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Autore: CyanideLovers    01/11/2015    5 recensioni
Salve gente! Ebbene si, sono tornata con una nuova, serissima, storia.
Dal testo:
Lei era sulla porta: Un piede sulla terra, con Tom, e uno nel mondo delle ombre con Julian. Il ragazzo dai capelli argentei la strinse per un momento a se. Per un momento pensò che l'avrebbe baciata con uno dei suoi meravigliosi e letali baci ricchi di passione, o sconvolgenti e pieni di sentimento come quello che si erano scambiati nella caverna. Ma lui non fece nulla. Appoggiò la bocca sulla sua fronte, nel più casto dei baci, per poi spingerla via con violenza. Jenny sentì mancare l'aria per la sorpresa. Guardò verso la porta: Julian le lanciò ancora uno sguardo per poi chiudersi la porta alle spalle.
Rimase immobile per un secondo, senza avere il coraggio di muoversi.
Si avete capito benissimo! Qui Julian alla fine de ''L'ultima mossa'' non muore....e mi sono chiesta allora, e se Julian riuscisse a catturare Jenny e a portarla con se nel mondo delle ombre?
Spero che la storia sia di vostro gradimento, fatemi sapere che ne pensate :)
Much love♥
PS: Ho messo il raiting arancione, onestamente non so se potrebbe cambiare, ma non credo.
Genere: Dark, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Non avermene, lingua, se prendo in prestito parole patetiche,
e poi fatico per farle sembrare leggere.
Wislawa Szymborska


Con gli occhi chiusi, Jenny era pronta a ricevere un bacio che non arrivò.
Quando li riaprì, Julian la stava fissando.
In realtà non stava guardando proprio lei, ma piuttosto la sua spalla. I suoi occhi erano specchi che riflettevano tutto ciò che lo circandava. Guardandovi attraverso tutto sembrava sul fondo di due immensi oceani. Le sfiorò la spalla, delicatamente, ma lei sentì un lieve dolore. Il kimono, che si era curata di avvolgersi intorno alla vita, in modo che i lividi non si vedessero, quando Julian le era venuta incontro, sdraiandosi, il fioccolo che teneva chiuso si era slacciato, scoprendole la spalla.
-Cosa hai fatto qui?- Julian l'aveva chiesto con tono non curante ma sembrava quasi arrabbiato. Aveva le sopracciglia cruciate, gli occhi fissi suoi lividi viola. La stringeva e Jenny non seppe dire cosa le facesse più male: Se la spalla, il braccio stretto nella morsa della sua mano, o il suo sguardo preoccupato.
-Julian..ormai non è nulla di cui preoccuparsi.- cercò di tranquillizzarlo. Si alzò un po', ritrovandosi con il viso vicinissimo al suo. -E' solo qualche livido, non è niente.-
-Non è niente?!- lui la scostò un poco -Voglio sapere cosa ti sei fatta.-
Jenny lo guardò un po' stranita. Possibile che non ricordasse? O forse non pensava che, spingendola, le avesse provocato dei lividi?
-Julian ascolta...- Non voleva dirglielo. Per tutto il giorno era stato così premuroso ed attento, le aveva fatto fare tutto quello che desiderava, si era preso cura di lei, e non voleva farlo sentire in colpa. Quel che è stato è stato. Non le importava, Julian era cambiato. Non era più il vecchio uomo ombra.
-Jenny.- Era serio, il tono fermo, la voce autoritoria.
-Due sere fà, quando ti ho incontrato davanti alla finestra...quella nel corridorio a destra.- Jenny tremava al ricordo. Lui era davanti a lei, continuava a tenerla per le braccia, senza farle male, in modo protettivo. Eppure ancora il ricordo le provocava un fremito di paura. -Quando tu mi hai spinta, io ho colpito il mobile dietro di me e mi è uscito qualche livido.-
Julian socchiuse le labbra, incredulo.
