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Autore: Zenya Shiroyume    24/09/2015    4 recensioni
Tutti abbiamo in mente l'immagine, o stereotipo, dell'Eroe, non è vero?
Di solito, si tratta di una persona coraggiosa, senza macchia e senza paura, abilissimo con la propria arma e capace di farsi in quattro, pur di salvare la propria Principessa e i propri cari.
Ma se una persona del genere non ci fosse, per sconfiggere il Male che incombe su Mistral?
Questa è la storia delle (dis)avventure del pomposo e codardo Principe Elorin e di Anthel, lo sfortunato apprendista stregone, impegnati in un'epica impresa di salvataggio assolutamente fuori dalla loro portata. Infatti si ritroveranno a sostituire l'Eroe delle Leggende, tra mostri, boss, armi da potenziare e alleati ben poco raccomandabili.
Spero di avervi incuriosito e buona lettura a tutti! ^^
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Genere: Comico, Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Partenza?

Elorin fissava la giovane che aveva davanti, con in mano la spada di lei, solida, affilata e affidabile, tanto che in mani capaci avrebbe potuto incutere il terrore in chiunque, mentre questa pareva sgranchirsi le braccia prima dell'imminente battaglia. Aveva sul volto un'espressione carica, mista a quella nota canzonatoria che il Principe aveva imparato a conoscere. Ripensandoci, da quando l'aveva incontrata, non le aveva mai visto addosso altre espressioni e questo non faceva altro che alimentare il fastidio che provava nei suoi confronti.
“Che dovrei fare con questa spada?” chiese il giovane confuso.
“Sbaglio o ho un dejà vu? Mi ricordi tanto il tuo amichetto! Ma credo tu sia anche più incapace!”
Il Principe ringhiò qualche insulto sommesso verso la ragazza, che continuava a guardarsi attorno: gli parve addirittura di vederla leccarsi le labbra, come se stesse assaporando l'attesa prima della battaglia... Oppure dell'imminente scarica di calci che gli avrebbe sicuramente rifilato.
“Con questo che vorresti dire?! Piuttosto lasciami andare!”
“Che fai? Aspetti l'Eroe da brava damigella in difficoltà? Non ti sto mica tenendo legato...” canzonò Teranis, mentre un luccichio divertito le illuminava lo sguardo. Avrebbe detto altro, non v'era dubbio su questo, ma venne interrotta da un altro squillo di tromba, molto più vicino rispetto a prima, e una risata si scatenò dal più profondo della sua gola.
“Spero tu sia pronto! Ma come ho già detto, vedi di uscirne vivo, perché voglio essere io ad avere l'onore di malmenarti!”
Elorin sbuffò e si rigirò la lama tra le dita, sovrappensiero. A cosa stesse pensando, potremmo dire fosse più che ovvio: dove diavolo era il suo Generale? Passi il fatto che fosse stato colto alla sprovvista, come tutti, del resto, passi il fatto che lui fosse molto più pesante di due adolescenti e che il suo cavallo avesse difficoltà a correre, ma non avrebbe dovuto metterci così tanto a raggiungerli. Lo avrebbe congedato? L'erede di Mistral ci pensò su e probabilmente lo avrebbe fatto, se fosse riuscito a tornare, ovviamente.
“Io me ne torno indietro!” annunciò poi, dopo aver pensato un attimo anche al perché delle azioni della ladra. Cosa le aveva fatto? Secondo la sua modesta opinione niente, ma forse avrebbe dovuto rifletterci per un paio di minuti, per non dire ore, per ricordarsi del torto fatto o subito. In ogni caso decise di pensarci più in là, non sarebbe rimasto in quel boschetto a lungo e iniziando a tornare indietro per primo avrebbe sicuramente incrociato il suo Generale.
“E come, di grazia?” lo incalzò Tera.
La ladra lo minacciò nuovamente con la lama che, inaspettatamente, descrisse un rapidissimo arco, colpendo un piccolo goblin sbucato dalla boscaglia. Questo giaceva inerme, ferito mortalmente dalla giovane che pareva non provare nessun tipo di rimorso o pietà. Si udì poi un suono strozzato, che si rivelò essere un conato da parte del biondino.
“Hai lo stomaco delicato...”
“Dacci un taglio! Addio!”
Il ragazzo iniziò a correre, abbastanza goffamente a causa dell'armatura poco pratica, avrebbe preferito di gran lunga un modello come quello di Anthel, ma in quel momento poco importava: la sua vita era in pericolo. In lontananza sentì delle lame cozzare e stridere violentemente e immaginò che Teranis avesse già iniziato a combattere. Udì chiaramente la sua risata, la stessa di pochi istanti fa e si chiese cosa avesse fatto di male (stessa domanda posta dal povero apprendista) per meritarsi un incontro tanto problematico.
Alla sua destra, un cespuglio iniziò a muoversi, scosso da qualche creatura. Elorin sperò fosse un coniglio, ma purtroppo per lui si ritrovò davanti un grosso e lurido goblin verdognolo, dalle labbra e dalle palpebre di uno strano colore violaceo. Aveva la testa incastrata in un elmo ricavato da un cranio di qualche grosso rettile, da lontano avrebbe detto fosse il teschio di un coccodrillo, mentre le braccia e le gambe erano strizzate in pesanti vesti di pelle scuoiata. Dietro il mostro, sopraggiunsero altri suoi simili, a cavallo di grossi cinghiali corazzati e bardati di tutto punto: frecce, asce, pietre e tanti coltelli da lancio.
