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Autore: Crilu_98    22/11/2015    1 recensioni
Cosa sarebbe successo se ai due personaggi più tragici e controversi dei Miserabili fosse stata data una seconda possibilità?
Se Javert non si fosse buttato nella Senna? Se Eponine fosse sopravvissuta alle barricate?
Una storia un po' inverosimile in cui si intrecciano amore, rimorso e desiderio di riscatto. Perché anche i miserabili hanno il diritto di essere felici.
Genere: Azione, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eponine, Javert, Jean Valjean, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Eponine procedeva sicura per quelle strade che, nonostante il caldo sole di giugno, erano buie e fredde.  Javert la seguiva, senza staccare gli occhi da quelle spalle magre che pochi minuti prima aveva stretto tra le braccia.
"Cosa mi sta succedendo?" si chiese una volta di più. Senza le ferree regole che lo avevano accompagnato nei suoi quarantatre anni di vita all'inizio si era sentito vuoto, privo di un equilibrio. Ora, dopo due mesi di caccia a Thernardier, non aveva più alcun proposito di suicidio, ma in compenso era ugualmente scombussolato.
La notte gli era diventato impossibile dormire, perché la sua mente era continuamente attraversata dall'incauto tentativo di seduzione di Eponine.
"Dovevo lasciarla al suo destino nella casa del medico, ecco cosa dovevo fare! E ora è troppo tardi per tornare indietro..."
Era andato a trovare Valjean in quei mesi e la vicinanza con quell'uomo tanto buono lo spronava a cambiare, ma in che modo? Era troppo vecchio per rincominciare la sua vita da capo, come invece il ladro aveva fatto tante volte, sentiva di non avere le energie per riuscirci.
Eponine si voltò verso di lui per indicargli una matrona robusta che chiedeva la carità ad un angolo della strada. Era una donna sfiorita prima del tempo, con gli occhi astuti e il ghigno storto di chi ha dovuto ingegnarsi per sopravvivere con ogni mezzo; stringeva accanto a sé, con un po' troppa forza, due ragazzini di circa dieci, undici anni, magri e sporchi.
-Ecco, quelli sono i miei fratelli, che mia madre ha affidato alla signora Magnon per disfarsene...-
"Come può una madre abbandonare i suoi figli?" si chiese Javert, e il pensiero corse alla sua, di madre, la zingara che l'aveva partorito in prigione. Non la ricordava quasi più -suo padre l'aveva allontanato da lei quando era molto piccolo- ma era sicuro che non avrebbe mai voluto lasciarlo. Aveva una voce dolce e lineamenti gentili...
-Ispettore?- il viso sfocato di sua madre si dileguò per lasciare spazio a quello magro e speranzoso di Eponine.
-Restate qui!- disse burbero e si avvicinò alla donna. La sua figura imponente si stagliò su di lei prima che riuscisse a sparire tra la folla con i ragazzini.
-Ispettore Javert! Oh signore, io non ho fatto nulla, vi giuro, sono solo una povera vedova...-
Javert fece una smorfia a quelle lamentele e replicò secco:
-Smettetela, donna, mi state facendo innervosire!-
La donna ammutolì.
-Sono qui per i ragazzi.-
-I ragazzi, Ispettore? Ma... Ma loro sono il mio unico mezzo di sostentamen... Voglio dire, i miei piccoli pargoli, la luce dei miei occhi, il bastone della mia vecchiaia!-
-'Ponine!- urlò allora uno dei due, beccandosi uno schiaffo dalla signora Magon.
Javert si voltò irritato verso la ragazza che ora era accanto a lui.
-Possibile che voi non facciate mai quello che vi si dice?- le sussurrò piuttosto seccato di lasciar vedere alla truffatrice - e ai passanti incuriositi dalla scena - quanto stesse facendo per Eponine.
Per tutta risposta la ragazza alzò le spalle con un'occhiata complice.
"Oh Signore misericordioso, cosa mi sta succedendo? Sto permettendo a questa ragazza di disobbedirmi! Ne ho abbastanza di questa situazione...."
Senza proferire parola prese i bambini per la collottola sporca, strinse con forza il braccio di Eponine e trascinò tutti via con sé, ignorando le grida della signora Magnon.
-Ehi!- sbottò Eponine sbigottita, cercando di divincolarsi.
-Vedete di fare poche storie, visto che vi sto aiutando di buon grado!- rispose Javert in malo modo.
La ragazza non replicò e rassicurò con un'occhiata i fratellini spaventati.
In breve tempo giunsero al palazzo di Cosette e Marius.
-Noi qui ci siamo già stati, vero Jean?- chiese uno dei due bambini. Jean annuì e abbozzò un leggero sorriso.
-Non posso chiedere a Cosette di ospitare anche loro!- esclamò a quel punto Eponine -La signora Magnon ha cercato di estorcere del denaro al nonno di Marius... E quel vecchio già non mi sopporta!- aggiunse poi a voce più bassa.
-E cosa vi aspettate che faccia?- chiese Javert alzando gli occhi al cielo.
 
-Da non credere!- borbottò, aprendo la porta di casa.
Dietro di lui, i due bambini sostavano timorosi.
-Avanti, entrate! O volete rimanere in eterno fuori dalla porta?-
Jean entrò titubante e subito si mise a sedere in un angolo e si prese la testa fra le mani.
-Ma che problemi ha tuo fratello?- chiese all'altro bambino.
-E' muto!- spiegò questi semplicemente -Non avete idea di quanto madame fosse scontenta di questo, visto che non poteva chiedere la carità!-
Javert rimase colpito dalle sue parole. A guardarlo, quel bambino assomigliava ad Eponine molto più di Jean: aveva i capelli scuri e scarmigliati e i grandi occhi nocciola della sorella.
-Qual è il tuo nome, invece?-
-Louis, signor Ispettore!-
-Bene, Louis, mettiamo una cosa in chiaro: io qui non vi voglio, ma per rispetto a vostra sorella sono costretto ad ospitarvi. Vedete di non combinare pasticci e non arrecate disturbo agli altri inquilini; non vi sporgete dal terrazzo, non uscite di casa, non vi azzardate a toccare le mie cose. Quando torno vedrò di trovarvi qualcosa da fare per rendervi utili.-
-Signore?-
-Cosa c'è?-
-Perché aiutate 'Ponine?-
Javert lo guardò sbigottito, poi fece un mezzo sorriso:
-Bella domanda, Louis, bella domanda...-
 
-Capite?- concluse Javert con un sospiro, dopo aver narrato a Valjean le vicende di quel giorno. L'ex-galeotto lo fissava stupito, con la tazza di thé freddo in mano.
-Voi... Voi avete in casa quei due bambini? E intendete mantenerli?-
-Vi suona strano, eh?-
-Inizio a pensare che le barricate vi abbiano dato al cervello, Ispettore!-
Javert annuì cupo. Jean sorrise:
-Dite un po', cosa provate per quella ragazza?-
-Eh? Quale ragazza?-
-Eponine, Javert. E' una ragazza, no?-
-Sì, certo che è una ragazza!-
-E anche graziosa...-
-Valjean, ho capito dove volete arrivare e non pensateci neanche...-
-E perché mai?-
-Perché no, dannazione! Non ho mai permesso ad una donna di complicarmi la vita e non lo permetterò adesso!-
La voce di Javert aveva assunto un tono lamentoso, quasi infantile. Valjean sorrise: non aveva capito, non ancora...
   
 
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