Partenza?
Elorin
fissava la giovane che aveva davanti, con in mano la spada
di lei, solida, affilata e affidabile, tanto che in mani capaci
avrebbe potuto incutere il terrore in chiunque, mentre questa pareva
sgranchirsi le braccia prima dell'imminente battaglia. Aveva sul
volto un'espressione carica, mista a quella nota canzonatoria che il
Principe aveva imparato a conoscere. Ripensandoci, da quando l'aveva
incontrata, non le aveva mai visto addosso altre espressioni e questo
non faceva altro che alimentare il fastidio che provava nei suoi
confronti.
“Che
dovrei fare con questa spada?” chiese il giovane confuso.
“Sbaglio
o ho un dejà vu? Mi ricordi tanto il tuo amichetto! Ma credo
tu sia
anche più incapace!”
Il
Principe ringhiò qualche insulto sommesso verso la ragazza,
che
continuava a guardarsi attorno: gli parve addirittura di vederla
leccarsi le labbra, come se stesse assaporando l'attesa prima della
battaglia... Oppure dell'imminente scarica di calci che gli avrebbe
sicuramente rifilato.
“Con
questo che vorresti dire?! Piuttosto lasciami andare!”
“Che
fai? Aspetti l'Eroe da brava damigella in difficoltà? Non ti
sto
mica tenendo legato...” canzonò Teranis, mentre un
luccichio
divertito le illuminava lo sguardo. Avrebbe detto altro, non v'era
dubbio su questo, ma venne interrotta da un altro squillo di tromba,
molto più vicino rispetto a prima, e una risata si
scatenò dal più
profondo della sua gola.
“Spero
tu sia pronto! Ma come ho già detto, vedi di uscirne vivo,
perché
voglio essere io ad avere l'onore di malmenarti!”
Elorin
sbuffò e si rigirò la lama tra le dita,
sovrappensiero. A cosa
stesse pensando, potremmo dire fosse più che ovvio: dove
diavolo era
il suo Generale? Passi il fatto che fosse stato colto alla
sprovvista, come tutti, del resto, passi il fatto che lui fosse molto
più pesante di due adolescenti e che il suo cavallo avesse
difficoltà a correre, ma non avrebbe dovuto metterci
così tanto a
raggiungerli. Lo avrebbe congedato? L'erede di Mistral ci
pensò su e
probabilmente lo avrebbe fatto, se fosse riuscito a tornare,
ovviamente.
“Io
me ne torno indietro!” annunciò poi, dopo aver
pensato un attimo
anche al perché delle azioni della ladra. Cosa le aveva
fatto?
Secondo la sua modesta opinione niente, ma forse avrebbe dovuto
rifletterci per un paio di minuti, per non dire ore, per ricordarsi
del torto fatto o subito. In ogni caso decise di pensarci
più in là,
non sarebbe rimasto in quel boschetto a lungo e iniziando a tornare
indietro per primo avrebbe sicuramente incrociato il suo Generale.
“E
come, di grazia?” lo incalzò Tera.
La
ladra lo minacciò nuovamente con la lama che,
inaspettatamente,
descrisse un rapidissimo arco, colpendo un piccolo goblin sbucato
dalla boscaglia. Questo giaceva inerme, ferito mortalmente dalla
giovane che pareva non provare nessun tipo di rimorso o
pietà. Si
udì poi un suono strozzato, che si rivelò essere
un conato da parte
del biondino.
“Hai
lo stomaco delicato...”
“Dacci
un taglio! Addio!”
Il
ragazzo iniziò a correre, abbastanza goffamente a causa
dell'armatura poco pratica, avrebbe preferito di gran lunga un
modello come quello di Anthel, ma in quel momento poco importava: la
sua vita era in pericolo. In lontananza sentì delle lame
cozzare e
stridere violentemente e immaginò che Teranis avesse
già iniziato a
combattere. Udì chiaramente la sua risata, la stessa di
pochi
istanti fa e si chiese cosa avesse fatto di male (stessa domanda
posta dal povero apprendista) per meritarsi un incontro tanto
problematico.
Alla
sua destra, un cespuglio iniziò a muoversi, scosso da
qualche
creatura. Elorin sperò fosse un coniglio, ma purtroppo per
lui si
ritrovò davanti un grosso e lurido goblin verdognolo, dalle
labbra e
dalle palpebre di uno strano colore violaceo. Aveva la testa
incastrata in un elmo ricavato da un cranio di qualche grosso
rettile, da lontano avrebbe detto fosse il teschio di un coccodrillo,
mentre le braccia e le gambe erano strizzate in pesanti vesti di
pelle scuoiata. Dietro il mostro, sopraggiunsero altri suoi simili, a
cavallo di grossi cinghiali corazzati e bardati di tutto punto:
frecce, asce, pietre e tanti coltelli da lancio.
Il
Principe lanciò un urlo stridulo e iniziò ad
agitare la spada che
aveva in mano, dimenticandosi di averla rubata alla ragazza. Le
creature risero e iniziarono a girare intorno al biondino, impegnato
in un disperato tentativo di difesa.
“Che
fai con quel coso?” chiese Teranis, appollaiata su un alto
ramo,
con le gambe che penzolavano sopra la testa del principino. Pareva
divertita e ne aveva tutte le ragioni, i movimenti del ragazzo
sembravano più lo sbattere delle ali di un pollo che dei
fendenti.
“Dammi
una mano!”
“Non
credo proprio, mi sto divertendo! E poi fammi riprendere fiato, visto
che di quei cosi ne avrò uccisi una decina!” fece
sventolando
teatralmente la mano, come avesse caldo.
