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Autore: TheSims1991    06/11/2015    3 recensioni
«Cosa sei venuto a fare qui?» Chiese.
«È così che si salutano i vecchi amici?»

Una persona dal passato di Killian arriva a Storybrooke. Le sue intenzioni sono nascoste, imprevedibili. Nascosta è anche la storia di quel ragazzo, ferma nella mente del Capitano, mai rivelata ad anima viva, mai rivelata ad Emma. Un'ombra nella mente del giovane pirata torna a farsi spazio dal passato, ora che, finalmente, aveva trovato ciò che aveva rincorso per una vita intera. La paura di riscoprire dissapori vecchi ormai di secoli, il timore di perdere chi gli è vicino...
Genere: Azione, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta, Spoiler!
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I personaggi citati in questa fanfiction non sono di mia proprietà ma appartengono ai rispettivi proprietari.
Questa storia è scritta e pubblicata senza scopo di lucro.

A Guy from the Past

Il cielo mescolava i suoi colori scuri alle tonalità chiare e rosee del sole nascente. A poco a poco l’orizzonte si colorò di rosso mentre poco più su si intravedevano sfumature cerulee. Pian piano prima l’oro, poi l’azzurro ricoprirono la totalità del cielo, mentre le nuvole mutavano dal rosa all’arancio, verso un bianco luminoso. La luce si rifletteva sulle onde calme e tranquille del mare aperto mentre, sulla riva, qualcuno osservava la natura farsi spettacolo.

Erano anni che Damien non si soffermava ad osservare l’alba: ce n’erano state davvero poche negli anni che aveva vissuto. Tutto ciò che ricordava, quando ripensava a tutto ciò che aveva passato, l’alba e la luce erano l’ultima cosa di cui si ricordava. Ciò che vedeva era oscurità, intrighi e inganni. Era giunto da poco in quella cittadina dove tutto per lui era nuovo e così… strano. Non era abituato a vedere certe diavolerie di cui a stento comprendeva l’utilità.

Il sole sembrava fermo già da qualche istante. Damien diede un ultimo sguardo all’orizzonte. Era lì per trovare una persona ben precisa ma sapeva fin da allora che non sarebbe stato un incontro felice. L’ultima volta che si erano visti, Damien era stato costretto a causa sua a lasciare la sua “famiglia” per quello che era. Da lì tutto aveva preso una piega sbagliata, ma Damien era diventato temuto e rispettato e nessuno aveva più osato allontanarlo. Era potente, capace e l’unico ad aver rinunciato alla loro amicizia era stato quello che lui considerava più di un fratello. A quel pensiero, il giovane strinse il pugno e chiuse gli occhi, quasi a riprendere la calma. Avrebbe voluto colpire in faccia quel bastardo, ma in tutti gli anni passati non era mai riuscito ad odiarlo del tutto. Si sentiva ferito e per questo, ogni volta, si arrabbiava con se stesso.

In lontananza, uno strano rumore riportò il ragazzo al presente. Damien si voltò ed una strana “carrozza senza cavalli” passò a gran velocità. Sorrise al pensiero che qualcuno avesse trovato il modo di viaggiare senza il tanfo costante dei bisogni dei cavalli. Fece qualche passo verso l’interno della cittadina, dove un segnale indicava “Second Avenue”. Osservò i palazzi ai lati della strada, con grandi scritte che per lui erano quasi incomprensibili. Arrivò di fronte ad una torre sormontata da un grande orologio: il sole era stato fermo per ben più di qualche istante. L’orologio segnava le otto e quindici. Svoltò a destra, per quella che sembrava essere la strada principale della piccola cittadina e proseguì per un paio di minuti. Si fermò di fronte a quella che pareva una progredita versione di taverna e sorrise. Si appoggiò ad una di quelle strane carrozze che aveva visto sfrecciare poco fa e attese. Sapeva che la persona che cercava era lì dentro e che presto sarebbe uscita.

Damien si guardò ancora intorno, esplorando quel che aveva davanti di quel mondo così diverso dal suo. Le persone che aveva visto nella sua “passeggiata mattutina” erano sembrate molto tranquille e sembravano passarsela piuttosto bene. Forse era per quello che il suo amico non era più tornato nella Foresta Incantata. Magari gli avrebbe chiesto il perché non appena lo avesse… La porta della tavola calda si aprì e rimase così per qualche istante. Eccolo uscire, sorridente. Non appena richiusa la porta dietro di sé, il suo sguardo incrociò quello di Damien e la sua espressione cambiò all’istante. Il sorriso si trasformò in un misto di stupore e rabbia, i suoi occhi quasi sbarrati per la sorpresa. La ragazza, dietro di lui, non impiegò più di qualche secondo a capire che qualcosa non andava e anche lei si voltò a guardare il giovane. Damien sostenne lo sguardo dell’uomo e sorrise, salutando con due dita sulla fronte.

«È un bel po’ che non ci si vede, capitano»

L’espressione sul viso di Killian rimase la stessa per qualche lunghissimo minuto, mentre Damien lo fissava dall’altro lato della strada. Emma fissò il ragazzo.

