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Autore: Melanto    06/02/2009    10 recensioni
..."Essere genitori era difficile, ma essere in quattro, rintanati in una caffetteria a bere camomilla corretta… era decisamente pericoloso. Per i figli."...
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alan Croker/Yuzo Morisaki, Mamoru Izawa/Paul Diamond
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Love&Life'
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Warning: questa storia tratta di amore omosessuale e nevrastenie familiari, se la cosa vi disturba – perché di pare genitoriali vi bastano quelle di casa vostra – prego, chiudete la pagina e buona giornata! XDDDD
Se, invece, deciderete di proseguire… buona fortuna!!! XDDDD
Warning2: Attenzione!StoriaadaltocontenutoBaka.Leggereattentamenteleavvertenze.Nonsomministrareadonneingravidanzaaltrimenticambianoidea.

PreNota: quella che state per leggere è la quart’ultima storia per il ciclo “Love&Life”. La terzultima è già in lavorazione.
“Love&Life” è una raccolta di fanfiction attraverso le quali si snodano le tappe fondamentali della storia d’ammmmmore di Yuzo&Mamoru. Di seguito, potrete trovare l’elenco delle storie in ordine di lettura (che non è affatto l’ordine in cui sono state scritte! XD):

- 12 Marzo
- 20 Dicembre (in lavorazione)
- Jump!
- Family Affair (l’avete appena aperta! XD)
- Libertango (in lavorazione)
- Enjoy the Silence
- Sarà per i capelli!
- Forever mine, forever yours

*+*

Family Affair

Continuava a picchiettare le dita sulle ginocchia al ritmo dei secondi che lentamente scorrevano dall’orologio a muro della caffetteria dove erano seduti, da circa cinque minuti, e che lei continuava a fissare.
«Sono in ritardo.» la voce tradì una profonda apprensione che l’uomo accanto a lei cercò di acquietare, poggiandole una mano sulle sue.
«Stai tranquilla, vedrai che saranno qui a momenti.»
Lei annuì appena, senza smettere di fissare l’orologio, mentre l’uomo teneva sotto controllo l’ingresso della caffetteria piuttosto affollata a quell’ora. Ma quando scorse un’altra coppia che entrò trafelata, guardandosi intorno, strinse la mano della donna. «Eccoli, sono arrivati.» le comunicò prima di alzarsi in piedi per richiamare l’attenzione dei nuovi venuti «Keisuke! Junko![1] Siamo qui!»
La coppia li raggiunse rapidamente, liberandosi delle giacche leggere che stavano indossando; dalle vetrate, filtrava il tiepido sole di primavera.
«Fujitaka, Cleo. Scusate il ritardo, abbiamo trovato traffico.» si scusò Keisuke facendo accomodare la moglie che prese subito le mani dell’altra donna, ed entrambe sembravano sull’orlo delle lacrime.
«Junko, cara, come stai?»
L’interpellata sospirò pesantemente «Preoccupata…»
«Oh, anch’io!»
«…mi chiedo se stiamo facendo la cosa giusta… agire così, alle loro spalle…»
Fujitaka incrociò le braccia al petto con severità; i folti capelli, pesantemente ingrigiti, erano tenuti indietro da un codino che lui rifiutava di tagliarsi nonostante Cleo gli ripetesse che fosse ormai troppo vecchio per avere la zazzera. «Purtroppo, se non affrontiamo la questione di petto, loro non lo faranno mai e chissà per quanto ancora dovremmo fingere di non aver capito ciò che ormai è chiaro come il sole.»
