CAPITOLO 2
Lei non vuole sapere
Omidia era organizzata
principalmente in un’unica città, che prendeva appunto il nome dell’intera
dimensione. Al centro della città si ergeva l’imponente maniero della famiglia
regnante, i Rocherford; in esso vivevano gli Omuncoli più valorosi, quelli più
forti, e lì di fronte si trovava il Lago delle Anime, in cui trovavano pace gli
spiriti dei morti.
Akira Rocherford, il
principe, quella sera fissava proprio il lago dal grande balcone del maniero.
Teneva le mani appoggiate sul parapetto e lasciava che il vento gli smuovesse i
riccioli neri.
Accanto a lui, il suo
migliore amico, Hayden Dowell, stava sdraiato su un divanetto, tenendo gli occhi
chiusi e mugugnando un motivetto Babbano. Lui adorava la musica dei Babbani,
specialmente quella rock. A causa della prigionia degli Omuncoli in quella
dimensione, non aveva avuto modo di conoscerla a fondo o di viverci a stretto
contatto, eppure, grazie all’intervento di Bellatrix Lestrange che, sotto ordine
di Rocherford, aveva rubato cd e cassette dei più famosi gruppi rock (era stato
un trauma per lei dover avere a che fare con le faccende dei Babbani!), ora
aveva modo di considerarsi un vero fan dei Led Zeppelin o affini.
Improvvisamente, Hayden
socchiuse gli occhi. Il suo sguardo scuro volò in direzione di
Akira.
-E’ tornato.- annunciò con
calma.
-Lucius
Malfoy?-
Hayden
annuì.
-Cosa senti?- si volle
informare il principe degli Omuncoli.
Hayden si mise a sedere.
Lui aveva un potere particolare: era un Sensibile, ossia un Omuncolo con la
capacità di percepire i pensieri e le sensazioni altrui; da essi, poteva
risalire alle azioni eseguite dai soggetti a cui si interessava. Sapeva, perciò,
cos’era accaduto quel pomeriggio a Malfoy Manor, dove Lucius era riuscito a
Materializzarsi poco dopo la partenza di Draco per Hogwarts e a sedurre la
moglie calcando la propria supremazia sulla malinconia che Narcissa provava per
lui dai tempi dell’incarcerazione ad Azkaban.
-Sento la sua rabbia.-
disse il Sensibile -A Lucius non è piaciuto aver dovuto ingannare a letto sua
moglie. La ama.-
-L’avrei ucciso se non
avesse fatto ciò che gli avevo chiesto.- sibilò Rocherford -In ogni caso, ora
che ci sarà di mezzo il nuovo pargolo Malfoy, il nostro piano potrà giungere a
termine.-
-Nostro?- gli fece eco
Hayden -Tuo, vorrai dire.-
Akira non gli prestò
attenzione -Ora Draco Malfoy sarà costretto a portare a termine ciò che voglio
io.-
-Voglio, voglio, voglio…
hai la stessa sfera emotiva di un bambino viziato, lo
sai?-
Akira non gli prestò
attenzione: la sua mente era altrove. Lui pensava al suo piano per liberarsi
dalle catene che tenevano gli Omuncoli, compreso lui, chiusi ad Omidia. I maghi
potevano tranquillamente andare e venire nel loro mondo, ma loro Omuncoli
dovevano stare in gabbia per forza, oppressi da un vincolo magico che per loro
era impossibile sciogliere.
Akira aveva ideato tutto solo al fine di uscire da Omidia.
Non gli importava di fare del male a qualcuno pur di arrivare al proprio
scopo.
Aveva pensato che Draco
Malfoy sarebbe stato adatto da mandare, sotto iniziativa della sua stessa
scuola, al Ministero della Magia e da lì ordinargli di infiltrarsi nella Stanza
delle Anime. Con una buona spia che gli avrebbe guardato le spalle e che lo
avrebbe difeso, per il giovane Malfoy non sarebbe stato difficile impossessarsi
dell’anima del Lord Oscuro e Materializzarsi ad Omidia. Un’Omuncola, Eris Glenn,
si sarebbe poi occupata di far risuscitare il Lord Oscuro ed egli, Voldemort,
sarebbe tornato nel mondo dei maghi a generare morte e distruzione. In una
simile situazione tragica, sarebbe stato molto più facile per un Mangiamorte
qualsiasi entrare al Ministero e riuscire ad aprire il portale che dava libera
possibilità di uscita da Omidia.
Forse sarebbe stato più
facile mandare direttamente Draco Malfoy ad aprire il portale, tuttavia Akira
preferiva che prima i maghi fossero attaccati dal Lord Oscuro e dai Mangiamorte
e che, solo in seguito, avessero a che fare anche con i potenti Omuncoli.
La sua sarebbe stata una
vendetta lenta e dolorosa.
E se il giovane Malfoy si
fosse rifiutato di collaborare, allora sua madre Narcissa avrebbe perso il
bambino concepito in quello stesso pomeriggio con Lucius Malfoy. Akira era
sicuro che Draco non avrebbe permesso la perdita di un figlio per sua
madre.
