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Autore: ellephedre    08/12/2015    9 recensioni
Makoto Kino è innamorata. Gen Masashi la segue a ruota.
Con una relazione nata nella battaglia, non hanno più segreti tra loro, eppure hanno ancora molto da scoprire l'uno sull'altro. E non vedono l'ora di farlo.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Makoto/Morea, Nuovo personaggio
Note: Lemon, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la fine
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- Questa storia fa parte della serie 'Oltre le stelle Saga'
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correntenaturale - calura

 

 

 

Corrente naturale

di ellephedre

 

 

 

AU SPOILER - Makoto rivela a Gen che...

 

NdA: In questa storia mi diverto a immaginare come reagirà Gen quando Makoto gli rivelerà di essere incinta. E' una storia AU perché le circostanze in cui avverrà questa rivelazione nella storyline ufficiale saranno completamente diverse. Ma mi veniva spesso domandato come si sarebbe comportato Gen nell'occasione e siccome manca ancora tanto tempo per saperlo, ho voluto descrivere un modo in cui la cosa potrebbe succedere in un mondo più semplice per i nostri protagonisti.

 


 

Makoto sgranò gli occhi davanti alle due linee rosa sullo stick di plastica. Crebbe in lei un sorriso.

Appoggiò con reverenza il test di gravidanza sulla mensola dello specchio, osservandolo, rimirandolo.

Portò le mani alla bocca e pianse di gioia.

Sarebbe diventata mamma!

Avrebbe avuto un bambino! Lo avrebbe cresciuto e gli avrebbe insegnato tutto quello che... Ripensare ai suoi genitori e a sua nonna, la famiglia che aveva perduto, le causò dolore. Loro sarebbero stati così felici di sapere di quel giorno. Ma non erano lì per ascoltarla.

Ma se ci fossero stati...  Avrebbero sorrisero e l'avrebbero abbracciata, contenti: finalmente anche lei stava formando una famiglia sua e aveva sempre più persone che la amavano a circondarla.

La malinconia lasciò il posto alla felicità più assoluta. Doveva dirlo a Gen!

Non ebbe bisogno di guardare l'orologio per ricordarsi che erano solo le dieci del mattino. Lui quel giorno era occupato fino a tarda sera.

Meglio così, poteva rivelarlo prima alle ragazze! Anzi, doveva correre subito da Ami!

Afferrò il comunicatore. «Ami-chan? Ciao!»

«Mako-chan? Ciao.»

«Posso venire a casa tua? Con tutte le ragazze!»

«Eh?»

«So che mi sto autoinvitando, ma ne varrà la pena! Le chiamo, va bene?»

«Ehm... Okay.»

«A tra poco!»

Makoto chiuse la chiamata e premette subito il pulsante per parlare con Usagi.

 

«Sono curiosa!» Usagi batteva le mani. Erano sedute tutte nel salotto di Ami, attorno al tavolo, Iria-chan e Adam-chan sistemati insieme nel recinto giochi di lui.

«Come mai ci hai convocate qui? Cos'è successo?» Usagi rilasciò un ansito. «Ahhh! TI SPOSI!»

Makoto non fece in tempo a chiarire che Usagi le aveva già afferrato la mano. «Dov'è l'anello, fammelo vedere! Quando te l'ha dato?!»

Rei tirò via Usagi per le spalle. «Vuoi calmarti?! Lasciala parlare!»

Makoto era imbarazzata. «No, Usagi-chan, non mi sposo.» Non ancora almeno. Si sorprese lei stessa: non avrebbe mai pensato di avere un bambino prima del matrimonio. Ridacchiò. «Però la notizia che voglio darvi è altrettanto bella. È una cosa meravigliosa.»

Usagi non stava più nella pelle. «Che cos'è, che cos'è?»

«Aspetta, Ami deve aiutarmi.» Si avvicinò a lei, parlandole in un orecchio.

Usagi rilasciò un grido muto. Si batté le mani sulla bocca aperta, mentre anche Rei e Minako spalancavano le labbra. Saltarono sulle ginocchia quando Ami tirò fuori il suo computer, sorridendo perché sapeva già cosa cercare.

Usagi piagnucolava per la commozione. «Non ci credo!!»

Rei le afferrò un braccio. «Non dirlo! Lascia che parli Makoto!»

Makoto stava di nuovo per mettersi a piangere di felicità. Si trattenne, nell'attesa di vedere sullo schermo di Ami la conferma.

Il cuore cominciò a batterle nel petto mentre l'analisi del computer si focalizzava sulla parte centrale del suo corpo. Smise di respirare, finché un 'bip' accese in lei un universo di luce.