Il Principe lanciò un urlo stridulo e iniziò ad agitare la spada che aveva in mano, dimenticandosi di averla rubata alla ragazza. Le creature risero e iniziarono a girare intorno al biondino, impegnato in un disperato tentativo di difesa.
“Che fai con quel coso?” chiese Teranis, appollaiata su un alto ramo, con le gambe che penzolavano sopra la testa del principino. Pareva divertita e ne aveva tutte le ragioni, i movimenti del ragazzo sembravano più lo sbattere delle ali di un pollo che dei fendenti.
“Dammi una mano!”
“Non credo proprio, mi sto divertendo! E poi fammi riprendere fiato, visto che di quei cosi ne avrò uccisi una decina!” fece sventolando teatralmente la mano, come avesse caldo.
“Maledetta!”
Il primo mostruoso cavaliere aizzò il suo cinghiale verso l'erede di Mistral e lo fece cadere a terra, divertendo la giovane spettatrice. Non mosse un dito, semplicemente stava ferma ad osservare, per poi decidere di giocherellare un po' anche lei: da una delle sacche che aveva attaccate alla cintura, tirò fuori un oggetto che il Principe conosceva benissimo. La notò subito, come richiamato dalla stessa corona e un urlo isterico fece sobbalzare i mostruosi esseri.
A chi importava di essere circondato da creature sanguinarie? La corona dell'erede al trono era lì a pochi metri dal suo legittimo proprietario. Elorin iniziò a brandire la spada che aveva in mano, sventolandola in movenze confuse e particolari in direzione della rossa, ancora seduta mentre il copricapo roteava sul suo dito indice.
“La rivuoi?”
“OVVIO!”
“Ma da morto non potresti riprendertela, lo sai questo?”
“Cos-”
Il giovane venne caricato dal mostro più grosso e per salvarsi la pelle dovette gettarsi a terra, rotolandosi a terra e assumendo l'aspetto di un pezzo di carne panata. La ragazza riprese a ridere, l'idea di continuare a sfotterlo era troppo allettante. Quello spettacolo l'avrebbe mai stufata? Molto probabilmente no, ma per sua sfortuna un nuovo personaggio apparve sul palcoscenico della sua bertuccia.
“CE NE HAI MESSO DI TEMPO!” gracchiò Elorin, cercando di rimettersi in piedi e scacciare le creature che lo circondavano. Il Generale tentò immediatamente di frapporsi al piccolo plotone e afferrò l'erede di Mistral per un braccio, col rischio di staccarglielo tanto era gracile. Iniziò poi a boccheggiare le sue scuse e a pregare il giovane di non togliergli il posto, era stata una svista e promise che avrebbe fatto di tutto pur di consegnare alla giustizia la rapitrice, fosse stata anche l'ultima cosa che faceva.
“Certo, come no!” ribatté Teranis, per poi montare in groppa ad uno dei cinghiali, scacciandone il cavallerizzo. Con l'animale, si accostò all'uomo a cavallo e afferrò l'altro braccio del ragazzo, quello che impugnava la sua scimitarra e iniziò a tirare. Nessuno gli avrebbe tolto il suo bel giocattolino.
“Tu! Ragazzina, lascia andare Sua Altezza! Non vorrai farti male!” intimò il signor Armadio tra un fendente rivolto alla ladra e uno ai mostri che piano piano stavano arrivando. In lontananza si udivano già frecce volare, cannoni sparare e magie venire scagliate contro il nemico di Feirden. La battaglia aveva già preso piede e l'Esercito Reale stava andando allo sbaraglio, senza la guida di nessuno. Non sarebbe dovuta andare così, Elorin sarebbe dovuto essere sul campo di battaglia a guidare i suoi uomini, eppure era a fare da 'corda' in uno strano tiro alla fune.
Le braccia iniziavano a fargli male, ma non voleva che il Generale mollasse la presa, non osava immaginare cosa Teranis gli avrebbe fatto. Decise di iniziare a menare calci all'aria, magari avrebbe costretto la ladra a lasciare la presa, ma un piede troppo vicino alle fauci del cinghiale lo fece desistere da ulteriori tentativi.
“Cosa vuoi da Sua Altezza?!” chiese l'Armadio, ormai esasperato e stanco, per non dire conscio della gravità della situazione in cui si trovava: la vita del Principe era nelle sue mani e probabilmente, se lo fosse venuto a sapere, la Principessa Sefia si sarebbe arrabbiata da morire.
“Le sue scuse! Per avermi lasciata in un buco puzzolente dopo tutto quello che ho fatto per lui!”
“E cosa avresti fatto per me? Oltre a denudarmi di tutto, ovviamente!”
Il Generale Armadio non riuscì a trattenere un verso di stupore e odio, misto all'imbarazzo per l'affermazione abbastanza ambigua del Principe, e tirò ancora di più per liberare il quindicenne prigioniero e portarlo indietro, ma senza risultati.
Poi, accanto al luogo in cui si trovavano, si udì un'esplosione quasi assordante, tanto potente da far spaventare il cavallo del Capitano del Plotone e i cinghiali ormai privi di cavalieri. Gli animali iniziarono a correre all'impazzata e i due rimasti in groppa vennero disarcionati, sempre con il Principe conteso tra i due.
