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Autore: Veni Vidi Jackie    14/12/2015    1 recensioni
Matilde, amica (o qualcosa di più?) da più di un anno di Jack, ha da tempo dimostrato con lui atteggiamenti aggressivi. Quando lei troverà l'amore in Frank, Jack verrà prima relegato in secondo piano e poi abbandonato dalla ragazza. Ormai libero, la fine del "regime tirannico" di Matilde dovrebbe farlo stare meglio, ma la gelosia lo dilanierà e ben presto lo farà arrivare sull'orlo della pazzia.
In questa situazione, saranno personaggi assai strani a farlo tornare su di morale!
Genere: Comico, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Guardo la mia immagine riflessa nello specchio di fronte a me.

Wow, sembro davvero un dottore. Orazio mi ha portato di nascosto in un magazzino, dove ho potuto vestirmi usando i vestiti di un medico. In poche parole ho rubato e non ne vado fiero.

- Mi ricordi molto il pontifex maximus, sei favoloso – mormora Orazio, guardandomi

- Grazie...credo-

Cercando di attirare meno attenzione possibile (cosa molto difficile, visto l'abbigliamento del mio accompagnatore), cerchiamo un'uscita. Camminando tra i vari corridoi, mi godo i miei pochi minuti in cui sono un dottore. Il camice bianco mi dona, anche se io non ho mai pensato di fare medicina. La vista del sangue, infatti, non la potrei sopportare.

- Buon giorno, dottore! - mi saluta un' infermiera

- Buon giorno anche a lei! - rispondo

- Ave! - saluta anche Orazio.

Dopo dieci minuti che percorriamo i corridoi dell' ospedale comincio a pensare che Orazio abbia perso la via per l'uscita.

- Ehm...ci siamo forse persi? - domando

- No, no – mi risponde, avvicinandosi ad una parete per far passare una barella. - So benissimo dove siamo. -

Sempre più dubbioso, continuo a seguirlo. Intanto mi chiedo come stiano Catullo e Tacito, ma penso anche a Seneca, che è ancora in caserma. Avrò molte cose da sistemare al mio ritorno...

All'improvviso un'altra infermiera corre verso di me, sembra molto agitata.

- Dottore, presto! Un'emergenza! -

Colto dal terrore, faccio per scappare ma la donna mi blocca.

- Ma dove sta andando? La sala chirurgica è da questa parte. -

La donna mi trascina indietro, allontanandomi sempre di più dall'uscita. Orazio mi guarda impotente, poi corre verso di noi.

- Signorina, un altro dottore è già stato chiamato e non credo che...-

- Impossibile! Solo il dottor Rossi può operare in questi casi. -

Con mia grande frustrazione, sono costretto a seguire l'infermiera. Ogni tanto mi volto per guardare dove sia Orazio, ma alla terza volta che mi giro lui è sparito. Dove sarà andato? Non mi avrà lasciato qui, spero. Comincio anche a sudare per la tensione, perché la donna mi sta portando in una sala chirurgica. Non sopporto la vista del sangue...In più, sento ancora un po' di nausea.

- Venga, dottore. -

L'infermiera mi fa entrare in una stanza in fretta in furia, dove trovo altri tre uomini con una mascherina e il camice.

- Dottor Rossi, è un piacere conoscerla. Purtroppo, però, non abbiamo tempo per le formalità...-

Uno di loro mi si presenta, mostrandomi la scena raccapricciante che gli si presenta davanti. Un uomo, di circa quaranta anni, è sdraiato su un letto ed è completamente coperto di sangue sul petto. Rimango pietrificato sulla soglia, incapace di muovermi. Gli altri tre uomini non fanno che prendere oggetti metallici da una scatola e porli velocemente ai lati del letto. L'infermiera di prima, invece, mi mostra un fascicolo di fogli.

- Colpo di arma da fuoco all'addome – spiega, lasciandomi i fogli in mano. - Il proiettile è ancora dentro, dobbiamo estrarlo subito. -

Quelle parole mi entrano in un orecchio e mi escono dall'altro, incredulo di quello che sta avvenendo. Il cuore aumenta i battiti, il respiro mi diventa più affannato e sudo.

- Eh? - riesco solo a dire.

- Dottore, si avvicini! - esclama un altro uomo da sotto la mascherina.

Io obbedisco e l'infermiera ne porge una anche a me, la guardo con titubanza e poi la indosso. Non vorrei vedermi allo specchio in questo momento, credo di essere decisamente rosso. Torno a guardare l'uomo sul letto: è messo malino. Un altro tizio mi porge un bisturi.

- A lei, dottore. -

Annuisco e prendo l'oggetto in mano, poi resto a guardare il povero uomo sofferente. Accidenti, meno male che non è cosciente...Immobile, non mi muovo da questa posizione. Mi sembra di essere in un film: sto solo aspettando che i medici lo curino.

- Dottore...qualche problema? -

Alzo lo sguardo sull'uomo accanto a me, che ha uno strano oggetto in mano. Non so cosa voglia farci, ma non credo sia piacevole.

- Dottore, presto! - mi esorta un altro.

Li guardo tutti e tre, ancora shoccato. La mia bocca è impastata e mi pare di svenire da un momento all'altro. Mi sembra di essere pesantissimo...mi sento crollare. Ad un certo punto comincio a vedere degli strani bagliori attorno a me e, capendo di essere sul punto di svenire davvero, decido di togliermi da quella situazione difficile.

- Signori, io devo andare al bagno. -

Detto questo, mi giro di scatto e scappo. Corro, corro il più velocemente possibile. Non mi importa se di tanto in tanto sbatto con qualcuno con un camice bianco o contro le pareti altrettanto bianche, corro finché non trovo un'uscita. Mi sento un animale braccato, ho l'impressione che gli uomini di prima mi vogliano prendere, che me la vogliano fare pagare. Ho ancora la vista del sangue in testa, che non riesco a dimenticare.

Quando vedo un cartello con scritto USCITA che pende dal soffitto, sono l'uomo più felice del mondo. Mi precipito verso la direzione della freccia e, raggiunta la porta girevole, esco finalmente dall' edificio.

Sto ancora cercando di riprendere fiato quando una voce dietro di me commenta:

- Bella corsa, Jack. -

 

  
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