“Maledetta!”
Il
primo mostruoso cavaliere aizzò il suo cinghiale verso
l'erede di
Mistral e lo fece cadere a terra, divertendo la giovane spettatrice.
Non mosse un dito, semplicemente stava ferma ad osservare, per poi
decidere di giocherellare un po' anche lei: da una delle sacche che
aveva attaccate alla cintura, tirò fuori un oggetto che il
Principe
conosceva benissimo. La notò subito, come richiamato dalla
stessa
corona e un urlo isterico fece sobbalzare i mostruosi esseri.
A
chi importava di essere circondato da creature sanguinarie? La corona
dell'erede al trono era lì a pochi metri dal suo legittimo
proprietario. Elorin iniziò a brandire la spada che aveva in
mano,
sventolandola in movenze confuse e particolari in direzione della
rossa, ancora seduta mentre il copricapo roteava sul suo dito indice.
“La
rivuoi?”
“OVVIO!”
“Ma
da morto non potresti riprendertela, lo sai questo?”
“Cos-”
Il
giovane venne caricato dal mostro più grosso e per salvarsi
la pelle
dovette gettarsi a terra, rotolandosi a terra e assumendo l'aspetto
di un pezzo di carne panata. La ragazza riprese a ridere, l'idea di
continuare a sfotterlo era troppo allettante. Quello spettacolo
l'avrebbe mai stufata? Molto probabilmente no, ma per sua sfortuna un
nuovo personaggio apparve sul palcoscenico della sua bertuccia.
“CE
NE HAI MESSO DI TEMPO!” gracchiò Elorin, cercando
di rimettersi in
piedi e scacciare le creature che lo circondavano. Il Generale
tentò
immediatamente di frapporsi al piccolo plotone e afferrò
l'erede di
Mistral per un braccio, col rischio di staccarglielo tanto era
gracile. Iniziò poi a boccheggiare le sue scuse e a pregare
il
giovane di non togliergli il posto, era stata una svista e promise
che avrebbe fatto di tutto pur di consegnare alla giustizia la
rapitrice, fosse stata anche l'ultima cosa che faceva.
“Certo,
come no!” ribatté Teranis, per poi montare in
groppa ad uno dei
cinghiali, scacciandone il cavallerizzo. Con l'animale, si
accostò
all'uomo a cavallo e afferrò l'altro braccio del ragazzo,
quello che
impugnava la sua scimitarra e iniziò a tirare. Nessuno gli
avrebbe
tolto il suo bel giocattolino.
“Tu!
Ragazzina, lascia andare Sua Altezza! Non vorrai farti male!”
intimò il signor Armadio tra un fendente rivolto alla ladra
e uno ai
mostri che piano piano stavano arrivando. In lontananza si udivano
già frecce volare, cannoni sparare e magie venire scagliate
contro
il nemico di Feirden. La battaglia aveva già preso piede e
l'Esercito Reale stava andando allo sbaraglio, senza la guida di
nessuno. Non sarebbe dovuta andare così, Elorin sarebbe
dovuto
essere sul campo di battaglia a guidare i suoi uomini, eppure era a
fare da 'corda' in uno strano tiro alla fune.
Le
braccia iniziavano a fargli male, ma non voleva che il Generale
mollasse la presa, non osava immaginare cosa Teranis gli avrebbe
fatto. Decise di iniziare a menare calci all'aria, magari avrebbe
costretto la ladra a lasciare la presa, ma un piede troppo vicino
alle fauci del cinghiale lo fece desistere da ulteriori tentativi.
“Cosa
vuoi da Sua Altezza?!” chiese l'Armadio, ormai esasperato e
stanco,
per non dire conscio della gravità della situazione in cui
si
trovava: la vita del Principe era nelle sue mani e probabilmente, se
lo fosse venuto a sapere, la Principessa Sefia si sarebbe arrabbiata
da morire.
“Le
sue scuse! Per avermi lasciata in un buco puzzolente dopo tutto
quello che ho fatto per lui!”
“E
cosa avresti fatto per me? Oltre a denudarmi di tutto,
ovviamente!”
Il
Generale Armadio non riuscì a trattenere un verso di stupore
e odio,
misto all'imbarazzo per l'affermazione abbastanza ambigua del
Principe, e tirò ancora di più per liberare il
quindicenne
prigioniero e portarlo indietro, ma senza risultati.
Poi,
accanto al luogo in cui si trovavano, si udì un'esplosione
quasi
assordante, tanto potente da far spaventare il cavallo del Capitano
del Plotone e i cinghiali ormai privi di cavalieri. Gli animali
iniziarono a correre all'impazzata e i due rimasti in groppa vennero
disarcionati, sempre con il Principe conteso tra i due.
“Certo
che sei ingrato! Ti ricordo che ti ho risparmiato la vita quando sei
entrato nel mio territorio! Ti ho persino nutrito! Per non parlare
del fatto che se non ci fossi stata io, saresti stato mangiato da
quell'orco! Ti pare niente?!” sbraitò Teranis, a
terra ma con la
mano saldamente aggrappata all'armatura di Elorin.
“Che
diavolo dici?! Io ero con il mio Eroe! Ce la saremmo cavata anche
senza di te! E voglio ricordarti che nel 'MIO' Regno tu sei una
fuorilegge! Meriteresti la gogna in ogni caso!”
“Ah!
Dici? Io direi che sia più illegale che un incapace come te
abbia il
comando di questo posto!”
