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Autore: LunaMoony92    24/11/2015    1 recensioni
Angela viene invitata dal suo migliore amico ad assistere alle prove del Coriolanus al National Theatre, così da coronare uno dei suoi sogni. E' seduta da sola a godersi le prove, quando le luci calano e uno sconosciuto decide di sedersi accanto a lei. Tra un biscotto e un altro, Angela si ritrova a raccontare al suo vicino la sua storia, di come sia scappata da casa e di come si senta ancora estranea in questa città. All'improvviso la sala viene di nuovo illuminata e finalmente Angela scopre l'identità del ragazzo.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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POV TOM.
 
 
Quando ho ricevuto la telefonata di Luke, ho giurato a me stesso che gliel’avrei fatta pagare. Ero stato chiaro durante la nostra conversazione della sera prima, ma evidentemente non abbastanza.
“Domani non mi disturbare per niente al mondo. Ok?”
“Cos’è, hai un appuntamento?”
“Ho da fare, ti basta sapere questo. Non chiamarmi.”
“E come si chiama lei?”
Siamo andati avanti così per un’altra ora, bevendo scotch e insultandoci amichevolmente.
Adesso che conosco il motivo della sua insistenza, non posso più avercela con lui. E’ un’occasione d’oro per me. Adoro Jessica e ancora di più Mia e non vedo l’ora di rivederle. Se dovessi accettare, so che saranno mesi bellissimi quelli che passeremo insieme, anche se sarò lontano da Londra, da casa mia.
Probabilmente non ne sapranno niente neanche loro, mi avrebbero scritto altrimenti.
Devo leggere il copione al più presto… Sono così curioso. E se questo progetto mi portasse via troppo tempo? E se dovesse interferire con il Coriolanus? Devo pensarci bene. Domani tornerò da Luke per uno dei nostri infiniti incontri e ne verremo a capo insieme, come sempre, anche se dovrò sorbirmi il terzo grado su Angela.
Sorrido. Forse non mi dispiace, dopotutto.
Adesso basta pensarci però, ho altro da fare. Adesso c’è lei con me e si aspetta di sentire una storia da me.
 
Abbiamo attraversato i due isolati che ci separavano dalla metro in silenzio, ognuno perso dentro se stesso.
“Dove vuoi mangiare?” le chiedo. Mi viene facile parlare con lei, la sua timidezza mi solletica il cuore.
Non risponde subito, è ancora persa nei suoi pensieri, dove mi è capitato di ritrovarla spesso nel poco tempo che abbiamo passato insieme. Chissà che mondo complicato e intricato deve aver creato per sé, nella sua immaginazione. Lo si vede dagli occhi che è una ragazza che sogna.
Forse Luke le ha detto qualcosa quando ho lasciato la stanza, oltre alle scuse, appositamente scandite a voce alta per farsi sentire da me e scaricarsi la coscienza. Oppure si sente ancora in imbarazzo per quegli uomini poco gentili che non hanno fatto altro che squadrarla per tutto il tempo, in sala d’attesa.
E’ una ragazza fragile, anche un soffio di vento potrebbe spezzarla.
Mi devo scusare.
Angela sta come scuotendo via dalla sua mente un pensiero e sta per rispondermi, ma il mio telefono squilla di nuovo. Chiudo gli occhi e prendo un respiro. Se è di nuovo Luke io..
E’ Luke, un messaggio. Ma cosa c’è che non va in lui? Non riesce proprio a tenere lontane le sue manacce dal telefono? Non può lasciarmi in pace un pomeriggio?
Vorrei tanto non leggerlo, ma lo faccio. Potrebbe essere importante.
“Un paparazzo ti ha visto uscire dal teatro mano nella mano con la tua AMICA Angela. Ti ha seguito fino qui. Che cazzo fai Tom? Chiamami subito.”
 
 
 
POV ANGELA
 
 
Tom mi ha chiesto qualcosa, ma persa nel flusso dei miei pensieri com’ero, me la sono persa e ora farò l’ennesima brutta figura. Cosa c’è di sbagliato in me? Non posso staccare per un momento e concentrarmi sul qui e adesso? Cervello, sei sempre il solito sfaticato.
Scuoto la testa e mi volto a guardare Tom. Mio malgrado, come una vecchietta con problemi all’udito, dovrò chiedergli di ripetere cos’ha detto.
Sto quasi per aprire la bocca, ma mi blocco. Il suo telefono squilla, di nuovo.
Se qualcuno, nei piani alti, ha qualcosa da dire contro questo “appuntamento”, lo dica chiaramente e la smetta di usare il telefono.
Tom mi guarda con una faccia colpevole, quasi non vorrebbe controllare chi è, ma poi lo fa. Dopotutto, potrebbe essere importante.
Continuo a guardarlo si sottecchi, cercando di memorizzare le sue espressioni, ma poi, all’improvviso sbianca. Deve essere successo qualcosa di brutto davvero, questa volta. Quasi ho paura di sapere cosa.
 
