giornale, appallottolandolo e lanciandolo nel cestino, un metro più in là.
Una reazione stupida e infantile, senza dubbio.
Ma il passato era passato e lui non aveva nessuna intenzione di tornare ad affrontarlo.

  
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