Che
battaglia! Che guerra! Volavano frecce e incantesimi, spade e lance
colpivano e perforavano le armature, mentre nei boschi si combatteva
su chi dei due avesse ragione, tra insulti gratuiti e frecciatine
degne del più cinico degli uomini. Eppure, i due non
avrebbero
potuto continuare ancora la loro strana pantomima, dopotutto in
guerra non si è mai soli!
“Smettiamola
adesso! -urlò il Generale- Adesso pensiamo a salvarci la
pelle!”
*****
Anthel
sedeva sul retro di un carretto trainato da un asinello, mentre
questo veniva condotto dal suo padrone fuori il borgo di Mistral. Il
ragazzo dondolava la testa, a ritmo con il ciondolare del suo
scricchiolante mezzo di trasporto, mentre con la mano sinistra si
rigirava tra le dita il suo quaderno di appunti. Il poveretto
continuava a ripensare alle enigmatiche parole del suo Maestro, si
chiedeva cosa intendesse con lo scoprire cose di se che nemmeno
immaginava, ma soprattutto, come avrebbe potuto intraprendere un
viaggio per il continente con Elorin.
“Non
è assolutamente possibile! No e poi no!”
“Con
chi ce l'hai?” chiese il contadino a guida del carretto,
incuriosito dal giovane guerriero che si stava portando dietro.
Ebbene sì, Anthel non si era cambiato d'abito e aveva dato
un'impressione sbagliata al suo conducente: aveva dovuto rinunciare a
malincuore ai suoi comodi abiti di tessuto, ma col senno di poi si
era reso conto che la cosa non era così tanto malvagia.
Avrebbe
dovuto attraversare boschi, caverne, fiumi e chissà
cos'altro;
avrebbe dovuto affrontare mostri, animali selvaggi e banditi
perciò
arrivò alla conclusione che andare in giro protetti da una
solida
armatura era la cosa migliore da fare.
“C-Con
nessuno!”
Aprì
il quadernino e iniziò a scribacchiare delle vecchie formule
che
aveva imparato, con la speranza di ricordarsi quella necessaria per
incantare l'arma. Il perché di questo? Pensò che
magari questo tipo
di incantesimo avrebbe potuto aiutarlo. Si prefigurò nella
testa uno
scenario tipico di combattimento e di lui che continuava a mancare il
bersaglio: con la spada incantata sarebbe riuscito a danneggiare il
nemico anche solo sfiorandolo, cosa estremamente utile per un novizio
della spada.
“Ehi,
ragazzo! Siamo arrivati!”
Il
giovane cadde dalle nuvole e saltò giù dal
carretto, raccattando la
sua spada e la sacca da viaggio ricevuta dal Gran Mago. Corse
scompostamente verso l'uomo e tirò fuori da una tasca un
paio di
monete per ripagarlo del favore. Questo, mentre racimolava la sua
ricompensa, avvertì Anthel del pericoloso clan di banditi
che
abitavano la foresta. Il ragazzo non poté non trattenere un
sorrisetto sarcastico, sapendo già di che pasta erano fatti
quei
malviventi: sperò solo di non incrociarli di nuovo.
Salutò
il contadino e si diresse verso il cuore del bosco, mentre in
lontananza gli sembrava di sentire urla e nitriti. Scosse la testa,
questa volta non si sarebbe fatto coinvolgere e avrebbe compiuto solo
e soltanto la missione assegnatagli. Diede una rapida occhiata alla
mappa di Mistral e osservò il punto in cui si trovava.
“Chissà
dove è stato spedito Elorin... Non ho ben capito da dove
stiano
arrivando i nemici, ma dovrebbero provenire da Est, rispetto a
me...”
Si
mise a grattarsi la testa blu e lasciò perdere,
perché tanto valeva
procedere lontano dal campo di battaglia. L'unica cosa che
però lo
impensieriva era sapere come si sarebbe ricongiunto a Elorin.
“Magari
il Maestro ne combinerà un'altra delle sue...”
Iniziò
a farsi strada per il bosco, guardandosi attorno e cercando di
orientarsi. La sua meta? Esattamente non lo sapeva, ma la cosa di cui
era certo era che avrebbe dovuto incontrare una persona. Purtroppo,
Bepharis era stato piuttosto tirchio con le informazioni e aveva
lasciato il povero apprendista a vagare così, ignaro di
ciò che lo
avrebbe aspettato fuori dalle porte del castello. Per ora, la sua
grande impresa procedeva liscia e senza intoppi, forse un po'
noiosamente, ma almeno priva di pericoli.
“Allora...
So che non lontano, dovrebbe esserci l'accampamento di Teranis,
quindi direi di evitare quella strada... Ma dov'è che devo
andare?!”
“Forse
dovresti tentare di far funzionare meglio quel cervellino che ti
ritrovi!”
L'apprendista udì una risata
gracchiante provenire dalle fronde degli alberi, che però
parevano
immobili. Poi qualcosa sembrò scattare tra i rami e Anthel
sussultò.
Che cosa avrebbe dovuto fare? Forse la scelta più razionale
sarebbe
stata seguire le direttive e basta, ma la curiosità (che
fosse
maledetta!) lo spinse a seguire la misteriosa figura. Mentre
camminava, sentiva ancora quella vecchia voce beffarsi di lui.
“E adesso?” fece fermandosi un
attimo a riprendere fiato, quando improvvisamente sentì dei
rumori
che non avevano a che fare con i suoni tipici della foresta. In
lontananza avvertì dei cinghiali grugnire all'impazzata,
così come
lo stridere di lame e ferraglia varia. In aggiunta, aveva perso le
tracce della figura che stava seguendo. Chi fosse non lo sapeva, ma i
suoi sospetti ricaddero sulla voce che lo aveva preso in giro per la
passata mezz'ora.
