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Autore: bambolinarossa98    13/09/2015    0 recensioni
{Lo guardo negli occhi, quei profondi occhi grigi che mi ipnotizzano.
Mi sono sempre chiesta cosa nascondessero: serenità, tristezza, paura, rabbia, soddisfazione?
No, niente di tutto ciò. Near è sempre stato un tipo freddo e distante... ma era pur sempre un essere umano.
"Non lo so" sussurro "Forse avevo paura" ammetto mentre la sua espressione non muta. Resta sempre impassibile e questo in un certo senso mi fa stare tranquilla, con Mello non sarei mai riuscita ad aprirmi così tanto, con i suoi modi di fare troppo bruschi persino la mia maschera di freddezza sarebbe andata a farsi benedire e, probabilmente, nel ricordare alcuni aspetti della mia vita, sarei anche potuta scoppiare a piangere.
In fondo, anche io sono un essere umano.}
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Una ragazza con un passato ddifficile si ritrova ad affrontare un presente ancor più complicato sperando, forse, in un futuro radioso...
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Light/Raito, Matt, Mello, Near, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi pettino i capelli con calma, spazzolata dopo spazzolata, guardandomi allo specchio del bagno, assorta.
Domani alle tredici Near smaschererà Kira una volta per tutte, chiudendo così il caso. Sono quasi agitata al pensiero ma qualcosa di più grande continua a tormentarmi.
No, non devo pensarci ora. Scuoto la testa e poggio la spazzola sul lavandino, uscendo dal bagno ma mi fermo sulla soglia quando vedo Mello seduto sul divano.
È piegato in avanti, con le braccia poggiate sulle gambe e i capelli gli ricadono sul volto coprendolo.
Non mi guarda.
"Mi dispiace" mormora.
"Per cosa?" chiedo rimanendo impassibile, quasi fredda. Lui volta la testa verso di me e mi guarda, trafiggendomi da parte a parte poi sospira.
"Sei cambiata" constata lasciandomi sorpresa.
"Succede" rispondo "A volte è necessario"
Annuisce e torna ad abbassare lo sguardo: "Ho dovuto lasciarti all'SPK" dice poi "Non volevo metterti in pericolo, se fosse successo qualcosa" spiega "Quella di ieri sera è stata una missione suicida..."
"Un grossa stronzata vorrai dire" lo correggo "Ma è stato utile, ora abbiamo tra le mani il vero Quaderno"
"Non ce la fai proprio?" mi domanda alzando lo sguardo su di me.
"A fare cosa?" chiedo.
"A non fare la stronza!" mi risponde con rabbia.
"Mi è impossibile" sibilo a denti stretti. Ci guardiamo con astio per secondi che sembrano minuti finché io non sospiro, abbandonandomi sulla poltrona.
"Che cosa è successo?" domando affranta prendendomi il viso tra le mani.
"Non lo so, credevo potessi dirmelo tu" mi risponde lui. Rispondo con una mezza risata.
"Allora è un bel casino perché non lo so nemmeno io" mi appoggio allo schienale della poltrona e guardo il tavolino.
"Ci volevamo bene" ricorda lui "Te ne voglio ancora" aggiunge ma io non rispondo.
Cosa mi è successo? Da quand'é che ho smesso di voler bene a Mello?
La mia mente vola a due mesi prima, quel tredici novembre: la mattina eravamo stesi sul divano a baciarci, la sera se n'é andato senza una spiegazione.
Forse il mio affetto per lui non si è mai spento, si è solo... affievolito.
Il cellulare squilla, quanto odio quel coso che rompe nei momenti meno opportuni. Lo apro e me lo porto all'orecchio.
"Pronto?"
"È un brutto momento?" chiede Near.
"No, parla pure" rispondo mentre alzo gli occhi al soffitto certa di vedere il puntino luminoso della telecamera.
"Ho tolto l'audio" mi spiega "Non voglio intromettermi nei vostri affari"
"Un pensiero gentile" rispondo stanca "Perché hai chiamato?"
"Ha chiamato la clinica" mi dice.
"È successo qualcosa a Matt?" scatto e Mello si volta verso di me cercando di ascoltare.
"Hanno detto che ha avuto una perdita di sangue eccessiva, ha bisogno di una trasfusione urgente ma non hanno sangue del suo gruppo" spiega mentre entro nel panico.
"Che tipo è?" chiedo.
