Semplicemente
tu
ed io
Created
by Rita
{Il
ciondolo dorato~
28
marzo 2008
I
minuti passavano fulminei, le macchine sfrecciavano sull’asfalto nero a gran
velocità, mentre i marciapiedi si riempivano di una moltitudine di passanti. Il
via vai della grande città di Palermo aveva cominciato la sua routine di tutti i
giorni.
Greta,
una bellissima ragazza, di soli ventuno anni, correva spedita verso l’aula dove
avrebbe seguito l’ennesima lezione di pedagogia, quando all’improvviso si
scontrò contro qualcuno…
-
Ehi
potresti stare più attenta, no? –
-
Scusa...
non ti avevo visto! E che sono in un ritardo mostruoso... scusami ancora! –
Cercò di farsi perdonare la ragazza, abbastanza imbarazzata e senza guardarlo in
viso, scappò verso il grande edificio diciannove della sua facoltà.
* che tipo...
però era davvero carina! ...Poi era tutta rossa...non sapeva più come
scusarsi...* pensò il ragazzo divertito e col sorriso sulle labbra riprese il
suo cammino.
Qualcosa, però,
gli fece scostare lo sguardo verso terrà e notò un piccolo ciondolo dorato, con
sopra inciso una “G”. Lo prese e capì che l'era caduto a quella strana ragazza,
poi senza pensarci troppo lo mise in tasca e continuò il suo percorso.
Greta raggiunse
in tutta fretta l’edificio e con altrettanta premura sopraggiunse l’aula; lei
era una ragazza solare, sempre pronta ad aiutare i suoi amici e colleghi: una
ragazza fuori dal comune! Possedeva un carattere peculiare che la distingueva
dalla massa: era dolce e affettuosa, ma anche tremendamente timida e permalosa.
Amava cantare, scrivere, leggere e i bambini, tant’é che a volte, dedicava
giornate intere ai suoi adorati cuginetti; lei aveva il dono di farsi amare dai
bimbi, infatti, qualsiasi piccino che incontrava quei suoi dolci occhi, se n’è
innamorava immediatamente. Quei suoi occhi così vivi e dolci, a volte, però,
erano velati da una lieve tristezza che lei cercava di far volare via non appena
qualcuno la guardava, restituendogli un sorriso tirato, ma pur sempre sincero.
Aveva la carnagione chiara, gli occhi nocciola, i capelli castani con riflessi
biondi, lunghi e leggermente mossi, e una corporatura esile. Come tutte le
ragazze della sua età, lei non si credeva una grande bellezza, ma solo un
“tipo”.
-
Ehi...Greta!
Siamo qui! – La richiamò, una ragazza, facendole segnale con la mano. Greta salì
i numerosi scalini dell’aula e si precipitò verso le sue
colleghe.
-
Scusate
il ritardo, ma la macchina non partiva e in più ho perso l’autobus. – Disse
salutandole con un bacio sulla guancia. Poi si sedette nel suo posto e aspettò,
come tutti, l’arrivo del prof.
°°°
Le
lancette dell’orologio segnavano le dodici spaccate, un forte rumore di passi si
insinuò nella grande sala dell’edificio 19: una folla di studenti si prestava ad
uscire dall’aula 5, dopo aver seguito tre ore di pedagogia davvero noiose. Greta
aveva raggiunto l’uscita dell’aula e con grande stupore si trovò davanti ad un
ragazzo alto e biondo.
-
Ciao
Piccola! È da tanto che non si ci vede, vero? –
-
Che
cosa vuoi, Dani? Non l’hai capito che con me non hai
speranze?–
-
Ehi,
calmati piccola! Volevo solo vederti... tutto qui. –
-
Adesso
mi hai visto… puoi anche andartene! Ciaooo...–
-
Che
caratterino! Ahi... ahi... se continui così, non troverai mai un ragazzo che ti
piglia.. –
-
E
sentiamo chi dovrebbe essere questo ragazzo... magari tu?! – Chiese enfatizzando
la parola “tu”.
-
Chi
può dirlo! E comunque non credo di essere un brutto partito.
–
-
Ma
fammi il piacere… - Disse la mora, ruotando gli occhi.
-
Ehi
Greta... andiamo! – La richiamarono le amiche non appena uscirono dall’aula.
-
Sì,
arrivo! E tu lasciami in pace, capito? – Disse guardandolo storto e andando
incontro alle sue colleghe.
-
Sarai
di nuovo mia, Greta! – Sussurrò il ragazzo, al vento.
-
Ma
chi era quello? – Chiese a un tratto, Sara.
-
Un
rompi palle! – Commentò Greta, continuando a camminare.
-
Davvero
carino! – S’intromise Sofia, distogliendo la vista dal suo
cellulare.
-
Sì.
Devo ammettere che è carino, ma non potete immaginare come mi tortura ogni
giorno! – Disse la ragazza, al limite della pazienza.
-
Dai…
lascialo stare: è innamorato! – Le disse Sofia.
-
ODDIO!
IL CIONDOLO! – Urlò Greta, mettendo la mano dentro la tasca del giubbotto.
-
Ehi
che ti succede? – Chiese spaventata, Sara.
-
Ho
perso il ciondolo che mi aveva regalato mia nonna! E adesso come faccio?! –
Chiese in preda al panico.
-
Dai,
non preoccuparti! Ritorniamo in aula, può darsi che l’avrai perso lì..
–
-
Si,
andiamo! – E così s’incamminarono di nuovo presso l’edificio diciannove, dirette
all’aula 5.
-
E
così non l’hai trovato.. –
-
Già…
mi dispiace mamma… non volevo perderlo, scusami! –
-
Potevi
stare più attenta tesoro! Quel ciondolo aveva un valore inestimabile per tua
nonna! –
-
Lo
so, mi dispiace, scusami! – Disse davvero pentita, la moretta, con le lacrime
agli occhi. Dopodiché la ragazza si chiuse nella sua camera e successivamente si
buttò sul suo letto, ancora molto triste per la perdita del suo piccolo
ciondolo. Il destino stava già operando per lei e nessuno poteva sapere cosa le
sarebbe successo nei giorni futuri.
Continua…