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Autore: oOLeylaOo    09/02/2009    1 recensioni
Grace Brine è un adolcescente molto particolare, prima di tutto perchè non è affatto un adolescente, poi perchè ha il piccolo difetto di diventare una sirena se finisce in acqua.
Genere: Romantico, Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lo so, è trascorsa una discreta quantità di tempo, ma tentando disperatamente di dare gli esami (che non vanno troppo bene) il tempo per scrivere si era ridotto, così ora vi lascio questo capitolo (che spero vada meglio dei miei esami) come annesse le mie scuse per il ritardo. Saluti a tutti e buona lettura (<-persona in crollo da stress)

 

Capitolo 35
- missing link-

Non stava piovendo o per meglio dire quella che scendeva dal cielo non era pioggia normale. La sentivo, rintanata nel letto, tra le braccia di Hanry … sentivo che si stava avvinando con passi leggeri, che la fine di questa storia stava arrivando e mi chiedevo per chi sarebbe stata una vera fine. Aprii lentamente gli occhi mentre le labbra di Hanry mi sfioravano il petto, dove batteva il mio cuore. Avevamo fatto l’amore… oddio! Suonava così strano, non avevo mai pensato che avrei provato per qualcuno quello che provavo per lui. Sentivo ancora dentro di me un emozione così forte da spezza il fiato e travolgerti come un onda.
Hanry alzò gli occhi a incrociare i miei in uno sguardo malizioso, sorrisi mentre si allungava a baciarmi sulle labbra. La sua pelle era lievemente fredda, ma non mi dava fastidio, al contrario, era piacevole a contatto diretto con la mia. Le sue mani scesero a ricalcarle forme del mio corpo con attenzione e delicatezza, ansimai sulle sue labbra mentre sentivo il mio corpo andare a fuco nei punti in cui mi aveva toccato. Il pensiero di quello che era successo mi fece arrossire.
-Hanry…-farfugliai con il fiato corto, mentre lui tracciava una scia di baci lungo il mio collo.
-Ti voglio ancora.- bisbigliò contro la mia pelle, il mio cuore raddoppiò i battiti. Lo sentii ridacchiare contro la mia pelle -Il tuo cuore ha accelerato, batte veloce come le ali di un colibrì.-
-Po.. potresti evitare di prendermi …-mi bloccai quando mi delicatamente la base del collo.
-Di prenderti?- domandò con finta non curanza, passando la lingua sopra la parte offesa.
Deglutii tentando di riprendermi. -In … in giro.- farfugliai, e la mia voce suonò interrogativa.
Lo sentii ridere divertito, il suono della sua voce accompagnava l’incessante ticchettio delle gocce. Un fulmine attraversò il cielo mentre un tuono lacerava il silenzio. Sussultai: quel temporale non era normale, riuscivo a cogliere la sua natura calcolata e piegata a uno scopo. Mi voltai di colpo sfuggendo a Hanry e mi misi a fissare fuori della finestra con aria preoccupata, recuperando il controllo di me che avevo perso.
-Sta arrivando- bisbigliai preoccupata, percepivo che Lucy si stava avvicinando, come le nubi cariche di pioggia portate dal vento.
Le braccia di Hanry mi avvolsero con dolcezza -Vedrai che finirà bene.- bisbigliò vicino al mio orecchio.
-Dipende da quello che intendi per “bene”.- risposi pacatamente.
-Intendo che staremo sempre insieme.- rispose baciandomi il collo.
Sorrisi mio malgrado, sapendo che in qualche modo quello che avremmo affrontato sarebbe stato una sorta di resa dei conti: da un parte sentivo il desiderio di non fare del male a Lucy, dall’altra il mio bisogno, quasi fisico, di proteggere Hanry da lei. Era come avere il cuore spaccato in due, se qualcuno avesse legato due lacci intorno al mio corpo e ora lo stesse tirando in due direzioni opposte avrei provato la stessa cosa, lo stesso dolore.
Mi misi a giocare con una ciocca di capelli, pensierosa, continuando a fissare fuori dalla finestra, un lampo lontano lampeggiò nel cielo così veloce che quasi pensai di essermelo immaginato. Sospirai e mi voltai verso Hanry fissandolo stanca e preoccupata, lui mi sorrise abbracciandomi, mi strinse forte bisbigliandomi parole di consolazione. Chiusi gli occhi ascoltando la sua voce, la testa appoggiata alla sua spalla e lentamente l’oscurità scese su di me.