 
 
 
POV TOM
 
 
Scrivo velocemente a Luke di stare tranquillo e stacco il telefono. Cerco di mantenere la calma, ma non credo di riuscirci, visto che lo sguardo di Angel si sta facendo preoccupato. Forse non dovrei dirle niente e disdire semplicemente. Non voglio metterla in imbarazzo, non voglio che domani mattina si ritrovi sulle maggiori testate giornalistiche additata come quella che non è. I paparazzi sanno essere davvero cattivi con chiunque mi stia intorno, questo l’ho imparato ormai. Lei è così dolce, gentile. Non si merita questo, nessuno lo merita. Ma no, non me la sento di mentirle, non se merita neanche questo. Lei è la ragazza dei biscotti, con l’accento italiano, che vuole scrivere un libro e l’ha detto a me, al buio in un teatro, con estrema sincerità e semplicità. Glielo devo.
 
 
 
 
POV ANGELA
 
 
Tom sembra stia ingoiando un rospo, tanto è sofferente la sua faccia. Sto iniziando a preoccuparmi, che cosa mai è potuto succedere? Cerco di frenare la mia immaginazione che, altrimenti, galopperebbe fra gli scenari di distruzione più impensabili. Così, prendendo il coraggio a due mani, decido di chiederglielo e basta.
“Cos’è successo?
“Era Luke. Mi ha detto che qualcuno della stampa ci ha visti uscire dal teatro mano nella mano e poi entrare insieme all’agenzia.”
 
In Italia, siamo soliti esclamare “che culo” quando qualcosa di simile ci succede, ma, siamo onesti, una cosa così non ci succede mai, dunque un “che culo” mi sembra riduttivo. Non ci posso credere.
La mia faccia potrebbe finire su un qualche tabloid perché, per una volta, mi sono goduta il momento senza pensarci troppo. E sarebbe poco, rispetto a quello che toccherebbe a Tom. Devo andare a casa. Devo farlo subito. Non voglio che per colpa mia, debba affrontare tutto quello che potrebbe seguire ad un titolo sbagliato di uno stupido giornalista a caccia di scoop.
Tom è agitato anche se cerca di mascherarlo come meglio può. Si sta torturando le mani e uno strano istinto mi spinge a volerle stringere tra le mie, ma mi fermo. Qualcuno potrebbe essere proprio lì, con una fotocamera, per catturarne il momento.
Faccio un bel respiro e prendo il mio ombrello dalla borsa, che per la prima volta ho ricordato di portare con me e lo porgo a Tom.
Lui mi guarda un po’ stranito, starà pensando che sono strana davvero, ma lo prende comunque.
Sono felice del tempo passato insieme…” inizio a dire, a bassa voce.
Non voglio che nessuno senta e non ho neanche la forza per essere più incisiva. Ogni parola mi costa parecchio e la cosa mi turba.
“Ti ringrazio per i biscotti e per avermi ascoltata quando ho iniziato a raccontarti la mia vita al teatro. Per avermi portata con te da Luke, nonostante fosse ovvio che non sarei mai dovuta essere lì e per essere stato così gentile con me. Non preoccuparti per il tuo segreto. E’ al sicuro con me.” faccio una pausa per prendere fiato e coraggio, poi continuo.
“Non voglio essere un problema per te. Sono una ragazza abbastanza anonima, non ti preoccupare per me, non troveranno niente da usare contro di te. Non sanno nemmeno il mio nome e stai sicuro che nessuno mi conosce in città, a parte Giovanni e la mia datrice di lavoro. Salutiamoci qui e prendiamo strade diverse. Seguiranno me, non te. Andrò a casa di Giovanni per qualche giorno.”
Ecco, ce l’ho fatta, più o meno. La mia voce ha tremato per tutto il tempo, ma ho fatto del mio meglio.
Tom non dice niente, ha ancora con l’ombrello in mano e mi guarda fisso negli occhi. Non riesco a sostenere quello sguardo.
“Dimenticavo. L’ombrello è per nasconderti.” aggiungo per toglierlo dall’impasse e distolgo lo sguardo.
 