“Certo che sei ingrato! Ti ricordo che ti ho risparmiato la vita quando sei entrato nel mio territorio! Ti ho persino nutrito! Per non parlare del fatto che se non ci fossi stata io, saresti stato mangiato da quell'orco! Ti pare niente?!” sbraitò Teranis, a terra ma con la mano saldamente aggrappata all'armatura di Elorin.
“Che diavolo dici?! Io ero con il mio Eroe! Ce la saremmo cavata anche senza di te! E voglio ricordarti che nel 'MIO' Regno tu sei una fuorilegge! Meriteresti la gogna in ogni caso!”
“Ah! Dici? Io direi che sia più illegale che un incapace come te abbia il comando di questo posto!”
Che battaglia! Che guerra! Volavano frecce e incantesimi, spade e lance colpivano e perforavano le armature, mentre nei boschi si combatteva su chi dei due avesse ragione, tra insulti gratuiti e frecciatine degne del più cinico degli uomini. Eppure, i due non avrebbero potuto continuare ancora la loro strana pantomima, dopotutto in guerra non si è mai soli!
“Smettiamola adesso! -urlò il Generale- Adesso pensiamo a salvarci la pelle!”

*****

Anthel sedeva sul retro di un carretto trainato da un asinello, mentre questo veniva condotto dal suo padrone fuori il borgo di Mistral. Il ragazzo dondolava la testa, a ritmo con il ciondolare del suo scricchiolante mezzo di trasporto, mentre con la mano sinistra si rigirava tra le dita il suo quaderno di appunti. Il poveretto continuava a ripensare alle enigmatiche parole del suo Maestro, si chiedeva cosa intendesse con lo scoprire cose di se che nemmeno immaginava, ma soprattutto, come avrebbe potuto intraprendere un viaggio per il continente con Elorin.
“Non è assolutamente possibile! No e poi no!”
“Con chi ce l'hai?” chiese il contadino a guida del carretto, incuriosito dal giovane guerriero che si stava portando dietro. Ebbene sì, Anthel non si era cambiato d'abito e aveva dato un'impressione sbagliata al suo conducente: aveva dovuto rinunciare a malincuore ai suoi comodi abiti di tessuto, ma col senno di poi si era reso conto che la cosa non era così tanto malvagia. Avrebbe dovuto attraversare boschi, caverne, fiumi e chissà cos'altro; avrebbe dovuto affrontare mostri, animali selvaggi e banditi perciò arrivò alla conclusione che andare in giro protetti da una solida armatura era la cosa migliore da fare.
“C-Con nessuno!”
Aprì il quadernino e iniziò a scribacchiare delle vecchie formule che aveva imparato, con la speranza di ricordarsi quella necessaria per incantare l'arma. Il perché di questo? Pensò che magari questo tipo di incantesimo avrebbe potuto aiutarlo. Si prefigurò nella testa uno scenario tipico di combattimento e di lui che continuava a mancare il bersaglio: con la spada incantata sarebbe riuscito a danneggiare il nemico anche solo sfiorandolo, cosa estremamente utile per un novizio della spada.
“Ehi, ragazzo! Siamo arrivati!”
Il giovane cadde dalle nuvole e saltò giù dal carretto, raccattando la sua spada e la sacca da viaggio ricevuta dal Gran Mago. Corse scompostamente verso l'uomo e tirò fuori da una tasca un paio di monete per ripagarlo del favore. Questo, mentre racimolava la sua ricompensa, avvertì Anthel del pericoloso clan di banditi che abitavano la foresta. Il ragazzo non poté non trattenere un sorrisetto sarcastico, sapendo già di che pasta erano fatti quei malviventi: sperò solo di non incrociarli di nuovo.
Salutò il contadino e si diresse verso il cuore del bosco, mentre in lontananza gli sembrava di sentire urla e nitriti. Scosse la testa, questa volta non si sarebbe fatto coinvolgere e avrebbe compiuto solo e soltanto la missione assegnatagli. Diede una rapida occhiata alla mappa di Mistral e osservò il punto in cui si trovava.
“Chissà dove è stato spedito Elorin... Non ho ben capito da dove stiano arrivando i nemici, ma dovrebbero provenire da Est, rispetto a me...”
Si mise a grattarsi la testa blu e lasciò perdere, perché tanto valeva procedere lontano dal campo di battaglia. L'unica cosa che però lo impensieriva era sapere come si sarebbe ricongiunto a Elorin.
“Magari il Maestro ne combinerà un'altra delle sue...”
Iniziò a farsi strada per il bosco, guardandosi attorno e cercando di orientarsi. La sua meta? Esattamente non lo sapeva, ma la cosa di cui era certo era che avrebbe dovuto incontrare una persona. Purtroppo, Bepharis era stato piuttosto tirchio con le informazioni e aveva lasciato il povero apprendista a vagare così, ignaro di ciò che lo avrebbe aspettato fuori dalle porte del castello. Per ora, la sua grande impresa procedeva liscia e senza intoppi, forse un po' noiosamente, ma almeno priva di pericoli.
“Allora... So che non lontano, dovrebbe esserci l'accampamento di Teranis, quindi direi di evitare quella strada... Ma dov'è che devo andare?!”
Forse dovresti tentare di far funzionare meglio quel cervellino che ti ritrovi!”
L'apprendista udì una risata gracchiante provenire dalle fronde degli alberi, che però parevano immobili. Poi qualcosa sembrò scattare tra i rami e Anthel sussultò. Che cosa avrebbe dovuto fare? Forse la scelta più razionale sarebbe stata seguire le direttive e basta, ma la curiosità (che fosse maledetta!) lo spinse a seguire la misteriosa figura. Mentre camminava, sentiva ancora quella vecchia voce beffarsi di lui.