“Perché sono così stupido da
fare queste scemenze?!”
Si passò le mani tra i capelli blu,
poi di nuovo sentì quegli strani suoni. Afferrò
dalla tasca la
mappa e si mise ad analizzarla, scoprendo a malincuore di essersi
avvicinato troppo al campo di battaglia. Inspirò
profondamente e
sguainò la spada, non sia mai che morisse per essersi
ritrovato nel
posto sbagliato al momento sbagliato. Dietro di lui, qualcosa si
mosse.
“Chi va là?”
“Salve ragazzo!” fece un
vecchietto dall'aria gracilina e dalla pelle olivastra. Sorrideva con
la bocca spalancata, mostrando giusto un paio di dentini gialli e
cariati che non sembravano essere un problema per lui. L'ometto
tossì, poi fece segno ad Anthel di seguirlo. Lo stregone
però non
sembrava voler muovere un passo.
“Non ti mangio mica, giovanotto!
Su su, cammina!”
Il vecchietto girò sui tacchi e
iniziò a camminare, con le mani dietro la schiena ingobbita
dagli
anni. L'apprendista fece una smorfia e valutò ancora l'idea
di
andarsene e lasciare stare quello strano individuo, ma qualcosa
attirò la sua attenzione: tra le mani incrociate, pendeva un
grosso
amuleto sferico, verde giada decorato da finiture dorate. Lo
riconobbe immediatamente, era uno degli aggeggi del Maestro Bepharis,
quelli che di solito usava non per insegnare ma per giocargli qualche
tiro mancino. Aveva fin troppi brutti ricordi legati a quell'affare:
la prima volta fu quando aveva sei anni e viveva a Palazzo da uno e
il Maestro lo aveva lasciato da solo nel Laboratorio, per poi fargli
credere che esistesse un fantasma che aveva deciso di perseguitarlo.
A quel ricordo, le sue labbra di contrassero in una risatina
isterica. Poi subito dopo, come una specie di flash, gli sovvenne il
suo primo giorno da Eroe, quando Elorin lo aveva chiamato con uno di
quei cosi per rendergli la vita impossibile.
“S-Signore?”
“Sì?”
“D-Dove ha preso quell'amuleto?”
chiese titubante, seguendo il vecchietto a due passi di distanza. Il
suo naso però lo costrinse a indietreggiare un attimo, gli
abiti
dello strano tipo emanavano un forte odore di chiuso e muffa, cosa
insolita visto che l'accampamento di Teranis era per lo più
costituita da tende di stoffa.
“Ah, questo? -fece portando
l'oggetto al viso, che si illuminò di un leggero verde
pastello- Me
lo ha portato una cara amica, ha detto di averlo sgraffignato ad un
paio di sempliciotti! Bello, vero?”
Allora
non mi sbagliavo,
fece Anthel
nella testa. È quello del Maestro...
“M-Mi scusi, ma quello appartiene
al mio Maestro di magia e d-dovrei riportarglielo!”
Il misterioso vecchietto ridacchiò
sotto ai baffi e iniziò a far dondolare l'oggetto, dicendo
che solo
uno stolto avrebbe potuto perdere un oggetto di così grande
valore.
Anthel non poté che dargli ragione, infatti diede la colpa a
Elorin
(tanto non c'era e non poteva sentirlo) e promise al vecchio che
avrebbe fatto più attenzione. Il signore dondolò
la testa e si
infilò l'amuleto in una tasca della veste con un movimento
repentino, mentre Anthel emetteva un verso di disappunto misto a
stupore.
“Ti va di fare due chiacchiere,
allievo di Bepharis?”
“Eh? Come fa a sapere il nome del
Maestro? E come fa a sapere chi sono?”
“Sei ingenuo, eheheh! Ho qualcosa
da mostrarti!”
L'apprendista sollevò il
sopracciglio destro, cercando di scrutare il suo strano e inquietante
interlocutore. Poteva fidarsi? Conosceva il Maestro e da una parte
questo poteva rassicurarlo, ma dall'altra si trattava di un membro
del clan di Teranis. E come era arrivato a quella conclusione?
Ovviamente non esistevano altri amuleti come quello, perciò
doveva
per forza essere lo stesso del suo mentore, che Elorin aveva
sgraffignato dal Laboratorio di Magia. Eppure qualcosa continuava a
non quadrare: quel tipo era troppo troppo strano.
“Ehi! Se non vuoi morire qui,
dovremmo sbrigarci... Inoltre, penso che i miei altri ospiti non
gradiranno aspettarci ancora!”
“Q-Quali ospiti?! Mi aspetti!”
*****
I tre si fermarono nel bel mezzo di
una radura e Elorin si gettò a terra, ansimando e sudando,
per poi
togliersi i pesanti guanti di cuoio, l'unica cosa che poteva sfilarsi
velocemente dal resto dell'armatura. Intanto Teranis era in ginocchio
non molto lontana, mentre i capelli rossi continuavano ad
appiccicarsi alla fronte madida di sudore. La giovane teneva in mano
una delle sue scimitarre e lanciò un'occhiataccia al
Principe, che
aveva gettato la seconda arma della ragazza per terra. Gli
urlò di
nuovo contro affinché la raccogliesse e per tutta risposta
il
giovane replicò con un: “Se mi aiutassi ad
alzarmi, lo farei!”