"Zero" risponde.
"È il mio" constato debolmente.
"Per questo ti ho chiamata. Ho già riferito che una donatrice arriverà il prima possibile, quindi ti prego di sbrigarti" conclude.
"Si. Grazie, Near" chiudo il telefono e mi alzo.
"Cosa è successo?" chiede Mello allarmato.
"Matt ha bisogno di una trasfusione" spiego afferrando il cappotto e uscendo dala stanza "Devo muovermi"
"Vengo con te" mi avverte seguendomi; scendo le scale fino al garage e afferro il casco mentre Mello s'infila l'altro e sale sulla moto, dietro di me.
"Quand'è che hai imparato a guidarla?" chiede.
"Ieri sera" rispondo mettendo in moto e uscendo dal garage.
Raggiungiamo la clinica i meno di venti minuti e corriamo su, nella stanza di Matt, dove i medici stanno trafficando con tubicini e macchinari.
"Vi prego di uscire, non potete stare qui" ci scaccia un infermiera.
"Sono qui per la trasfusione" spiego velocemente mente tento di vedere Matt attraverso il groviglio di camici.
"In questo caso mi segua" la donna chiude la porta e mi conduce verso un altra stanza.
"Ma prima volevo..." tento di protestare ma vengo spinta in una stanza dove un altra infermiera sta preparando ago e sacca; in quel momento ricordo perché Roger doveva sudare quattro camicie per farmi fare vaccini ed analisi del sangue: io sono agofobica. Sbianco quando vedo il piccolo ago attaccato al tubicino azzurro fissarmi malignamente (ovviamente non può guardarmi così ma il cervello a volte fa brutti scherzi), mi siedo in poltrona ed alzo la manica della camicia, tremante.
Ok, pensa a Matt, Jole, lo stai facendo per lui... pensa solo che poi si riprenderà
Inizio a respirare pesantemente e stringo il bracciolo della sedia, in questi casi era Matt a tenermi la mano ma ora è proprio lui ad aver bisogno di me.
"Agofobia?" mi chiede l'infermiera sedendosi accanto a me.
"Non può immaginare quanto" rispondo voltando gli occhi al soffitto mente il pizzicare dell'ago mi fa venire il capogiro.
Spero solo finisca in fretta!

Mello tira fuori una tavoletta di cioccolato dalla tasca della giacca e me la porge.
"No, grazie... ho la nausea" rispondo.
"Devi mangiare qualcosa, ti hanno tirato parecchio sangue" mi esorta.
"Magari più tardi" mi porto una mano al braccio che pizzica ancora. Io odio gli aghi!
"Quando te la farai passare questa fobia?" mi domanda.
"Credi che mi piaccia?" ringhio.
La porta si apre ed esce il medico, tranquillo e serio così com'era entrato.
"Sta bene, si rimetterà presto" dice semplicemente prima di andarsene.
Mi alzo ed entro nella stanza seguita da Mello, Matt è ancora a letto che dorme. Mi siedo accanto a lui e lo guardo, Mello resta in piedi accanto a me.
"Avrebbe potuto morire" dico.
"Lo sapeva" mi risponde Mello "Ma ha accettato lo stesso di farlo"
"Siete degli idioti" aggiungo amaramente. Mello sorride.
"Eh, già... come faremmo senza di te" dice.
"Fino a prova contraria sono io che ho salvato il didietro ad entrambi" gli faccio notare.
"Non ho mai detto il contrario" mi fa notare sedendosi accanto a me.
"Mi stai elogiando?" chiedo.
"Dirti che sei bellissima è un elogio, il fatto che ci hai salvato le chiappe è un merito" precisa.
"Grazie" sospiro.
Nell'arco dell'intera giornata il telefono squilla per la terza volta.
"Pronto?"
"Sono Near. Com'é andata?" chiede.
"Bene. Si riprenderà presto" rispondo.
"Mi fa piacere. Riguardo domani: sei proprio sicura di voler venire?"
"Si" non ho ripensamenti.
"Bene. Ci avvieremo alle 12.45. Sii puntuale" mi avvisa.
"D'accordo" e con questo chiudo, con un sospiro.
"Il nanetto non ti da pace?" sfotte Mello.
"Taci, che è tutta colpa tua!" sbotto.
"Non lo nego" ammette.
Scende il silenzio, mi piego in avanti e prendo la mano di Matt nella mia.