«Ecco...» Ami voltò verso di lei lo schermo con delicatezza, mentre le altre scattavano in piedi, per guardare da dietro le sue spalle.

Minako la circondò con le braccia. «Mako-chan...»

Usagi urlava senza voce. Le prese la testa, per schioccarle un bacio su una guancia. Ami asciugava una lacrima col dorso della mano libera. «Sono così contenta per te!»

Rei le strinse forte i polsi. «Sei felice, vero?»

«Certo!»

Rei appoggiò la fronte contro la sua, gli occhi chiusi. «Già, tu sei nata per fare la mamma. Sarai grandiosa.»

Makoto la abbracciò, sopraffatta. Da sopra le spalle di Rei vide l'incertezza negli occhi di Ami, mentre lei ancora guardava lo schermo.

«Cosa c'è?»

«Ehm... Mako-chan...»

Makoto ebbe un sussulto. «C'è qualcosa che non va?»

«No, è solo che...» Ami si sporse piano sul tavolo, facendosi spazio tra le altre, mettendo di nuovo il computer al centro dell'attenzione. «Qui non c'è un solo punto. Ce ne sono due.»

«Una doppia energia?» ipotizzò Minako.

«No, significa che sono...»

Usagi rilasciò uno strillo. «GEMELLI!»

Makoto venne assordata dalla verità. Afferrò il computer di Ami, sotto choc. «Fammi vedere! Ingrandisci l'immagine!»

Ami trafficò con le dita sulla tastiera, confusamente, finché lo schermo non zoomò ulteriormente sulla parte bassa dell'addome di Makoto, facendo distinguere con chiarezza la presenza di due punti separati, che venivano identificati come due diverse entità.

Makoto schiacciò il computer di Ami così forte che quasi lo incrinò. «AHHHH!»

«AHHH!» gridò con lei Usagi. Le gettò le braccia al collo e saltarono insieme sul pavimento, mentre Ami si riprendeva il computer con un grosso sorriso. Intorno a loro Minako ballava. «Come hai fatto?!»

Rei rideva. «Solo tu!»

Makoto si coprì la bocca con le mani. «Due! Non riesco a crederci!»

Ami guardava intenerita il computer. «Hanno ventidue giorni. Vuoi sapere anche il sesso?»

«No!» la fermò Makoto. «Dovrà esserci anche Gen! Prima devo dirglielo!» Le girò la testa. Come l'avrebbe presa lui? Un solo bambino già cambiava tutto, ma due...

Minako le appoggiò una mano sulla schiena. «Troppa eccitazione, sediamoci. Andrà tutto bene, Mako-chan. Anche se sono due.»

«Lo so, solo che...» Non riuscì a concretizzare una sola obiezione. Era piena di dubbi e incertezze che venivano schiacciati dalla gioia che stava provando. «Sono contenta!»

Minako riconobbe che era passato il suo momento di debolezza e le diede una pacca energica sulla spalla. «E brava Makoto! Non fai mai le cose a metà!»

Usagi smise di saltellare e si sedette davanti a lei. «Due, Mako-chan! Ti compreremo un mucchio di cose!»

Rei annuiva. «Io ed Ami abbiamo già abitini da passarti. Sia da maschio che da femmina.»

Usagi batteva di nuovo le mani. «Non vedo l'ora di scoprire cosa saranno! Dopo che l'hai detto a Gen devi chiamarci subito! Anzi, voglio essere presente domani!»

Rei si scandalizzò. «Impicciona!»

«Dopo che avranno avuto il loro momento, per chi mi prendi?!» Usagi era fuori di sé dalla gioia. «Ohh, sono così invidiosa! Quando si decide ad arrivare Chibiusa?» Strinse un pugno. «Io e Mamo-chan dobbiamo darci dentro!»

Makoto rideva. «Ti farò sapere cosa sono appena possibile. E vedrai che Chibiusa arriverà presto!»

Minako era pronta a scherzare. «Troppi bambini, ragazze! Qua sono l'unica che si è salvata!»

Giocosamente, Rei tirò fuori la lingua. «Nel mio caso è stato un incidente, ma se non ti muovi finirà che anche in questo sarai l'ultima del gruppo!»

Minako si indignò, ma Usagi proseguì. «Eh, sì. Io non ho intenzione di rimanere indietro con Mamo-chan!»

«Ma senti queste! Io e Shun ce la stiamo prendendo comoda! Ma quando arriverà il mio turno ne sfornerò come minimo tre tutti d'un colpo!»