-Però davvero, non è niente. Ancora qualche giorno e sarò come nuov...-
-Io non ero in casa due giorni fa.- La interruppe. Jenny rimase in silenzio, fissandolo.
-Che vuol dire che non eri in casa?-
-Non ero in casa.-
Jenny lo guardò. Iniziava ad arrabbiarsi. Poteva perdonare e tollerare quel suo comportamento, ma non poteva sopportare che lui lo negasse con così tanta leggerezza. Non le importava che le avesse fatto del male, ma doveva assumersi le sue responsabilità. -Julian, anche se mi hai fatto male io non sono arrabbiata con te.- Lui si era alzato in piedi, voltandole le spalle, e lei aveva fatto lo stesso guardando la sua schiena muscolosa. -Ma devi ammettere quello che hai fatto.-
Julian si voltò di scatto. -Mia cara,- Julian fu attento ad instillare tutto il veleno che potè in quelle parole -Se fossi stato io non avrei motivo di negarlo...e non te la saresti cavata con qualche livido.-
-M...Ma sembravi proprio tu!- Jenny ignorò il suo tono crudele, perchè Julian non sembrava poi così convinto della sua innocenza.
Julian si toccò il mento, pensieroso. L'atmosfera romantica e rilassata si era dissolta, gelo e tensione erano calati su entrambi. Jenny non capiva. Come poteva non essere stato lui? Eppure quelli erano proprio i suoi occhi.
-Hey.- Julian la ridestò dai suoi pensieri. -Tu sei sicura che fossi io?-  La sua domanda la colse di sorpresa. Julian non le era sembrata del tutto convinto di essere innocente. Sembrava titubbante,  come se non potesse fidarsi di se stesso. Ma la domanda era pertinente. Era davvero convinta che fosse stato Julian? Ne era convinta perchè quella era la sua casa e c'era solo lui...ma Jenny aveva già visto altri uomini ombra.
-Ecco...più o meno si.- Rispose indecisa. -Era buio, e vedevo solo i tuoi occhi.-
-Grazie per la tua precisione nel raccontare i fatti. E dimmi, ti ho detto qualcosa per caso?-
Julian parlava in prima persona, come se fosse stato davvero lui, ma Jenny ormai era quasi convinta che non fosse stato lui. Si sentì quasi in colpa per averlo accusato in quel modo. -Hai detto che mi avresti divorata.- rispose a bassa voce
- Che non mi avresti mai più lasciata andare.-
Lo guardò. In piedi, con le braccia lungo il corpo, sembrava quasi un bambino. Si voltò di scatto, camminando verso la porta, facendole cenno di seguirla. Jenny faticava a tenere il suo passo, affondava nella sabbia leggera, mentre invece lui camminava con facilità. Uscendo dalla stanza, lui tornò ad essere vestito come prima. Jeans e camicia, giacca grigio scuro, capelli in dietro. Jenny si sentì a disagio, ancora avvolta nel Kimono leggero e il costume bianco. Si sentiva nuda, indifesa.
Julian, invece, sembrava furioso. Anche guardandolo da dietro poteva immaginarsi gli occhi fiammeggianti e la mandibola tirata.
-Aspetta!- Doveva quasi correre solo per stargli dietro- Lui si fermò di colpo, squadrandola dalla testa ai piedi. Non le importava se era mezza nua e ancora bagnata; non le importava se stava congelando. Non era stato Julian a farle del male quella sera e le dispiaceva di averlo accusato subito, senza neanche pensare che forse non era stato lui. 
-Perchè non me lo hai detto?- Il suo tono era talmente fermo e forte da farla sussultare. -Perchè non mi hai detto quello che era successo.-
-Perchè...- già, perchè?
Perchè non avevo dubbi che fossi stato tu!
