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Autore: hinakura_25    08/09/2015    0 recensioni
L'estate è ormai finita e la parte migliore dell'autunno, con i suoi cieli tersi e le foglie variopinte, non sembra voler indugiare a lungo. Sakura cammina guardando davanti a sè fra parenti e amici, attraversa silenziosa una città vociante che non sembra vederla, o ricordarla. Perché Sakura, a volte crede proprio che sia vero, è come Azoto: mediocre, incolore, strana. Troppo e allo stesso tempo non abbastanza complessa. Ma forse c'è qualcuno che la osserva da lontano, che vede in lei una primavera soleggiata dimenticata da tutti gli altri; qualcuno che vorrebbe prenderle la mano e accompagnarla fuori dal suo fortino di libri. E l'Azoto? Se non fosse un simbolo di imperfezione, bensì un compagno speciale pronto a seguirlo in una memorabile avventura?
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sakura Haruno
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Erano quasi le nove di sera e la giornata volgeva al termine. Il sole stava per tramontare e lambiva la parte alta dei palazzi con una luce dorata, mentre i muri di cemento emanavano il calore del giorno. Da un balcone di un condominio arancione una ragazza scrutava l'orizzonte, osservando le rondini che lanciavano strida acute e volavano nel cielo blu, in cui non c'era neanche una nuvola. Qualcuno in un edificio vicino abbassò una tapparella, ma con il fresco della sera quasi tutti erano in giro. Nel giardino sottostante una bambina dalla voce vivace e squillante giocava con i genitori e le sue parole cariche di allegria riecheggiavano nell'aria immobile, mentre i vicoli misteriosi sprofondavano in una penombra azzurra. La tranquillità di Agosto sembrava impastare i suoni: il vociare della gente in piazza, l'abbaiare dei cani nei cortili, il cinguettio degli uccelli, il frinire dei primi grilli, le urla dei ragazzi in strada, il brusio di una qualche televisione, lo sbatacchiare delle stoviglie nei bar ed il traffico in lontananza. La ragazza si sedette e mise una mano davanti al viso per riparare gli occhi dal sole. "A quest'ora" pensò "avviene la magia: il tempo sembra fermarsi". Uno sgradevole odore di pesce fritto saliva dal retrocucina di qualche ristorante, suscitando il fastidio degli anziani sui balconi; suonò l'allarme di un ponteggio. Buio. La sirena rimbomba ancora nella mia testa, ma è solo un ricordo. Mi sembra di avere ancora il segno del sole sulla rétina, ma è solo un ricordo. Gli occhi si stanno abituando: inizio a distinguere i lineamenti dei mobili della mia stanza e individuo la finestra e la porta, dalle quali entra una fioca luce aranciata. Anche i rumori si fanno piú chiari mentre riprendo pienamente coscienza: l'orologio, una macchina, forse qualche sbandato che urla per strada. Con la finestra chiusa non si sente granché. Le immagini del sogno sbiadiscono velocemente, tuttavia so che domani mattina sarò in grado di ricordare vagamente qualcosa riguardo ad esso, cosa che non succederebbe se stessi ancora dormendo. Sono strani i sogni: ogni notte, dopo un po' che dormi, il tuo cervello crea mondi fantastici sempre nuovi. Tu ci entri e vivi le piú varie avventure: lunghe o brevi, simili alla realtà o totalmente assurde, meravigliose o terribili. Le persone che conosci si alternano a personaggi ignoti nell'accompagnarti lungo strade misteriose e piene di insidie o attraverso i luoghi familiari in cui vivi. Poi l'incantesimo si spezza, il sogno finisce. Se continui a dormire tutto ciò che hai visto, fatto, provato viene cancellato e quando ti alzi la mattina seguente non ti ricordi nulla. Neanche sforzandoti tantissimo riusciresti ad avere la piú pallida idea di ciò che hai sognato. Come se una persona, con