Scoppiarono a ridere, ma Rei mosse un dito in aria. «Attenta. Quando ci sono in gioco poteri come i nostri non bisogna mai esprimere desideri troppo strani.»

«Che vuoi dire?»

«Be', Makoto desidera da sempre una famiglia e guarda cos'è successo: due allo stesso tempo. Ed Ami? Quando si è decisa ad avere un bambino ha fatto centro al primo colpo.»

Minako aveva una luce furba negli occhi. «Quindi in fondo anche tu volevi un bambino dal tuo Yu?»

Prima che Rei potesse inalberarsi, Usagi emise un versetto di gioia. «Com'è successo, Mako-chan? Se i tuoi bimbi hanno ventidue giorni, sai quando è capitato, no?»

Nel sentirli chiamare in quel modo Makoto si sciolse.

Minako guardava per aria. «Il 'come' è un film vietato ai minori.»

«Non sei romantica, Minako! Io sono sicura che sia sempre un momento speciale! Ami mi ha raccontato il suo!»

Tutti gli occhi furono su Ami. Lei arrossì. «Ha insistito...»

Usagi decantò le circostanze. «Si erano appena ritrovati dopo settimane di lontananza. La passione li ha travolti!»

Ami si coprì gli occhi con le mani.

Minako rise sguaiatamente. «Ma che arrossisci a fare! Il frutto del tuo misfatto è là che gioca!»

Si voltarono tutte verso i bambini. Tra minuscoli grugniti, Adam stava strattonando Iria per la tutina, mentre lei si ribellava.

Ami e Rei scattarono in piedi, per fermare la rissa.

Makoto sorrideva. «Sono così teneri.»

«E birbanti!» le ricordò Minako. «Guarda cosa combinano quando sono insieme. Tu ne avrai due da gestire!»

«Non terrorizzarla!» Rei aveva preso in braccio Iria, che si dimenava per tornare nel recinto, a combattere. «Sono problemi a cui si pensa a tempo debito. Questo è il momento di festeggiare.»

«Esatto!» concordò Usagi. Prese le mani di Makoto, supplicante. «Ti prego, dimmi che li avete concepiti in un momento speciale.»

«Ehm...» Makoto cercò di fare mente locale. Farsi strada tra i ricordi risultò più complesso del previsto. «Devo pensarci.» Magari con davanti un calendario, ma non era sicura di riuscire a identificare l'occasione. «Io e Gen facciamo l'amore così spesso che-» Si zittì, arrossendo.

Rei aveva stampato in volto un sorriso diplomatico. «Diciamo che questi bambini sono stati concepiti all'interno di un generale quadro di romanticismo.»

«O ninfomania» aggiunse Minako. Makoto la colpì su una spalla, strappandole una risata. Il suono venne sovrastato da un urlo di Iria, che non riuscendo a tornare a terra stava dando voce al proprio malcontento. Rei la appoggiò sulle spalle e provò a consolarla, senza successo. Pochi secondi dopo Adam si unì al suo pianto disperato.

Minako aprì una mano sulla scena. «Ed ecco come il romanticismo di una relazione vola via dalla finestra.»

Usagi era imbronciata. «Non dire così! I bambini non sono facili da gestire, ma-»

Gli strilli di Iria toccarono nuovi massimi di decibel e Makoto fece una smorfia.

Non la aspettavano tempi semplici.

   

Dopo aver lasciato le sue amiche, Makoto non si scoraggiò. Voleva preparare qualcosa di molto carino per dare a Gen la notizia. Desiderava essere originale e tenera. Nella strada verso il suo appartamento le venne l'idea giusta.

Lo avrebbe detto con un dolce.

Una torta? Era fattibile e con la decorazione giusta poteva creare un capolavoro, ma... voleva più attesa. I biscotti facevano al caso suo.

Avrebbe composto la frase chiave che avrebbe rivelato a Gen la verità con più biscotti.

Sapeva anche quali parole scegliere! Gen avrebbe stentato a capire, ma poi... Ridacchiò. Sarebbe stato un momento unico!

Si abbracciò lo stomaco.

Due!

Due bambini tutti suoi!

Due maschi, due femmine? Un maschio e una femmina?

Non vedeva l'ora di vederli giocare insieme, di vestirli, di assistere ai primi sorrisi... Lei amava i neonati!

Li adorava anche quando piangevano. Temeva solo di perdere troppo sonno e naturalmente doveva decidere come gestire la pasticceria, ma... ci avrebbe pensato poi! Quello era il giorno suo e di Gen. Il giorno della loro nuova famiglia.

Chiuse gli occhi.

Ti prego, reagisci bene.