Quando riaprii gli occhi la luce nella stanza era accesa, Hanry mi stava accarezzando una guancia.
-Buon giorno piccola.- bisbigliò teneramente, chinandosi a baciarmi. -Mi spiace averti svegliata, ma tua sorella dice che dobbiamo muoverci.- spiegò poi guardandomi negli occhi.
Mi tirai a sedere, trascina domi dietro il lenzuolo per coprirmi, e mi guardai intorno: fuori dalla finestra il cielo era scurissimo.
-Dove sono i miei vestiti?- domandai ancora insonnolita, l’orologio sulla parete segnava le quattro e ventidue, se di mattina o di pomeriggio non avrei saputo dirlo.
Hanry mi porse un sacchetto di carta e quando lo presi si alzò dal letto -Vado a prepararti qualcosa da mangiare, fai con comodo- cisse sfiorandomi la fronte ocn le labbra, uscì dalla stanza velocemente mentre io vuotavo il contenuto della busta sul letto: jeans, maglietta verde a righe bianche, calzini e … oddio! Intimo di pizzo? Qualcuno mi dica che non l’ha scelto Hanry! Vi prego! Vi prego! Vi prego!
Sgusciai in bagno il più velocemente possibile, mi sentivo a disagio ad andare in giro senza vestiti, e mi fiondai sotto la doccia. Ci stetti poco, Crystal era sempre stata un tipo impaziente, e quando uscii mi asciugai velocemente prima di vestirmi. Andai nella stanza a mettermi le scarpe e presi una giacchetta di jeans prima di aprire la porta e scendere al pianterreno. Una volta nell’atrio mi diressi in cucina, o per meglio dire verso il luogo da cui arrivava un delizioso odore di caffè, attraversai una grande sala con un tavolo di legno immenso che la arrivava da un lato all’altro della stanza e entrai in un corridoio stretto che dava su una stanza dove c’era la cucina.
La cucina era un ampia stanza rettangolare, con un tavolo piccolo, un enorme acquaio, tre forni, una cella frigorifero e un frigorifero più piccolo, un'altra porta aperta dava su uno spazio ristretto stipato di cibo che pensai essere la dispensa. Hanry era ai fornelli e girava qualcosa sulla padella, dall’odore sembrava essere… oh, no!
-Ti prego, dimmi che non è pesce!- esordii con tono inorridito.
Hanry si voltò a guardami, i capelli biondi si scostarono dagli occhi nel movimento, le sue pupille erano nuovamente azzurro metallizzato, mi fissò intensamente.
-Ho pensato che potessi avere fame…- spiegò, girando sulla padella il cadavere di un povere pesce che era stato scuoiato.
-No, preferirei digiunare!- dissi con orrore scuotendo la testa.
Crystal era seduta su una sedia a un angolo del bancone sul quale erano state posate delle verdure, e mangiava una mela guardando altrove, anche a lei dava fastidio la vista del pesce cotto. Mi misi a sedere accanto a lei, che mi rivolse un occhiata disgustata e poi tornò a fissare fuori dalla finestra.
-Che cos’ha il pesce che non va?- domandò lui sorpreso, senza capire.
Sospirai e mi venne la nausea. -Passami il caffè!- ordinai, sperando che il suo aroma intenso mi distraesse.
Hanry afferrò una caffettiera e mi versò il caffè in una tazzina.
-Ci vuoi il latte?- domandò dandomi le spalle e allungando una mano per aprire lo sportello dello scaffale sopra la sua testa, nel quale era riposto lo zucchero.
-Si, grazie.- risposi, alzandomi per aprire la finestra: se la pioggia entrava pace.
-Non funziona.- mi fermò Crystal prima che la raggiungessi -Ci ho già provato io.- spiegò lanciando un occhiata circospetta alla padella sul fuoco e tappandosi il naso con il pollice e l’indice.
-Che cos’ha il mio pesce che non va?- domandò ancora, imbronciato, posando il caffè sul bancone, davanti alla mia sedia.
Incrociai lo sguardo di Crystal ed entrambe alzammo gli occhi al cielo, poi tornai a sedermi e afferrai la tazza di caffè bevendola piano sotto lo sguardo attento di Hanry.
-Mi rispondi?- riprese quando posai la tazza.
Incrociai i suoi occhi azzurri e sorrisi mestamente. -È pesce. Io sono una sirena, sono anche un po’ un pesce.- spiegai.
