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Autore: ellephedre    24/10/2015    6 recensioni
1. Minako al settimo giorno di vita del suo bambino.
2. Ami al secondo mese di vita del suo bambino.
3. Ami e Rei (prima della nascita). Una chiacchierata a quattro con Usagi e Makoto.
4. Minako al settimo mese di gravidanza. È un pochino giù, ma sa come consolarsi.
5. Usagi e Mamoru, al sesto mese di Chibiusa, a Natale.
6. Yuichiro e Rei (alla nascita di Iria).
....
18. Gen babysitter (con Adam, 1 anno, e Iria, 8 mesi)
19 - Profetessa (Iria, 7 mesi)
20 - Nato per essere padre (Iria, 2 mesi)
21 - Rei e l'istinto materno (7 mesi)
22 - Halloween (Adam, 1 mese - Rei incinta di otto mesi)
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ami/Amy, Minako/Marta, Rei/Rea
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la fine
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Maternità 10

Maternità/Paternità

 

Autore: ellephedre

 

Disclaimer: i personaggi di Sailor Moon non mi appartengono. I relativi diritti sono di proprietà di Naoko Takeuchi e della Toei Animation.

 


 

Alexander e Gen (con Adam)

     

 

Gen era contento. Una serata tra uomini ogni tanto era necessaria.

Passare del tempo con Makoto era grandioso, ma ora più che mai lei aveva in mente solo l'organizzazione del loro matrimonio. Lui contribuiva volentieri con un'opinione, quando richiesta, ma discorsi su decorazioni, tovaglie, fiori e pizzi gli stavano uscendo dalle orecchie. Makoto aveva detto di voler passare quella domenica sera tra ragazze. Gen aveva nascosto a stento il sollievo: avrebbe potuto guardare la gara del motomondiale in pace. Aveva progettato di andare in un locale, per non stare tra i piedi di Makoto e le sue amiche, ma Alexander gli aveva proposto di gustarsi la corsa a casa sua.

Perfetto. Birra, amici e sport in tv. Quanto ne aveva bisogno.

Suonò il campanello di casa Foster. Era un peccato che Yuichiro non fosse venuto, ma si era fatto convincere a tenere la bambina per quella sera, quindi non poteva muoversi di casa.

La porta si aprì. «Ciao!»

Gen sollevò nella mano il sacchetto con le due bottiglie che aveva comprato. «Per la serata.»

Alexander gli fece spazio. «Entra.»

Per fortuna, pensò Gen, Alexander era stato più fortunato con suo figlio Adam. Con un ragazzino di meno di un anno in casa sarebbe stato difficile concentrarsi sulla gara.

Entrando in salotto, si fermò di colpo.

Adam Foster era seduto sul tappeto del salotto, circondato dai suoi giochi.

Gen cercò di essere diplomatico. «Come mai lui è qui?»

Alexander era tranquillo. «Ami è andata da Makoto, no?»

E non si era portata dietro il bambino?

«Adam non farà storie. Tra poco va a dormire.» Alexander sparì in cucina.

Lasciato solo, Gen appoggiò le bottiglie sul tavolino più vicino. Il bambino girava la testa nella sua direzione, seguendo silenziosamente ogni suo movimento.

«Ciao» lo salutò Gen.

Adam mise in bocca un pupazzo, masticandolo.

Gen riteneva di essere simpatico ai ragazzini, ma li preferiva quando erano in compagnie delle loro madri. I pianti spacca-orecchie erano sempre in agguato.

Alexander tornò indietro con due bicchieri. La tv era già sintonizzata sulla gara, le moto schierate in pista assieme a giornalisti, addetti ai lavori e ragazze che reggevano ombrelli. Il Gran Premio del Mugello, tappa italiana del motomondiale, stava per iniziare.

Gen si vide passare un apribottiglie.  Gli venne un dubbio. «Tu puoi bere?»

«Hm?»

Gen indicò Adam.

Alexander sorrise. «Un bicchiere non mi farà niente. Anzi, vuoi vedere una cosa? Apri e versa la birra.»

Incuriosito, Gen lo fece mentre Alexander si inginocchiava sul tappeto, vicino a suo figlio. Gli passò il bicchiere pieno. Alexander lo mise sotto il naso del bambino.

Sul punto di protestare, Gen si zittì: Adam Foster si era sporto in avanti, attaccando la bocca al bordo in vetro.

«Questo vuole già bere.»

Alexander rideva. «È uno spasso, vero?» Allontanò l'alcol dalla portata di suo figlio e lo prese in braccio. «Lo fa col vino, con le bibite gassate... con tutto quanto. È curioso.» Strofinò la faccia contro il naso del piccolo, che subì con una smorfia perplessa.

Gen si divertì. «Se continui, inizia a piangere.»

«Nahh!» Alexander lo sistemò con fare esperto sulle ginocchia, sostenendogli la schiena con l'incavo del braccio. «Lui fa i versi. Piange solo quando ha fame, ma ormai ha i suoi orari. Ah, e naturalmente piange quando gli fa male qualcosa. Un paio di settimane fa per esempio non ha smesso per un'ora. Pensavamo fossero coliche, ma massaggiarlo sulla pancia non funzionava. Era un problema digestivo, ma ne abbiamo avuto la certezza solo quando l'ha fatta nel pannolino, perché la consistenza era completamente diversa dal solito. Voglio dire...» Cercò le parole per descrivere.

Gen fece una smorfia. «Non ho bisogno di saperlo.»

Alexander rise. «Giusto!» Prese il telecomando e alzò il volume. «Guardiamoci la gara.» Direzionò l'attenzione al televisore, mentre con l'altra mano prendeva un mazzo di chiavi giocattolo e la muoveva davanti ad Adam. 