In ogni caso, Draco ancora
non sapeva a cosa sarebbe andato incontro. Il ragazzo non poteva neanche
immaginare che tutto ciò sarebbe partito da uno stravagante ballo indetto da Lavanda Brown e dal
Comitato Studentesco.
°°°
Quando il treno arrivò ad
Hogsmead, Hermione era ancora presa dalle proprie supposizioni riguardo
all’interesse che Charlize McNeevel sembrava nutrire per i
Mangiamorte.
Tuttavia, non poté evitare
di scrutare con pari sospetto Heaven Hewett quando la suddetta ebbe
l’inspiegabile idea di precipitarsi come un razzo fuori dal treno e di calarsi
il cappuccio in testa nonostante non ce ne fosse
bisogno.
Hermione, appena ebbe
trascinato sulla banchina il proprio baule e salutato Hagrid, tornò a fissare
con cruccio la Hewett, che si aggirava con sospetto nella marea di
studenti.
-Non è pazza, anche se lo
può sembrare.-
Hermione si
voltò.
Charlize le stava accanto e
sorrideva con imbarazzo.
-Sta soltanto cercando di
evitare Marcus.- spiegò la McNeevel.
Marcus Belby era a sua
volta un Corvonero del settimo anno e, per sentito dire, Hermione sapeva che
Belby aveva un debole molto accentuato per Heaven.
Pochi secondi dopo, la
Grifondoro ebbe anche modo di ritenere che il detto: “parli del diavolo,
spuntano le corna” fosse più che azzeccato alla
situazione.
Marcus Belby, che,
avvantaggiato dalla propria notevole altezza, scrutava ogni studente in cerca di
Heaven, si avvicinò a Charlize con espressione
mogia.
Nonostante il fresco vento
autunnale, il Corvonero andava in giro a maniche corte. A ben vedere, ad
Hermione parve di scorgere una scritta sul suo bicipite
destro.
-Charlie, sai dov’è
Heaven?- chiese il ragazzo, con lo sguardo ancora perso nella propria ostinata
ricerca.
La McNeevel scosse la testa
e lui si allontanò. Solo in quel momento Hermione notò che sul bicipite gli
spiccava un bel tatuaggio che recitava la scritta: “Knockin' on Heaven's
Door”.
La Grifondoro si trattenne
dal prorompere in un’allegra risata. Escludendo che Marcus Belby, Purosangue
lontano dagli usi Babbani, ascoltasse le canzoni di Bob Dylan, quel: “bussando
alle porte del paradiso” era più da leggere come un: “bussando alle porte di
Heaven”.
Hermione suppose che Jackie
non avrebbe apprezzato, anzi…
Il buonumore causato dagli
espedienti sentimentali di Belby venne troncato in due dall’arrivo di un altro
ragazzo, tutt’altro che romantico o lontanamente sopportabile. Draco Malfoy
camminava verso di lei, fumando con aria tracotante. Hermione sentì le gambe
tremare: i ricordi del Pozzo del Fato si fecero nuovamente vividi nella sua
testa ed un impulso di paura la spinse a voltare le spalle al Serpeverde e a
sedersi sul proprio baule.
Pregò che Malfoy cambiasse
direzione o che la superasse. Non voleva parlargli, soprattutto non appena
arrivata ad Hogwarts. Invece, Draco ebbe la faccia tosta di sedersi sul suo
baule.
Schiena contro schiena,
Hermione cominciò a tossire per il fumo che le infastidiva la
respirazione.
Dietro di loro, Blaise
Zabini e Daphne Greengrass avevano già le mani sul portafoglio. Il nero di
Serpeverde tirò fuori alcune monete.
-Scommetto tre galeoni che
la Mezzosangue lo Schianta.- proferì sicuro di sé.
-Io dico che minaccia Draco
di togliere dei punti a Serpeverde.- replicò la
Greengrass.
-Ma se non è ancora
cominciato l’anno scolastico?- obbiettò seriamente
Blaise.
-E’ comunque un’azione
molto consona alla Granger.-
Entrambi si zittirono e
studiarono con paranoica attenzione gli atteggiamenti dei due
rivali.
Hermione sembrava sul punto
di avere un infarto: aveva le guance notevolmente imporporate dall’agitazione e
sbatteva freneticamente il piede destro a terra. Draco, invece, fumava senza
scaldarsi più di tanto.
-Vattene.- mormorò
Hermione, irrigidita dal contatto con la schiena di
Malfoy.
Lui sbuffò, divertito
-Certo Granger, prova a chiedermelo per favore, magari ti do retta.-
Draco aveva
percepito la concitazione della Grifondoro, perciò si stava divertendo a
metterla alla prova, a farla camminare sull’esile filo della sfida che lei
stessa aveva costruito. Non sapeva nemmeno il motivo di tale disagio, ma trovare
la Granger da sola ed irrequieta attizzava parecchio la sua meschinità. Gli
piaceva stuzzicarla, in qualunque momento.