-Come reagiresti se qualcuno ti servisse una … coscia di vampiro arrosto?- domandò sdegnosamente e sarcasticamente Crystal, guadagnandosi un occhiata disgustata. -Appunto.- si limitò a dire.
Hanry si voltò a guardare la padella -Mi toccherà buttarlo.- disse avvicinandosi lentamente e afferrando il manico della attrezzo da cucina, per poi far cadere il contenuto dentro la spazzatura. -Che cosa ti va di mangiare? - domandò voltandosi nuovamente.
Ci pensai su. -Panckake.- sentenziai.
Hanry si diresse verso la dispensa e guardò all’interno. -Riprova.- disse a voce alta.
Ci pensai su di nuovo, senza sapere esattamente cosa mi andava: volevo qualcosa di buono, di dolce, di pesante. -Che ore sono?- domandai improvvisamente.
-Le cinque e trenta di pomeriggio.- mi informò Crystal guardando la parete alla mia sinistra, dove era appeso un orologio.
Sgranai gli occhi -Così tardi?- domandai scioccata.
Lei si limitò a fare un cenno d’assenso.
-Pasta ai funghi.-
-Non ci sono funghi.- la voce di Hanry mi arrivò attutita, apparve di nuovo davanti alla porta.
-Hamburger con patatine.- riprovai.
-Mancano il pane e le patate.- disse ironico. -Non hai proprio fortuna.-
Sospirai. -Cosa c’è allora?-
Lui rientrò nella dispensa, poi uscì di nuovo. -Marmellata, pane di segale, prosciutto, miele, formaggio, pancetta, uova, cereali, acqua, cioccolato in polvere, panna, coca cola, succhi di frutta, frutta sciroppata, frutta normale e, non ridere e non fare battute per favore, dell’aglio.-
Risi e anche Cystal ridacchiò piano, voltandosi dall’altra parte per non farsi vedere, quando i nostri sguardi si incrociarono ci scambiammo un occhiata complice, da sorelle.
-Dov’è Leslie?- domandai quando smisi di ridere, guardandomi in torno.
Cystal sorrise -Non ce la faceva a restare qui, è andata in acqua- spiegò.
-Allora, cosa vuoi mangiare?- domandò Hanry con le mani sui fianchi, fissandomi impaziente.
Scrollai le spalle -Pane tostato e uova, non dovrebbero esserci problemi di mancanza di materiale, stavolta.-
Hanry scomparve di nuovo nella dispensa e riapparve pochi istanti dopo con tutto l’occorrente, in silenzio si mise a cucinare tranquillamente e quando tutto fu pronto e finalmente assaltai il piatto dovetti ammettere che Hanry era davvero un bravissimo cuoco.
Intanto Crystal andava avanti e indietro per la stanza, palesemente preoccupata perché Leslie non era ancora rientrata, si rifiutava di uscire a cercarla perché sapeva che se Lucy ci avesse trovato, non avrebbe fatto del male a Les, ma non si sarebbe fatta grossi problemi con Hanry e forse neanche con me. Al decimo giro della stanza Hanry smise di guardarmi e afferrò Crystal per un braccio.
-Siediti per favori.- disse infastidito.
Crystal si divincolò dalla stretta e mentre io bevevo un sorso d’acqua si mise a sedere sbuffando.
-Forse è solo curiosa, non tornava in superficie da tanto.- azzardai, mentre lei scrutava fuori dalla finestra con aria preoccupata.
Crystal scosse la testa, i capelli chiari e liscissimi le finirono sul volto. -È via da troppo tempo.-
Guardai l’orologio che segnava le cinque e cinquanta. -A che ora è uscita?- domandai, sgranocchiando l’ultimo pezzo di pancetta.
-Alle cinque.- rispose, tamburellando impaziente con la punta delle dita sul bancone.
-Ma è quasi un ora! È meglio uscire a cercarla!- esclamai preoccupata, scattando in piedi.
-Andiamo a cercarla?- domandò Hanry, mentre asciugava la pentola. -Ho quasi finito.-
-Sei un ottima casalinga.- commentai in un bisbigliò, Crystal ridacchiò e Hanry si voltò a fulminarmi con lo sguardo.
-Come prego?- disse togliendosi i guanti, inarcò un sopracciglio con uno sguardo di sfida.