“E adesso?” fece fermandosi un attimo a riprendere fiato, quando improvvisamente sentì dei rumori che non avevano a che fare con i suoni tipici della foresta. In lontananza avvertì dei cinghiali grugnire all'impazzata, così come lo stridere di lame e ferraglia varia. In aggiunta, aveva perso le tracce della figura che stava seguendo. Chi fosse non lo sapeva, ma i suoi sospetti ricaddero sulla voce che lo aveva preso in giro per la passata mezz'ora.
“Perché sono così stupido da fare queste scemenze?!”
Si passò le mani tra i capelli blu, poi di nuovo sentì quegli strani suoni. Afferrò dalla tasca la mappa e si mise ad analizzarla, scoprendo a malincuore di essersi avvicinato troppo al campo di battaglia. Inspirò profondamente e sguainò la spada, non sia mai che morisse per essersi ritrovato nel posto sbagliato al momento sbagliato. Dietro di lui, qualcosa si mosse.
“Chi va là?”
“Salve ragazzo!” fece un vecchietto dall'aria gracilina e dalla pelle olivastra. Sorrideva con la bocca spalancata, mostrando giusto un paio di dentini gialli e cariati che non sembravano essere un problema per lui. L'ometto tossì, poi fece segno ad Anthel di seguirlo. Lo stregone però non sembrava voler muovere un passo.
“Non ti mangio mica, giovanotto! Su su, cammina!”
Il vecchietto girò sui tacchi e iniziò a camminare, con le mani dietro la schiena ingobbita dagli anni. L'apprendista fece una smorfia e valutò ancora l'idea di andarsene e lasciare stare quello strano individuo, ma qualcosa attirò la sua attenzione: tra le mani incrociate, pendeva un grosso amuleto sferico, verde giada decorato da finiture dorate. Lo riconobbe immediatamente, era uno degli aggeggi del Maestro Bepharis, quelli che di solito usava non per insegnare ma per giocargli qualche tiro mancino. Aveva fin troppi brutti ricordi legati a quell'affare: la prima volta fu quando aveva sei anni e viveva a Palazzo da uno e il Maestro lo aveva lasciato da solo nel Laboratorio, per poi fargli credere che esistesse un fantasma che aveva deciso di perseguitarlo. A quel ricordo, le sue labbra di contrassero in una risatina isterica. Poi subito dopo, come una specie di flash, gli sovvenne il suo primo giorno da Eroe, quando Elorin lo aveva chiamato con uno di quei cosi per rendergli la vita impossibile.
“S-Signore?”
“Sì?”
“D-Dove ha preso quell'amuleto?” chiese titubante, seguendo il vecchietto a due passi di distanza. Il suo naso però lo costrinse a indietreggiare un attimo, gli abiti dello strano tipo emanavano un forte odore di chiuso e muffa, cosa insolita visto che l'accampamento di Teranis era per lo più costituita da tende di stoffa.
“Ah, questo? -fece portando l'oggetto al viso, che si illuminò di un leggero verde pastello- Me lo ha portato una cara amica, ha detto di averlo sgraffignato ad un paio di sempliciotti! Bello, vero?”
Allora non mi sbagliavo, fece Anthel nella testa. È quello del Maestro...
“M-Mi scusi, ma quello appartiene al mio Maestro di magia e d-dovrei riportarglielo!”
Il misterioso vecchietto ridacchiò sotto ai baffi e iniziò a far dondolare l'oggetto, dicendo che solo uno stolto avrebbe potuto perdere un oggetto di così grande valore. Anthel non poté che dargli ragione, infatti diede la colpa a Elorin (tanto non c'era e non poteva sentirlo) e promise al vecchio che avrebbe fatto più attenzione. Il signore dondolò la testa e si infilò l'amuleto in una tasca della veste con un movimento repentino, mentre Anthel emetteva un verso di disappunto misto a stupore.
“Ti va di fare due chiacchiere, allievo di Bepharis?”
“Eh? Come fa a sapere il nome del Maestro? E come fa a sapere chi sono?”
“Sei ingenuo, eheheh! Ho qualcosa da mostrarti!”
L'apprendista sollevò il sopracciglio destro, cercando di scrutare il suo strano e inquietante interlocutore. Poteva fidarsi? Conosceva il Maestro e da una parte questo poteva rassicurarlo, ma dall'altra si trattava di un membro del clan di Teranis. E come era arrivato a quella conclusione? Ovviamente non esistevano altri amuleti come quello, perciò doveva per forza essere lo stesso del suo mentore, che Elorin aveva sgraffignato dal Laboratorio di Magia. Eppure qualcosa continuava a non quadrare: quel tipo era troppo troppo strano.
“Ehi! Se non vuoi morire qui, dovremmo sbrigarci... Inoltre, penso che i miei altri ospiti non gradiranno aspettarci ancora!”
“Q-Quali ospiti?! Mi aspetti!”

*****

I tre si fermarono nel bel mezzo di una radura e Elorin si gettò a terra, ansimando e sudando, per poi togliersi i pesanti guanti di cuoio, l'unica cosa che poteva sfilarsi velocemente dal resto dell'armatura. Intanto Teranis era in ginocchio non molto lontana, mentre i capelli rossi continuavano ad appiccicarsi alla fronte madida di sudore. La giovane teneva in mano una delle sue scimitarre e lanciò un'occhiataccia al Principe, che aveva gettato la seconda arma della ragazza per terra. Gli urlò di nuovo contro affinché la raccogliesse e per tutta risposta il giovane replicò con un: “Se mi aiutassi ad alzarmi, lo farei!”