"Non lo voglio perdere" sussurro "È mio fratello"
Mello mi circonda le spalle con il braccio e poggio la testa al suo petto, senza staccare gli occhi da quelli chiusi del ragazzo.
"Nemmeno io voglio perderlo" risponde.
Restiamo così per parecchi minuti, l'orologio ticchetta segnando le undici e tre quarti, quasi mezzanotte. Chiudo gli occhi, sono quasi scivolata nel sonno quando sento la voce di Mello al mio orecchio.
"Ricordi quando ho detto che ti volevo bene?"
Rispondo con un "Mmh" basso.
"Era una bugia" continua "Io ti amo"
Apro piano gli occhi e li alzo incontrando i suoi; si piega e poggia le labbra sulle mie. Chiudo gli occhi e lo lascio fare, stringendogli la mano con quella libera.


§


Riprendo coscenza lentamente, ma rimango immobile con gli occhi chiusi. Il pizzicore al braccio e diminuito e non lo sento più, in compenso sento dei mormorii sommessi. Il profumo di cioccolato fondente mi riempe piacevolmente le narici, è il profumo di Mello, mentre la voce di Matt mi arriva come una musica dolce e allegra alle orecchie.
Ha ripreso conoscenza
Tuttavia resto ferma quando sento pronunciare il mio nome: stanno parlando di me.
"Lo sai come la penso" stava dicendo Matt, con una voce così seria che mai gli avevo sentito "Falla soffrire e ti stacco la testa. È mia sorella"
"Ha detto una cosa del genere su di te, ieri sera" ricorda il biondo.
"Mello!" lo richiama.
"Non potrei mai farla soffrire" sbotta lui e sento la sua presa sulle mie spalle aumentare "La amo e questo lo sai"
Seguono un paio di secondi di silenzio prima che Matt parli di nuovo: "Davvero ha detto che sono suo fratello?"
"Si" risponde secco Mello "Ma non montarti troppo la testa" aggiunge. Li sento ridere e non posso non rilassarmi.
"Che ha fatto hai capelli?" chiede Matt.
"Non lo so" risponde Mello e sento la sua mano passare dolcemente sulla mia cute "Ma gli stanno bene"
Un brivido mi attraversa involontariamente, mi muovo debolmente e la discussione cessa, apro gli occhi e mi alzo scivolando via dal braccio di Mello. Li strofino poi li punto davanti a me, su Matt, i suoi occhi azzurri mi sorridono.
"Buongiorno, dolcezza" mi saluta.
"Matt!" urlo e gli salto addosso, stringendolo in un abbraccio.
"Oh! Piano, piano!" protesta lui con un gemito.
"Scusa" esclamo lasciandolo "Ma sono felice che tu sia vivo"
"Lo so, anche io" risponde tenendosi l'addome con il braccio sinistro "Ma puoi dimostrarmi il tuo affetto più... delicatamente?" chiede.
"Si, scusa" assengo tornando a sedermi.
"Me la sono vista brutta, eh?" domanda poi con un sorriso.
"Già. Ho dovuto farmi impiantare un ago nel braccio per salvarti, per colpa della vostra idiozia!" esclamo arrabbiata per il suo modo di prendere così alla leggera il fatto che avrebbe potuto morire.
"E chi ti ha tenuto la mano?" domanda curioso.
"La poltrona" rispondo ironica. Matt sposta la sguardo da me a Mello, poi si sporge e tira uno schiaffo sulla nuca di quest'ultimo.
"Cazzo, Matt!" protesta lui.
"Stronzo, avresti dovuto sostenerla. Sai che gli aghi le fanno paura" lo sgrida lui.
"Non mi fanno paura! È solo che... pizzicano" rispondo vaga "E tu non trattarmi come una bambina! Ho diciannove anni, cavolo, il tempo è passato anche per me" rispondo.
"A proposito di tempo, non dovresti essere col nanetto ad incontrare L?" domanda Mello scartando una barretta di cioccolata.
Mi raddrizzo: "Che ore sono?" chiedo ignorando lo sguardo perplesso di Matt.
"Le undici e tre quarti" risponde lapidario Mello. Scatto in piedi e afferro la giacca, velocemente.
"Dove vai? E che c'entrano L e Near?" domanda Matt confuso.