Non poteva dirglielo. Si sentì crudele, perchè aveva subito incolpato Julian, senza mai dubitare che fosse stato lui. Forse perchè aveva ancora nella mente l'immagine di Julian, il terribile principe delle tenebre, pronto a rapirla e a farle scherzi crudeli. Eppure sapeva benissimo che Julian non le avrebbe mai fatto del male. Mai, per nulla al mondo.
Julian non aspettò che rispondesse. Non se ne era accorta, ma erano arrivati davanti alla sua stanza. Julian le aprì la porta, restando appoggiato al ciglio della porta, con le braccia incrociate contro il petto.
-Il lupo rimarrà con te finchè non torno. E' un amico fedele, un animale molto intelligente. Se mai dovesse succedere qualcosa ti proteggerà da chiunque...persino da me.- Il tono era asciutto, senza guardarla negli occhi, si diede una leggera spinta, tornando in piedi dritto e severo. Se ne stava andando. Avrebbe voluto dirgli qualcosa, ma ogni parola sembrava inutile, senza importanza.
-Ah, Jenny.- Lui si voltò, il corpo verso la porta aperta, la guardava con la coda dell'occhio. -Anche tu sai essere crudele a volte.-

Non sapeva dire perchè, ma anche se erano passate ore, non era ancora riuscita a smettere di piangere. Si sentiva stupida, ma non riusciva a trattenersi. Il lupo la guardava dal basso verso l'alto, con i suoi occhi eterei, accucciato in un angolo della stanza. Non sembrava così cattivo adesso che lo guardava bene. Sembrava più un cucciolo. Forse, pensò, era così docile perchè Julian gli aveva ordinato di esserlo, ma le diede un po' di serenità sapere di potersi fidare di qualcuno. Si sedette vicino a lui, avvicinandogli una mano sulla fronte, scoprendo che il suo pelo era incredibilmente morbido. Mentre lo accarezzava non riusciva a non pensare a quanto fosse stata ingiusta nei confronti di Julian. A volte era cattivo con lei, certo, e i suoi continui sbalzi d'umore le facevano perdere qualche venerdì, ma era anche premuroso e gentile quando voleva. L'aveva accontentata in tutto e per tutto, eppure lei non aveva perso occasione di accusarlo ingiustamente. Desiderò farsi un bagno caldo per cancellare tutta quell'ansia e quella tristezza.
Forse l'acqua calda avrebbe alleviato il suo senso di colpa.
Quando entrò in bagno, non notò subito i cambiamenti. Si spogliò pronta ad entrare nella sua vecchia doccia, la stessa che aveva a casa sua. Eppure, quando si voltò, non trovò il box con dentro tutti i suoi shampii e spugne colorate, ma una bella vasca in stile settecentesco, dal colore tra un bianco porcellana e in verde chiaro. Aveva la forma di una conchiglia ricurva, e come piedi delle zampe di leone in oro. Sull'acqua galleggiavano dei petali di rose, che sprigionavano un profumo senza pari.
Neanche nei roseti più belli e grandi del mondo c'era un profumo simile. Immergendosi nell'acqua calda il profumo la invase completamente. Era come una sinfonia paragonabile allo strimpellare solitario di un violino. Ed era anche di più. Jenny chiuse gli occhi e sentì che i ricordi più sublimi si ridestavano in lei. Si rivide bambina, danzare sul prato, in un giorno di pioggia con il sole e vide i contorni di un mazzo di rose sul davanzale della finestra, che oscillavano nella brezza notturna; udì uccelli cantare qua e là e, da lontano, la musica di un ballo di gala. Udì un bisbigliare fitto fitto nell'orecchio, e sentì sensazioni mai provate prima.
Oblio; era così rilassata che si sarebbe addormentata da un momento all'altro. La cosa non le interessava. L'acqua era perfetta, e sentiva che non le importava più nulla. Non pensava più a Tom già da un bel po', ne ai suoi amici o alla sua famiglia.
E adesso non pensava neanche ai suoi sentimenti per Julian, se fossero buoni o no, la sua mente era un foglio bianco.
Non importa. Ci penserò domani. Non importa.