«Killian? Chi diavolo è?» Domandò, scuotendogli il braccio. Killian non rispose. Con una leggera spinta Damien si allontanò da quell’aggeggio senza cavalli e, mani in tasca, abbassò lo sguardo, con lo stesso sorriso sulle labbra.

«Già, Killian. Perché non spieghi alla tua bella ragazza chi sono?»

«La sua “bella ragazza” è anche lo sceriffo della città, quindi che ne dici se ti porto a fare un giro in cent…» Killian, a sguardo basso, le aveva afferrato un braccio.

«Lascia che me ne occupi io, per favore.» Disse a voce bassa. Damien osservò i due scambiarsi un altro paio di battute e quanto protettiva fosse la ragazza nei confronti del pirata. Lei lo squadrò ancora una volta, poi tornò nel locale. Killian alzò lo sguardo e scese i gradini della tavola calda, avvicinandosi lentamente al ragazzo.

«Cosa sei venuto a fare qui?» Chiese.

«È così che si salutano i vecchi amici?» Damien sorrise, sarcastico. Hook lo spinse indietro fino a farlo sbattere contro l’auto e gli pose un braccio al collo.

«Killian!» Emma, che probabilmente era rimasta ad osservare la scena da dietro le finestre del diner, era ferma sulla porta.

«Dimmi. Cosa. Vuoi.» Scandì il capitano.

«Faresti meglio… a calmarti, Jones», rispose lui a mezzo fiato. «Sai bene che mi basterebbe un gesto della mano a scaraventarti via.» Sussurrò. Killian mollò la presa.

«Ci tenevo solo a dirti che ora sono qui. Starò al porto… Spero non ti dispiaccia se mi appoggerò sulla nostra, pardon, la tua nave.» continuò Damien a voce bassa. Si mise a posto il cappotto, mentre Emma raggiungeva il pirata. Damien le sorrise e si allontanò, tornando verso il porto.

«Chi diavolo è?» Domandò Emma, senza distogliere il suo sguardo da lui. Killian era completamente distratto.

«Sei solo un idiota, Damien!» La voce del ragazzo era allegra e impertinente mentre la sua lama colpiva quella dell’amico.

«Sarei io l’idiota, Jones? Non sei tu che ti sei fatto “scappare la donzella?”» Il ragazzo non esitò a rispondere all’attacco di Killian.

«Dicevi che era sarebbe stata un bell’incontro, e mi hai rifilato miss Belinor!» Il ragazzo tentò un affondo ma Damien si spostò in tempo per schivare il colpo.

«Cos’hai contro miss Belinor? È bella, intelligente, non è un buon partito?» Replicò Damien, con un sorriso ironico, mentre attaccava nuovamente.

«Sì, bella, intelligente e attempata! Avrà il doppio dei miei anni!» Killian notò che l’amico si stava parecchio divertendo a sentirlo e inflisse più forza nei suoi colpi. Damien schivò gli attacchi e riuscì a puntare la sua lama alla gola dell’amico. I due si fermarono per qualche istante.

«E anche quest’oggi ti ho battuto, Jones. Direi che possiamo cessare allenamento. E su miss Belinor dovresti ripensarci, una donna come lei potrebbe darti diversi consigli su come prendere... la vita!» Concluse Damien, riponendo la sua spada. Killian si ricompose e sostenne lo sguardo compiaciuto del compagno.

«Una donna come lei è meglio che trovi qualcuno di più maturo.» Killian sorrise. «E per la spada, è stata solo fortuna, James. Sai bene che il migliore con la spada tra di noi sono io!» Damien scoppiò in una fragorosa risata e mise una mano sulla spalla dell’amico.

«È vero. Il migliore dei due sei tu. Non so cosa avrei fatto senza di te.» Lo sguardo era diventato di colpo cupo. Il giovane gli sorrise. Non aveva mai visto Damien come in quel periodo. Erano passati poco più di tre mesi da quando, in un tragico incidente, aveva perso la giovane moglie e il figlio di sei anni. Era stato lui ad insistere per portarli a teatro, nonostante il brutto tempo. Un fulmine aveva colpito il luogo e le travi in legno avevano rapidamente preso fuoco. In pochi istanti, la struttura aveva iniziato a cedere e la folla impaurita aveva cercato di raggiungere le uscite: tra gli spintoni di chi, in preda al panico, non si curava dei vicini, avevano fatto sì che Aline lasciasse la mano di Damien. Il soldato aveva cercato di tornare indietro, di riprenderla ma era stato trascinato via dalla folla. Dopo pochi istanti il tetto del teatro aveva ceduto, sotterrando chi era rimasto, sfortunatamente, all’interno. Avevano scavato per giorni e solo dopo quasi una settimana Damien aveva ritrovato i corpi di Aline e del loro piccolo, sepolti tra le macerie.

«Lo avresti fatto anche tu per me, ne sono certo.» La voce di Killian destò Damien da quei pensieri, da quei ricordi dolorosi. Il giovane fece un sorriso malinconico ed annuì.

  
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