"Te lo spiegherà il cioccolatoide" rispondo, mi piego e gli do un bacio sulla guancia "Tu vedi di non cercare un modo per morire mentre non ci sono" consiglio. Lui mi sorride.
"Non garantisco nulla" risponde. Gli sorrido ed esco velocemente dalla stanza: l'unico pensiero che invade la mia mente è l'incontro che dovrò affrontare tra poco. Salgo sulla moto e infilo il casco, mi devo muovere.
In meno di venti minuti sono tornata all'SPK, salgo velocemente i gradini e mi fiondo in camera, dritta nel bagno e sotto la doccia.
Quando esco infilo una tuta da motociclista nera, di pelle e aderente (di cui Mello sarebbe andato fiero) lasciandola sbottonata sul petto per respirare un pò, accompagnata da degli stivali neri alti fino al ginocchio e i guanti. Prendo il casco della moto sotto braccio e mi dirigo nella stanza dov'è Near.
"Scusa il ritardo" dico guardando l'orologio: le 12.35.
"Non preoccuparti, sei in perfetto orario. L sta per partire adesso quindi, per favore, sbrigati. Ci precederai e ti nasconderai all'interno del box" risponde senza voltarsi a guardarmi.
"D'accordo" rispondo e sto per uscire ma lui mi ferma di nuovo.
"Jole... ti pregherei di tenere il casco. Non toglierglierlo qualunque cosa accada" dice "E vorrei portassi quella con te" ed indica la scrivania su cui vi è la fodera di...
"Non la voglio" rispondo secca "Mi dispiace, Near, non porterò una pistola con me"
"Non devi usarla per forza e poi, per quel che ne so, non è la prima volta che ne impugni una" risponde e colgo l'allusione alla storia di Takada: Mello deve averglielo detto.
"Era diverso" rispondo "Lì non l'avrei usata in qualunque caso, invece adesso... non voglio trovarmici costretta"
"Jole, se qualcosa va storto moriremo tutti e se ti scovano morirai anche tu: è sempre meglio avere un'arma di difesa, anche solo per ferire e non uccidere" mi spiega "Non vorrai morire proprio ora" aggiunge e ripenso a Matt, a Mello e... il "Ti amo" prende d'un tratto forma nel mio cervello così come il bacio della sera prima. Ero troppo confusa e stordita dal sonno e dalla preoccupazione e il mio cervello non le ha elaborate come si deve ma ora... deglutisco e mi porto una mano al petto dove il cuore ha iniziato a battermi furiosamente: da quanto? Come è successo? Perché?
E io che gli avevo pure confessato di essermi presa una cotta per Matt, sette anni prima, quando ancora eravamo solo io e lui.
Mello aveva avvicinato Matt ed era diventato suo amico per poi presentarci, tutto questo solo per me. E se a quel tempo fosse già innamorato? Beh, effettivamente spiegherebbe perché si sia avvicinato a me, solo a me, quando lui di contatti con gli altri bambini ne aveva pochi. Certo, giocava in cortile con loro da piccolo, però erano gli altri a dovergleilo chiedere non si offriva mai lui; e credo che accettasse gli iniviti per pura noia. Mentre lui si è avvicinato a me e sempre lui ha voluto fare amicizia.
Abbasso la mano di scatto e prendo la pistola dalla scrivania legandomi il cinturino alla coscia destra, con la pistola in fuori.
"Preferirei non doverla usare" sospiro più a me stessa che a lui.
"Non preoccuparti" risponde "Se tutto va bene non la userai"
Mi dirigo verso la porta e la apro ma mi arresto sulla soglia, chiudo gli occhi e parlo: "Near, se per qualche sfortunato evento io dovessi morire volevo che sapessi una cosa prima"
"Cosa?"
"Mi è stato chiesto di non dire nulla ma a questo punto qualcuno deve pur saperlo" scende il silenzio per alcuni istanti e io faccio un respiro profondo prima di parlare "C'era un terzo successore di L alla Wammy's House, qualcuno che lo sarebbe diventato senza dubbio. L lo aveva già scelto" informo "Ma scappò via prima che noi arrivassimo all'orfanotrofio"
"Perché me lo stai dicendo?" chiese Near dopo alcuni secondi di totale silenzio.
"Lo sai benissimo perché te lo sto dicendo" rispondo e Near non replica "Ci vediamo più tardi" e con questo mi chiudo la porta alle spalle.
   
 
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