Fumetti/Cartoni americani > Batman
Segui la storia  |       
Autore: ArtemisiaSando    30/11/2015    7 recensioni
[Arkhamverse]
April, giovane medico di Boston, a soli ventinove anni capisce di aver messo in pausa la propria vita per perseguire una carriera che l'ha condotta ormai alla solitudine di un appartamento vuoto fra i mattoni cotti dal sole della capitale del Massachusetts.
Quel bisogno di amore e famiglia che per anni, dopo la morte di suo padre, ha allontanato come una malattia senza mai desiderarlo per se stessa, torna con insistenza alla porta del suo cuore imponendole un cambiamento di rotta.
Ingoiando la paura che per una vita intera ha guidato i suoi passi, decide di accettare un lavoro nella famigerata metropoli del crimine, lasciandosi alle spalle un passato logoro e le vecchie abitudini.
Si trasferisce così a Gotham City. Una città che, con le sue contraddizioni, i suoi miti e le sue tetre leggende, riuscirà a coinvolgerla in modi inaspettati cambiando il corso della sua esistenza per sempre.
[Questo racconto è ispirato all'opera videoludica Rocksteady "Batman: Arkham Knight" e fa riferimento agli avvenimenti accaduti nel gioco e nel relativo prequel comic.]
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alfred Pennyworth, Batman, Joker, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

~ Prologo ~ Goodmorning Gotham

« On me dit que le destin se moque bien de nous 
Qu'il ne nous donne rien et qu'il nous promet tout 
Parais qu'le bonheur est à portée de main, 
Alors on tend la main et on se retrouve fou 
Pourtant quelqu'un m'a dit ...

Que tu m'aimais encore, 
C'est quelqu'un qui m'a dit que tu m'aimais encore. 
Serais ce possible alors ?* »


È una linea sottilissima quella che si trova fra rabbia e rimorso. Entrambi divorano, consumano, a grandi morsi strappano e lacerano lasciando un vuoto senza uscita, un vuoto in cui è facile affondare, dimenticare. La differenza si trova nella colpa.

Chi ha colpa non prova rabbia, ma rimorso. Le parole non dette si dilatano nella morte, assumono forme e colori che prima non avrebbero mai avuto, diventano un pozzo senza fondo, lo specchio impietoso, insospettabile di un segreto troppo a lungo mantenuto. Marcisce in chi è rimasto indietro, si trasforma in dubbio, in mostro feroce da cui non c'è scampo.

Per i vivi non c'è conforto nella morte ed i morti non hanno più orecchie per sentire, né possibilità di perdonare.

Gli occhi azzurri di suo padre si erano chiusi su un mondo da cui lei stessa l'aveva escluso.

Così era scappata. Inseguita dal fantasma del proprio rimorso aveva scelto di non vedere, di non capire che a lei, ed a lei sola era rimasto il compito di ricordare, di perdonare.

_________________________________________

Il treno per Gotham City era semi deserto il giorno in cui April aveva deciso di partire. Odore di tabacco ed urina si mescolavano oltre il vetro sporco del vagone. Gli altri passeggeri, come lei, facevano semplicemente finta di non vedere.

Avrebbe voluto dire di essere felice, ma quella vaga nebbia che sporcava il paesaggio sembrava essersi insinuata anche fra i suoi pensieri. Che cosa provava? Orgoglio? Impazienza? Paura, forse. Sapeva solo che oltre il finestrino umido il mondo sembrava scivolare via senza meta, senza trasmetterle nient'altro che un vago senso di nausea.

Gotham apparve nella nebbia come una strana visione. La ferrovia sopraelevata l'attraversava simile ad una gigantesca ferita, squarciando un velo di fumo biancastro che pareva sollevarsi dalle strade quasi stessero respirando intorno a lei, sotto di lei.

Era impressionante. Architetture immense si sporgevano nel vuoto di una città insonne, frenetica, sporca, come guardiani, come nemici nascosti. Sentì un brivido percorrerle la schiena mentre la luce a tratti svaniva, coperta dai grattacieli, per poi tornare più accecante ancora sui bronzi anneriti, sulle insegne ancora spente.