Lentamente si sentì scivolare sempre più dentro l'acqua. Si portò una mano alla testa per bagnare un po' i capelli. Lacqua era densa, leggermente viscosa. Non le dava fastidio, ma le rimaneva appiccicata alle mani.
Si tirò un po' su, e qualcosa dentro l'acqua la sfiorò.
Sangue. Era immersa in una vasca colma di sangue denso e scuro.
Quando lo capì con chiarezza, quando realizzò, dette un grido terribile, come se stesse bruciando viva.
Intorpidita, riuscì a malapena a buttarsi fuori dalla vasca.  Se il grido non avesse lacerato la nebbia nella sua mente, sarebbe annegata in se stessa: una morte atroce.
Lacqua non era più chiara e trasparente, ma di un rosso così scuro e dall'odore così penetrante che scacciò via ogni suo pensiero. Il profumo che sentiva fino a qualche momento prima le faceva girare la testa e le gambe erano così molli che, alzandosi in fretta, cadde per terra. Il sangue stava traboccando dalla vasca. Anche dalla base della vasca potè vedere pezzi di carne, arti, umani. La stanza, il bagno, erano completamente avvolti nelle tenebre e Jenny sentì delle voci che ridevano maligne. Non riusciva neanche a  pensare a loro in quel momento. Desiderò soltanto scappare da quel posto. Gattonò un po' verso la porta, cercando di alzarsi in piedi, ma ad ogni respiro aveva dei violentissimi capogiri.  Ogni millimetro che faceva verso il corridoio, una fonte di luce, rischiava di vomitare le budella., figurarsi pensare di alzarsi.
Trascinandosi fino al corridoio, tutto ciò che vedeva era confuso; Il soffitto si fondeva con il pavimento, girava tutto, e non capiva bene neanche dove stesse andando. Cosa avrebbe dovuto fare?
Quando raggiunse il corridoio, le luci iniziarono a spegnersi una l'uno. Anche se non vedeva bene, riuscì a distinguere l'ombra che le si avvicinava con il sorriso  da orecchio ad orecchio.
L'avrebbe uccisa.
L'avrebbe divorata o torturata fino a farla impazzire e poi l'avrebbe uccisa.
Jenny chiuse gli occhi, abbandonando la testa contro il pavimento freddo. Ricevette un colpo fortissimo alla nuca, e sentì una forza sopra di lei.
Morì  quasi di spavento pensando che fosse stata l'ombra a colpirla, quando invece era stato il lupo. Con il pelo ritto, ringhiava e abbaiava feroce contro l'ombra,  mostrava le zanne, gli occhi infuocati di ferocia.  Era proprio sopra di lei, e la proteggeva come farebbe una lupa con i l suo cucciolo.  Poco più di un'istante più tardi, in una nuvola di fumo, o così le parve dato che a malapena riusciva a seguire tutto quello che stava succedendo, apparve Julian.
La ignorò e ignorò anche il lupo che continuava ad abbaiare. Dandole le spalle disse solo un deciso e imperioso -Adesso basta!-
L'aria tremò, e tutti i quadri alle pareti caddero tanto era stato forte il grido di Julian. Poteva benissimo immaginarselo, con gli occhi che fiammeggiavano di un blu elettrico, come quello di una saetta.
E l'ombra sparì facendo tornare la luce nel corridoio.
Julian rimase per un momento immobile, la sua figura sfocata era l'unica cosa che riuscisse a distinguere vagamente. Stava male. Il suo stomaco aveva continui spasmi di nausea e faticava a respirare per lo spavento che si era presa. E mentre era ancora sdraiata per terra, tremante, e cercava di radunare i suoi pensieri confusi e angosciati,  lui si voltò verso di lei.
I suoi occhi antichi, stanchi, blu come il colore che si vede dentro una fiamma, creavano delle scie di luce ad ogni movimento. Se solo avesse provato a seguirle, il suo stomaco non avrebbe retto.