Intanto il Generale se ne stava
seduto per terra, come se stesse prendendo il sole, esausto e
sfiancato. Il poveretto si era ritrovato a dover proteggere l'erede
di Mistral da fin troppi nemici e aveva lasciato il suo esercito da
solo, senza qualcuno che li guidasse e portasse alla vittoria:
sperò
soprattutto di non dover contare troppe vittime, anche se il compito
appena svolto, ossia quello di proteggere il secondogenito del Re,
valeva più della vita di tanti soldati.
“Ehi, ragazzina! Non la passerai
liscia, sappilo!” fece boccheggiando in direzione della ladra.
“Ah sì?”
“Smettila di provocare!” grugnì
l'Armadio.
Elorin sembrò riprendere aria e con
fatica si mise a sedere, continuando a fissare minacciosamente la sua
rapitrice. Aveva forse raggiunto il limite della sua pazienza, voleva
tornare a casa e farla pagare al Gran Mago di Corte. Troppi guai e
troppe avventure, soprattutto per qualcuno abituato a poltrire come
lui. Il giovane decise quindi di alleggerirsi ulteriormente e
intimò
a Darn (finalmente si era ricordato del nome del suo Generale) di
darsi una mossa e togliergli quella pesante corazza di ferro battuto.
L'uomo accorse subito, ma ad un certo puntò udì
qualcosa che lo
fece sobbalzare: il risultato fu un pezzo di armatura che schiacciava
il tricipite del ragazzo.
“Che diavolo! Stai attento,
idiota!”
Teranis si accorse del motivo della
distrazione del suo avversario e tendette l'orecchio, non prima di
lanciare la solita frecciatina al 'gentile e coraggioso'
Principe. Lasciò stare quindi la risposta di lui e si
avviò verso
la foresta da cui erano arrivati. Credeva di essersi allontanata
abbastanza dal campo di battaglia, che in quella radura avrebbe avuto
l'occasione di fare i conti con Elorin, ma qualcosa non la
convinceva. Avrebbe preferito che fosse stata solo una sua
suggestione, ma purtroppo un altro guerriero aveva avuto la sua
stessa intuizione.
Strinse quindi gli occhi e scrutò a
fondo quella porzione di bosco visibile tra i cespugli, dove vide
aggirarsi altri piccoli esseri a cavallo di cinghiali. Gli occhi
ambrati della ragazza scattarono a destra e sinistra, cercando la
direzione migliore verso cui dirigersi: la scelta più giusta
sarebbe
stata tornare al suo accampamento, nemmeno troppo lontano dal punto
in cui si trovavano, ma la domanda le sorse spontanea. Cosa avrebbe
dovuto fare con quei due? Di certo Elorin non se lo sarebbe fatto
scappare, ma quell'altro? Di quel grosso omone tutto muscoli non se
ne faceva niente, anzi, sarebbe stato un ulteriore ingombro.
Si voltò per far alzare il
Principino e tornò dai due, riprendendo la sua scimitarra
gettata
malamente a terra. Si avvicinò e iniziò a dare
leggeri calci nel
costato di lui, continuando a buttare un occhio al bosco, da cui
però
sbucarono tre cavalieri di Feirden. Subito, la rossa smise di
stuzzicare Elorin e si mise in guardia, così come Darn che
nella
testa maledì ancora quelle creature.
Non ci volle molto però che i tre
venissero circondati, probabilmente il plotone reale era stato
annientato o magari fuorviato, e perciò non poterono evitare
di
rimettersi a combattere. Di nuovo la scena si ripeté e
Elorin cercò
disperatamente di tener salva la vita, ma la cosa gli apparve ormai
impossibile quando non riuscì più a trovare un
varco per fuggire.
“Generale! Andiamocene da qui!”
urlò al suo secondo correndo, quando si ritrovò
faccia a faccia con
il capo dell'esercito nemico.
Era una bestia enorme e lo sembrava
ancora di più a cavallo del suo cinghiale. La pelle pareva
più
verde, la testa era molto più grande e l'armatura
difficilmente
sembrava calzargli: i muscoli erano fin troppo sviluppati. Cosa
diamine è questo coso?!, fece il Principe nella
testa,
inciampando malamente sui suoi stessi piedi. Intanto la battaglia
infuriava, nemmeno Teranis riusciva più a resistere ai tanti
nemici
presenti, così come uno dei migliori guerrieri della nazione.
Accerchiati, Elorin si chiese come
sarebbe andata a finire se lui fosse morto su quel campo di
battaglia, ma la risposta non arrivò mai nella sua testa che
alcuni
dei mostri che aveva davanti iniziarono a cadere come foglie al
vento. Udì un sibilo rapidissimo, accompagnato da una specie
di
lampo rosso che lo fece sussultare.
Teranis, non molto lontana, notò il
movimento fulmineo e temette il peggio quando alle sue spalle la
maggior parte dei mostri era ormai stecchita. Il primo pensiero che
le attraversò la mente era ricollegato al plotone reale, che
magari
aveva ritrovato il proprio Generale e aveva ricominciato a seguire
direttive precise e ordinate; l'unico problema sarebbe stato
ritrovarsi tra due fuochi, dopotutto aveva 'rapito'
l'erede di
Mistral.
Scosse la testa a quell'idea e
continuò con la sua strage personale, poi udì
Elorin lanciare un
urletto stridulo dei suoi. “Che problemi ha,
adesso?!” fece
cinica, mentre poco lontano una sagoma nera si era unita alla grande
battaglia. Era palesemente un umano, anche se indossava un mantello
nero non sembrava affatto una qualche creatura particolare, le sue
proporzioni erano assolutamente nella norma. Le mani non erano
eccessivamente grandi, erano sicuramente robuste e stringevano nella
loro presa un'arma dall'aspetto inusuale: si trattava di un bastone
non molto lungo, alle cui estremità erano saldate due
pesanti e
larghe lame rosse. Il misterioso uomo si muoveva con grazia, la sua
lama descriveva veloci e precise spirali che abbattevano qualsiasi
cosa incontrassero, nonostante l'evidente peso della stessa arma.