Sapeva che Gen sarebbe stato vicino a lei e ai bambini nei mesi che sarebbero seguiti, ma sul momento la notizia poteva sconvolgerlo. Quella gravidanza sulla carta era sembrata a entrambi impossibile, quindi lui non aveva mai pensato che loro potessero avere una famiglia. Non era preparato.

Forse lei doveva iniziare con un discorso introduttivo?

Così però gli avrebbe rovinato la sorpresa.

... forse non c'era un modo ottimale per dirlo. Doveva semplicemente buttarsi e... sperare.

Non deludermi, per favore. Sii assurdamente felice, come me.

 

Gen sbadigliò. Era sabato sera. Anche quel giorno aveva lavorato fino a tardi. L'internato che stava facendo gli piaceva molto, ma non gli lasciava molto tempo libero, neppure nei weekend. Aveva creduto di conoscere il duro lavoro quando si era occupato della ditta di suo padre, ma allora - in qualità di titolare - aveva avuto margini per scegliere i suoi orari. Come stagista appena assunto doveva uscire dal lavoro per ultimo ed entrare per primo. Sarebbe andata avanti così per un po' - almeno sei mesi, forse un anno. In seguito le sue mansioni sarebbero diventate più interessanti e il suo stipendio sarebbe cresciuto.

Aveva un progetto: andare a vivere ufficialmente insieme a Makoto, in una casa più grande. L'appartamento di lei era accogliente ma piccolo. Per due persone ci volevano più stanze, magari uno studio per lui e una stanza degli hobby per lei. Era un sogno da persone adulte.

Ah, e Makoto voleva un cane. Era un animale che richiedeva tempo, ma appena il suo lavoro si fosse stabilizzato, lui aveva intenzione di accontentarla.

C'era solo bisogno di qualche altro sacrificio. Tra qualche tempo avrebbe traslocato insieme a Makoto e avrebbero iniziato per davvero una vita insieme. Magari con un anello di mezzo, come insisteva a dire Alexander.

"Che aspettate a sposarvi?"

"Che bisogno c'è?"

"Praticamente vivete già come se foste sposati. Anche se tu per metà del tempo stai ancora a casa di mamma."

Gen aveva lasciato perdere la frecciata. "Devo occuparmi anche della mia famiglia. Comunque, il matrimonio ha senso solo con una casa."

"Allora ci hai già pensato."

"Alla casa? Certo, quella di Makoto è troppo piccola."

Alexander aveva roteato gli occhi al cielo. "Okay, sei pratico. Ma se continui ad aspettare, Makoto sarà costretta a scriverti col neon che vuole una proposta. Non sarà contenta."

Perché tanta insistenza? "Lei è a posto come stiamo ora."

Alexander gli era parso perplesso. "Ami dice che quando viene da noi fa sempre i complimenti per la casa, e passa tutto il suo tempo addosso ad Adam."

Be', i bambini erano fuori discussione e non per sua volontà. "So che a Makoto un giorno piacerebbe sposarsi, ma non è un progetto semplice." Era convinto che lei concordasse. "Voi altri avete creato false aspettative."

"Che significa?"

"Per sposarsi ci vogliono i soldi e una buona posizione lavorativa." O quantomeno delle minime certezze su una carriera. "Mamoru lavora da quando aveva diciassette anni e ha ricevuto in eredità abbastanza da comprarsi un grande appartamento. Kumada è ricco di famiglia e adesso è soddisfatto facendo il padre, e tu... Tunon sei un esempio da seguire. Hai guadagnato una sicurezza economica vendendo foto del tuo sedere.»

"Era una foto di schiena."

Sì, ma la pubblicità di quei jeans lo faceva ancora sganasciare dalle risate. Non l'avrebbe fatta dimenticare a Golden Boy per il resto dei suoi giorni.

"La pianti?"

Gen smise di ridere tra sé. "Comunque solo ora la pasticceria di Makoto è ben avviata, mentre io sono agli inizi. Riesco a stento a tornare a casa la sera." Non era così che si iniziava un matrimonio. Ci voleva più tranquillità, più stabilità.

E loro non avevano fretta, no? In verità avevano dieci vite davanti a sé.

Golden Boy aveva sorseggiato la sua bibita. Si incontravano di tanto in tanto a pranzo, lavorando vicini.

"Ti farò un favore. Chiederò ad Ami di scoprire cosa vuole Makoto."

Come se lui ne avesse bisogno. "Lo so meglio delle sue amiche."

Golden Boy aveva sorriso. "Su questo argomento Makoto non ti dirà mai niente."

"Quando lei vuole qualcosa, me lo dice chiaramente."