 
 
POV TOM
 
 
Sono rimasto qui, con un ombrello in mano, incapace di dire alcunché, lasciando ad Angela tutto il lavoro sporco. Ha agito come Luke mi avrebbe sicuramente suggerito di fare durante la telefonata che non ho mai fatto. A questo punto, sempre seguendo questa scia di buon senso, mi potrei anche limitare a dire “Ok” e tutto finirebbe bene, più o meno velocemente. I pettegolezzi si spegnerebbero ancor prima di venire a galla, solo poca polvere a cui nessuno da troppa importanza. Non avrei alcun fastidio, io. Mi lascerebbero in pace e Luke dormirebbe sogni tranquilli, senza dover rispondere a cento telefonate al minuto in cui tutti aspirano a conoscere un pezzetto della mia vita privata. Sono tentato dal farlo, dal fare quella che comunemente viene definita la cosa “giusta”, ma poi la guardo negli occhi e capisco perché  tutto questo mi sembra così sbagliato.
Angela è qui, con me ed è così vera. Mi ha offerto una soluzione che le renderebbe la vita un inferno, braccata a vista, la sua privacy  invasa, per essere lasciata in pace solo quando i paparazzi si sarebbero resi conto di non avere nulla in mano, infondo.
Lei, con i suoi sogni, le sue debolezze ma anche la sua forza, che mi ha mostrato adesso, quando io non sono stato capace di dire niente, se non esporre i fatti. Eppure c’è paura in lei e sofferenza malcelata che mi spinge a volerla conoscere, a volerla vedere sorridere.
 
 
 
POV ANGELA
 
 
Sto per girare i tacchi e andare via, quando…
“Angel...”
Il mio cuore salta un battito, come se mi fossi catapultata in uno di quei libri che tanto amo, in cui il protagonista ferma la sua amata dall’andare via, quando tutto sembra perduto. Vorrei credere sia così. Ma io non sono né l’amata di nessuno, né la protagonista di un libro. Sono solo una ragazza che ha avuto fortuna ad incontrare uno dei suoi idoli, di conoscerlo un po’ e di vivere un po’ di felicità, ma che adesso ha bisogno di tornare alla realtà, adesso che è ancora in tempo. Così continuo a camminare.
“Angel, aspetta.” mi chiama di nuovo, quasi sussurrando e anche se il mio cervello mi dice di andare via, qualcosa di più forte mi blocca il passo e mi costringe a fermarmi ad ascoltare cosa ha da dire.
 
 
 
POV TOM
 
 
“Adesso chiamo Luke, sistemerà tutto. Non preoccuparti. Potremmo andare a casa mia, ma di sicuro ci sarà già  qualcuno ad aspettarmi, sarebbe così ovvio.”
Mi rendo conto di parlare a macchinetta, con il telefono all’orecchio. Sorrido per tranquillizzarla, probabilmente è confusa su cosa stia succedendo. Passa qualche minuto e finalmente Luke risponde.
“Dove cazzo sei?” mi dice, senza preamboli e non è certo una sorpresa.
“Sono ancora nei paraggi. Cos’è venuto fuori?”
“Perché hai staccato il telefono? Sei impazzito o cosa?” Luke è fuori di sé, devo cercare di farlo ragionare.
“Dimmi cosa devo fare.” gli dico, cercando di riportare la sua attenzione al problema più urgente.
“Non puoi tornare a casa. Ci sono troppi giornalisti. Dammi l’indirizzo e ti mando una macchina. Fai andare lei a piedi…”
“Ma…” cerco di controbattere, ma lui mi blocca sul nascere.
“Niente ma, Tom. Non voglio sentire una parola, ascolta e basta. Sai cosa ti dico solitamente in questi casi e, che Dio mi perdoni, non ti sto chiedendo di farlo adesso, ma devi ascoltarmi. Ok?”
“Ok, grazie.” e gli sono grato davvero. Solitamente mi direbbe cacciala via e digli di dimenticarsi della tua esistenza. L’agenza, in un secondo tempo, l’avrebbe spacciata come una qualche cugina, venuta in visita a Londra, mettendo a tacere ogni pettegolezzo.
“Chiedile se può darti un indirizzo sicuro in cui andare.”
Metto Luke in attesa e, in imbarazzo come poche volte, le chiedo: “C’è qualche posto in cui potremmo andare?”
Lei ha come un guizzo improvviso negli occhi. Prende di corsa il telefono e invia un messaggio.
“Se vuoi possiamo andare da un’amica.”
 
 
 
POV ANGELA
 
 
La telefonata a Luke mi ha spiazzata, ma ancor più la richiesta di Tom.
“C’è qualche posto in cui potremmo andare?”
Era così in imbarazzo, mi ha fatto tenerezza.
Non ho dato al mio cervello i tempo di controbattere e ho agito d’impulso. Ho inviato un messaggio veloce a Wistrid per avvertirla.
Andremo in libreria.
  
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