Julian si chinò, spostando con un cenno della mano il lupo, che ubbidì docile.
-Jenny, stai bene?!- Sentivà una lieve nota di panico nel suo tono di voce. La afferrò per le braccia strattonandola, e sentì lo stomaco fare una capriola incontrollata.

L'aver vomitato doveva averla aiutata un po', perchè iniziava a vedere con più chiarezza quello che le stava intorno. Era seduta per terra, avvolta in un'asciugamano caldo, nel corridoio davanti alla sua stanza. La porta era aperta e poteva ancora vedere la scia di sangue che aveva lasciato era scappare. Si sentiva ancora molto stordina e non era riuscita ancora a capire bene cosa fosse successo. Il suo cervello doveva essersi preso una pausa, perchè non riusciva a formulare neanche uno straccio di pensiero concreto. Julian uscì dalla stanza, guardandola seriamente.
-Tranquilla, ora è tutto pulito.-
Si sentiva stanca e senza forze. non si era mai spaventata tanto, sentiva ancora l'odore ferroso del sangue e ne era ancora ricoperta. Provò un disgusto intollerabile da non provare neanche a guardarsi.
-Ti senti bene?- Si sedette accanto a lei e la guardò dritta negli occhi. Ovviamente non era stupido, capiva benissimo da sè che non stava bene.
Quello "scherzo" doveva averla traumatizzata e di certo non si sarebbe ripresa in fretta o almeno non  finchè rimaneva sporca di sangue e nuda nel suo corridoio.
Julian la prese in braccio, Jenny si sentì come una bambola minuscola. Ma lui la teneva come la cosa più preziosa del mondo. Si sentiva al sicuro, stretta contro il suo petto. Il bagno era di nuovo lucido e la vasca piena fino all'orlo di acqua limpida. Le tolse l'asciugamano, lasciandola completamente nuda. Si strinse le braccia intorno al petto, in un senso di inconscio pudore. Ma di cosa si sarebbe dovuta vergognare? Julian l'aveva già vista nuda in ben altre occasioni.
Lo guardò; faceva uno strano effetto guardarlo mentre si prendeva cura di lei. Lei restò rannicchiata dentro la vasca, immobile, mentre lui le faceva scorrere l'acqua sul suo corpo, accarezzandole le mani, le braccia, le ginocchia. Lavandole i capelli. E lei non riusciva a dire nulla se non guardarlo. Da quando era così premuroso? Da quando le sue mani erano così delicate? Da quando il suo sguardo era diventato così dolce?
Mentre l'avvolgeva in un grande asciugamano bianco, Jenny non faceva che chiedersi il perchè di un comportamento simile.
-Mi dispiace.- Mormorò asciugandole una gamba. Guardandolo dall'alto le sembrò così puro e innocente che faceva a pugni con quello che era realmente.
Avrebbe voluto dire qualcosa ma, ancora una volta, non sapeva cosa. La sua voce sembrava aver migrato su una qualche isola deserta.
Quando ebbe finito, la prese e la portò a letto. La posò sul guanciale come una reliquia preziosa, con una delicatezza quasi reverenziale. Stava per voltarsi e andarsene, lo sapeva, e solo lei avrebbe potuto fermarlo.
-Aspetta.- Fu poco più di un sospiro, ma Julian lo udì comunque. Tornò indietro su i suoi passi, e si sedette sul letto. Alla luce del fuoco che ardeva alle sue spalle le sembrò un un'alieno venuto da chissà quale pianeta.