"Non in questo caso" aveva insistito Alexander. "Il silenzio è d'oro per le donne."

Sì, e Golden Boy le capiva un po' troppo bene. "Io mi preoccupo per come funziona la tua testa. Te lo dico da anni."

"Ridi, ridi. Sto cercando di evitare che tu ti riduca all'ultimo momento, come è successo a me."

Le loro situazioni erano completamente diverse. Nel caso suo e di Makoto non ci sarebbe mai stata di mezzo una gravidanza che li avrebbe costretto ad accelerare i tempi. "Perché oggi parli di queste cose?"

"Perché credo che Ami abbia cercato di farmele intuire."

"Eh?"

"Non perché te le dicessi - anzi, non vorrebbe che te ne parlassi, mai. Ami pensa che a Makoto manchi qualcosa. Se se n'è accorta lei significa che non te ne sei accorto tu."

... anche in questo si sbagliava. Gen sapeva bene che Makoto desiderava una famiglia, e che vedendo quella delle sue amiche la voleva ancora di più.

Alexander lo aveva scrutato. "Se non puoi darle tutto, dalle il meglio che puoi."

Era quello che lui stava cercando di fare. "Vuole una casa con giardino. Costerà molto" nemmeno i soldi che aveva ricevuto in eredità da suo padre sarebbero bastati, "per questo dobbiamo lavorare."

Alexander aveva masticato il suo riso con calma e Gen aveva considerato chiuso il discorso.

"A volte vorremmo regalare una Ferrari quando basterebbe un'utilitaria, ma data con amore."

Gen si era lasciato sfuggito un sospiro. "In un'altra vita sei stato una donna. Per forza."

Quella conversazione lo aveva fatto riflettere nei giorni successivi. Potevano volerci anni per risparmiare abbastanza da comprare il tipo di casa che desiderava senza che lui e Makoto si svenassero. Forse rimandare tutto quanto non era necessario.

A malincuore, doveva ammettere che Golden Boy aveva ragione: anche se avessero dovuto aspettare del tempo per sposarsi, Makoto sarebbe stata felice di ricevere quel tipo di proposta. Non le sarebbe nemmeno importato dell'anello - non tanto, almeno: per lei contavano il valore di un gesto, di un sentimento.

Sarebbe stata contenta anche se lui si fosse trasferito a vivere permanentemente nel suo monolocale, per quanto ci fosse poco spazio, anche senza avere la certezza che un giorno ne avrebbero avuto di più.

Ma sarebbe stato così. E un giorno si sarebbero sposati. Nella sua testa era talmente chiaro che forse aveva tralasciato l'importanza che aveva ribadirlo.

Hm.

Mentre saliva le scale del condominio di Makoto, fece scriocchiolare le spalle.  

Doveva cominciare a guardare degli anelli?

... non ne aveva voglia. Aveva così poco tempo libero che dedicarlo a fare shopping gli pareva uno spreco.

Ma doveva iniziare a farsi un'idea dei prezzi per capire se il progetto di una proposta aveva senso nell'immediato. Makoto era modesta nei gusti, ma in una gioielleria facevano pagare anche la modestia.

Un'altra cosa a cui pensare.

Sospirò, scocciato con se stesso. Era felice al lavoro ma desiderava più tempo. Tutto quello che lo faceva stare bene era...

Makoto gli aprì la porta di casa, colma di felicità. "Bentornato!"

Ecco.

Lui non desiderava nient'altro.

   

Dopo una settimana di lavoro Gen era esausto. Per preparare al meglio il campo per la notizia, Makoto lo coccolò con un massaggio alle spalle, un asciugamano caldo da passare sul viso e un'ottima cena.

Era arrivato il momento del dessert.

Lui era stranito. «Oggi sei allegra. Cos'è successo?»

«Una cosa» sorrise lei. Danzò verso il frigo.

«Che cosa?»

«Te lo dico con due dolci!» Alla fine non era riuscita a contenersi. Tirò fuori dal frigorifero la torta che aveva preparato, strategicamente nascosta da un coperchio scuro. Dalla credenza recuperò le tre scatoline decorate in cui aveva posizionato i suoi biscotti.

«Quanta roba.»

«C'è da festeggiare.»

Gen guardò i dolci con sospetto, divertito dal suo entusiasmo. «Okay.»

Makoto gli mise davanti le tre scatoline - il primo passo della più grossa sorpresa della vita di lui. «Aprile.»

Gen sciolse i fiocchi sulle scatole. Makoto sorrise di fronte alla sua calma: lui non si limitava a scostare di lato i nastri perché sapeva quanta attenzione lei avesse messo su quel particolare.

