Blue Eyes
(De
Umana Insania – Capitolo della
Vendetta -)
A Giulia,
perchè gliel'ho promesso
e per qualche assurdo motivo
che solo lei conosce,
legge quello che scrivo.
E le piace anche.
Questa ragazza mi da una soddisfazione
incredibile.
Grazie per i complimenti,
grazie di apprezzare i miei lavori,
grazie di tutto.
Prologo
– Tears of Consciounsess
“[…]
Itachi Uchiha è stato trovato morto nella sua cella, l’ora del
decesso
Probabilmente
risale per le ore 23.00.
La
guardia ha rivelato che non ci sono stati strani rumori, che tutto era come ogni
sera.
Pare
che l’omicida si sia procurato dei profondi tagli in tutto il corpo e si sia
lasciato morire dissanguato.
Una
morte lenta e dolorosa che […]” *
“[…]
accanto alla cella di Uchiha Itachi era rinchiuso il famigerato Hidan (27 anni,
condannato all’ergastolo per omicidio e organizzazione clandestina illecita).
Secondo
le autorità quest’ultimo è scomparso la notte stessa del suicidio,
non
lasciando alcuna traccia.
Una
fuga da manuale.
La polizia è già sulle sue
tracce.
Hidan
era stato rinchiuso per diversi reati, tra i più efferrati […]”
Londra,
The Sun, 15 di Gennaio,
1959.
Ino Yamanaka lesse più volte
quell’articolo di giornale di una settimana, poiché le lacrime che le riempivano
gli occhi le impedivano di scorrere
agevolmente il testo. Tremava tutta, in preda
alle convulsioni, dalle spalle strette e magre
alle gambe leggermente piegate che facevano fatica a sorreggerla. Riuscì con
grande sforzo a recuperare una sedia di legno e a buttarcisi sopra. Si
portò una mano al petto e scoprì che il cuore le martellava in modo
furioso; poteva sentire il battito
irregolare che le rimbombava nelle orecchie, assordandola.
Fu come se qualcosa si sbloccasse dentro di lei.
Poggiò la fronte sul legno duro del tavolo e le lunghe braccia si distesero su di esso; le mani accartocciavano i fogli di giornale dalle foto in bianco e nero, tutte riguardanti un
uomo alto dai lunghi capelli biondi, quasi
platinati.
Finalmente, riuscì ad urlare.
La voce acuta e disperata invadeva il suo appartamento vuoto e buio, le
lacrime cadevano come un fiume, bagnandole il
viso sciupato e la maglietta che indossava; i singhiozzi le mozzarono il fiato. Per un momento, le sembrò di essere in apnea, di non poter
respirare, di affogare nelle sue stesse lacrime.
Forse, se fosse stato così, quella morte sarebbe stata migliore rispetto a ciò che l’attendeva.
Desiderava ardentemente poter
tornare indietro e far finta di niente quando
ne aveva avuto l’occasione, almeno il suo
assassino l’avrebbe presa e uccisa ignara di tutto e di sorpresa. Invece aveva capito, e non c’era sensazione
peggiore che essere impotente, sapendo che un uomo sarebbe venuto a prenderti per ucciderti per vendetta, e tu puoi solo aspettare la morte e sperare
che sia veloce e indolore, pur sapendo che non sarà
affatto così.
Avrebbe voluto morire in quel
momento, se fosse servito ad alleviare il
suo dolore.
Sentì la porta
d’ingresso del suo appartamento fare uno scatto e aprirsi con un lento cigolio,
l’aria fredda esterna che entrava e le faceva rabbrividire i piedi nudi, come un
brutto presagio.
“Shi-shikamaru?”
Chiamò flebilmente, con un ultimo briciolo
di speranza.
Non ricevette
risposta, solo dei passi pesanti che attraversavano il corridoio d’ingresso e si
avvicinavano a lei, scandendo un angosciante conto alla rovescia.
Ino si alzò in piedi
di scatto, gesto dettato più dall’istinto di
sopravvivenza che da altro. Con una mossa
fulminea,
riuscì ad afferrare un coltello da cucina nel momento esatto in cui Hidan
faceva la sua apparizione.
Alto e imponente, il viso sottile
e dai tratti decisi, gli occhi dal taglio
allungato e il sorriso sadico: uguale
all’ultima volta che lo aveva visto, uguale alle foto dei giornali che ancora
occupavano il tavolo.
Era lì e l’avrebbe
uccisa.
“Buonasera.”
Salutò,
educato, avanzando di
un passo e chinando la testa
leggermente.
Ino cercò di appiattirsi contro il
muro opposto; il coltello in aria stretto
nella mano che tremava inverosimilmente. In quel momento, doveva sembrare
molto patetica.