amici, lavoro, famiglia, insomma una persona con la sua vita, non fosse mai esistita. Cancellata dal mondo. Se invece apri gli occhi, durante i secondi immediatamente successivi al tuo risveglio senti arrivarti addosso il peso della realtà; ti rendi conto che non ti trovi piú nel mondo inconsistente (e forse per questo un po' inquietante) dei sogni, puoi toccare la tua coscienza il mondo intorno a te. È questo il principale problema dei sogni: comunque vada a finire, l'incantesimo si spezza. Forse però è meglio la prima delle due sovracitate ipotesi: è meglio non dover fare i conti con le coseguenze di qualcosa che non esisterà piú e che, in un certo senso, non è mai esistito. Mi perdo nei meandri di questi pensieri mentre i minuti passano, li sento scivolare via silenziosi come la notte. Anche loro non torneranno mai piú. Allungo il braccio destro e prendo il mio orologio da polso sul comodino, lo avvicino al volto e sgrano gli occhi nel tentativo di identificare numeri e lancette nel buio... poco prima delle 4:20 se non sbaglio. Sul comodino ho anche una radiosveglia con orologio digitale, ma non voglio accendere piccole luci o spie di notte. Mi danno fastidio e da piccola ne avevo anche paura, non so il perché. Devo dormire, domani sarà una giornata impegnativa ed io non posso permettermi di essere assonnata. Cerco una posizione comoda e provo a rilassare la mente rievocando immagini familiari e gradevoli. Tutto inutile. I pensieri corrono come cavalli e la mia coscienza è un piccolo auriga impotente che strilla come un matto senza però riuscire a fermarli. Ed io passo in rassegna i miei ricordi, rivivo i momenti piú belli e cerco di dimenticare i piú brutti; poi inizio a chiedermi: cosa sarebbe successo se in alcune situazioni il piú piccolo dettaglio fosse stato diverso? Mi perdo tra infinite nuove storie, la mente salta dal magnifico all'orribile per poi tornare indietro indecisa; dopo un po' abbandono anche i ricordi e continuo semplicemente a fantasticare immaginando lunghi viaggi e paesaggi spettacolari. Immagino anche di cambiare, di riuscire a far capire al mondo quanto valgo con una grande dimostrazione. Immagino l'arrivo di una nuova persona nella mia vita: un ragazzo islandese di nome Joseph che mi aspetta tutti i venerdì pomeriggio sotto un albero al parco. Ci incontriamo segretamente perché stiamo insieme. E poi un giorno di primavera inoltrata scappiamo ed egli mi fa da guida, conducendomi fino al mare. Immagino il ritorno di Sasuke, la nostra prima conversazione dopo tanto tempo. Basta. È ora di finirla. Sasuke è meglio che rimanga dov'è: almeno uno stronzo fuori dalla mia vita. Ops - mano davanti alla bocca - non si dicono le parolacce. E poi, questa è bella: io... con un ragazzo! Inoltre a me non importa nulla degli altri, non devo dimostrare loro proprio niente. Io sono come Azoto. È la storia che influenza l'uomo o l'uomo che influenza la storia? Dipende: gli uomini giusti influenzano la storia con i propri successi, gli uomini sbagliati la influenzano con i propri errori, gli uomini normali fanno entrambe le cose; gli uomini trasparenti (come la sottoscritta) invece sono influenzati, perché agiscono in base alla storia, ma questa non tiene conto delle loro azioni. Inizio a ripetere mentalmente elenchi a memoria, lo faccio spesso. Spero di tenermi occupata e, allo stesso tempo, di favorire il sonno. Scelgo un elenco lungo: i miei amati elementi della tavola periodica. Quindi Idrogeno, Elio, Litio, Berillio, Boro, Carbonio, Azoto, Ossigeno, Fluoro, Neon, Sodio, Magnesio... conosco una canzoncina in inglese che mi aiuta a ricordarli tutti; sulle note di quell'allegra melodia il sonno mi prende di nuovo fra le sue braccia.
  
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