-Non ti si vede più andare
in giro con Potty e Weasley, sai Granger?- la sfidò
Draco.
Hermione si sentì ribollire
il sangue nelle vene: non poteva permettere che la paura del futuro le impedisse
di affrontare Draco nel presente.
-Tu, invece,
presto avrai la fortuna di andare nuovamente in giro con tuo padre, o forse
sbaglio, Malfoy?- rispose freddamente Hermione.
Draco girò la
testa verso di lei. Riuscì a scrutare solo la sua chioma crespissima, ma
immaginava con molta chiarezza l’espressione rigida che in quel momento la
ragazza stava di certo esibendo.
-Fanculo
Mezzosangue.- rispose con rabbia il Serpeverde.
Hermione si
voltò, furiosa. Per un attimo sembrò sul punto di voler spingere Draco via dal
baule: gli appoggiò le mani sulle spalle e premette su di esse, mentre Blaise,
accanto a loro, gorgogliava all’idea di aver vinto la propria scommessa. Alla
fine, comunque, Draco riuscì a mantenersi in equilibrio sul baule ed Hermione
decise di cambiare tattica.
-Di questo
passo,- proclamò con fervore -Sarò costretta a togliere dei punti a Serpeverde
ancor prima che cominci l’anno!-
Prima che
Draco potesse risponderle a tono, la Grifondoro se ne andò, mentre tre galeoni
in più tintinnavano nel portafoglio di Daphne.
°°°°
Dopo aver
fatto il viaggio dalla stazione ad Hogwarts in carrozza con tre sconosciuti del
quinto anno, Hermione si sentiva triste. Sì,
triste.
Non aveva più
visto Ron dopo averlo incrociato con lo sguardo sul treno e non aveva ancora
beccato in giro Harry. Come se ciò non bastasse, aveva avuto pure un battibecco
con Malfoy ancor prima di mettere piede ad Hogwarts.
Fantastico…
Hermione
scese dall’ultimo gradino della carrozza e si incamminò al seguito degli altri
studenti, tutti diretti ad Hogwarts. Appena sollevò lo sguardo, riconobbe
l’imponente scuola stagliarsi contro il buio della notte: quell’edificio dava
sempre un tale senso di famigliarità che subito Hermione ebbe l’impressione di
sentirsi meglio.
Si infilò
subito in Sala Grande, con l’intento di appartarsi in qualche posto isolato
prima che Ron potesse arrivare e chiederle se lui e Lavanda potessero sedersi
accanto a lei. Per sua sfortuna, Ron ed Harry erano già a posto, anche se di
Lavanda e Calì non c’era traccia lì intorno. Harry notò subito l’arrivo di
Hermione e richiamò la sua attenzione scuotendo la mano per aria e invitandola a
gran voce.
Lei rimase
per un attimo ferma sul posto, poi, lentamente, si avvicinò ai due
amici.
-Ciao.-
Il saluto
titubante di Hermione venne seguito da un bacio sonoro che Harry le scoccò sulla
guancia. La ragazza ne fu confusa e si sedette accanto a Ron, che si era
limitato a salutarla con un gesto della mano.
-Non ti
preoccupare, Lavanda non c’è.- la tranquillizzò Harry, dopo aver capito la causa
dell’agitazione di Hermione –Ha un annuncio da fare con
Calì.-
-Già.-
mugugnò Ron, mentre le sue orecchie diventavano
rosse.
-E se lei
arriva e tu te ne vai,- le mormorò Harry all’orecchio –Io seguo te,
chiaro?-
Hermione
rispose con un sorriso.
-Prima
abbiamo visto che parlavi con Malfoy.- fece notare Ron –Ti ha per caso dato
fastidio?-
-In tal caso,
noi siamo pronti a ridurlo in pappa per draghi.- dichiarò allegramente
Potter.
Hermione
scosse la testa, divertita –Non preoccupatevi, so badare a me
stessa.-
Mentre li
rasserenava così, Hermione si disse che, se davvero avesse saputo badare a se
stessa, di certo nel Pozzo del Fato non si sarebbe vista sposata con l’odiosa
Serpe…
Preferì non
pensarci. Ora era con Harry e con Ron e aveva bisogno di stare con loro, non con
le proprie paranoie e paure.
Poco dopo, la
McGranitt fece il proprio ingresso in Sala Grande, seguita da un codazzo di
undicenni minuti ed impauriti. Lo Smistamento dei piccoletti fu veloce e, una
volta giunti alla conclusione, Silente si alzò per fare il rinomato discorso di
inizio anno.
Iniziando con
un “benvenuto” per le matricole e con un “bentornati” per gli altri studenti, il
mago sentenziò ogni passo più importante del proprio discorso, dal divieto
d’addentrarsi nella foresta proibita all’obbligo di evitare le sfide tra Case
per i corridoi della scuola.