Sorrisi dispettosa. -Scusa, mi è scappato.-
Hanry si avvicinò a me lentamente, con passo sinuoso, mentre i suoi occhi erano incatenati ai miei e mi impedivano di fuggire, il suo sorriso mi ricordava quello di un cacciatore che fissava la preda. Sentii a malapena Cystal dire che usciva mentre Hanry mi attirava a se circondandomi la vita con un braccio, abbassò la testa a sfiorare le labbra con le mie e io chiusi gli occhi persa. Interruppe il bacio e a un centimetro delle mie labbra bisbigliò -Ti sembro una casalinga ora?- prima di tornare a baciarmi.
Il fragore del tuono mi riportò alla realtà di colpo, mi separai da Hanry con un balzo spaventata: stava succedendo qualcosa, lo sentivo.
Hanry mi prese la mano con gentilezza. -Che c’è?- domandò.
Incrociai il suo sguardo, poi fissai nuovamente la finestra, fuori pioveva copiosamente. -Questa pioggia non è normale.-
-Siamo in Inghilterra, la pioggia è più che normale.- rispose sconcertato.
Sorrisi senza girarmi a guardarlo. -Intendevo dire che non è naturale, è provocata da qualcuno.- mi voltai di nuovo a incrociare i suoi occhi -Credo sia meglio raggiungere Crystal e Leslie.-
Hanry strinse più forte la mia mano e quando mi voltai a guardarlo incontrai il suo sguardo che era preoccupato. Feci un cenno verso la porta e ci avviammo insieme in silenzio. Uscimmo sotto la pioggia battente, senza ombrelli ne cappotti e quando alzai la faccia al cielo le gocce di pioggia mi accarezzarono il viso.
Hanry mi prese in braccio saltando sopra il bancone al secondo piano mentre una scia dorata creava una fenditura nella parete, il tutto avvenne così velocemente che quasi non me ne accorsi.
-Cavolo!- bisbigliai mentre Hanry mi stringeva ancora di più a se.
Hypnos aveva i lunghi capelli argentei attaccati al corpo per via dell’acqua e ci fissava con sguardo vuoto, il volto sempre dolce nascosto parzialmente dai capelli.
-Perché sei qui?- gridai per farmi sentire sopra la pioggia. -Insomma!- feci seccata -Mi sembra di essere uno di quei libri da quattro soldi dove tutti vogliono che i protagonisti si lascino! È assurdo!-
-Noi vogliamo solo i vampiri.- disse la voce imperiosa di Thanatos , era dietro di me, quando mi voltai vidi che era accucciato sul tetto: mi sembrava davvero di essere il personaggio di un libro. -Togliti di mezzo sirena.-
Mi voltai a guardare Hanry -Mettimi a terra.- bisbigliai, certa che mi avrebbe sentito.
Lui mi lanciò un occhiata preoccupata, ma fece come avevo chiesto, senza però permettermi di allontanarmi. Appoggiai la schiena al petto di Hanry e fissai Thanatos.
-Andatevene!- ordinai -Se ci farete del male Nettuno non vi perdonerà. In questa faccenda voi non c’entrate, perciò andatevene … subito.-
-Nettuno non ha autorità su di noi.- ribatté rabbiosamente lui.
Un rumore di passi attirò la mia attenzione e io mi allontani per sporgermi dal balcone: Crystal era tornata insieme a Leslie, stavano entrambe bene anche se erano zuppe. Mi voltai nuovamente verso Thanatos. -Ma Ade si e Nettuno non lascerà correre. Lo scoppio di una guerra tra il regno dell’oltretomba e quello del mare non è auspicabile, se tuttavia volete andare avanti nell’inseguirci sarà inevitabile.-
-Nettuno non approva i vampiri, Ade si è affidato a lui per eliminarli e lui ha accettato, non può tirsi indietro quando gli conviene.- replicò con calma Hypnos.
-Ma Nettuno sa bene che le circostanze sono imprevedibili.- replicò calma Crystal -Perciò ha posto una condizione, e cioè che nessuno della sue sirene venisse uccisa, è un punto sostanziale. Se voi uccidete quel vampiro, ucciderete anche la sirena che si è legata a lui. È una violazione del patto.-
-Quello era stato stabilito nel caso una sirena fosse rapita. Non mi sembra che tua sorella sia stata sequestrata, a meno che non abbia sviluppato la sindrome di stoccolma.- rispose Thanatos.
-Se anche fosse non cambierebbe niente, non si può uccidere chi è oggetto d’amore di una sirene perché si ucciderebbe la sirena stessa.- ribadì Crystal.