Gen guardò dentro la prima scatola. Prese tra le dita il primo biscotto. «C'è scritto sopra il mio nome.»

«Esatto. Dentro c'è un'altra parola.»

Lui stava iniziando a incuriosirsi. «È una sorpresa elaborata.» Posizionò i biscotti sul piatto che lei gli aveva messo davanti, in ordine. L'altro biscotto indicava la particella del soggetto.

«L'occasione lo richiede. Ora prendi la seconda scatolina.»

Lui la aprì e scoprì il secondo di cinque biscotti. «'Presto'» lesse.

Makoto annuì, mentre lui leggeva l'altra parola. «'Sarai'.»

Impaziente, lei si affrettò a posizionare i biscotti con le particelle che davano un senso alla frase.

Gen era perplesso. «'Gen, presto sarai...?'»

Makoto strinse tra le mani l'ultima scatolina. Non spaventarti. Fu sul punto di dirlo, ma si trattenne. Con mani tremanti, avvicinò la scatola a lui.

Gen aveva colto il suo nervosismo, ma non sembrava credere che dentro quella confezione potesse esserci nulla di sconvolgente.

Tolse il coperchio e prese tra le dita i due biscotti che si trovavano all'interno, insieme. Lei li aveva decorati apposta con maggior cura.

«Pa-pa.» Gen corrugò la fronte. Rifletté. «Papà?»

Nel leggere la parola con l'accento giusto lui sgranò gli occhi. Si voltò a guardarla.

Makoto fremette, in attesa di sentire la sua prima reazione.

«... hai adottato un cane?»

Lei spalancò la bocca. «No!»

Gen si guardò intorno, come cercando tracce di un cucciolo. «Allora... sei andata a sceglierlo?»

A Makoto venne quasi da piangere. «No.»

Lui continuava a guardarla, senza capire.

Makoto non riuscì a credere di doverlo dire ad alta voce. «Sono incinta.»

Gli entrò in testa il significato della parola. I suoi occhi si aprirono un poco. «In che senso?»

Incredula, Makoto boccheggiò.

Gen la osservava senza sbattere mezza palpebra.

«Ho fatto un test di gravidanza.»

Lui le era parso immobile prima, ma ora non respirava nemmeno.

«È positivo.»

«È sbagliato.»

«Sono andata da Ami. Lei me li ha-... l'ha confermato col computer.»

Nel volto di Gen iniziò a diffondersi il terrore.

Makoto non poté essere clemente. «Sono incinta. Davvero.»

Lui finalmente comprese. «Avrai un bambino

Non le importò ancora di correggerlo sul numero. «Avremo.»

Gen balbettava. «Ma non- Tu non- Non doveva essere-» Inghiottì aria. «Sei INCINTA?!»

Makoto avrebbe riso se non avesse sentito nel suo tono un'accusa. «Non l'ho fatto apposta.»

«No, non-» Gen non riuscì a dire più niente. Passò dallo sgomento alla comprensione, di nuovo allo spavento, scivolando verso la preoccupazione senza mai smettere di guardarla in faccia. Sciolse i muscoli del volto. «Un bambino?»

Makoto annuì, in apprensione. «Il nostro.»

Gen tornò a respirare. «Mako...»

Non deludermi, non deludermi-

Gen allungò un braccio verso di lei. Makoto salì sopra il tavolo per raggiungerlo, gettandosi tra le sue braccia, per non guardarlo in faccia.

«Com'è possibile?» domandò lui.

«Non lo so. Ma sono incinta da ventidue giorni esatti.»

Lo sentì assorbire il numero e smettere di nuovo, per un momento, di inghiottire aria. Faticava ad accettare la realtà.

'Non pensavo che fosse possibile', 'Non sono pronto', 'Non avevi detto che...'

Si preparò ad ascoltare quelle obiezioni, reazioni a caldo che doveva perdonare. Si affidò all'abbraccio con cui lo stava percependo e su cui stava imprimendo forza soprattutto da sola.

Sentì d'improvviso la stretta di lui che aumentava.

«Mako...»

Voltò la testa, incontrando i suoi occhi.

«Veramente?»

Ma questa volta l'indecisione conteneva una traccia di felicità.

Lei si permise di far trasparire la propria gioia mentre annuiva.

Gen schiacciò la bocca sulla sua. Le prese la testa tra le mani, con disperazione. Quando si staccò, stringeva forte gli occhi. Si passò una mano sulla faccia. «Ce la faremo.»

Makoto iniziò a sorridere.