Teranis notò che il nuovo arrivato
si stava pericolosamente avvicinando alla sua preda, ma poi questo si
fermò per osservarlo attentamente. Tutto intorno a loro,
nessun
nemico osava avvicinarsi tanto i corpi delle altre creature erano
gettati a terra.
La ladra notò Elorin inclinare la
testa di lato, per un istante parve confuso, per non dire spaventato
dalle movenze dell'uomo dalla doppia lama, poi lo vide urlare
qualcosa. “Lo conoscerà?” chiese a voce
alta, senza essersi
accorta che Darn le si era avvicinato parecchio.
“Non è possibile! Nessuno a
Palazzo ha un'arma simile!”
La rossa si voltò di scatto,
l'omone che prima era suo nemico era diventato di colpo un suo
alleato in quella strana situazione in cui si era cacciata e tutto a
causa della sua testa calda. Ancora si interrogò sul
perché delle
sue azioni e si chiese se non provasse un qualche tipo di interesse
nei confronti di quello strano Principe tutto fumo e niente arrosto.
L'idea la fece avvampare e subito si disse che l'unica cosa di Elorin
che avrebbe potuto catturare la sua attenzione erano gli innumerevoli
oggetti di valore che questo portava con sé. Smise di
pensarci
quando vide il giovane correre verso di loro, seguito dall'ennesimo
cavaliere di Feirden sfuggito alla furia combattiva del misterioso
spadaccino incappucciato.
“Che cavolo stavi combinando?!”
chiese la ladra, subito ripresa dal Generale Darn che le
rammentò
che non stava parlando ad un suo amico in una taverna, ma con il
secondo erede del Paese. Per tutta risposta, lei si limitò a
fare
spallucce: che le importava, era la Principessa dei Ladri, non una
comune contadinella.
“Lascia stare e diamocela a gambe!
Quel tizio ha detto che se ne occuperà lui!”
“E ti fidi di uno appena
conosciuto?!”
“Mi ha salvato, per me va bene...
Anche se ha detto una cosa strana...” fece il Principe senza
riuscire a finire la frase che di nuovo il misterioso giovane si era
avventato contro altre creature.
“Sarebbe?”
“Che un anziano ti stava cercando!
E comunque non capisco perché ti stia arrabbiando tanto! Sei
particolarmente irritata, hai per caso le tue cose?”
Non avesse mai fatto quella domanda!
Teranis gli tirò uno schiaffo talmente forte da attirare
l'attenzione di qualche goblin e del misterioso spadaccino, lasciando
sulla guancia del biondino l'impronta della sua pesante mano. Il viso
era quasi scarlatto, attorno alla sagoma della mano la pelle pareva
di porcellana, mentre una lacrimuccia di dolore iniziava a scendere
giù dall'occhio destro. Teranis allora ritirò
immediatamente il
braccio e riprese la scimitarra che aveva abbandonato per compiere
quel gesto, quando si ricordò di quello che le aveva detto
il Saggio
del suo clan. Si era ricordata che l'anziano stregone voleva comunque
incontrare Anthel e che avrebbe voluto fare due chiacchiere con lui,
ma non vedeva per quale motivo adesso voleva avere a che fare anche
con Elorin. Se proprio aveva voglia di passare del tempo con degli
idioti, poteva semplicemente aspettare che il resto del clan si
ubriacasse!
“P-Perché lo hai fatto?”
“Perché sei un idiota! Come ti
permetti di dire una cosa del genere a una donna?!”
Il Principe cercò con lo sguardo
l'appoggio del suo Generale, ma questo scosse la testa dando ragione
alla ladra. Elorin grugnì qualche imprecazione, mentre con
gli
occhioni azzurri seguiva i movimenti del misterioso spadaccino che
per un istante parve guardarlo. Di nuovo si sentì confuso e
rabbrividì alla vista di quegli occhi smeraldini appena
appena
visibili. Chissà chi è quel tizio?
Secondo me vuole che ce ne
andiamo, pensò nella testa, con la guancia destra
che pulsava
dolorosamente.
Teranis sembrò intuire ciò che il
Principe voleva fare e lo afferrò per la mano, urlando:
”Da questa
parte!”
I tre iniziarono a correre di nuovo,
sgominando nemici su nemici con abili fendenti in direzione del bosco
verso l'accampamento della ladra.
Fu una lunga corsa, quasi
sfiancante, ma assolutamente necessaria. Bastarono infatti pochi
minuti per ritrovarsi al sicuro sotto le fronde di altissimi alberi
secolari, lontani dalla battaglia che infuriava.
“Seguimi!” fece Teranis,
lasciando il braccio di Elorin, che perse l'equilibrio in seguito
alla fatica e alla pesantezza che sentiva nelle gambe: in quel
momento avrebbe solo voluto stendersi sul suo letto e dormire per
mesi.
“Dove?” chiese Darn, anche lui
esausto.
“Tu non vieni!”
Il volto del Generale si contrasse
in un'espressione sconvolta e chiese per quale motivo non avrebbe
dovuto seguire il suo sovrano. La ladra emise una risatina di scherno
e fece spallucce, lasciando l'uomo a rodersi il fegato, ovviamente
continuando a seguire il biondino qualunque cosa fosse successa.