“Sembra che mi stessi aspettando.”
Continuò Hidan, incurante della situazione, come se si fosse presentato a casa di un vecchio amico.
Prese con una mano la sedia su cui prima stava seduta la giovane ragazza
e si accomodò, accavallando elegantemente le gambe; si tolse i
guanti in pelle facendo mostra delle dita lunghe e affusolate, buttando
un’occhiata ai giornali davanti a sè,
leggendoli con falso interesse.
“Vedo che hai studiato, mia
piccola Ino. Non vedi l’ora di morire, vero?”
Chiese con voce suadente,
guardandola con occhi quasi
maliziosi.
Ino Yamanaka pregò tutti i santi
che conosceva di farla morire di crepacuore in quel
momento.
Non resse oltre la
pressione, lasciò andare il coltello e scivolò lentamente a terra in modo scomposto. I singhiozzi aumentavano sempre di
più.
“Oh, non fare così, honey. Se il tuo fidanzato farà il
bravo, non sentirai alcun dolore quando consacrerò il tuo corpo al potente dio
Jashin.”
“Lui no-“ cercò di dire Ino, respirando profondamente nella speranza di riprendere un po’ di
controllo sulle proprie azioni. “Lui,
Shikamaru non… non è il mio... fidanzato.”
Hidan le sorrise, come un padre
rivolto alla
propria bambina, scatenando una serie infinita di brividi sulla schiena della
giovane, che si irrigidì non appena vide l’uomo alzarsi dalla sedia e chinarsi
su di lei, faccia a faccia.
“Dici, tesoro?”
Domandò,
portandosi una mano
nell’interno giacca ed estraendo una foto sgualcita. Gliela mise sotto il naso e
Ino riconobbe subito i due protagonisti di quello scatto.
“Siete tu e Nara tre giorni fa,
dico bene? Siete appena usciti da casa sua dopo una bella nottata, immagino…” affermò ridendo
sguaiatamente, come a prenderla in giro.
Ino chiuse gli occhi,
vergognandosi e sentendosi stranamente nuda davanti a quel fatto, sputato come un pettegolezzo. Magari avrebbe potuto essere così, se non fosse stato pronunciato da un
pazzo religioso con precedenti penali.
“Peccato che tu sia così bella
Ino. Evidentemente ti sei scelta l’uomo sbagliato e adesso paghi le conseguenze
dei suoi errori. È vero che non si può avere tutto dalla vita, non
trovi?”
Ino non rispose mai e forse non capì
nemmeno l’ultima parte della frase, perché Hidan aveva già alzato una mano e
l’aveva colpita con forza alla testa,
facendole perdere i sensi.
Continua...
* tratto da “De Umana Insania”
- Il giornale “The Sun” esiste
realmente ed è uno dei più venduti del Regno
Unito.
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Invece era successo quello che
nemmeno l’obiettività di Sakura era riuscita a prevedere.
Ino si era svegliata una
mattina, una come tante, e si era riflessa allo specchio, come sempre. Aveva
visto i suoi occhi azzurri, troppo chiari, e aveva pensato che le sarebbe
piaciuto qualche volta svegliarsi al mattino e perdersi in degli occhi scuri,
magari marroni e densi, calorosi come un pezzo di cioccolata
fondente.
Aveva subito pensato a
Shikamaru Nara ed era andata in crisi esistenziale.
Note di Lee (che deve
andare a studiare e non c’ha voglia,
ma è uno sporco lavoro e
qualcuno –lei- deve pur farlo):
Ho poco tempo,
quindi perdonate queste poche righe sciatte e frettolose. Questa fanfic ha
partecipato a una sfida sullo ShikaIno Official Fan Forum (Gesù, ma un nome più
corto?) contro
Ho perso, ma mi importa il giusto
in quanto io amo questa fic con tutto il mio cuore <3
L’ho scritta esattamente in sei ore
e ventisette minuti (i minuti sono tirati a caso, ma le ore no ù_ù) e ci è
voluta una settimana per betarla (si ringrazia Rekichan dal profondo del cuore,
la faccio lavorare ad orari assurdi).
Spero che possa piacere come piace
a me e soddisfare chi aveva letto De
Umana Insania: nessuno si immaginava un continuo, e nemmeno
io.
Gli aggiornamenti saranno settimanali, ogni domenica sera; ammesso e non concesso che l’autrice riesca a sopravvivere durante la settimana.
Fuggo, nella
vana speranza che qualcuno si
fermi e decida di fare l'atto caritatevole di recensire.
Besos,
Lee
Naruto ©
Masashi Kishimoto
Blue Eyes
© Coco Lee