Intanto il Generale se ne stava seduto per terra, come se stesse prendendo il sole, esausto e sfiancato. Il poveretto si era ritrovato a dover proteggere l'erede di Mistral da fin troppi nemici e aveva lasciato il suo esercito da solo, senza qualcuno che li guidasse e portasse alla vittoria: sperò soprattutto di non dover contare troppe vittime, anche se il compito appena svolto, ossia quello di proteggere il secondogenito del Re, valeva più della vita di tanti soldati.
“Ehi, ragazzina! Non la passerai liscia, sappilo!” fece boccheggiando in direzione della ladra.
“Ah sì?”
“Smettila di provocare!” grugnì l'Armadio.
Elorin sembrò riprendere aria e con fatica si mise a sedere, continuando a fissare minacciosamente la sua rapitrice. Aveva forse raggiunto il limite della sua pazienza, voleva tornare a casa e farla pagare al Gran Mago di Corte. Troppi guai e troppe avventure, soprattutto per qualcuno abituato a poltrire come lui. Il giovane decise quindi di alleggerirsi ulteriormente e intimò a Darn (finalmente si era ricordato del nome del suo Generale) di darsi una mossa e togliergli quella pesante corazza di ferro battuto. L'uomo accorse subito, ma ad un certo puntò udì qualcosa che lo fece sobbalzare: il risultato fu un pezzo di armatura che schiacciava il tricipite del ragazzo.
“Che diavolo! Stai attento, idiota!”
Teranis si accorse del motivo della distrazione del suo avversario e tendette l'orecchio, non prima di lanciare la solita frecciatina al 'gentile e coraggioso' Principe. Lasciò stare quindi la risposta di lui e si avviò verso la foresta da cui erano arrivati. Credeva di essersi allontanata abbastanza dal campo di battaglia, che in quella radura avrebbe avuto l'occasione di fare i conti con Elorin, ma qualcosa non la convinceva. Avrebbe preferito che fosse stata solo una sua suggestione, ma purtroppo un altro guerriero aveva avuto la sua stessa intuizione.
Strinse quindi gli occhi e scrutò a fondo quella porzione di bosco visibile tra i cespugli, dove vide aggirarsi altri piccoli esseri a cavallo di cinghiali. Gli occhi ambrati della ragazza scattarono a destra e sinistra, cercando la direzione migliore verso cui dirigersi: la scelta più giusta sarebbe stata tornare al suo accampamento, nemmeno troppo lontano dal punto in cui si trovavano, ma la domanda le sorse spontanea. Cosa avrebbe dovuto fare con quei due? Di certo Elorin non se lo sarebbe fatto scappare, ma quell'altro? Di quel grosso omone tutto muscoli non se ne faceva niente, anzi, sarebbe stato un ulteriore ingombro.
Si voltò per far alzare il Principino e tornò dai due, riprendendo la sua scimitarra gettata malamente a terra. Si avvicinò e iniziò a dare leggeri calci nel costato di lui, continuando a buttare un occhio al bosco, da cui però sbucarono tre cavalieri di Feirden. Subito, la rossa smise di stuzzicare Elorin e si mise in guardia, così come Darn che nella testa maledì ancora quelle creature.
Non ci volle molto però che i tre venissero circondati, probabilmente il plotone reale era stato annientato o magari fuorviato, e perciò non poterono evitare di rimettersi a combattere. Di nuovo la scena si ripeté e Elorin cercò disperatamente di tener salva la vita, ma la cosa gli apparve ormai impossibile quando non riuscì più a trovare un varco per fuggire.
“Generale! Andiamocene da qui!” urlò al suo secondo correndo, quando si ritrovò faccia a faccia con il capo dell'esercito nemico.
Era una bestia enorme e lo sembrava ancora di più a cavallo del suo cinghiale. La pelle pareva più verde, la testa era molto più grande e l'armatura difficilmente sembrava calzargli: i muscoli erano fin troppo sviluppati. Cosa diamine è questo coso?!, fece il Principe nella testa, inciampando malamente sui suoi stessi piedi. Intanto la battaglia infuriava, nemmeno Teranis riusciva più a resistere ai tanti nemici presenti, così come uno dei migliori guerrieri della nazione.
Accerchiati, Elorin si chiese come sarebbe andata a finire se lui fosse morto su quel campo di battaglia, ma la risposta non arrivò mai nella sua testa che alcuni dei mostri che aveva davanti iniziarono a cadere come foglie al vento. Udì un sibilo rapidissimo, accompagnato da una specie di lampo rosso che lo fece sussultare.
Teranis, non molto lontana, notò il movimento fulmineo e temette il peggio quando alle sue spalle la maggior parte dei mostri era ormai stecchita. Il primo pensiero che le attraversò la mente era ricollegato al plotone reale, che magari aveva ritrovato il proprio Generale e aveva ricominciato a seguire direttive precise e ordinate; l'unico problema sarebbe stato ritrovarsi tra due fuochi, dopotutto aveva 'rapito' l'erede di Mistral.
