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Autore: Queen_e_Lune    18/09/2015    2 recensioni
Nella città di Vancouver due persone s'incontrano, un po' per scelta, un po' per obbligo, un po' per caso.
In questa storia si racconta di quando questo incontro sarà scelta, quando obbligo e quando... un caso.
Perchè si sa, nella vita nulla è come sembra.
Nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma.
La storia è scritta a 4 mani, da The Queen of Darkness e Lunedi74. Esperimenti in corso d'opera, per restare in tema col titolo.
Enjoy the reading!
Genere: Azione, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Iris
Cap. 1 – IRIS di Vincent Van Gogh, 1890


British Columbia(2) - Vancouver, sabato sera


Erano passate le venti e Dominic non aveva ancora lasciato l'ufficio.
La personale di quel pittore francese semisconosciuto gli stava dando più grattacapi e complicazioni che se avesse organizzato la mostra Iris e Rose di Van Gogh al Metropolitan di New York(3).

Non fosse stato che, un mese prima, quello che a lui sembrava solo un imbrattatele aveva piazzato un suo quadro nella casa di vacanza dell'attuale amante del Ministro della Cultura sudafricano(4), non sarebbe stato incastrato dal direttivo della Fondazione della Galleria Blanchard in quell’assurda situazione.

Quel Ministro, in particolare, cambiava amante alla stessa velocità con cui lui cambiava i boxer e Nick si augurò che la prossima prediletta avesse già provveduto ad arredare e decorare tutte le sue proprietà, altrimenti avrebbe seriamente valutato la possibilità di trasferirsi in Australia a fare il curatore di mostre su canguri in calore e surfisti in lotta con gli squali(5).

Sbuffando, chiuse finalmente il portatile, dopo aver controllato per l'ennesima volta che l'ordine per l'allestimento floreale richiesto da Monsieur La Fleur -l'imbrattatele-, fosse completo.
Si tolse gli occhiali, posandoli accanto al notebook e si pizzicò la radice del naso nel tentativo di recuperare il minimo di concentrazione necessario per terminare il programma di lavoro per il lunedì successivo.

Doveva ancora contattare il servizio di sorveglianza per gli ultimi accordi, ma un'occhiata all'orologio che aveva al polso lo fece desistere. Alle venti e trenta di un sabato sera nessuno sano di mente avrebbe risposto alla sua telefonata.
Per quella giornata, dunque, non avrebbe combinato più nulla.

Si alzò dalla scrivania per approfittare del suo ben rifornito angolo bar, l’unico vezzo che si era concesso di aggiungere nell’ufficio, altrimenti molto spartano, ereditato dal suo predecessore, il vecchio Miller, e si versò una generosa dose di Porto Tawny(6).

Sam Miller era il suo unico rimpianto.
Dopo aver conseguito il Bachelor’s Honours(7) a Vancouver, Dominic si era trasferito in Italia, patria dell’arte, oltre che dei nonni materni, per conseguire il master in Comunicazione e Didattica dell’Arte, seguendo corsi di specializzazione presso le più quotate sedi universitarie italiane(8).

Sam era malato da tempo, ma non gli aveva detto nulla poiché temeva che Dominic mollasse tutto per tornare in Canada e restargli accanto. Era morto poco prima di vedere il suo pupillo tornare a casa con una preparazione di tutto rispetto, che gli aveva consentito di subentrare alla Blanchard nello stesso ruolo del suo mentore.
Era morto da solo e lui non aveva potuto dirgli addio come avrebbe voluto.

Doveva molto al vecchio Miller.
La sua passione per il Porto invecchiato, anzitutto. Lo stesso che stava bevendo in quel momento, degno compare dopo una giornata pesante come quella appena passata.

Dominic l’aveva incontrato a tredici anni, appena trasferitosi con i genitori dall’Inghilterra.
Suo padre era un diplomatico ed in pochi anni Nick aveva cambiato nazione ben quattro volte.
Si era ritrovato, suo malgrado, in un paese sconosciuto, senza amici, in una nuova scuola in cui lui era additato come “lo straniero”, spesso detto in tono dispregiativo, dovuto anche alle sue origini italiane.
[Come se i parenti facessero la differenza…]

Sam era il loro vicino di casa, un tipo a prima vista un po’ scorbutico e solitario, senza moglie né figli.
Passare da lui per un saluto, al rientro da scuola, oppure lavorare part time alla Galleria durante l’estate, aveva permesso ad entrambi di conoscersi e, soprattutto, rispettarsi.