Keisuke annuì con decisione «Sono perfettamente d’accordo, e ne abbiamo già parlato, Junko, è la soluzione migliore. In fondo, siamo i loro genitori ed è nostro dovere…» tossicchiò per trovare le parole giuste «…metterli a loro agio per confidarsi con noi.»
Ma la donna sembrava ancora titubante e prese a tormentarsi un’unghia «E se… se ci fossimo sbagliati? Eh?» disse con un briciolo di speranza «Magari abbiamo frainteso tutto…»
Keisuke e Fujitaka si scambiarono una lunga occhiata sconsolata ed il primo le appoggiò affettuosamente una mano sulla spalla, sforzando un sorriso. «Tesoro, abbiamo parlato anche di questo, ricordi?»
«Il margine di errore è pari allo zero.» Fujitaka sospirò grave «Hanno ventitré anni, vivono da soli, sono calciatori e di bell’aspetto… se non ci hanno ancora portato a casa una ragazza, la risposta può essere solo una.»
Junko piegò pericolosamente gli angoli della bocca verso il basso, mentre gli occhi le si inumidirono. «Lo so, è solo che… è così difficile doversi rassegnare all’idea di non avere nipotini!» e scoppiò a piangere con un acutissimo lamento che si attirò la curiosità di tutta la gente nel locale.
«Oh, no! Tesoro, calmati!» cercò di intervenire Keisuke allarmato, ma lei non sembrava nemmeno sentirlo mentre continuava con la sua cantilena simile alla sirena di un’ambulanza.
«Non avrò nessun piccolo ‘Morisaki’ sgambettante per casa!»
«Junko, per favore…»
«Zittotuchenoncapisciilmiodolore!»
Fujitaka Izawa inarcò un sopracciglio, mantenendo le braccia conserte ed assumendo un’espressione severa; una ruga al lato della bocca l’accentuò «Di Mamoru avrei dovuto prevederlo che sarebbe finito così: tra le sue sorelle e sua madre, povero ragazzo, erano in tre contro uno.»
Cleo lo fulminò con un’occhiata traversa.
«Prego?! Stai forse cercando di dare la colpa a me e alle bambine?!» sibilò traboccante di sdegno.
«Beh, diciamo che lo avete… influenzato nella sua scelta: in fondo, lui è il figlio minore ed io avrei dovuto cominciare a preoccuparmi quando, a quattro anni, lo avete vestito e truccato da femmina per quella stupida festa in maschera!» accusò, agitando l’indice con fare inquisitorio.
«Ah! Questo è il colmo!» sbottò la donna «Non hai mai pensato che, invece, si possa esser sentito confuso a causa tua?!»
«Mia?!»
«Certo! A cinquant’anni vai ancora in giro con il codino ed anche Mamoru è morbosamente legato alla sua zazzera!» ringhiò, trattenendo a stento un singhiozzo.
«E questo che c’entra?!»
Con un paio di colpetti di tosse per attirare la loro attenzione, si fece avanti una delle cameriere, che abbozzò un imbarazzato sorriso chiedendo con titubanza «Ehm… scusatemi… volete ordinare?»
Keisuke osservò rapidamente i tre seduti al tavolo e sospirò «Quattro camomille.»
«Una corretta.» aggiunse Fujitaka.
«Tre!» piansero in coro le rispettive consorti e lui sospirò di nuovo.
«Le corregga tutte e quattro.»
La ragazza continuò a pseudo-sorridere prima di allontanarsi. «Quattro camomille corrette…» ripeté «…oh, mamma mia!»
Quando le crisi di pianto furono finalmente agli sgoccioli, il signor Izawa riprese nuovamente la parola «Allora siamo d’accordo per… passare all’attacco?» ed i coniugi Morisaki annuirono lentamente.
Essere genitori era difficile, ma essere in quattro, rintanati in una caffetteria a bere camomilla corretta… era decisamente pericoloso. Per i figli.