Finito lo
sproloquio, il preside stranamente non si sedette e, tanto meno, fece tintinnare
il cucchiaio sul bicchiere in segno che il banchetto potesse avere inizio.
Rimase sul proprio pulpito, con le braccia leggermente
aperte.
Un mormorio
si levò dalle tavolate delle quattro Case, e le voci concitate cominciarono ad
aumentare sempre più, chiedendosi perché Silente non
proseguisse.
Poi il
preside sorrise.
-Miei cari
ragazzi,- cominciò con calma, osservando una ad una le tavole delle quattro Case
-L’anno scorso, io e i miei colleghi abbiamo avuto l’onore, se così si può
definire, di assistere ad alcuni dei più barbari scherzi che si potessero
immaginare tra le varie Case -
La sua voce
era calma, come al solito, ma nemmeno una tale tranquillità poteva celare la
solennità che Silente stava attribuendo a quel
discorso.
-Inutile
ricordarvi di ragazze che, l’anno scorso, si sono viste sparire i propri oggetti
personali per poi ritrovarli in mano ad un più che entusiasta Pix.- proseguì il
mago, stringendosi le mani davanti al petto, mentre, dal tavolo delle Serpi,
provenivano concitati fischi di esultanza al sol pensiero degli oggetti delle
Grifondoro che Pix, sotto richiesta di Draco, aveva scarabocchiato, strappato e
insudiciato alla meglio.
-Oppure di
alcuni Tassorosso che si sono ritrovati il giorno prima della partita con i
manici di scopa camuffati e con bolidi che li inseguivano per tutto il cortile.-
aggiunse la Sprite dal suo posticino, con gli occhi ridotti a fessure e
indirizzati verso Marcus Belby che batteva il cinque a Michael Corner, entrambi
Cacciatori di Corvonero.
-Signor
Preside, se mi consente,- aggiunse Piton con voce atona e distaccata -Vorrei
citare anche alcuni sfortunati incidenti capitati ai miei studenti, come ad
esempio alla signorina Bullstrode che, guarda caso proprio dopo una lezione di
Pozioni con i Grifondoro, si è ritrovata con il viso tumefatto da una pozione
esplosale sotto al naso senza che lei avesse avuto il tempo di accendere il
fuoco.-
I suoi occhi
iniettati di astio non ebbero nemmeno il tempo di vagare alla ricerca di Potter
e Weasley, perché Minerva McGranitt si alzò in piedi e si portò una mano sulle
sottilissime labbra, letteralmente sdegnata.
-Severus, per
l’amor del cielo, devo ricordati come si sono comportati i tuoi studenti con i miei ragazzi? Silente ha già parlato
dell’incidente avvenuto alle ragazze, ma che mi dici del signorino Paciock, a
cui, povero, sono stati sottratti e nascosti gli appunti proprio il giorno prima
dell’esame di fine anno?-
-Non abbiamo
certezze che sia stato un Serpeverde a commettere un tale subdolo scherzo.-
ribatté Piton, facendo inalberare la McGranitt ancora maggiormente.
Prima che lei
potesse rispondergli nuovamente a tono, il professor Vitious cominciò ad
agitarsi a sua volta, saltellando e scuotendo le braccia nel tentativo di farsi
vedere.
-E allora io
cosa dovrei dire? Alcune delle mie
ragazze di Corvonero si sono ritrovate con la gonna per aria passando proprio di
fronte ad alcuni Tassorosso e
Serpeverde- gracchiò Vitious, additando con decisione Terence Higgs, Serpeverde
del sesto anno, e Zacharias Smith.
Sembrava
essere il finimondo: gli insegnanti si additavano a vicenda e si spartivano le
colpe per i vari misfatti, gli studenti ghignavano in memoria dei vecchi scherzi
e si gridavano insulti da una parte all’altra della Sala, senza alcun
ritegno.
Mentre Hagrid
agitava con enfasi i manoni per far segno agli altri insegnanti di smetterla, la
cosa più sconcertante era che Silente non interveniva in alcun modo. Non
sembrava avere intenzione di farlo.
Se ne stava
al proprio posto, sorridendo con amara dolcezza ed osservando sia i ragazzi che
i professori.
-Baciami il
culo, Potter!-
-Malferret,
che ne dici di andare a fare un giro dalla Chips con un occhio
nero?-
-Ehi
Goldestain, è vero che hai una relazione con Mirtilla
Malcontenta?-
-Zabini, la
tua puffola pigmea non va più di
moda!-
Mentre frasi
simili, seguite da un urlo di sgomento che si levò da parte di Blaise Zabini e
di Cecilia, aumentarono concitate di bocca in bocca, Silente si limitava a
fissare gli studenti, preoccupato più che altro per le facce scandalizzate delle
matricole.
Ma bastò che
le mani del preside si levassero un attimo in alto per far tornare il silenzio
padrone della sala.
I professori
tornarono a sedersi, turbati per essersi fatti trascinare in tal modo
dall’enfasi, e anche gli studenti ammutolirono, comunque soddisfatti di quella
iniziale disputa contro gli avversari di Casa.