Gen parlava per metà a lei, per metà a se stesso. «Non importa come. Sono qui con te.»

Anche io sono qui per te. Lui iniziò a farle tenerezza. «Allora sei contento?»

«Credo di sì. Cioè, sì!» Strofinò il volto contro il suo, forte, sfiorandola con baci. «Incredibile!»

Makoto volle fargli da àncora. «Lo so. Ti amo tantissimo.»

Gen si riprese. «Anche io.» Si staccò dal bacio in cui lei lo aveva coinvolto. «Da quanto lo sai?»

«Da stamattina. Ho un ritardo di sei giorni.»

Lui boccheggiò. «Perché non me l'hai detto prima

«Perché non- Pensavo che ci fosse qualcosa che non andava. O forse che il mio ciclo fosse andato via per sempre, dato che il mio corpo è strano. Non ero sicura di niente, perciò ho fatto il test.» Per scherzo, per speranza. Non ci aveva creduto nemmeno lei finché non aveva visto le due strisce rosa che si materializzavano sullo stick. Andò a prendere il test dal cassetto in cui lo aveva nascosto.

Gen lo ricevette in mano, per controllare con i suoi stessi occhi. «E dopo sei andata da Ami?»

Makoto annuì.

Lui comprese. «Lo hai visto.»

«Ecco...»

Gen non la guardava più, pensava. D'un tratto abbassò gli occhi sul suo corpo. Allungò la mano verso il suo ventre, toccandola col palmo aperto.

«Allora c'è.»

Makoto gioì della soddisfazione di lui.

«Com'è?»

«Brilla.» Brillavano tutti e due.

Lei e Gen si strinsero di nuovo. Dondolarono insieme, cullandosi.

«Domani vengo a vederlo anche io» mormorò lui. Ebbe un sussulto. «Maschio o femmina?»

«Non ho voluto scoprirlo.»

Lui rilasciò un sospiro. Le regalò un primo sorriso disteso. «Dovevi dirmelo. Dovevo venire con te già oggi.»

«Volevo essere sicura. E volevo guardare la tua faccia mentre te lo dicevo.» Avrebbe conservato quel ricordo per tutta la vita. Scoppiò a ridere. «Non dimenticherò mai che hai pensato a un cane!»

«Volevi un cucciolo!»

Oh, lo voleva ancora, da far crescere coi loro bambini. «C'è un'altra cosa che devo dirti...»

«Dopo aver scoperto di essere incinta sei andata ad adottare un cane.» Gen sorrideva e si allungò sul tavolo. «Sento che è questo. Prendo una fetta di torta per assorbire la notizia.»

Makoto non riuscì a fermarlo in tempo: lui aveva già sollevato il coperchio.

Sulla torta campeggiava una scritta. 'Sono due!'

Gen la lesse. «In che senso?»

«Ehm...»

«Due cosa? Due...» Collegò la frase all'evento. Sbiancò.

Makoto si sentì in colpa. «... Gemelli.»

Fu come se avesse trapassato il cervello di Gen con un fulmine.

Si azzardò a continuare. «C'erano due puntini sullo schermo del computer di Ami. Non ci credevo nemmeno io.»

«Gemelli?!»

Stava per venirgli un infarto. «Ehm, non so se ci sia qualche precedente in famiglia, ma...»

Il torso di Gen virò pericolosamente di lato. Lui riuscì a non cadere appoggiandosi al tavolo. «Due.»

Makoto annuì, timida. «Sì. Avremo due bambini.»

Gli uscì una risata, un suono semi-inquietante.

«Gen?»

La risata virò verso il singhiozzo. «Quando becco il bersaglio...»

Eh?

«I miei ragazzi sono stati troppo efficienti.»

Makoto capì e gettò la testa all'indietro. «Sono io che ho prodotto due ovuli!»

Lui sobbalzò e la raggiunse. «Allora sono diversi?»

«Cosa?»

«Due ovuli non sono gemelli diversi? I bambini non avranno la stessa faccia.»

Oh! Non ci aveva pensato! «Non sono sicura. Ho solo visto che i puntini non erano vicini.»

«Allora magari saranno di sesso diverso.»

Makoto si pentì di non essere stata la prima a pensarci. «Hai ragione.» Volle prenderlo in giro. «Ma potrebbero comunque essere due bambine.»

Lui rimase interdetto solo per un secondo. «Forse.» Annuì, sempre più convinto. «Tre principesse.»

Makoto si sciolse di tenerezza. «Tre?»

Lui la attirò a sé per la vita. «Hai ragione. Una regina e due principesse. Sarò molto contento.»