*****

Lo strano fermento che si respirava a casa sua, da quando era tornato da Yokohama City, lo stava mettendo a dir poco in agitazione e quella sera, poi, i suoi genitori sembravano elettrici come cavi dell’alta tensione lasciati scoperti.
Li osservava attentamente mentre sua madre cambiava per l’ennesima volta la disposizione dei posti a tavola, tirava fuori il vino, posava il vino, spostava le sedie. E suo padre era da mezz’ora fermo sulla stessa pagina di quotidiano, trovando più interessante lanciare occhiate all’orologio sul caminetto.
Appoggiato all’arco del salotto, Mamoru sentiva puzza di bruciato e non era la cena che sua madre stava preparando fin dal primo pomeriggio.
Ma la scena più comica fu quando, ad un tratto, il campanello annunciò l’arrivo dei loro ospiti: suo padre scattò dal divano come se avesse avuto delle molle sotto le chiappe, mentre sua madre per poco non fece volare le bacchette.
Lui abbozzò un sorriso ironico. «State calmi, vado io.» disse, avviandosi alla porta e richiamando le sue sorelle che si trovavano al piano superiore della villetta. «Yuri! Nori! Scendete!»
«Arriviamo!» cinguettò Yuriko, la maggiore, con un tono così inquietante da provocargli un brivido gelido lungo la schiena. Decisamente, la situazione non quadrava.
Con un sospiro, cercò di assumere un’espressione tranquilla, aprendo la porta.
«Buonasera, signori Morisaki.» salutò facendo un leggero inchino «Prego, accomodatevi pure.» Ma la madre di Yuzo gli si lanciò praticamente contro, con le braccia spalancate.
«Mamoru-caro! Ma come sei cresciuto!» dandogli degli affettuosi pizzicotti ai quali lui rimase immobile, cercando di abbozzare una specie di sorriso.
«Ma… veramente… ci siamo visti anche il mese scorso, signora Morisaki…»
«Oh, ma voi ragazzi crescete così in fretta!» e lo superò togliendosi la giacca, mentre il padre di Yuzo gli diede una pacca sulla spalla.
«Tutto bene, Mamoru?»
Cui lui fece fronte con un altro tiratissimo e confusissimo sorriso «Ssssì, signor Morisaki.». Con espressione indecifrabile, li seguì con gli occhi fino a che non si eclissarono all’interno del salotto, dove vennero accolti dai coniugi Izawa.
«Non. Dire. Una. Parola.» ancora fermo sull’uscio, Yuzo ringhiò quelle parole, attirandosi la sua attenzione. L’espressione tesa, di chi stava per avere una violenta crisi di nervi, lo preoccupò.
«Ma che diavolo sta succedendo?» si arrischiò a chiedere e l’altro entrò in casa come una furia, cercando di mantenere basso il tono della voce.
«Non lo so!» sbottò «Sono tre giorni che si comportano in questo modo!»
«Ah, beh, almeno non sono solo i miei ad essersi rincitrulliti di colpo.» e richiuse la porta di ingresso alle spalle del portiere della Shimizu, che gli rivolse un’occhiata perplessa.
«Non dirmi che… anche i tuoi…?»
«Già. Da quando sono tornato da Yokohama sono… strani! Mi guardano di sottecchi, confabulano tra loro e si zittiscono appena arrivo io. Per non parlare poi di Yuri e Nori! Yuriko sghignazza appena mi vede e Noriko prima diventa color porpora e poi sghignazza anche lei! Sta diventando stressante!»
«E’ esattamente la stessa cosa con i miei! Ma loro continuano a negare ad ogni mia richiesta di spiegazioni.» e sospirò pesantemente, massaggiandosi la fronte «Poi se ne sono usciti con questa cena…»
«Appunto! Ma come è venuta in mente ai tuoi?!»
Yuzo parve cadere dal pero «Ai miei?! Ma se mia madre ha detto che è stata una proposta dei tuoi genitori!»
Il giocatore dei Marinos lo fissò con gli occhi spalancati e le labbra tirate. «Ora ho davvero paura.» disse con lentezza estrema, passandosi una mano nei lunghi capelli scuri prima di aggiungere «Ma tu ti sei fatto sfuggire qualcosa con i tuoi… riguardo…» ed indicò sé stesso e Yuzo, il quale negò con vigore.
«No, ma sei matto?! Ti avrei avvisato!»
Mamoru scosse il capo, facendo schioccare la lingua tra i denti ed alzando le mani. «Ok, niente panico e non facciamoci prendere dalle paranoie.» disse, tirando un profondo respiro ed avvicinandosi un po’ di più a lui. In un gesto affettuoso, gli sistemò il colletto della camicia che stava indossando da sotto la giacca scura, abbozzando un sorriso «Magari ci stiamo solo preoccupando per niente. Ultimamente siamo troppo stressati dal campionato, non credi, mh
Yuzo rispose al suo sorriso, annuendo. «Sì, forse hai ragione. Abbiamo avuto dei mesi davvero pesanti…»
«Già.». Poi si sporse rapidamente alle sue spalle per vedere se ci fossero occhi indiscreti nei paraggi, e lo afferrò per la giacca, attirandolo a sé. Fu un bacio veloce in cui tentò di sintetizzarvi tutti quelli che non avrebbe potuto dargli durante la cena, lasciandolo sorridente e decisamente più rilassato di quanto non fosse stato al suo arrivo.
«Visto che per le prossime ore dovrò accontentarmi.» cercò di giustificarsi Mamoru, incrociando le braccia al petto sotto lo sguardo benevolo di Yuzo, che fece per allungare una mano nel tentativo di accarezzargli i capelli, quando…
«Yuzo-tesoro!»
…la mano scomparve dietro la schiena alla velocità del fulmine proprio nel momento in cui la madre di Mamoru si affacciò dal salotto.
«Ma sei ancora sulla porta! Accomodati, caro.» e lo prese sottobraccio, tirandoselo nella sala da pranzo sotto lo sguardo perplesso del giocatore dei Marinos.
La puzza di bruciato era divenuta assolutamente pestilenziale.