Nessuno di
loro, eccetto la Patil e la Brown, sapeva cosa avrebbe detto Silente di lì a
pochi istanti…
-Come potete
vedere, questa è la tragica situazione che regna tra le varie classi, ed è
inammissibile.- spiegò con voce ferma il preside, osservando i professori con
cipiglio leggermente infastidito -E’ per questo che, con l’aiuto della signorina
Lavanda Brown e della signorina Calì Patil, rispettivamente presidentessa e
vicepresidentessa del Comitato Studentesco, ho preso una decisione che risulterà
sgradevole alle vostre aspettative, ma che, si spera, aiuterà a riportare un
certo equilibrio tra le Case.-
Si voltò
verso Lavanda e Calì, rimaste a lato del tavolo dei professori per tutto quel
tempo.
Gli sguardi
di chissà quanti ragazzi si puntarono sulle due Grifondoro. Lavanda Brown,
esaltata per il suo primo discorso di una certa rilevanza, salì sul pulpito
lasciatole libero da Silente e, con un sorriso che andava da un orecchio
all’altro, fece un breve cenno di saluto ai vari
compagni.
-Come ha già
anticipato il preside,- cominciò a spiegare la bionda, con la voce che vibrava
per l’emozione -Abbiamo deciso di prendere dei provvedimenti riguardo agli
scompigli che, l’anno scorso, sono avvenuti tra le varie classi, soprattutto tra
quelle dell’attuale settimo anno.-
I suoi occhi
si soffermarono per un attimo sulla Parkinson che, l’anno precedente, aveva
scarabocchiato con il rossetto la sua foto affissa accanto a quelle dei
precedenti Presidenti del Comitato.
-Proprio per
questo motivo, abbiamo deciso che il seguente provvedimento disciplinare verrà
attuato unicamente per le classi dell’ultimo anno. Tuttavia, in caso di problemi
tra le classi più giovani, la nostra decisione verrà concretizzata anche per
loro.-
-La
decisione, vorrei precisare, è un’idea mia e di Calì, approvata a pieno dal
preside.- puntualizzò dopo un attimo di pausa la
Brown.
Calì, dal suo
posto nascosto dietro a Lavanda, sorrise nervosamente
-Ora è giunto
il momento di dirvi cosa abbiamo deciso.- Lavanda si zittì un’altra volta, come
se volesse creare una maledetta suspence. Poi riprese il proprio chiacchiericcio
-Alla fine di quest’anno, prima dei M.A.G.O, si terrà un Ballo in cui le coppie
saranno rigorosamente formate da studenti misti tra le varie Case.- annunciò
tutto d’un fiato.
Silenzio.
Bocche
spalancate, sguardi perplessi.
E
poi…
-CHE COSA HAI
DETTO?-
Fu come un
urlo generale, un boato che si alzò da ogni punto della
Sala.
Inoltre, si
udì chiaramente anche lo scandalizzato: -Per amor del Boss!- urlato dalla
puffoletta Cecilia, che, con il termine “Boss”, parlava di Dio e degli altri
esseri spirituali a cui generalmente ci si riferiva in simili occasioni con i
più comuni “Per amor di Dio”, “per amor del cielo” ed affini.
Ancor prima
che la Brown potesse replicare alle evidenti proteste, Silente la spinse
gentilmente giù dal patibolo e, con un ennesimo gesto della mano, fece zittire
tutti quanti.
Era una
rabbia repentina quella che passava tra gli studenti, facendoli rabbuiare in
viso e lasciando che le loro bocche sparassero bestemmie senza
freno.
L’idea di un
Ballo tra coppie miste era a dir poco
raccapricciante.
C’era chi, al
momento della notizia, si era strozzato con il proprio succo di zucca. Chi, poi,
pensando che fosse tutto uno scherzo, si era messo a ridere, per poi essere
saltato per aria non appena aveva capito la gravità della
situazione.
Infine, i più
disperati, quelli come Malfoy e Potter, si erano alzati in piedi e si erano
lasciati trascinare da epiteti molto coloriti riferiti alla Brown e alla
Patil.
-SILENZIO!-
Silente
urlava poco e raramente, ma, quando lo faceva, gli studenti si ritrovavano
sempre costretti ad immobilizzarsi e a prestare assoluto
silenzio.
-Non voglio
sentire obiezioni sull’argomento. Alla fine dell’anno, per adesso solo tra gli
studenti del settimo anno, si terrà senza alcun ombra di dubbio un Ballo in cui
non vi troverete con nessun vostro compagno o compagna di Casa, ma con altri
studenti. Un Grifondoro, quindi, potrebbe capitare con una studentessa dei
Tassi, delle Serpi o dei Corvi. E così via. Questa notte, nel mio studio, il
Cappello Parlante formerà le coppie, e la signorina Brown, aiutata dalla
signorina Patil, si occuperà domani mattina di esporre sulla bacheca fuori dalla
Sala Grande la lista delle coppie.- Il mago sorrise -Come potete ben capire,-
aggiunse prima di terminare la diatriba -Per voi sarà tutta una questione di
destino, né più né meno.-
Destino.