Teranis non ci fece caso, intimò solo a Elorin di muoversi e
poi
rimase in silenzio, camminando verso il cuore della foresta.
Il Principe non riconobbe il
sentiero che stavano seguendo, ma preferì anche lui non dire
niente
perché troppo stanco per continuare a litigare. Il viso gli
faceva
veramente male, altro che ferita di battaglia, la mano della ragazza
era veramente pesante e per niente femminile. Da una parte
però
pensò di essersi totalmente meritato quello schiaffo. Ma
solo da una
parte, eh! Lanciò un'occhiata al suo Generale e di nuovo
sperò che
questo non lo abbandonasse, anche se fossero stati circondati da
tutto il clan di ladri. Questo ricambiò lo sguardo e
annuì,
rincuorando il giovane biondino.
“Ehi, dove stiamo andando?” fece
ad un certo punto Elorin.
Teranis non rispose, semplicemente
continuò a camminare con le spalle dritte e il portamento
fiero,
nascondendo la stanchezza che provava in ogni singola fibra del suo
corpo. Camminava in silenzio, ignorando le continue domande del
Principe che iniziava a diventare isterico. Cosa non avrebbe dato per
farlo stare zitto! La ladra emise allora un sospiro di sollievo, una
giunta di fronte ad un cespuglio dall'aspetto stranamente
rinsecchito. Appena lo spostò, di fronte ai tre divenne
visibile
l'accampamento della ladra, già illuminato a giorno con
torce e
lanterne, nonostante fosse da poco passato il mezzogiorno. Darn si
lasciò sfuggire, senza farsi sentire dalla ragazza, un
commento
riguardo all'appariscenza di persone che tecnicamente dovrebbero
agire nell'ombra.
Non ci volle molto che subito tre
omoni grandi e grossi almeno quanto il Generale raggiungessero
Teranis e circondassero Elorin e Darn che, per quanto li riguardava,
si trovavano ancora in territorio nemico. La rossa subito
tranquillizzò i suoi uomini e disse loro di lasciar stare i
suoi due
nuovi accompagnatori, in quanto, date le circostanze, dovevano avere
in programma una qualche udienza con il Vecchio Saggio. I tre banditi
si scambiarono un'occhiata abbastanza perplessa, pienamente condivisa
dalla ragazza che tutto voleva meno che portarsi Elorin a casa. Fece
spallucce e ordinò quindi di andare a prepararle qualcosa da
mangiare e preparare dei bauli, perché sicuramente il
Principino di
Mistral aveva ancora qualche bel gioiellino da 'donare in
beneficenza'. A quell'affermazione, Elorin si oppose
fermamente e
riprese a reclamare la sua amata corona, ancora nelle mani di
Teranis.
“Scordatelo!” aveva replicato
seccamente, conducendo i due nel cuore dell'accampamento. Il luogo
era parecchio pulito ed era in una posizione gradevole, dove le
fronde degli alberi non erano troppo fitte da impedire il passaggio
della luce del sole; era inoltre ben organizzato, le tende erano
poste a destra e a sinistra di un piccolo sentiero principale che
piano piano si allargava in una piazza, dove quasi certamente il clan
si riuniva per festeggiare l'aggiunta di nuovi tesori nelle loro
tasche. Di fronte ai tre, in fondo al sentiero c'era una tenda molto
più grande delle altre: Elorin sospettò che fosse
quella della
ragazza che tanto paventava di essere una Principessa. A quel
pensiero, schioccò le labbra con fare saccente, senza
accorgersi di
star procedendo dalla parte sbagliata da solo.
Darn lo chiamò di fronte
all'ingresso di una tenda a sinistra di quella del capo clan e lo
invitò a sbrigarsi, facendo intendere al giovane che la
ladra aveva
iniziato a stufarsi visibilmente. Elorin fece uno scatto e raggiunse
il generale, ma prima che potesse chiedergli di Teranis, il braccio
di questa spuntò fuori dall'abitazione e lo
afferrò per la
scollatura dell'armatura. Il biondino perse l'equilibrio e si
ritrovò
gettato a terra, su un lurido tappeto di tela macchiato di liquidi
dalla provenienza sconosciuta e polveri altrettanto inusuali.
“Che modi sono?!” urlò mentre
rialzava gli occhioni azzurri per capire dove fosse finito. Ammassati
su tutti i lati della casetta di stoffa, c'erano anfore, vasi e
casse, tutte contenenti almanacchi, fialette e quelli che sembravano
essere ingredienti per delle pozioni. Ovviamente non ne fu sicuro, ma
avevano proprio l'aspetto dei cosi che usava Anthel
per
studiare. Mentre passava in rassegna la stanza, il suo sguardo
incontrò un paio di vecchi e raggrinziti piedini, infilati
in un
paio di sandali di cuoio, anch'esso logoro e stropicciato. Il
Principe lanciò un urlo di disgusto, non ebbe nemmeno la
decenza di
nascondere il proprio disagio, e scattò a sedere, per poi
vedere il
proprietario di quegli arti rugosi. Un vecchietto dall'aspetto
gracile e malaticcio lo guardava con scherno, mentre sorrideva con la
sua bocca sdentata, motivo del secondo gridolino di disgusto del
Principe.
“Non hai proprio idea di cosa sia
il contegno, vero?” lo rimproverò Teranis,
alzandolo di peso e
costringendolo a rimettersi in piedi. Il signore emise un fischio e
invitò la ragazza a mettersi comoda e a non preoccuparsi
dell'educazione del suo nuovo amichetto; per tutta risposta, Tera
incrociò le braccia al petto e diede una gomitata nel
costato del
biondino.