*****

Il pensiero ricorrente che balenò nella mente dei due giovani fin dalla prima portata fu: “Aiuto!” seguito da un “Non siamo ancora al dolce?!”.
Tutti, a tavola, continuavano a lanciare loro strane occhiatine.
Yuriko, con i suoi ventisette anni, stava sempre con un ghignetto stampato sul labbro che Mamoru osservava, di tanto in tanto, senza riuscire a capire che cosa stesse succedendo. Noriko, accanto alla sorella e più piccola di due anni, faceva vagare lo sguardo da Yuzo a Mamoru, arrossendo e tornando a concentrarsi sul cibo che aveva davanti.
«Yuzo, tesoro, come vanno gli allenamenti?» domandò ad un tratto la madre di Mamoru, facendogli assumere una posizione rigida sulla sedia.
«Bene, signora Izawa.» rispose con un sorriso e la donna agitò una mano.
«Oh, ma ci conosciamo da tanti anni ormai, chiamami pure Cleo, caro.»
Mamoru per poco non si strozzò con l’acqua, cominciando a tossire con forza.
«Ehi! Tutto ok?» Yuzo gli diede un paio di colpetti dietro la schiena e l’altro deglutì, titubante.
«Ma anche no.»
«Comunque, Cleo ha ragione.» intervenne la madre di Yuzo, nei riguardi del difensore dei Marinos. «Anche tu dovresti chiamarmi Junko.» ed esibì un sorriso candido, identico a quelli che solitamente gli rivolgeva Yuzo, cui lui fece fronte con una specie di smorfia ebete.
«Ehm… sì.»
«Certo che, però, per colpa di questi allenamenti, tornate a casa sempre così di rado.» continuò Cleo «Anche per voi, che siete tanto amici, non vi dispiace vedervi così poco?»
Yuzo e Mamoru si lanciarono un’occhiata di allarme generale. A dire la verità loro si vedevano molto di più di quanto i loro genitori potessero anche solo immaginare. Rapidamente si affacciarono alla loro mente tutti quei: “No, mamma. Non posso rientrare, sai, gli impegni con la squadra…” che erano ormai divenuti la balla classica da tirare fuori all’occorrenza le volte che volevano passare un tranquillo week-end da soli.
«Beh, ecco…» balbettò il primo.
«…ma noi ci vediamo…» balbettò il secondo.
«…sul campo da calcio!»
«Già!»
E si continuò su quell’andazzo almeno fino alla frutta, mentre i loro genitori portavano avanti discussioni che vertevano più o meno sempre su loro due: e cosa facevano, e cosa non facevano, e quando tornavano, e se non tornavano, e quando erano piccoli, e tutti i loro vecchi compagni di scuola.
Mamoru si portò una mano alla fronte, con un sospiro che si attirò l’attenzione di Yuzo.
«Serata pesante, eh?» disse a bassa voce in modo che gli altri non sentissero.
«Da incubo.» accordò il difensore prima di sbuffare, cercando di non pensarci e di parlare d’altro. «Ho visto la partita contro il Sanfrecce.» disse, accennando un sorrisetto orgoglioso «Siete stati bravi. Hai fatto davvero una bella parata contro il tiro di Katayama.»
«Beh, dovevamo pur rifarci della sconfitta nel girone d’andata.» rise il portiere della Shimizu che avvicinò un po’ di più il viso verso di lui. «Che poi! Io e Takeshi ci siamo visti con Takasugi dopo la partita: ma lo sai che Shingo si è fidanzato?! Dice che è una cosa seria e sta già vedendo di farsi trasferire in un’altra squadra per stare più vicino alla sua bella.»
L’altro parve davvero sorpreso. «Maddai?! Grande, grosso e romanticone!» e si volse per prendere il bicchiere con ancora il sorriso sulle labbra, quando si accorse che tutti gli altri si erano improvvisamente zittiti e li guardavano fisso; le espressioni in trepidante attesa e dei sorrisi da manifesto stampati sulla faccia.
«Che… che succede?» disse, mentre il suo, di sorriso, si sciolse come neve lasciando una smorfia preoccupata.
«Di cosa parlavate di bello?!» intervenne sua madre e Mamoru inarcò un sopracciglio, bevendo un sorso d’acqua. La gola improvvisamente secca.
«Di calcio, mamma. Di cosa avremmo mai potuto parlare?». Sì, era stato decisamente più acido del dovuto ed infatti Yuzo gli rivolse un’occhiata di rimprovero.
«Oh…» la donna parve delusa «…e… e parlate sempre di calcio?» tentò di nuovo «Non parlate mai di quello che fate nel tempo libero? Eh? Che so, le famose ‘cose da uomini’
Mamoru sbatté le palpebre un paio di volte, troppo incredulo per rispondere.
«Tua madre ha ragione!» ne approfittò Fujitaka, sollevando maliziosamente le sopracciglia «Siete giovani, non andate a far baldoria?!»