Pozzo del
Fato.
Hermione
tremò: lei non ne voleva sapere del destino.
Senza potersi
trattenere, spostò lo sguardo fino ad incrociare il viso corrucciato di Draco
Malfoy. Lo vide piegarsi verso il suo migliore amico, Theodore Nott, per
ascoltare ciò che quest’ultimo gli voleva sussurrare all’orecchio e scorse anche
un ghigno comparirgli sulle labbra. Come d’incanto, ebbe l’impressione di aver
perso un battito del cuore a causa di quel ghigno.
-Detto
questo, prima che possiate cominciare il vostro banchetto, vorrei presentarvi la
vostra nuova insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure.- annunciò serenamente
il preside.
Silente si
voltò, indicando con un gesto elegante Ninfadora Tonks, fino a quel momento
rimasta inosservata al suo posto a godersi la scena di quello che, dal suo punto
di vista, si sarebbe rivelato un più che interessante anno scolastico.
°°°
Ogni Casa di Hogwarts
sembrava essere rappresentata da una coppia di
amici.
Tra i Grifondoro c’erano i
famosi Potter e Weasley, e tra le Serpi non erano da meno Malfoy e
Nott.
A Corvonero, poi, si
potevano trovare gli inseparabili Anthony Goldestein e Marcus Belby, tra l’altro
avvicinati l’uno all’altro in quanto cugini.
Quella mattina, mentre
Lavanda e Calì appendevano il cartellone in cui erano annotate le coppie per il
Ballo, i due Corvonero attendevano su una panchina, in corridoio. Marcus Belby
stava sdraiato con la nuca appoggiata alla coscia di Anthony ed ostentava
un’espressione avvilita. Goldestein aveva la vaga impressione di sapere il
motivo per cui suo cugino sembrava volersi tagliare le vene da un momento
all’altro…
-Non le è piaciuto il
tatuaggio?- tentò dolcemente Anthony.
Belby fece una smorfia
melodrammatica: –A Heaven non piace mai nulla, per la
precisione.-
-Neppure il tuo tatuaggio.-
puntualizzò l’altro.
L’angoscia di Belby
raggiunse un livello tale da fargli tremare la mascella. C’era un motivo preciso
se aveva scelto proprio quella frase, tra l’altro molto invitante, da farsi
tatuare sul braccio e non una qualsiasi. Non aveva di certo impiegato tutta
l’estate a spulciare dei CD (lui non sapeva neanche cosa fossero i CD!) per
trovare la frase perfetta da dedicare ad Heaven; si era limitato a registrare
mentalmente che la sua adorata andava sempre in giro canticchiando “Knockin' on
Heaven's Door”, precisamente la versione dei Guns n Roses. Marcus era rimasto
sbalordito per la magnificenza di quella frase e, quando aveva mostrato ad
Heaven il modo in cui aveva prodigato le ore passate ad ascoltarla cantare i
Guns n Roses, lei aveva replicato semplicemente: -No, Belby, la canzone è di Bob
Dylan. Possibile che tu non sappia niente?-
Dire che Marcus era uscito
sconvolto dalla serata sarebbe dir poco…
-Almeno ha sgranato gli
occhi per lo stupore.- constatò seriamente Marcus.
-Giusto, questo sì che è un
successo…-
Prima che Belby potesse
imprecare in pieno viso ad Anthony, la Brown annunciò che era giunto il momento
di dare un’occhiata alle coppie, scatenando così il panico tra gli studenti
posizionati lì attorno, in attesa. Goldestein si alzò di scatto dal proprio
posto, facendo sbattere così la testa al povero Marcus sulla
panchina.
-Ahia!-
-Alzati, sfaticato.- lo
riprese l’altro, notando però che Marcus aveva piantato il broncio e si ostinava
a non muoversi –Non sei curioso di sapere con chi dovrà ballare Heaven?- sibilò
allora in tono canzonatorio.
In due secondi, Marcus era
già in prima fila per controllare il cartellone.
-Ernie Macmillan…- lesse Belby accanto al nome di Heaven –Chi
ha della stricnina da versare nella tazza di un Tassorosso?- domandò poi
voltandosi per dare un’occhiata attorno a
sé.
Mentre Zabini, appena arrivato ed ancora assonnato,
borbottava mestamente: -Te la presto io, Marcus-, Anthony strattonò per il
braccio il cugino ed attirò la sua
attenzione.
-La
stricnina credo proprio che servirà anche a te!- commentò il Caposcuola di
Corvonero, sghignazzando di fronte allo sguardo allibito di Belby –Guarda con
quale vipera sei capitato: Pansy Parkinson!-
-Taci, Goldestein.- berciò la diretta interessata,
affiancandosi con Daphne ai due Corvonero -La disgrazia è capitata me, non certo
al tuo cuginetto.-
Marcus era già pronto a replicare, tenendo addirittura il
dito puntato verso l’alto, come se stesse parlando con qualche conoscenza
proveniente dritta dal Signore, quando Daphne propruppe in un urlo
improvviso.