Scosse la testa a quell'idea e continuò con la sua strage personale, poi udì Elorin lanciare un urletto stridulo dei suoi. “Che problemi ha, adesso?!” fece cinica, mentre poco lontano una sagoma nera si era unita alla grande battaglia. Era palesemente un umano, anche se indossava un mantello nero non sembrava affatto una qualche creatura particolare, le sue proporzioni erano assolutamente nella norma. Le mani non erano eccessivamente grandi, erano sicuramente robuste e stringevano nella loro presa un'arma dall'aspetto inusuale: si trattava di un bastone non molto lungo, alle cui estremità erano saldate due pesanti e larghe lame rosse. Il misterioso uomo si muoveva con grazia, la sua lama descriveva veloci e precise spirali che abbattevano qualsiasi cosa incontrassero, nonostante l'evidente peso della stessa arma.
Teranis notò che il nuovo arrivato si stava pericolosamente avvicinando alla sua preda, ma poi questo si fermò per osservarlo attentamente. Tutto intorno a loro, nessun nemico osava avvicinarsi tanto i corpi delle altre creature erano gettati a terra.
La ladra notò Elorin inclinare la testa di lato, per un istante parve confuso, per non dire spaventato dalle movenze dell'uomo dalla doppia lama, poi lo vide urlare qualcosa. “Lo conoscerà?” chiese a voce alta, senza essersi accorta che Darn le si era avvicinato parecchio.
“Non è possibile! Nessuno a Palazzo ha un'arma simile!”
La rossa si voltò di scatto, l'omone che prima era suo nemico era diventato di colpo un suo alleato in quella strana situazione in cui si era cacciata e tutto a causa della sua testa calda. Ancora si interrogò sul perché delle sue azioni e si chiese se non provasse un qualche tipo di interesse nei confronti di quello strano Principe tutto fumo e niente arrosto. L'idea la fece avvampare e subito si disse che l'unica cosa di Elorin che avrebbe potuto catturare la sua attenzione erano gli innumerevoli oggetti di valore che questo portava con sé. Smise di pensarci quando vide il giovane correre verso di loro, seguito dall'ennesimo cavaliere di Feirden sfuggito alla furia combattiva del misterioso spadaccino incappucciato.
“Che cavolo stavi combinando?!” chiese la ladra, subito ripresa dal Generale Darn che le rammentò che non stava parlando ad un suo amico in una taverna, ma con il secondo erede del Paese. Per tutta risposta, lei si limitò a fare spallucce: che le importava, era la Principessa dei Ladri, non una comune contadinella.
“Lascia stare e diamocela a gambe! Quel tizio ha detto che se ne occuperà lui!”
“E ti fidi di uno appena conosciuto?!”
“Mi ha salvato, per me va bene... Anche se ha detto una cosa strana...” fece il Principe senza riuscire a finire la frase che di nuovo il misterioso giovane si era avventato contro altre creature.
“Sarebbe?”
“Che un anziano ti stava cercando! E comunque non capisco perché ti stia arrabbiando tanto! Sei particolarmente irritata, hai per caso le tue cose?”
Non avesse mai fatto quella domanda! Teranis gli tirò uno schiaffo talmente forte da attirare l'attenzione di qualche goblin e del misterioso spadaccino, lasciando sulla guancia del biondino l'impronta della sua pesante mano. Il viso era quasi scarlatto, attorno alla sagoma della mano la pelle pareva di porcellana, mentre una lacrimuccia di dolore iniziava a scendere giù dall'occhio destro. Teranis allora ritirò immediatamente il braccio e riprese la scimitarra che aveva abbandonato per compiere quel gesto, quando si ricordò di quello che le aveva detto il Saggio del suo clan. Si era ricordata che l'anziano stregone voleva comunque incontrare Anthel e che avrebbe voluto fare due chiacchiere con lui, ma non vedeva per quale motivo adesso voleva avere a che fare anche con Elorin. Se proprio aveva voglia di passare del tempo con degli idioti, poteva semplicemente aspettare che il resto del clan si ubriacasse!
“P-Perché lo hai fatto?”
“Perché sei un idiota! Come ti permetti di dire una cosa del genere a una donna?!”
Il Principe cercò con lo sguardo l'appoggio del suo Generale, ma questo scosse la testa dando ragione alla ladra. Elorin grugnì qualche imprecazione, mentre con gli occhioni azzurri seguiva i movimenti del misterioso spadaccino che per un istante parve guardarlo. Di nuovo si sentì confuso e rabbrividì alla vista di quegli occhi smeraldini appena appena visibili. Chissà chi è quel tizio? Secondo me vuole che ce ne andiamo, pensò nella testa, con la guancia destra che pulsava dolorosamente.
Teranis sembrò intuire ciò che il Principe voleva fare e lo afferrò per la mano, urlando: ”Da questa parte!”
I tre iniziarono a correre di nuovo, sgominando nemici su nemici con abili fendenti in direzione del bosco verso l'accampamento della ladra.

Fu una lunga corsa, quasi sfiancante, ma assolutamente necessaria. Bastarono infatti pochi minuti per ritrovarsi al sicuro sotto le fronde di altissimi alberi secolari, lontani dalla battaglia che infuriava.
“Seguimi!” fece Teranis, lasciando il braccio di Elorin, che perse l'equilibrio in seguito alla fatica e alla pesantezza che sentiva nelle gambe: in quel momento avrebbe solo voluto stendersi sul suo letto e dormire per mesi.
“Dove?” chiese Darn, anche lui esausto.
“Tu non vieni!”