«Papà…» ringhiò con un sorriso tiratissimo «…noi ci alleniamo tutto il giorno, tutti i giorni. Torniamo a casa talmente stanchi che il massimo dell’uscita che ci concediamo è quella di andare a bare qualcosa con gli amici.» ma l’uomo scosse il capo con sapienza senza nemmeno stare ad ascoltarlo.
«Eh, ai miei tempi ne facevo di cotte e di crude: feste, concerti, bisboccia…»
«Ah, non lo metto in dubbio.» ironizzò a mezza voce il difensore dei Marinos.
«…una generazione davvero irrequieta, vero Keisuke?»
Il padre di Yuzo annuì con vigore. «Certamente. Ricordo che, all’Università, tra gli studenti si facevano le gare a chi usciva con più ragazze.» poi sospirò «Certo, però i tempi cambiano…»
«…i giovani diventano più… intraprendenti…» continuò Fujitaka.
«…più curiosi…» riprese Keisuke.
«…con gusti differenti…»
«…se ai nostri tempi si preferiva, che so, la… vaniglia, adesso va per la maggiore il… cioccolato
Il silenzio tombale cadde su di loro come una lapide con tanto di epitaffio. Yuzo aveva cambiato colore almeno quattro volte, mentre Mamoru fissava Keisuke e suo padre con l’espressione più sgomenta che avesse mai potuto fare.
- Fuga! – pensò – Adesso! - .
Con uno sforzo sovrumano deglutì, sfoggiando un sorriso Durbans da vero tabellone pubblicitario. «A proposito…»
«Sì?!» risposero in coro i quattro genitori, sporgendosi trepidanti verso di loro.
«…Yuzo! Aiutami a prendere il dolce!» e si alzò, sempre mantenendo il suo sorriso, seguito dal portiere della Shimizu che stava cercando di recuperare un colorito normale.
«Ma certo!» rispose l’interpellato con eccessiva verve e in un attimo non furono più visibili ai loro occhi.
«A me la mannaia della mamma!» sbottò Mamoru, cominciando a rovistare tra gli stipetti «Giuro che, se la trovo, vado di là e compio una strage!» sbattendo con forza un cassetto,  mentre Yuzo si appoggiava stancamente al tavolo della cucina. Una mano al fianco e l’altra al viso.
«Oddio… ma come gli è venuto di dire una cosa simile?»
«Allora il non tanto velato riferimento sessuale non l’ho colto solo io!» ironizzò Mamoru e lui sbottò quasi disperato.
«Certo che no! L’avranno colto praticamente TUTTI a tavola. Voglio sprofondare sotto tre metri di terra.»
«Che ne dici di scappare dalla finestra?! Eh?! Ti prego! Non credo che riuscirò a sopravvivere a questa serata, me lo sento!» prese a camminare per tutta la stanza in preda al nervosismo. «Grazie a Dio siamo arrivati al dolce. Dopo non voglio sentire ragioni: io e te ce ne usciamo a gambe levate, non mi importa dove andremo, ma basta che sia il più lontano possibile da loro.»
«…’key.» si limitò a sospirare Yuzo con il viso ancora nascosto nel palmo.
Mamoru lo osservò per qualche secondo, smettendo di consumare il pavimento, per poi avvicinarsi a lui. Con affetto gli appoggiò le mani sui fianchi, sotto il tessuto più pesante della giacca, e gli baciò il dorso della mano. Da sotto le dita emersero i suoi occhi nocciola che sembravano aver scritto: “Vittima sacrificale”. Mamoru gli rivolse un sorriso.
«Non fare quella faccia.» disse, baciandogli l’angolo della bocca «Guarda che anche i miei stanno dando il meglio di loro.»
«Biglietti in prima fila per la Fiera dei Doppi Sensi.» borbottò.
«Mh, mh.» ed il bacio successivo si spostò di più verso la guancia.
«Hai detto che è quasi finita, vero?»
«Sì. Buttiamo giù quello stramaledetto dolce al… cioccolato e tagliamo la corda.» il terzo bacio arrivò nell’angolino tra il lobo ed il collo.
Yuzo accennò un sorriso «Ok, Raperonzolo
Il bacio divenne un morso di ripicca.
«Non smetterai mai di chiamarmi così, vero?» sbuffò fintamente offeso.
«Certo che no.» e gli affondò una mano nei capelli in una carezza affettuosa. «Dai, concludiamo il supplizio.»
Mamoru si separò da lui controvoglia, ma c’era sempre il rischio che qualcuno potesse entrare all’improvviso e, visto l’andazzo della serata, non se ne sarebbe nemmeno sorpreso se fosse accaduto davvero.
Con gesti seccati tirò fuori la torta dal frigorifero, recuperando coltelli e posate, mentre Yuzo lo aiutava prendendo i piatti.
«Ehi…» esclamò d’un tratto quest’ultimo, attirandosi l’attenzione del difensore dei Marinos. Mamoru si volse ad osservarlo e gli vide stringere tra le mani la famosa ‘Mannaia della Mamma’; le labbra leggermente incurvate nel ghigno più sadico che avesse mai visto. «Guarda un po’ cosa ho trovato…» scandì lentamente e con compiacenza. «Strage?» propose sollevando furbescamente le sopracciglia e Mamoru cominciò a ridere, dandogli un leggero buffetto sul braccio.
«Oddio, ti amo.»