-Non è possibile!- strillò, sbigottita –No, non può
essere! Io…io con Paciock?-
-Altra stricnina, Blaise.- mormorò Marcus, leggermente
intimorito dall’atteggiamento isterico di
Daphne.
Ma
Zabini non lo ascoltava più: aveva appena letto di essere capitato in ballo con
Charlize McNeevel, e ciò non sembrava andargli molto a
genio.
-Di
certo riusciremo a rimodernare il look di quella Corvonero prima del Ballo, oui oui.- cercò di consolarlo Cecilia,
fedelmente appoggiata sulla sua spalla.
In quel momento, arrivò
anche Hermione Granger. Con lei c’era Harry Potter, ma la Grifondoro non
sembrava prestare molta attenzione a ciò che l’amico le stava raccontando:
piuttosto sembrava essere completamente presa dal cartellone che le stava ormai
a solo un metro di distanza. Hermione si fermò: aveva una brutta sensazione.
Ritrovandosi praticamente sotto al cartellone, ebbe
l’impulso di abbassare lo sguardo: non
voleva sapere.
Era mai successo che lei, la so-tutto-io di Grifondoro,
si rifiutasse di sapere, di conoscere tutto? No, mai.
Ma in quel momento avrebbe preferito di gran lunga farsi
gli scalini due a due fino al proprio Dormitorio e rimanere tutto il giorno a
letto, isolata dal mondo e dal
futuro che l’aspettava, piuttosto che sapere con chi era capitata in coppia. Anche perchè lei aveva già una vaga
impressione di sapere la risposta…
Fear, and panic in the air
I want to be free
From
desolation and despair
And I feel like everything I saw
Is being swept
away
When I refuse to let you go
(Map of the problematique,
Muse)
Agitata, alzò lentamente lo
sguardo.
Un gemito le morì in gola
appena trovò il suo nome. Era scritto lì, accompagnato da un nome maledetto. Lo
sapeva, lo sapeva che sarebbe
capitata con quell’essere insopportabile!
Draco Malfoy - Hermione
Granger.
Un sorriso acido le piegò
gli angoli della bocca.
Si diede della stupida
quando si accorse che stava ghignando di fronte a quella notizia, ma la sua
natura da Grifondoro le impediva di non mostrarsi orgogliosa per aver avuto,
come sempre, un ottimo intuito.
Hermione osservò
silenziosamente il proprio nome e quello del suo compagno di coppia, cercando di
valutare meglio la situazione. Doveva ammettere che si era preparata ad una
simile eventualità, ma sinceramente non sapeva cosa aspettarsi da
Malfoy.
Ogni volta che cercava di
immaginare la reazione che il ragazzo avrebbe potuto avere, i ricordi del Pozzo
del Fato cominciavano a vorticarle in testa senza sosta, annebbiandole la
ragione.
Con le labbra strette in
quello che non era più un ghigno, ma un’espressione rigida e spartana, Hermione
si sistemò in spalla la propria borsa e si voltò con l’intenzione di raggiungere
i compagni in Sala Grande.
Prima che potesse
rendersene conto, però, il suo sguardo austero andò ad incontrarsi con il suo, algido e sprezzante. Si fermò,
incapace di reagire a quella situazione e completamente inibita dai sensi di
confusione e di rabbia.
Draco Malfoy la osservava
silenziosamente, appoggiato ad una delle numerose colonne che si susseguivano
nel corridoio, stando con le braccia incrociate davanti al petto e rivolgendo ad
Hermione un sorriso malevolo.
Una morsa allo stomaco
convinse la Granger ad andarsene.
Passo dopo passo, se ne andò e, mentre camminava fingendo una certa
tranquillità, sentì lo sguardo di Draco ancora addosso a
sé.
Svoltando l’angolo,
Hermione poté giurare di sentire una sommessa risata levarsi dal punto in cui
Draco la osservava con la sua solita espressione
denigrante.
°°°°
La prima giornata di
lezione era solita rivelarsi sempre una delle peggiori ad
Hogwarts.
Infatti, passare da due
mesi di dolce far nulla ad una prima lezione di ammonimento su M.A.G.O. ed esami
vari, era a dir poco traumatizzante per la maggior parte degli studenti, che
alla fine della giornata si ritrovavano in uno stato comatoso da cui niente
riusciva a farli uscire.
Nonostante tutto, quando di
sera Hermione varcò la soglia della Sala Grande per unirsi alla cena collettiva,
trovò che una strana vitalità serpeggiava per ognuna delle quattro
tavole.
La ragazza avvistò subito
Harry che la chiamava e si diresse verso lui e Ron.