Il volto del Generale si contrasse in un'espressione sconvolta e chiese per quale motivo non avrebbe dovuto seguire il suo sovrano. La ladra emise una risatina di scherno e fece spallucce, lasciando l'uomo a rodersi il fegato, ovviamente continuando a seguire il biondino qualunque cosa fosse successa. Teranis non ci fece caso, intimò solo a Elorin di muoversi e poi rimase in silenzio, camminando verso il cuore della foresta.
Il Principe non riconobbe il sentiero che stavano seguendo, ma preferì anche lui non dire niente perché troppo stanco per continuare a litigare. Il viso gli faceva veramente male, altro che ferita di battaglia, la mano della ragazza era veramente pesante e per niente femminile. Da una parte però pensò di essersi totalmente meritato quello schiaffo. Ma solo da una parte, eh! Lanciò un'occhiata al suo Generale e di nuovo sperò che questo non lo abbandonasse, anche se fossero stati circondati da tutto il clan di ladri. Questo ricambiò lo sguardo e annuì, rincuorando il giovane biondino.
“Ehi, dove stiamo andando?” fece ad un certo punto Elorin.
Teranis non rispose, semplicemente continuò a camminare con le spalle dritte e il portamento fiero, nascondendo la stanchezza che provava in ogni singola fibra del suo corpo. Camminava in silenzio, ignorando le continue domande del Principe che iniziava a diventare isterico. Cosa non avrebbe dato per farlo stare zitto! La ladra emise allora un sospiro di sollievo, una giunta di fronte ad un cespuglio dall'aspetto stranamente rinsecchito. Appena lo spostò, di fronte ai tre divenne visibile l'accampamento della ladra, già illuminato a giorno con torce e lanterne, nonostante fosse da poco passato il mezzogiorno. Darn si lasciò sfuggire, senza farsi sentire dalla ragazza, un commento riguardo all'appariscenza di persone che tecnicamente dovrebbero agire nell'ombra.
Non ci volle molto che subito tre omoni grandi e grossi almeno quanto il Generale raggiungessero Teranis e circondassero Elorin e Darn che, per quanto li riguardava, si trovavano ancora in territorio nemico. La rossa subito tranquillizzò i suoi uomini e disse loro di lasciar stare i suoi due nuovi accompagnatori, in quanto, date le circostanze, dovevano avere in programma una qualche udienza con il Vecchio Saggio. I tre banditi si scambiarono un'occhiata abbastanza perplessa, pienamente condivisa dalla ragazza che tutto voleva meno che portarsi Elorin a casa. Fece spallucce e ordinò quindi di andare a prepararle qualcosa da mangiare e preparare dei bauli, perché sicuramente il Principino di Mistral aveva ancora qualche bel gioiellino da 'donare in beneficenza'. A quell'affermazione, Elorin si oppose fermamente e riprese a reclamare la sua amata corona, ancora nelle mani di Teranis.
“Scordatelo!” aveva replicato seccamente, conducendo i due nel cuore dell'accampamento. Il luogo era parecchio pulito ed era in una posizione gradevole, dove le fronde degli alberi non erano troppo fitte da impedire il passaggio della luce del sole; era inoltre ben organizzato, le tende erano poste a destra e a sinistra di un piccolo sentiero principale che piano piano si allargava in una piazza, dove quasi certamente il clan si riuniva per festeggiare l'aggiunta di nuovi tesori nelle loro tasche. Di fronte ai tre, in fondo al sentiero c'era una tenda molto più grande delle altre: Elorin sospettò che fosse quella della ragazza che tanto paventava di essere una Principessa. A quel pensiero, schioccò le labbra con fare saccente, senza accorgersi di star procedendo dalla parte sbagliata da solo.
Darn lo chiamò di fronte all'ingresso di una tenda a sinistra di quella del capo clan e lo invitò a sbrigarsi, facendo intendere al giovane che la ladra aveva iniziato a stufarsi visibilmente. Elorin fece uno scatto e raggiunse il generale, ma prima che potesse chiedergli di Teranis, il braccio di questa spuntò fuori dall'abitazione e lo afferrò per la scollatura dell'armatura. Il biondino perse l'equilibrio e si ritrovò gettato a terra, su un lurido tappeto di tela macchiato di liquidi dalla provenienza sconosciuta e polveri altrettanto inusuali.
“Che modi sono?!” urlò mentre rialzava gli occhioni azzurri per capire dove fosse finito. Ammassati su tutti i lati della casetta di stoffa, c'erano anfore, vasi e casse, tutte contenenti almanacchi, fialette e quelli che sembravano essere ingredienti per delle pozioni. Ovviamente non ne fu sicuro, ma avevano proprio l'aspetto dei cosi che usava Anthel per studiare. Mentre passava in rassegna la stanza, il suo sguardo incontrò un paio di vecchi e raggrinziti piedini, infilati in un paio di sandali di cuoio, anch'esso logoro e stropicciato. Il Principe lanciò un urlo di disgusto, non ebbe nemmeno la decenza di nascondere il proprio disagio, e scattò a sedere, per poi vedere il proprietario di quegli arti rugosi. Un vecchietto dall'aspetto gracile e malaticcio lo guardava con scherno, mentre sorrideva con la sua bocca sdentata, motivo del secondo gridolino di disgusto del Principe.