Makoto lo baciò su una tempia, stringendolo fortissimo. «Per farti ancora più felice, ti farò un regalo.»

«Un altro?»

«Un cane. Ho capito che lo desideri tanto.»

Gen esplose in una risata. «Prima ci vuole la casa con giardino. E un'altra cosa.»

«Hm?»

«Quella sarà la mia sorpresa. Non ne fai solo tu.»

Makoto non chiese. Si godette la felicità, il momento. Era piena d'amore. E di fame. «Mangiamo la torta.»

«Giusto, ora mangi per tre.»

Ma no.

«Niente nausee?»

«Sono fortunata per ora.» Stava benissimo.

Gen adocchiò la torta con sospetto. «Hai bisogno di nutrienti.»

«La torta mi nutre.»

«Hm. Come eccezione non farà danni. D'ora in poi avrai bisogno di riposare di più.»

«Non sono stanca.»

«Non dovrai diventarlo. Niente stress. Non dovrai sollevare pesi.»

Diceva una cosa del genere a lei? «I bambini sono al sicuro. Hanno tre settimane e sono più piccoli di un'unghia.»

«Sono minuscoli, perciò bisogna proteggerli.»

La tenerezza vinse sull'irritazione. Quasi. «Gen.»

«Hm?»

«Se vogliamo sopravvivere a questi nove mesi, devi lasciarmi fare. Sono io la mamma, so come comportarmi.» Lo avrebbe imparato. Si sarebbe informata.

Lui non la stava contraddicendo, ma aveva qualcosa da dire. «E io sono il papà. Ho anche io i miei compiti.»

Di nuovo intenerita, Makoto ebbe un'immagine improvvisa di come sarebbero stati i mesi della sua gravidanza assieme a Gen: un momento avrebbe voluto strozzarlo, l'altro baciarlo.

«Perché sorridi?»

«È un segreto.»

«Ne hai tenuti troppi.»

«D'ora in poi insisterai per sapere tutto, vero?»

«La conoscenza è la base di una buona gestione.»

Makoto prese una cucchiaiata di torta e gliela infilò in bocca. «Mangia.»

E lo zittì col dolce.

   

«Potremmo fare così» disse Gen il giorno dopo a Ami Mizuno, mentre lei ancora non aveva acceso il computer per studiare di nuovo i suoi figli. «Rivelerai il sesso a me. Così Makoto dovrà aspettare per scoprirlo.»

«Vuoi ancora vendicarti per ieri?»

Erano seduti a tavola, di prima mattina. Alexander faceva colazione accanto a loro. «L'ha presa male, eh?»

Nel volto di Makoto brillò un sorriso. Si apprestò a raccontare, ma Gen intervenne. «E' una faccenda privata.»

«L'hai presa male» fu sicuro Alexander. «Un giorno saprò tutto.»

Ami sollevò gli occhi dal computer. «Tu non l'hai presa meglio. Ed eri preparato.»

Gen la adorò per il suo insperato aiuto.

«Comunque ti ho superato, Golden Boy. Due al prezzo di uno. Visto che potenza?»

Mentre Makoto ed Ami roteavano gli occhi al cielo, Alexander si lasciò sfuggire un ghigno. «Sì, bravo. Hai fatto tutto doppio. Doppi turni di poppate, doppie crisi di pianto, doppi cambi di pannolini, doppie notti insonni-»

«Sii gentile» lo fermò Ami.

Gen stava deglutendo. Sapeva tutto quanto - aveva visto quanto gli altri fossero stati devastati nel fisico da un solo bambino nei primi mesi - ma aveva bisogno di concentrarsi sulle cose positive.

Alexander aveva preso in braccio Adam. «Non preoccuparti. Poi arriva il momento in cui ti chiamano 'papà' e passa tutto. Vero, Adam?» Portò il bambino davanti alla faccia. «Dì 'papà'. Pa-pà, pa-pà!»

L'importante era non diventare altrettanto scemi, pensò Gen.

Makoto lo sfiorò su una manica. «Su. Scopriamo cosa saranno i nostri bambini.»

Gen annuì. Era pronto.

  

AU SPOILER - Makoto rivela a Gen che... - FINE

  


 

NdA: Ecco! Gli estratti hanno avuto un certo successo nella pagina Facebook, ma sono troppo curiosa di sapere che ne pensate della storia completa :) E se avete notato gli indizi che ho disseminato in merito a cose che ci saranno anche nella storyline ufficiale, hehe.

Elle

 

Il gruppo Facebook dedicato alle mie storie, con anticipazioni e curiosità, è Sailor Moon, Verso l'alba e oltre...

   
 
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