-Ciao ragazzi.- esordì
tranquillamente la mora, ricevendo in risposta una dolce pacca da parte di Harry
e un cenno di saluto da un Ronald Weasley con il viso completamente affogato nel
piatto.
-Per amor del cielo, Ronald
non potresti contenerti?- aggiunse Hermione con un certo cipiglio
disgustato.
-No.- rise Harry -Avresti
dovuto vedere cosa ha combinato quest’estate alla Tana: Molly ha quasi sclerato
nel dovergli preparare sempre da mangiare.-
-Immagino…- rispose
Hermione con un sospiro rassegnato.
-Affiamo fisto con chi sei gabitata ber il Ballo…- mugugnò Ron, infilandosi
tranquillamente mezza spanna di pane in bocca.
-Ma non parlare a bocca
piena! Non solo è disgustoso, ma anche non si capisce nulla!-
Il rosso, con aria offesa,
mandò giù il boccone e tracannò il tutto con un sorso di succo di
zucca.
-Abbiamo visto con che sei
capitata per il Ballo.- ripeté, indicando alle proprie spalle il tavolo delle
Serpi.
-Tra l’altro sarebbe
difficile non saperlo, dato che tutta la scuola parla soltanto di voi.- concluse
Harry con finta tranquillità.
-Davvero?- blaterò
esterrefatta Hermione che, ad una prima impressione, sembrava essere l’unica a
non sapere nulla del fatto che tutta la scuola chiacchierasse di lei e Malfoy.
Ron annuì e tornò ad
abbuffarsi placidamente.
-E voi con chi siete
capitati?- mormorò Hermione, ricordandosi improvvisamente che, quella mattina,
non aveva aspettato Harry dopo aver visto il
cartellone.
Ma Potter non sembrò badare
a questo dettaglio ed alzò le spalle con fare
indifferente.
-Io non mi posso lamentare,
sono capitato con Susan Bones. Se ne sta sempre zitta ed è tranquilla, quindi
cosa posso desiderare di meglio?- fece sapere Harry, ridendo allegramente ed
osservando di sbieco Ron che ricambiava lo sguardo con fare
cagnesco.
-E
Ron?-
Un ringhio sommesso arrivò
da parte del rosso non appena Hermione ebbe posto la
domanda.
-Oh lui…- Harry tentò di
soffocare una risata -Lui è capitato con la Patil, con Padma
Patil-
Anche Hermione dovette
trattenersi a forza per non scoppiare a ridere di fronte al viso corrucciato che
Ron stava mostrando in quel momento.
La Grifondoro non aveva di
certo dimenticato il fiasco totale che c’era stato tra Ron e Padma durante il
Ballo del Ceppo, e quindi cercare di immaginarseli di nuovo insieme era davvero
esilarante.
-Oh, piantatela voi due!-
ringhiò Weasley -Mentre voi ve ne state a sganasciarvi dalle risate, a me viene
quasi da piangere all’idea della strigliata che mi farà quella là in memoria del Ballo del
Ceppo!-
Osservando ancora il tavolo
posto nell’altra ala della Sala, Ron ghignò divertito alla vista della
Greengrass che ribolliva di rabbia e di Zabini che confabulava concitatamente
con la propria puffola pigmea.
-C’è pur sempre chi sta
peggio di me.- gorgogliò Weasley.
Un ghigno dispettoso da
parte di Harry fece intendere che anch’egli se la spassava alle spalle di Zabini
e della Greengrass.
-Povero Neville…- si lasciò
sfuggire Hermione -E Lavanda con chi è capitata?- aggiunse
poi.
-Con Goyle.- rispose
frettolosamente Harry.
La Grifondoro si voltò con
la bocca spalancata per lo stupore.
-Con Goyle?- ripeté con
voce stridula.
-Già.- s’intromise Ron,
leggermente nervoso -E ora è talmente sconvolta che ha preferito rimanere nel
dormitorio insieme a Calì: probabilmente si staranno disperando per la loro
cattiva sorte.-
-Perché, Calì con chi è
capitata?-
-Con Zacharias
Smith.-
Hermione proruppe in una
cristallina risata.
-E ditemi, l’altro colosso
di Serpeverde con chi è stato sorteggiato?- si
incuriosì.
-Tiger? Bah, mi sembra con
Penelope Morrison.- disse Harry, osservando la suddetta biondina di Tassorosso
che in quel momento stava leggendo una rivista di alta moda con cipiglio
scontroso e tremendamente asociale.
-Se ne vedranno delle
belle, in poche parole.- commentò Hermione.
-A partire da te e Malfoy.-
suppose Ron, aggiudicandosi così sia il broncio di Hermione che quello di
Harry.
Spazio Autrice:
Ringrazio davvero di cuore tutti-tutti-tutti, sia i
vecchi che i nuovi lettori, e in particolare la fantastica Domi, e mi scuso per
non riuscire a ringraziare uno ad uno chi ha commentato, ma davvero non ho
tempo. :) Sarà per la prossima volta. ^__^