“Non hai proprio idea di cosa sia il contegno, vero?” lo rimproverò Teranis, alzandolo di peso e costringendolo a rimettersi in piedi. Il signore emise un fischio e invitò la ragazza a mettersi comoda e a non preoccuparsi dell'educazione del suo nuovo amichetto; per tutta risposta, Tera incrociò le braccia al petto e diede una gomitata nel costato del biondino.
“Benvenuto, Sua Altezza Reale!” fece il vecchio, porgendogli la mano, che subito ritrasse per spostarsi alla sua sinistra. Infatti, nascosto dalla gracile sagoma del vecchio, c'era Anthel, seduto su uno sgabello a sorseggiare del tè.
L'apprendista stregone dondolava le gambe e fissava Elorin come fosse un vecchio compagno di studi che non avrebbe più voluto vedere, con la bocca contratta in quello che sarebbe dovuto essere un sorriso ma che assomigliava più a una smorfia di pressappochismo e ribrezzo. Il giovane dai capelli blu posò quindi la tazza sul tavolo e salutò con la mano, leggermente intimidito dalla presenza di Teranis, di cui non aveva certamente sentito la mancanza. La ragazza notò la fifa nel suo precedente avversario e lo fulminò nuovamente, godendo nel vederlo irrigidirsi come un ciocco di legno.
“P-Principe Elorin, c-che piacere rivedervi...”
“Non prendermi in giro, Anthel- fece andandogli incontro con fare minaccioso- Piuttosto, cosa ci faccio qui?! Credevo mi avessi già spolpato di tutti i miei averi, Teranis!”
“Non prendertela con me, se non sai conservare le tue cianfrusaglie! E comunque credo che ti restituirò la tua amata corona solo se sarai in grado di sconfiggermi!”
“Suvvia, mai cara Tera- interruppe l'uomo con un'espressione mesta sul viso raggrinzito- Vi stavo aspettando, dobbiamo discutere di una paio di cosette!”
Il vecchietto iniziò a guardarsi attorno, il lungo pizzetto che dondolava come un pendolo, contando i partecipanti alla conversazione.
“Uhm, quel giovanotto di prima non è tornato e qui abbiamo un ospite indesiderato...”
Darn si sentì chiamato in causa, era ovvio che non sarebbe dovuto essere lì, ma non era stata una sua decisione perciò comunicò al Saggio che era lì in veste di Guardiano del Principe. E chi era l'altro ospite che non era tornato? Molto probabilmente si trattava dello spadaccino con la doppia lama rossa.
“Baggianate! Per proteggere l'erede di Mistral bastano questi due giovanotti!” fece indicando Anthel e Teranis. Il primo sputò il sorso di tè che stava per mandare giù, mentre la seconda non poté che sgranare gli occhi a tale affermazione.
“Ma che proteggere?! Io vorrei solo prendere a calci questo idiota!”
E di nuovo con la solita solfa, nemmeno tre giorni e quei due non avevano fatto altro che litigare! La pace (se così si può definire) che Anthel aveva assaporato per quelle poche ore stava velocemente scivolando via dalle sue dita. Se quelli erano gli ospiti che il vecchietto stava aspettando, allora avrebbe felicemente abbandonato quel tè del pomeriggio per ricominciare il suo strano viaggio di studio. Eppure sapeva che non avrebbe potuto fare a meno di Elorin...
Il giovane sospirò, poi il Saggio riprese a parlare: “Calmatevi, voi due! Siete qui perché devo darvi le informazioni riguardo la missione assegnatavi da Bepharis!”
“Eh?” fecero in coro.
“Quindi lei conosce per davvero il Maestro?” chiese per la centesima volta Anthel, sperando che questa fosse la volta buona che lo strano ometto rispondesse.
“Sì, siamo vecchi amici e so che ti ha incaricato di trovare le steli per ricostruire la leggenda! Ma non è tutto!”
“Come non è tutto?” sbraitò Elorin, che in tutta quella storia c'entrava poco e niente.
“Al contrario, mio Principe! -fece come se avesse letto la mente del ragazzino- Avrà un ruolo fondamentale in tutto ciò! In questo accampamento è custodita una seconda stele, contenente un altro pezzo della leggenda!”
Ci fu un attimo di silenzio, in cui i tre ragazzi non fecero altro che scambiarsi occhiate interrogative. Stavano sicuramente ripensando al pezzo di roccia trovato nella tana dell'orco, magari qualcuno di loro si ripeté nella testa le parole lette sulla stele. Sicuramente nella mente di Teranis c'era lo stupido discorso del biondino sulla Divina Provvidenza.
“Seguitemi, ciò che custodisco è veramente interessante!”

Angolo di Zenya ^^

Salve a tutti! Rieccomi sotto nuovo nome e stranamente abbastanza puntuale ^^ Allora, che dire? Piccolo re-styling! No, scherzo! Sarò ripetitiva, ma che ne pensate? In questo capitolo mi sono focalizzata molto di più su Elorin e Teranis, bloccati nel bel mezzo di una battaglia! Inoltre, sono stati introdotti il Generale dell'esercito e un misterioso spadaccino... Lo so, mi piace tenervi sulle spine (tenere sulle spine chi? Quei pochi lettori che mi calcolano appena?)
Vabbé, fatemi sapere che ne pensate e al prossimo aggiornamento! Nell'attesa, vi invito a dare un'occhiata alle altre mie storie!

Un bacione e a presto!

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  • The Servant's Story

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  • Keep Going... For What is Really Important
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  • Seeking Knowledge 'till the Point of Madness
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  • Mirror of Fortune
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