Thanatos aprì bocca per ribattere, ma io lo bloccai -Facciamola più semplice: ho chiesto a Nettuno se ci avrebbe aiutato e lui ha detto di si. Qui siamo anche vicini al mare. Quindi se non volete che vi faccia il culo toglietevi di torno!- un brillante ritorno del mio carattere giovanile, ormai non ero più tanto aggressiva.
L’arma nelle mani di Hypnos scomparve e lei sospirò. -D’accordo.- bisbigliò semplicemente.
-Cosa?- chiese sorpreso Thanatos, lanciandomi un occhiata seccata. Scivolò giù dal balcone e atterrò con una certa eleganza sulla balaustra bianca del terrazzo.
-Non possiamo metterci contro Nettuno. Non essere irragionevole, ti prego.- tentò di calmarlo la sorella.
Lui mi fulminò con un occhiata e imprecando scese per raggiungerla; Crystal gli rivolse un sorriso divertito -Su, non prendertela ragazzone!- lo prese in giro.
Thanatos scattò con una velocità impressionante, attaccandola, e altrettanto velocemente Crystal parò il colpo con la spada, spostando indietro il piede destro per bilanciarsi meglio. Alzai gli occhi al cielo, a Crystal piaceva combattere ma era raro che provocasse qualcuno e prendere in giro Thanatos era come invitarlo allo scontro. Un fulmine lacerò il cielo e per un attimo fummo avvolti da una luce accecante, quando mi voltai trovai a fissarmi, in bilico sul tetto con sguardo gelido , Lucy.
È strano come i sentimenti trasformano i lineamenti delle persone, mentre fissavo il volto di quella che era stata mia sorella provai paura per quell’odio che me la faceva apparire come un mostro non più come la persona che avevo amato. Le sue pupille erano totalmente blu, senza più nemmeno un po’ di bianco, un blu che invadeva tutto l’occhio mentre la pelle bianca e delicata adesso appariva bagnata e traslucida, sopra le vene azzurre che spiccavano il contrasto. I capelli erano sciolti e disordinati, bianchi come la spuma del mare, le scivolavano addosso come se non assorbissero l’acqua; a tratti sembravano trasparenti.
-Lucy.- quasi non mi sembrava lei.
Lei distolse lo sguardo fissandolo in basso, guardò Thanatos e Hypnos e poi scosse la testa; allungò una mano e improvvisamente in una scia d’acqua si materializzò la sua arma. -Devo fare tutto da sola a quanto pare.- disse con voce melodiosa, come un canto, trasparente, come una sirena che tesse un incantesimo. Lucy era satura di potere, aveva ecceduto così tanto che ormai in lei era rimasto solo quello: potere. Sì vedeva dallo sguardo, dalla sua pelle, dai suoi movimenti incredibilmente aggraziati, troppo aggraziati; si sentiva dalla sua voce da sirena.
Hanry mi strinse forte un braccio con la mano, quando mi voltai a guardarlo vidi che fissava Lucy come se cercasse di resistere a qualcosa, una cosa che lo attirava e lo spaventava al tempo stesso: il canto di una sirena incanta chiunque lo sente e la voce di Lucy era come un canto.
Mi liberai della presa di Hanry e saltai fino alla grondai del tetto, la afferrai e mi dondolai per darmi lo slancio, quando la lasciai feci un salto arrotato all’indietro e finii sul tetto, afferrai le tegole umide per ritrovare l’equilibrio e non scivolare. Lucy mi guardava dall’altro, aliena e indifferente. Scossi la testa senza sapere bene che fare.
-Lucy.- chiamai incerta.
-Vuoi parlare?- disse con tono melodioso che suonava sarcastico. -Come se servisse … come una folle…-
-Se non c’è soluzione, se la violenza è l’unico modo per risolvere le cose…- disse con calma, cercando di non pensare che stavo per dare battaglia a Lucy. Fino a quel momento ero sempre fuggita, portando gli altri con me ero fuggita da qualunque confronto ma… non si può fuggire per sempre.
-Mi stai minacciando?- domandò inclinando la testa, i capelli lunghi le scivolarono dalle spalle come acqua che scivola su qualcosa di impermeabile, e sorrise come se anche solo quell’idea fosse ridicola e lo era, ma…
-Qualunque legame c’era tra noi ormai è perduto, perciò Lucy, stavolta non scapperò, non eviterò di vedere e non rinuncerò a proteggere Hanry o allo scontro con te.- mentre parlavo nelle mie mani apparvero gli ice balde, era il momento di dare battaglia.

 

  
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