Gen continuò a sentirsi in un asilo nido, ma fece finta di niente. Finché il ragazzino non piangeva...

«Ho chiesto a Yuichiro di venire» riprese Alexander. «Ma muoversi con Iria è complicato.»

Già. Quell'esserino era un monito divino per chiunque volesse avere figli. Pensaci prima due volte. La voce di Iria Kumada era come un'unghia che scivolava dolorosamente su una lavagna.

Alexander si alzò. «Devo scaldare il latte.» Appoggiò suo figlio sul divano, tra due grossi cuscini. «Attento a che non cada.»

Ecco, era stato ridotto a babysitter.

Gen offrì un cin-cin al bambino. «Te la cavi da solo, giusto?»

Adam distolse l'attenzione dalle sue chiavi giocattolo e lo fissò. Il suo piccolo sguardo - una copia di quello di Ami Mizuno - si fece penetrante. Sorridendo tra sé, Gen mantenne il contatto visivo. Caparbio, Adam Foster non smise di guardarlo per altri cinque secondi buoni. «Uah!» protestò infine. Come hai osato?

Gen gettò la testa all'indietro in una risata.

Alexander lo udì dalla cucina. «Che c'è?!»

«È un grande!»

Gen mise una mano sulla testa del bambino, scompigliandogli i capelli azzurri. «Goldie» lo soprannominò. Degno figlio di Golden Boy.

Adam si era sporto in avanti, a gattoni. Avanzò verso di lui, muovendosi senza cura lungo il bordo del divano. Gen allungò una gamba per fargli da barriera col vuoto. «Sono le nove. Non è ora di dormire?»

Adam aveva raggiunto il braciolo. Faticava a scavalcarlo.

«Coraggio. Un uomo affronta le difficoltà.»

Alexander tornò di nuovo indietro, un biberon in mano. «Hai visto che non dà fastidio?» 

Gen percepì il suo tono fiero. «Sì. Ora lo metti a dormire?»

«Aspettiamo l'inizio della gara. Partono tra un paio di minuti.»

Gen bevve un sorso di birra. «E Chiba?»

«Al lavoro.»

Di domenica sera. Brutta la vita in politica.

«Volevi che fosse qui?»

Uno in più non faceva mai male, specie se era un fan delle corse in moto. Ma a parte quello... «A te e a Yuichiro ho spiegato cos'è successo con Makoto. Non sono ancora riuscito a parlare con Chiba. Lui è suo amico. La conosce da tanto.»

«Hm.» Alexander comprese il suo dilemma. Portò alla bocca qualcosa da bere e si ritrovò la tettarella del biberon sulle labbra.

Scoppiarono a ridere.

«Che complessi hai?!»

«L'ho confuso per birra!»

«AhH-ah!» Il bambino batteva le mani sul braciolo del divano, entusiasta. 

Gen abbassò lo sguardo. «Allora ride! Bravo Goldie!»

«'Goldie'?»

«È figlio tuo, no?»

«He's no Goldie. È un nome da cane.» Alexander lo riportò vicino a sé, massaggiandogli le spalle. «Lui è... un super-eroe!» Gli sollevò un braccio, facendolo roteare in aria.

Gen ebbe una nuova comprensione della loro relazione. «È il tuo giocattolo.»

«È questo il bello. Li curi, ma puoi fargli fare tutto quello che vuoi finché sono piccoli.»

Un giorno il piccolo Foster si sarebbe vendicato. «Per ora è tranquillo, ma gli piace già la birra. A diciotto anni organizzerà party selvaggi che ti distruggerano la casa.»

Alexander aprì la bocca per rispondere, poi guardò pensieroso suo figlio.

Gen lanciò un'occhiata al televisore. «Ehi! La bandiera rossa!»

Tesi, lui e Alexander guardarono in trepidante attesa. 

«Peccato che non hai visto le altre.»

«Eh?»

«Ho seguito le gare della 125 e 250. Quegli italiani lì, Biaggi, Capirossi, e quello nuovo, Rossi... quando arriveranno in 500 sarà una grande sfida!»

Okay, ma la 500 stava iniziando! «Lasciami vedere cosa fa Okada!»

Semafori rossi... Partenza!

Le moto scattarono in avanti, facendo saltare Gen sul divano. «È andato in testa!»

«Noo! Ma Doohan che fa?!»

Gen sfoderò il pugno. «Perde! Grande Okada!»

Nel salotto risuonò un pianto infantile.

Ridendo, Alexander prese in braccio Adam. «Noo, va tutto bene! Era solo la partenza, nessuno è arrabbiato!» Fece saltellare il bambino. «Guarda zio Gen! Non fa paura, no?»

«Yeeh» offrì Gen senza entusiasmo, mimando un saluto con la mano, cercando di tornare a guardare la gara. Ora era diventato pure zio.

Anche se aveva ancora le lacrime agli occhi, Adam si stava già calmando. Suo padre gli afferrò la mano nel pugno. «Tifiamo insieme Doohan, okay?»

«Perderà. Forza Honda.»

Alexander continuava a parlare a suo figlio. «Gli faremo mangiare la polvere.»

Sorridendo, Gen non disse più nulla.

Finché Adam non si addormentò, guardarono tutti e tre insieme la gara.

  

FINE


NdA: Non sto rileggendo perché tra poco mi arriva in casa un uragano di due anni e mezzo. Godetevi la lettura e ditemi che ne pensate :)

P.S. - A proposito, durante quella gara Okada si ritirò e Doohan recuperò finendo primo ;P

 

Elle

 

P.S. Per chi non lo conosce, ecco il gruppo facebook dedicato alle mie storie: Sailor Moon, Verso l'alba e oltre...

 

   
 
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