-So che non sei stato tu.-
Julian le sorrise. Un sorriso dolce, che rivelava tutta la sua stanchezza.-Adesso dormi.-
-Hey...- Lui si fermò per la seconda volta, di nuovo a metà tra la sua stanza buia e il corridoio illuminato. -Resti un po' con me?-

Nel buio della camera, ogni tanto Jenny si girava nel letto e lui, seduto acanto a lei,  poteva vedere quanto bella fosse, con le ciocche di capelli che  nascondevano un po' il volto, che le solleticavano il collo. Ogni tanto si svegliava e lo guardava, con gli occhi semi aperti, o semi chiusi, non sapeva dirlo. Ma era bella. C'erto, cerano donne molto più belle di lei, non poteva negarlo, e ce ne sarebbero state tante altre dopo di lei, eppure lei aveva qualcosa che non aveva mai visto in nessun'altra.
Un candore che faceva quasi male, luminosa e pura. Si, ma c'era ben altro.
Era forte, coraggiosa, gentile e generosa. Avvolte testarda e impulsiva, ma certo lui non poteva criticarla da questo punto di vista.
Era tutto ciò che non era lui.
Era tutto ciò che avrebbe voluto essere.
Era tutto ciò che non sarebbe stato mai.
-Julian.- Si era svegliata di nuovo e con la bocca impastata di sonno, lo chiamava dolcemente. -Raccontami una storia.-
Lui non le rispose; Si accovacciò sul letto, si sdraiò accanto a lei e le mise una mano tra i capelli.  Jenny arrossì  a quella vicinanza; non si sarebbe mai aspettata che un giorno si sarebbe sentita così a suo agio accanto a lui.
-"Tanti tanti anni fa, in un paese lontano e triste, c’era un’enorme montagna di roccia aspra e scura.
Al tramonto, il giorno seguendo l’altro giorno, in cima ad essa sbocciava sempre una rosa che aveva il potere di rendere gli uomini immortali ma nessuno osava avvicinarsi perché le sue spine erano velenose. "-
Julian fece una pausa, un lungo sospiro.
Cos'era quell'espressione sofferente che poteva intrevvedere tra le ombre del suo viso?
-"Gli uomini parlavano sempre della paura della morte e del dolore ma mai della promessa di immortalità e tutte le sere la rosa appassiva non potendo donare a nessuno il suo potere, persa, abbandonata in cima a quella montagna di arida pietra, sola fino alla fine dei tempi.*"-
-E nessuno provò mai a scalare la montagna per prendere la rosa?- Domandò dopo aver ascoltato attentamente la storia.
-No, mai.-
-E' così triste.-
-Forse lei,- Mormorò lui dopo un momento di riflessione -Forse è sola proprio perchè ha il dono dell'immortalità. Ma essere immortali vuol dire anche dimenticare cosa sia il tempo, dimenticare quanto siano fuggevoli certi momenti. E' certo una condizione che  ti costringe  ad una vita di solitudine.-
-E' terribile. Che senso ha vivere una vita immortale, ma lontano da tutto e da tutti?-
Forse, era stata indelicata, ma le parole le erano sfuggite di bocca. Julian, anche se aveva passato così tanto tempo da solo, adesso avrebbe avuto lei, per sempre.
Era come se Julian le avesse raccontato una storia simile alla sua.
Poteva benissimo vederlo nei panni di una rosa, l'essere più bello che i tuoi occhi potessero immaginare, abbandonato, lontano da tutti, in un mondo  triste e freddo. Certo era una similitudine che calzava a pennello.
Non voleva più che si sentisse così.
Solo, disperato.
Non voleva più che fosse circondato solo dalle tenebre. Avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di portare un po' di luce, nel suo mondo di tenebre.
Julian la strinse a sè, come se avesse capito quello che stava pensando.  
Belle, c'est un mot qu'on dirait inventer pourElle,
quand elle danse et qu'elle met son corps a jour,Tel,
un oiseau qui tend ses ailes pour s'envoler.
Alors je sens l'enfer s'ouvrir sous mes pieds.
Le accarezzava la fronte, i capelli, facendo passare le sue dita lunghe e madre tra le sue ciocche dorate. Julian cantava piano, delicatamente, come se le stesse dedicando una ninna nanna. Non sapeva dire che canzone fosse, e non capiva le parole, ma ricordava vagamene di averla già sentita una volta, molto tempo fa.
