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Autore: WrongHysteria    05/03/2009    4 recensioni
Se ne stava nella sua stanza, Amy, in silenzio. Era come al solito seduta sul davanzale della finestra e scrutava il cielo nero, illuminato solo dalla luna piena. Il vento le scompigliava l'ampia gonna e i lunghi capelli neri e viola, simili a piume di corvo. Era bello guardare il mondo addormentato, a tarda notte. Sapere che era l'unica sveglia, l'unica viva. La faceva sentire normale. Era quello l'unico momento in cui Amy si sentiva davvero felice. Quando era sola. Perché con gli altri doveva sempre nascondere quelle cose che nessuno avrebbe mai visto.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un mese era passato, ed Amy era sempre più stanca: l'incubo la tormentava al punto di farle passare la voglia di fare qualsiasi cosa.
Aveva quasi smesso di mangiare e aveva del tutto perso la voglia di studiare. Passava le giornate sul vecchio divano rosso, a occhi chiusi, cercando di recuperare il sonno perduto e la salute già fragile prima.
Sua madre decise di tenere sua figlia a casa per qualche giorno. Amy avrebbe dovuto essere felice per la sua piccola vacanza a casa.
Invece, la notizia le scivolò addosso. Quando sua madre le consigliò di andare a letto, la ragazza si alzò sulle gambe scheletriche, schiuse le labbra in un debole sorriso, e si trascinò lungo le scale.
Rachel si preoccupava sempre più della salute di sua figlia, ma che poteva fare? Amy non voleva mai essere aiutata, era una persona solitaria, orgogliosa ed indipendente: le uniche cose che la madre sapeva di lei, si accorse.
Guardò la figlia sparire oltre la porta della sua stanza e provò per la prima volta un sentimento strano: sentì Amy come una sconosciuta.
Mai avrebbe pensato che avrebbe potuto provare una cosa simile per il sangue del suo sangue, eppure era così. Non conosceva sua figlia. Poteva intuire il suo colore preferito e sapeva che musica ascoltava, ma le sue conoscenze finivano lì. Potevano avere lo stesso colore di capelli o la fisionomia, ma era un fatto puramente genetico. Non c'era nulla che legasse davvero quella madre a quella figlia.
Rachel salì le scale fino alla porta di Amy, chiusa. Esitò un secondo prima di bussare piano. Nessuna risposta. Aprì la porta.
La camera fu inondata dalla debole luce proveniente dal corridoio. Rachel vide la figlia nel suo letto, sembrava dormire profondamente; si avvicinò per posarle una mano sul viso. Le sue dita fredde a contatto con il calore della guancia di Amy rabbrividirono. Amy emise un debole lamento.
Rachel non poteva vederla ansimare e sudare, contorcersi, contrarre il viso in smorfie: era troppo buio.

***

Per l'ennesima volta, Amy si svegliò di soprassalto, urlando. Riprese fiato e si guardò intorno. Tutto a posto: niente sangue, niente ombre, niente di niente.
Nonostante ciò, non riusciva a tranquillizzarsi. Ricordava distintamente di aver sognato degli occhi rossi brillare, alla fine del solito incubo, e questa variazione la spaventava. Si sentiva stranamente inquieta, ma anche... in forma. Per la prima volta dopo tanto tempo.
Con cautela mise un piede a terra. Non si sentì affaticata come le altre volte quando si alzò: fece un debole saltello sul posto e si sentì perfettamente bene, non le mancava il fiato.
Com'era tornata in forze?
Si osservò le mani nel buio, come se lì ci fosse la risposta alla sua domanda. Mosse qualche passo verso il bagno, inciampò nel tappeto e per poco non cadde a terra.
Tenendosi vicino alla parete uscì nel corridoio, la cui unica luce proveniva dalla finestra accanto alla sua stanza. La luna brillava come un grande globo d'argento nel cielo blu scuro. Amy sospirò: temporale in arrivo.
Improvvisamente ebbe una vertigine. Si appoggiò alla maniglia della porta bianca, che si aprì. La ragazza accese la luce e si avvicinò allo specchio, a occhi chiusi, per paura di cadere.
Quando aprì gli occhi urlò. Non era lei, quella riflessa nello specchio. Alcuni tratti somatici erano simili. Ma gli occhi erano di nuovo rossi e luccicanti, sgorgavano sangue, e possedeva due lunghi canini bianchi... come si era vista a scuola qualche mese prima. I capelli corvini e viola danzavano intorno al suo viso, spinti da un vento che non c'era. Si portò una mano al volto. Quella riflessa nello specchio aveva lunghe unghie... sporche di sangue.
Amy si allontanò dallo specchio, spaventata, e corse nel corridoio. Si chiuse la porta della camera alle spalle e si infilò sotto le coperte calde, tremando come una foglia. Era davvero lei, quella? Cosa stava diventando?
Si sforzò di dormire. Chiuse gli occhi, ancora tremando, e le lacrime presero a scendere. La situazione andava avanti da mesi e non ne poteva più. Voleva solo che tutto questo finisse. Gli incubi le stavano rovinando la vita.
Ma con chi poteva prendersela?