“Benvenuto, Sua Altezza Reale!”
fece il vecchio, porgendogli la mano, che subito ritrasse per
spostarsi alla sua sinistra. Infatti, nascosto dalla gracile sagoma
del vecchio, c'era Anthel, seduto su uno sgabello a sorseggiare del
tè.
L'apprendista stregone dondolava le
gambe e fissava Elorin come fosse un vecchio compagno di studi che
non avrebbe più voluto vedere, con la bocca contratta in
quello che
sarebbe dovuto essere un sorriso ma che assomigliava più a
una
smorfia di pressappochismo e ribrezzo. Il giovane dai capelli blu
posò quindi la tazza sul tavolo e salutò con la
mano, leggermente
intimidito dalla presenza di Teranis, di cui non aveva certamente
sentito la mancanza. La ragazza notò la fifa nel suo
precedente
avversario e lo fulminò nuovamente, godendo nel vederlo
irrigidirsi
come un ciocco di legno.
“P-Principe Elorin, c-che piacere
rivedervi...”
“Non prendermi in giro, Anthel-
fece andandogli incontro con fare minaccioso- Piuttosto, cosa ci
faccio qui?! Credevo mi avessi già spolpato di tutti i miei
averi,
Teranis!”
“Non prendertela con me, se non
sai conservare le tue cianfrusaglie! E comunque credo che ti
restituirò la tua amata corona solo se sarai in grado di
sconfiggermi!”
“Suvvia, mai cara Tera- interruppe
l'uomo con un'espressione mesta sul viso raggrinzito- Vi stavo
aspettando, dobbiamo discutere di una paio di cosette!”
Il vecchietto iniziò a guardarsi
attorno, il lungo pizzetto che dondolava come un pendolo, contando i
partecipanti alla conversazione.
“Uhm, quel giovanotto di prima non
è tornato e qui abbiamo un ospite indesiderato...”
Darn si sentì chiamato in causa,
era ovvio che non sarebbe dovuto essere lì, ma non era stata
una sua
decisione perciò comunicò al Saggio che era
lì in veste di
Guardiano del Principe. E chi era l'altro ospite che non era tornato?
Molto probabilmente si trattava dello spadaccino con la doppia lama
rossa.
“Baggianate! Per proteggere
l'erede di Mistral bastano questi due giovanotti!” fece
indicando
Anthel e Teranis. Il primo sputò il sorso di tè
che stava per
mandare giù, mentre la seconda non poté che
sgranare gli occhi a
tale affermazione.
“Ma che proteggere?! Io vorrei
solo prendere a calci questo idiota!”
E di nuovo con la solita solfa,
nemmeno tre giorni e quei due non avevano fatto altro che litigare!
La pace (se così si può definire) che Anthel
aveva assaporato per
quelle poche ore stava velocemente scivolando via dalle sue dita. Se
quelli erano gli ospiti che il vecchietto stava aspettando, allora
avrebbe felicemente abbandonato quel tè del pomeriggio per
ricominciare il suo strano viaggio di studio. Eppure sapeva che non
avrebbe potuto fare a meno di Elorin...
Il giovane sospirò, poi il Saggio
riprese a parlare: “Calmatevi, voi due! Siete qui
perché devo
darvi le informazioni riguardo la missione assegnatavi da
Bepharis!”
“Eh?” fecero in coro.
“Quindi lei conosce per davvero il
Maestro?” chiese per la centesima volta Anthel, sperando che
questa
fosse la volta buona che lo strano ometto rispondesse.
“Sì, siamo vecchi amici e so che
ti ha incaricato di trovare le steli per ricostruire la leggenda! Ma
non è tutto!”
“Come non è tutto?” sbraitò
Elorin, che in tutta quella storia c'entrava poco e niente.
“Al contrario, mio Principe! -fece
come se avesse letto la mente del ragazzino- Avrà un ruolo
fondamentale in tutto ciò! In questo accampamento
è custodita una
seconda stele, contenente un altro pezzo della leggenda!”
Ci fu un attimo di silenzio, in cui
i tre ragazzi non fecero altro che scambiarsi occhiate interrogative.
Stavano sicuramente ripensando al pezzo di roccia trovato nella tana
dell'orco, magari qualcuno di loro si ripeté nella testa le
parole
lette sulla stele. Sicuramente nella mente di Teranis c'era lo
stupido discorso del biondino sulla Divina Provvidenza.
“Seguitemi, ciò che custodisco è
veramente interessante!”
Angolo di Zenya ^^
Salve a tutti! Rieccomi sotto
nuovo nome e stranamente abbastanza puntuale ^^ Allora, che dire?
Piccolo re-styling! No, scherzo! Sarò ripetitiva, ma che ne
pensate? In questo capitolo mi sono focalizzata molto di più
su Elorin e Teranis, bloccati nel bel mezzo di una battaglia! Inoltre,
sono stati introdotti il Generale dell'esercito e un misterioso
spadaccino... Lo so, mi piace tenervi sulle spine (tenere sulle spine
chi? Quei pochi lettori che mi calcolano appena?)
Vabbé,
fatemi sapere che ne pensate e al prossimo aggiornamento! Nell'attesa,
vi invito a dare un'occhiata alle altre mie storie!
Un bacione e a presto!
#advertisingtime
- The Servant's Story
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2652590&i=1
- Keep Going... For What is Really Important
- Seeking Knowledge 'till the Point of Madness
- Mirror of Fortune
- Kingdom Hearts: the Last Princess