A Miller piaceva la compagnia del ragazzo, lo faceva sentire giovane ed inoltre lo aiutava nelle incombenze più faticose.
Per Dominic era il modo più semplice per avere qualche dollaro da spendere senza dover chiedere ai suoi. Un modo onesto di essere economicamente indipendente.

Vancouver avrebbe dovuto essere la destinazione ultima per la famiglia Stevens, tuttavia a diciassette anni, quando ormai il ragazzo si era definitivamente ambientato, a suo padre venne comunicato un nuovo trasferimento e la notizia creò un attrito profondo tra Nick ed i genitori.
Essendo prossimo all’ingresso nella facoltà universitaria, dopo varie liti e discussioni, Dominic si era trasferito da Sam, rifiutandosi categoricamente di seguire il resto della famiglia nell’ennesimo trasloco.

Ormai vicino alla tanto sospirata pensione, Miller aveva accolto il nuovo inquilino come il nipote che non aveva mai avuto. Sua moglie era morta molto giovane, in un incidente stradale, prima che potesse dargli un figlio, e lui aveva scelto di non risposarsi.

Ah, il vero amore… Vedrai Nick, quando lo avrai incontrato nessun’altra potrà sostituirla” gli diceva quando era in vena di confidenze, l’onnipresente bicchiere di porto in mano.

Sempre al caro Sam doveva l’amore per l’arte in tutte le sue forme.
Miller era più che altro uno storico, ma dopo diversi decenni di impiego alla Galleria Blanchard, aveva unito le sue conoscenze storiche allo studio delle opere d’arte, di cui curava mostre ed esposizioni.

Ogni opera ha la sua storia”, era il suo motto.
E pian piano aveva avvicinato Dominic a quel mondo, ricco di fascino e bellezza.

Ora Nick aveva trent’anni, una casa di proprietà e un lavoro gratificante, escludendo le pretese di alcuni imbrattatele che si credevano “arrivati”.

Alla Galleria si occupava di tutto, dall’organizzazione, alla scelta degli allestimenti, alla pubblicità. Il lavoro era vario e ben remunerato, a contatto con artisti e persone famose, ricche ed altolocate. Sotto la sua direzione la Blanchard era diventata, in poco tempo, l’unico punto di riferimento per chiunque avesse a che fare, direttamente o indirettamente, con l’arte, non solo in città, ma in tutta la zona ovest del Canada.

Questo successo, unito all’aspetto fisico decisamente appetibile per ogni essere di sesso femminile, e non solo, faceva di lui uno degli scapoli più ambiti di Vancouver.

Decise infine che la serata era appena iniziata.
Lasciò quindi l’ufficio in West Mall, nel quartiere universitario della British Columbia, ed imboccò la SW Marine Dr, diretto in Trafalgar Street, dove, all’incrocio con la W38th Avenue(9), aveva acquistato da poco una costruzione a due piani senza capo né coda, che un po’ alla volta stava ristrutturando.

Tempo di farsi una doccia e di cambiarsi ed avrebbe raggiunto il suo migliore amico, Damon, all’Irish Pub di Gastown(10).
Una buona birra, musica ed una partita a biliardo era quello che ci voleva, di sabato sera.
Possibilmente senza donne tra i piedi, dato che dalla settimana seguente, tra lancio pubblicitario, evento, party, conferenza stampa e tutto quello che corredava ogni nuova esposizione, ne avrebbe viste parecchie.

E tutte, o quasi, avrebbero sgomitato per avere la sua attenzione.
[Nemmeno fossi io il soggetto in bella mostra!]



Angolino di Queen e Lune:

Queen – Un applauso alla mia collega/compagna di malefatte Lunedì per questa splendida introduzione; ammettetelo, il personaggio di Dominic attizza anche voi... e preparatevi alla descrizione fisica!
Scrivere una storia a quattro mani è un'esperienza nuova per me, ma sono sicura che la collaborazione fra me e Lunedì porterà a risultati interessanti, nonostante le numerose differenze che contraddistinguono i nostri "modi di fare" quando si parla di scrittura (basti pensare alla selva oscura di link... io che sono l'opposta di una nativa digitale dovrò stare attenta a non postarvi cose improprie, lol). Che dire, quando c'è feeling, c'è feeling!
Spero che anche voi possiate divertirvi oppure rattristarvi con noi e che questo progetto sia in grado di entusiasmarvi almeno un quarto di quanto ha coinvolto le (bellissime, purissime e levissime) autrici; e detto questo, mi raccomando, vi aspettiamo al prossimo capitolo!