-Cos'è questa canzone?- domandò con gli occhi semi chiusi, mentre il suo corpo si abbandonava a quei tocchi leggeri. Dovette combattere con tutte le sue forze per riuscire a non addormentarsi.
-E' una famosa canzone francese- le sussurrò piano nell'orecchio, continuando a canticchiare a labbra chiuse. Era come se la cullasse dolcemente.  Jenny ricordava di aver visto lo spettacolo una volta, con i suoi genitori, quando era poco più che una bambina.
-Non capisco cosa dice.-
-Quasimodo ama Esmeralda. Si è innamorato al primo sguardo, la deisdera e la brama tanto che dannerebbe la sua anima  alle fiamme dell'inferno pur di potersi sdraiare accanto a lei e passarle le dita tra i capelli.-
Oh Lucifer, Oh laisse-moi rien qu'une fois
Glisser mes doigts dans les cheveux d'Esmeralda.**

Erano scoccate le tre in punto quando Julian si alzò dal letto. Sciolse l'abbraccio di Jenny che nella notte lo aveva stretto con le sue braccia calde, sistemandosi i vestiti si decise ad affrontare l'uomo ombra.
L'uomo ombra, come lui tecnicamente, non aveva forma o colore. Era solo pura oscurità.
Certo prendevano delle forme umane perchè così potevano interaggire meglio con gli altri mondi, ma era quello il concetto.
"Ciò che conta è l'anima, non la forma"
Loro certo erano l'esempio lampante di quel semplice concetto filosofico.
La sua casa era simile alla sua; Una casa in stile vittoriano, malconcia e con le pareti annerite. Un po' come le case dei film horror in bianco e nero.
Agirandosi per quel rudere, sentiva il vento sferzargli il viso, i suoi vestiti ritti contro la forza del vento. Un essere umano normale, sarebbe volato via in un soffio, Julian invece camminava come se lo stesse colpendo una leggera brezza.
Nel paesaggio grigio, deserto, sembrava che una distesa di cenere si stagliasse sotto di lui. Voltandosi, vide solo quello che si sarebbe aspettato di vedere.
Tutti gli uomini ombra erano li, silenziosi con i loro occhi di un blu ghiaccio.
Si stagliavano come piccoli lumi nella più completa oscurità.
-Mi avete fatto chiamare?-















Si, mi fermo qui, e continuerò la storia tra qualche giorno! Mi sembra doveroso pubblicare questo capitolo il giorno di Halloween (anche se in realtà è l'1, ma capitemi ieri sera mi sono inciucchettata)
piccole note:
*Penso che l'abbiano riconosciuta tutti, è la storia che Ophelia racconta al fratellino che deve ancora nascere, tratta dal bellissimo film "Il labirinto del Fauno" di quel geniaccio di Guglielmo del toro. Tratta della chimera dell'immortalità, Julian la racconta in tono leggermente pessimistico,  perchè per lui la rosa è sola non perchè nessuno va a coglierla, ma perchè è immortale.
**Lo so, c'è chi mi aveva chiesto di non farlo (vedi Chiara e Davide) ma ci cozzava troppo la canzone "Belle" dal "Notre Damme de paris", la spiegazione che da Julian mi giustifica da sola, quindi lascio parlare l'uomo ombra.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, volevo spaventarvi, ma non credo che basti una vasca piena di sangue. Io per ora mi diverto a far impazzire Jenny perchè è così che mi va.
Per citare Jung, dentro ognuno di noi c'è un potenziale assassino, e io sto dando libero sfogo al mio ahahah.
Prossima puntata (in questa storia che ha la stessa drammaticità di Rossana) Julian vs Uomini ombra. Tutti quanti incazzati neri!.
PS: ditemi se vi ho fatto spaventare, ci tengo sul serio :'D
   
 
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