Per un lungo istante rimpianse Boston, i suoi edifici di mattoni cotti dal sole, bassi e tozzi, i comignoli anneriti dal fumo depositatosi in centinaia di anni, le strade ampie, le avevano sempre dato uno strano senso di sicurezza che ora sembrava essere svanito nel vuoto di quella ferrovia sospesa.

L'appartamento avrebbe dovuto trovarsi a pochi passi dalla stazione della metropolitana, eppure fece fatica ad orientarsi una volta scesa dal treno. Erano giorni che faceva avanti e indietro per sistemare tutto ciò che aveva, per tentare di dare una forma, seppure goffa ed abbozzata, a quella sua nuova vita, ma riuscì a perdersi ancora, trovando la strada giusta solo dopo un paio di tentativi.

Il gelo sembrava essere sceso precocemente su quel settembre piovoso, si era insinuato nelle persone, ai lati delle strade ghiacciando la brina del mattino. Osservò ancora una volta il palazzo di un curioso rosso mattone, la scala antincendio a vista sulla facciata disegnare una sgraziata geometria e di nuovo si pentì di non essere riuscita a decidersi in tempo per trovare qualcosa di meglio.

L'appartamento era modesto, ma accogliente, nulla a che vedere con il lusso moderno degli edifici circostanti, eppure quella calda facciata di mattoni era riuscita, almeno in parte, a restituirle una sensazione di curiosa familiarità.

Non le era piaciuto, di primo acchito, quello spazio semivuoto ed informe, non assomigliava affatto agli ambienti in cui era cresciuta, ma col passare dei giorni e con l'aumentare degli scatoloni aveva cominciato ad apprezzare il ventre vuoto dell'appartamento all'ultimo piano. Sulla facciata ad est un'unica grande vetrata si affacciava su un enorme balcone in cemento e mattoni, vuoto anch'esso, ma che l'agente immobiliare, complice la sua fretta, aveva abilmente saputo venderle come un locale in più, uno spazio multiuso.

Nonostante questo, April non era ancora sicura di che cosa ne avrebbe voluto fare di quell'enorme sottotetto impolverato che il gatto color miele sembrava già adorare.

Il resto della casa non aveva demarcazioni di sorta, si apriva in un unico ambiente sovrastato dal tetto di mattoni ed archetti di sostegno a vista, eccezion fatta per la camera da letto con bagno adiacente.

Waffle l'aspettava già sulla soglia, affamato, sembrava felice di vederla nonostante l'avesse lasciato solo nel nuovo appartamento per un paio di giorni. Riempì la ciotola all'angolo della cucina e si concesse un sospiro. Erano quelli i rari momenti in cui rimpiangeva la mancanza di un uomo nella sua vita. In ventotto anni non era riuscita a costruire nulla che fosse mai durato davvero e non perché avesse sempre incontrato la persona sbagliata, piuttosto perché era sempre stata lei ad essere in difetto.

Dopo la morte di suo padre, allontanare chiunque provasse ad entrare era diventata la sua dote migliore. Aveva visto le sue amiche sposarsi, senza mai riuscire ad immaginarsi al loro posto. Solo una volta aveva quasi ceduto, per un istante aveva desiderato deporre le armi, abbassare la guardia, lasciare che qualcuno si occupasse di lei. Poi la paura aveva inevitabilmente preso il sopravvento.

Aprì le tende e lasciò entrare la luce bianca di quello strano mattino, aveva ancora decine di scatole da aprire, i mobili sembravano essere stati disposti da un uragano nell'ampio salotto eppure la ragazza sorrise. Nell'angolo più lontano della stanza il distintivo di suo padre scintillò appena.

_________________________________________

* Da: "Quelqu'un m'a dit" Carla Bruni.

Mi hanno detto che il destino si prende gioco di noi

Che non ci da niente e ci promette tutto

Sembra che la felicità sia a portata di mano

Allora tendiamo la mano e ci ritroviamo pazzi

Ancora, qualcuno mi ha detto..

Che tu mi ami ancora... E' qualcuno che mi ha detto che tu mi ami ancora.

Come può essere possibile?

   
 
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > Batman / Vai alla pagina dell'autore: ArtemisiaSando