*****

Il solito brusio da spie-in-confabulazione cessò con la precisione di un orologio svizzero appena ritornarono nel salotto. In sostituzione comparve, sui visi dei Fantastici Quattro, nuovamente il sorriso angelico.
Yuzo e Mamoru cercarono di ignorarli, per quanto possibile, appoggiando piatti, torta e posate al centro del tavolo. Lentamente tornarono a sedersi, mentre Noriko tagliò il dolce. Il tutto avvenne in un imbarazzante silenzio, rotto solo dal tossicchiare a turno dei padri e da qualche spunto di conversazione da parte di Cleo o Junko, che però moriva dopo un paio di battute, e mentre tutti sembravano cincischiare quello che avevano nel piatto, sbocconcellandolo di tanto in tanto, i due giovani silurarono la propria porzione di torta alla velocità del fulmine, decisi a sfruttare il primo appiglio possibile per fuggire.
Fu in quel momento che Yuriko sbuffò una risatina che si attirò l’attenzione di tutti i convitati. Appoggiò la forchetta nel piatto e diede una rapida scorsa all’orologio che aveva al polso.
«Va bene, vediamo di accelerare i tempi.» disse con non-chalance, mentre la sorella arrossì di colpo, tirandola per un braccio.
«No! Yuri!»
«Nori, se aspettiamo che qualcosa si smuova, non ci alzeremo da questa tavola nemmeno per la prossima alba.» e si rilassò contro lo schienale, poggiando un gomito sulla spalliera; i capelli corvini erano acconciati con un mascolino taglio corto. «Sentite, loro…» indicando i Fantastici Quattro con un cenno del capo «…non sanno più cosa inventarsi, quindi, lo volete fare ‘sto cavolo di coming out sì o no?!»
Mamoru sputò tutta l’acqua che stava incautamente bevendo, tossendo poi in maniera convulsa, mentre Yuzo divenne pallido come un cencio.
«Yuri! Potevi essere un po’ più delicata!» la rimproverò suo padre.
«COSA?!» sbottò il difensore dei Marinos tra i colpi di tosse «Voi… VOI! Avete organizzato tutto questo per… per…» le iridi scure che ardevano come tizzoni roventi.
«Oh, tesoro!» piagnucolò Cleo con sguardo supplichevole «Non essere arrabbiato! Noi volevamo solo… mettervi nella giusta condizione…»
«Giusta condizione?!» fece eco «E sarebbe QUESTA?! Ma dico! Che diavolo vi aspettavate?! Che tra una portata e l’altra vi dicessimo: ‘Cari mamma e papà, sapete, siamo gay e felicemente fidanzati da due anni!’?!» poi si interruppe, notando che, effettivamente, lo aveva appena fatto. Con un sopracciglio inarcato, si accostò a Yuzo.
«L’ho detto?»
«L’hai detto.» confermò l’altro, con lo sguardo fisso al suo piatto vuoto.
Momento di silenzio.
«E tu non hai niente da aggiungere?»
Yuzo rimase ancora per qualche attimo immobile, mentre lentamente cercava di riprendere un colorito meno cadaverico. «Papà…» si decise, osservando il genitore con la coda dell’occhio ed un sopracciglio inarcato «…certo che quella battuta sul ‘cioccolato’ era davvero…»
«…pessima?» concluse l’uomo e lui annuì lentamente con un sospiro.
Junko strinse le mani al petto, guardando i due ragazzi. «Ma dovete cercare di capire anche noi, eravamo così preoccupati! Non potevamo continuare a fare finta di niente e visto che voi non sembravate intenzionati a parlarcene…»
«Chissà per colpa di chi.» sbuffò Mamoru a braccia conserte e quella frase si attirò subito una scheggia nocciola dello sguardo di Yuzo.
«Non provarci nemmeno, Mamoru Izawa!» lo freddò «Non tentare di scaricare tutte le responsabilità sulle mie spalle! Vuoi che ti ricordi CHI ha detto: ‘Mio padre preferirebbe ballare la samba nudo e sui carboni ardenti, piuttosto che avere un figlio gay!’?!»