***

Erano le sette del mattino e il sole splendeva già. Eh sì, Amy si era sbagliata, la notte prima: non c'era affatto un temporale in arrivo, bensì uno splendido sole.
Amy era seduta sul davanzale della finestra e scrutava il mondo dalla finestra aperta. Le tende bianche si muovevano appena, spinte dal vento leggero.
Per la prima volta, Amy aveva visto l'alba sorgere. Non aveva dormito affatto, malgrado i buoni propositi. Fortunatamente si sentiva in forma.
Saltò giù dal davanzale e aprì l'armadio, sorridendo. Sapeva già cosa voleva mettersi.
Scelse dei semplici pantaloni neri e un corpetto comprato sei mesi prima, durante la gita a Londra. Lo indossò con dei guanti a rete e i soliti anfibi, poi andò in bagno, un po' preoccupata da ciò che avrebbe potuto vedere. Ma stranamente, non sentiva più la paura della notte prima.
Vedersi allo specchio fu per lei un sollievo: era sempre lei. Soliti occhi azzurro ghiaccio, soliti capelli lisci e lunghi, solito viso pallido. Si lavò il viso e i denti, si pettinò in fretta e furia e tornò in camera per truccarsi.
Come sempre si mise tanto eye-liner, forse troppo, e un pizzico di ombretto nero. Prese la borsa e scese le scale, correndo in cucina.
- Ciao, mamma! Sto bene, vado a scuola! - disse, facendo una giravolta su sé stessa. Afferrò una brioche dal bancone e si sedette sul suo sgabello preferito, masticando.
La madre per poco non fece cadere un piatto per la sorpresa. - Come ti senti bene?! Ieri sera eri uno straccio!
- Ma ieri sera era ieri sera! Sto bene, vedi? - disse Amy, e sorrise. Era uno di quei sorrisi che non ammettono repliche, per cui Rachel sospirò, le mise in mano un sacchetto pieno di biscotti e le disse: - Questi però mangiali per merenda, ho paura che tu ti indebolisca. Buona scuola. - la baciò in fronte e tornò a lavare i piatti.
Amy finì la brioche in fretta e scese dallo sgabello. Pochi secondi dopo, Rachel sentì la porta sbattere.
E la casa tornò in silenzio.

***

Commenti:
Prima di tutto, scusate se aggiorno con capitoli così brevi, ma ho veramente poco tempo =P spero abbiate pazienza!
Intanto vi ringrazio, è bello ricevere complimenti per i miei scritti... ma mi raccomando non esitate con le critiche ^^
@ KeR: Matt arriverà, credo... per ora ho qualche idea, comunque grazie ^^
@ kamy: Grazie per i complimenti... per ora non posso dirti cosa sia Amy però =P
@ kikietta182: Grazie... beh per ora non ho in programma di portare avanti Mellie, sono in crisi con quel racconto .-. ma vedrò di provvedere appena mi torna l'ispirazione! ^^
@ Gigiatt: guarda tesoro non avevo dubbi che ti piacesse questa xDxD grazie!
@ Ladystorm94: grazie mille ^^ non ti preoccupare che continuo xD
Grazie ancora... al prossimo chappy ^^
   
 
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