Lune – Come ci è venuta questa idea? Un caso. Ah! I casi della vita! Insomma, siamo qui, questo è solo l’inizio. Magari ci scanneremo a vicenda per conquistare il cuore di un personaggio e ucciderne un altro, ma vedo, prevedo e stravedo una buona collaborazione con la collega qui sopra.
Io puntigliosa fino alla nausea e lei “wall of words” (non dite nulla, è lei che si definisce così), non sappiamo cosa ne esce, ma sappiamo per certo che sarà una cosa GRANDIOSA!


Per saperne di più:

(1) Abbiamo deciso di identificare ogni capitolo con un’opera d’arte. Il primo tocca a Iris, di Van Gogh, olio su tela, dipinto nel 1890, alla vigilia della sua partenza dal manicomio di Saint-Rémy e concepito come una serie.
Giunge al Metropolitan Museum in esposizione permanente nel 1958, donato da Adele R. Levy, dopo aver fatto un po’ di passaggi e traslochi.
(2) British Columbia è l’università principale di Vancouver. Da qui viene definito con lo stesso nome anche il quartiere universitario.
(3) Mostra che, in effetti, è stata in programma al Metropolitan di New York, dal 12 maggio al 16 agosto 2015. 
Vincent van Gogh (1853-1890) portò a termine il suo lavoro in Provenza, mazzi di fiori esuberanti -due di iris di primavera e due di rose-  in formati e colori contrastanti.  Il gruppo comprende Iris e Rose del Metropolitan Museum e le loro controparti: Iris dal Museo Van Gogh, Amsterdam, e Rose dalla Galleria Nazionale d'Arte, Washington, DC. La mostra riunisce i quattro dipinti per la prima volta dopo la morte dell'artista.
(4) Ok, vi domanderete “Cosa c’entra adesso il Sud Africa?” C’entra c’entra, fidatevi di noi. Inoltre, che ci crediate o meno, in Canada non esiste il Ministero della Cultura.
(5) Fatto recente veramente accaduto a Jeffreys Bay, in Sudafrica, al campione australiano Mick Fanning, per fortuna senza conseguenze.
(6) Il Porto, o vino di porto, è un vino liquoroso portoghese prodotto esclusivamente da uve provenienti dalla regione del Douro, nel nord del Portogallo, sita a circa 100 chilometri a est della città di Porto.
Tawny è una delle sette varietà: prodotto con uve rosse, le stesse del ruby, viene fatto invecchiare in botti grandi solo per due-tre anni, dopo i quali vengono travasati in piccole botti da circa 550 litri, nelle quali invecchia anche fino a 40 anni, assumendo una tonalità più chiara, ambrata, e sapore di frutta secca, tipo noci o mandorle. Con l'invecchiamento, i tawny guadagnano ulteriormente in complessità aromatica.
(7) Il Bachelor’s Degree dura dai 3 ai 5 anni in Canada e corrisponde alla nostra Laurea quinquennale. Gli studenti che desiderano conseguire un baccalaureato o una laurea sono chiamati "undergraduate". L'ammissione a un corso di laurea prevede solitamente il conseguimento di un diploma di scuola secondaria superiore. Le lauree richiedono normalmente 3-4 anni di studio a tempo pieno, a seconda della provincia e del tipo di corso (specialistico o generico). Un Baccalaureato Honours indica di solito una specializzazione nella materia e un più elevato livello di impegno accademico. In alcune università il conseguimento di una laurea Honours può richiedere un ulteriore anno di studio.
(8) Questa specializzazione non esiste. Esiste un corso di 3+2 anni, in diverse sedi, tra cui cito l’Accademia di Venezia, la Naba a Milano e l’Accademia Santa Giulia a Brescia. Avevo però necessità di un “grado” di istruzione che non fosse una semplice laurea quinquennale, mi sono concessa una licenza poetica.
Dove si può studiare arte al meglio se non in Italia?
(9) Le vie citate sono realmente esistenti a Vancouver e sono nelle zone indicate. Google Map e Street View sono a vostra disposizione se volete dare un’occhiata. E’ ovvio, ma teniamo a sottolinearlo, che NON esiste una Galleria Blanchard e non sappiamo chi sia il vero proprietario della casa all’indirizzo menzionato.
(10) Gastown è considerato il quartiere storico di Vancouver.

   
 
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