«Beh, non mi pare che tu, invece, abbia fatto chissà quali salti di gioia all’idea di parlargliene. ‘Se mio padre lo scoprisse, allagherebbe casa a furia di pianti!’ e queste sono parole tue, amore!’» si difese a sua volta, cambiando posizione sulla sedia per fronteggiarlo. L’altro alzò le mani, appoggiandosi contro lo schienale.
«Ah! Perdonami se non ho voluto farti pressioni, tesoro! Ho solo cercato di venire incontro alle tue esigenze!»
«Anch’io, se proprio ci tieni a saperlo!»
«Bene!» ringhiò Yuzo.
«Bene!» ringhiò Mamoru.
«E per tua norma e regola, sappi che ti amo!»
«Anch’io, grand’uomo!»
«Bene!» ringhiò Yuzo.
«Bene!» ringhiò Mamoru.
Il tutto, come se i Fantastici Quattro non fossero stati lì, seduti al tavolo con loro, a far rimbalzare lo sguardo dall’uno all’altro senza osare nemmeno respirare.
Poi, fu nuovamente il Numero Otto della Nazionale Giapponese a prendere la parola, passandoli tutti in rassegna con espressione torva.
«Ebbene?! Che avete da guardare?! Volevate il coming out e l’avete avuto! E se la cena è finita, noi andiamo in pace.» disse bruscamente, lanciando un’occhiata traversa a sua madre e suo padre, i quali annuirono appena senza dire nulla.
«Bene!» e si alzò, venendo imitato da Yuzo. «Arrivederci, signori Morisaki.» salutò con un accenno di inchino.
«A-arrivederci.» si affrettarono a rispondere con uno stentato sorriso. Stessa scena avvenne tra il portiere della Shimizu ed i genitori di Mamoru.
I Fantastici Quattro li osservarono in religioso silenzio fino a che non lasciarono il salotto, per poi scambiarsi delle fugaci occhiate.
La testa del difensore dei Marinos comparve nuovamente, prima che potessero anche solo tentare di aprir bocca, facendoli sobbalzare. «E non aspettateci alzati.» ci tenne a precisare, eclissandosi in maniera definitiva.
Il silenzio cadde di nuovo, interrotto da qualche breve colpetto di tosse.
«Beh…» Junko si riavviò delicatamente i capelli dietro l’orecchio, abbozzando un sorriso tremulo «…non è andata così male, no?»
Fujitaka annuì, stringendosi nelle spalle «L’importante è che l’abbiano finalmente ammesso…»
«Già…» appoggiò Keisuke.
Il secco sbattere della porta d’ingresso li zittì nuovamente per qualche istante.
«E… e che pensate che faranno… adesso?» si interrogò Cleo, giocherellando con una forchetta.
«Mah…» Fujitaka tracciò segni vaganti nell’aria «…quello che fanno un po’ tutte le coppie, immagino.»
«Una passeggiata in solitario…» propose Keisuke.
«…si confideranno un po’ le impressioni di questa serata…» continuò Fujitaka.
«…sicuramente si chiariranno per il bisticcio di prima.» concluse con convinzione il padre di Yuzo, trovando l’appoggio anche di Izawa senior.
«E… e dite che… si prenderanno per… mano?» lo sguardo di Junko si muoveva dall’uno all’altro uomo.
Keisuke tentò di rispondere, passandosi una mano dietro la nuca, ponendo la cosa come se fosse ovvia «Sssssì… suppongo.»
Ma il colpo di grazia arrivò da Cleo. «E si ba… ba…» ma arrossì senza riuscire a completare la frase, mentre strane espressioni si succedettero sui visi degli altri tre genitori.
Yuriko non perse l’occasione. Sfoderando uno dei suoi soliti sorrisini, si attirò la loro attenzione «Se posso…» disse appoggiando il viso in una mano «…perché non date una sbirciatina dai vetri dell’ingresso, visto che siete così curiosi.»
I Fantastici Quattro non se lo fecero ripetere nemmeno due volte, che mollarono tovaglioli e quant’altro correndo verso la porta ed appiccicandosi ai vetri come salamandre ad un muro.
Noriko scosse il capo con incredulità, osservando il loro comportamento infantile. «Loro sono tremendi, ma tu sei perfida, Yuri!»
La sorella agitò una mano con non-chalance, ridendo compiaciuta «Lo so!»

*****

«Tsk! Senza parole! Sono inclassificabili!» Mamoru borbottò per l’ennesima volta con espressione ingrugnita, mentre scendeva le scalette di casa. «Ma ti pare questo il modo di fare le cose?! Tsk! Orchestrare addirittura una falsa cena! Machiavelli è un principiante paragonato a loro!»
Yuzo sospirò, stringendosi nelle spalle «Sì, metodi poco ortodossi, però… non puoi negare che alla fine ci abbiano fatto un gran favore.»
Per quanto gli seccasse ammetterlo, il difensore dei Marinos sapeva come l’altro avesse ragione, ma si limitò a mugugnare un «Mh.» giocherellando con le chiavi della macchina. «Direi che l’hanno presa bene. Diversamente da quanto avevamo supposto.»
Yuzo sbuffò un sorriso. «Già. Siamo fortunati ad averli come genitori.»
Anche Mamoru tese il labbro con ironia. «Duole ammetterlo.» poi inarcò un sopracciglio «Ma siamo stati così prevedibili?»
«Non credo sia questo.» il portiere della Shimizu scosse il capo «Chiamalo pure ‘sesto senso’, ma è un qualcosa che le madri ed i padri avvertono nei confronti dei figli.»
«Sì, forse è così.» e, dicendo ciò, fermò il suo incedere prima che fossero arrivati al cancelletto del villino. Con lo sguardo fisso alle chiavi sospirò «Mi spiace di essermela presa con te, prima. Ero nervoso e colto alla sprovvista…»
Yuzo sorrise, tornando indietro di qualche passo e lasciando che le dita scivolassero tra i suoi lunghi capelli scuri. «Lo so, non ti preoccupare. Anche io non ero proprio il massimo dello Zen…» ma non si lasciò sfuggire l’occasione per tirarglieli leggermente, avvicinando appena il viso al suo, che osservava, con perplessità mista ad uno strano timore, il sorriso subdolo che gli stava rivolgendo «…ma non riprovarci, o la prossima volta ti scotenno.»
«Augh.» scherzò Mamoru che sapeva esattamente quanto fosse pericoloso metterlo alla prova[2], poi buttò un’occhiata distratta all’uscio di casa alle sue spalle, trovando quattro facce spalmate dietro i vetri e ruotò gli occhi con noia. «Adesso stanno proprio esagerando!» sbottò mentre Yuzo assunse un’espressione perplessa.
«Che succede?»
«Genitori a ore 6:00. Stanno appiccicati al vetro con sguardi da triglia e-… non ti voltare, per carità!» lo tirò per un braccio prima che li potesse notare.
«Ancora?! Ma che diavolo si aspettano? Che ci baciamo, forse?!» e si passò una mano nei corti capelli scuri «Per quel che mi riguarda, possono anche scordarselo! Non credo di essere ancora pronto per farlo davanti a loro!» ma Mamoru sembrò illuminarsi a quelle parole.
Con perfidia, sfoggiò il peggiore dei suoi sorrisi, guardandolo con una luce di pura malvagità nelle iridi scure.
«E perché no?» scandì lentamente «Vendetta, tremenda vendetta.»
«Raperonzolo, no! A parte che gli faresti venire un infarto!»
«Ricorda la seratina appena trascorsa…» cantilenò «…e poi, un giorno, dovrà pur capitare, perché non dare una mano al Fato e farlo ora così, già che ci troviamo, gli restituiamo anche la pariglia.» e quello sbattere innocente di ciglia fece abbozzare un ironico sorriso al portiere della Shimizu.
«Vedo che Yuriko ti ha fatto scuola.» scherzò, mentre una mano di Mamoru scivolò lenta dal collo, dietro la nuca, in un movimento sensuale.
«Ed io imparo in fretta.» con un gesto deciso l’attirò a sé per chiudere anche l’ultima distanza e, visto che Yuri era la migliore insegnante di Stronzologia Applicata sulla faccia della Terra, non si accontentò certo di un casto bacetto, dando sfoggio a tutte le sue abilità di Grande Amatore ereditate dai geni paterni – il fatto che preferisse utilizzarle con un altro uomo, non significava che non le avesse! –.
Dal canto suo, Yuzo, che non era ancora stato fatto Santo, gli diede più corda possibile, tanto ormai: il coming out l’avevano fatto, baciarsi davanti a loro lo stavano appena facendo, tanto valeva mostrare un bacio da manuale e Amen… e, sotto sotto, l’idea della vendetta l’appoggiava eccome!
Quando si ritennero soddisfatti, interruppero lentamente il loro contatto con gli occhi che brillavano di una luce complice, prima di cominciare a ridere come matti ed avviarsi all’auto posteggiata nel vialetto: il braccio di Yuzo attorno al collo di Mamoru, e quello del difensore attorno alla vita del portiere.
«Fregati!»

Di lontano, dietro i vetri dell’ingresso appannati dal fiato dei Fantastici Quattro, che vi erano rimasti incollati come insetti sulla carta moschicida, si avvertirono due soddisfatti sospiri materni e le donne che li osservavano con occhioni luccicanti, le mani al viso ed un corale: «Come sono carini!», mentre alle loro spalle si udì – in sequenza – il vento gelido della Siberia, il rotolare silenzioso di balle di fieno ed un sonoro tonfo.
Junko e Cleo diedero una breve occhiata dietro di loro, per poi fare spallucce e sospirare. «Svenuti.»

 

**FINE**

PostNota:

- [[1]] qualcuno avrà riconosciuto i nomi di “Keisuke” e “Junko”: ebbene, sì! XD Li ho riciclati da “Huzi” perché mi scocciavo mortalmente di trovarne altri! LOL Ovviamente, la caratterizzazione è totalmente differente, anche per il contesto stesso della storia.

- [[2]] un chiaro riferimento a “Jump!” XD

 

Credits:

- i personaggi di Captain Tsubasa appartengono a Yoichi Takahashi che ne detiene ogni diritto.

 

   
 
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