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Autore: Mary P_Stark    26/12/2015    2 recensioni
Lithar mac Lir, gemella di Rohnyn, porta con sé da millenni un misterioso segreto, di cui solo Muath e poche altre persone sono al corrente. Complice la sua innata irruenza, scopre finalmente parte di alcune tessere del puzzle di cui è composta la sua esistenza, ma questo la porta a fuggire dall'unica casa - e famiglia - che lei abbia mai avuto. Lontana dai fratelli tanto amati, Lithar cercherà di venire a patti con ciò che ha scoperto e, complice l'aiuto di Rey Doherty - Guardiano di un Santuario di mannari - aprirà le porte ai suoi ricordi e alla sua genia. Poiché vi è molto da scoprire, in lei, oltre alla sua discendenza fomoriana e di creatura millenaria, e solo assieme a Rey, Lithar potrà scoprire chi realmente è. - 4^ PARTE DELLA SERIE 'SAGA DEI FOMORIANI' - Riferimenti alla storia nei racconti precedenti
Genere: Mistero, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Saga dei Fomoriani'
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13.

 

 

 

 

Due giorni.

Erano serviti due giorni per organizzare tutto, per chiamare chi di dovere, per accertarsi che tutto fosse perfetto e in ordine.

In quei due giorni, non avevo avuto il coraggio di leggere la lettera che, a sorpresa, nonnina aveva indirizzato a me.

L'avevamo trovata nella sua scrivania, controllando tra i suoi documenti per essere certi non vi fosse nulla di importante da consegnare al notaio.

Io e Rey l'avevamo osservata a lungo, senza sapere bene come reagire, ma era stato Stheta a darmi la soluzione ideale.

Attendere quando fossi stata pronta.

Non v'era fretta alcuna, a quel punto.

Rohnyn, Sheridan e Kevin erano arrivati solo poche ore dopo, presentandosi alla fattoria con aria preoccupata e ansiosa.

Sheridan si era subito offerta di occuparsi di tutta la parte burocratica e Rey, nel breve intercorrere di un battito di ciglia, si era ritrovato seduto su un divano, in compagnia di Kevin.

Rohnyn si era premurato di prendersi cura della fattoria, mentre io avevo badato al dolore di Rey e al mio.

Era chiaro quanto, quel giorno, avremmo combinato ben poco.

Fu solo molte ore dopo, con l'arrivo di Krilash e Rachel, che Rey iniziò a riprendersi un po' dallo shock causato dalla morte di nonnina.

Salutò con sincero calore i nuovi arrivati e, assieme a me – che non lo avevo lasciato per un attimo – si diresse verso la stalla.

Rohnyn era stato un asso.

Aveva sistemato ogni cosa, predisposto tutto per la consegna del latte e aggiunto nuovo fieno nelle mangiatoie.

A Rey vennero gli occhi lucidi, ma per la gioia, stavolta, e la commozione.

Non dubitavo fosse la prima volta che, qualcuno a parte lui, si prendeva cura delle sue pecore.

Sul calare della sera del secondo giorno, tutto era stato più o meno sistemato... a parte i genitori di Rey.

Era stato a quel punto che, supportato dalla presenza della mia famiglia, aveva sollevato il telefono per chiamarli.

Per una volta, però, il loro comportamento insensibile non aveva avuto ripercussioni su di lui.

Si era limitato ad accettare il loro completo disinteresse e, quando aveva ragguagliato tutti noi sulle loro decisioni, lo aveva fatto senza remore.

Certo, non avevo dubitato neppure per un attimo che, dentro di lui, il suo cuore aveva sanguinato.

Ma aveva ormai accettato che, da quella parte di mondo, non sarebbe mai venuto ciò che lui, per anni, aveva sperato.

Aveva solo dovuto prendere per buona questa verità.

Vederli, perciò, dinanzi alla chiesa di Nostra Signora Incoronata, su Silverspring Road, a Cork, non risvegliò in lui nessun tipo di sentimento.

Era chiaro a tutti quanto fossero lì solo per esigenze di facciata, ma Rey non si fece turbare da quella visione e, mano nella mano, li raggiungemmo all'entrata.

La mia famiglia già attendeva all'interno, fiera fortezza in cui ci saremmo rifugiati entro breve.

In quel momento, però, dovevamo affrontare i genitori di Rey da soli.

Conner non fu sorpreso di vederci assieme e, anzi, mi lanciò un'occhiata così lasciva che, per poco, non mi mossi verso di lui per scaricargli un pugno addosso.

Era chiaro quanto pensasse di aver capito ogni cosa, della situazione, e pensasse di avere qualcosa da guadagnarvi, almeno per quanto riguardava la mia persona.

I genitori di Rey furono tutt'altro argomento.

Mi guardarono con evidente curiosità, mista a un pizzico di sospetto, quando Rey disse loro che mi ero presa cura di nonnina negli ultimi mesi.

Pensavano forse che avrei preteso un qualche tipo di eredità, togliendola di fatto a loro?

Mi irritai non poco, e solo la presenza solida e calma di Rey mi impedì di esplodere.

Ancora una volta, mi chiesi come facesse a mantenere quel contegno stoico di fronte a loro.

Sapevo però che, questa volta, non si trattava di dolorosa rassegnazione ma di forza, una forza che loro non avevano mai sperimentato prima.

“Ci fa piacere che nostro figlio abbia avuto accanto un'amica, quando è successo” mi disse suo padre, stringendomi la mano che avevo proteso per pura cortesia.

Quell'amica non passò inosservato, ma non vi badai.

Che mi vedessero pure come volevano. Io e Rey sapevamo la verità, e tanto bastava.

“Sei stato fortunato, caro, a non dover fare tutto da solo. Ti avrei aiutato anch'io, ma sai quanto sono emotiva!” esalò per contro sua madre, facendo mostra di un'aria affranta quanto superficiale.

La odiai, ma non persi tempo a mostrarmi indispettita. Sorrisi, e così pure fece Rey.

“La famiglia di Lisa ci ha aiutato senza problemi. Più tardi li conoscerete tutti, così potrete ringraziare anche loro” sottolineò a quel punto Rey.

Non potei non notare il leggero cipiglio di entrambi, oltre alla sorpresa di Conner.

Così come non potei non intercettare i loro pensieri preoccupati, la loro ansia al pensiero che io, estranea alla famiglia, avessi potuto avere un ruolo così importante.

E con me, anche i miei famigliari.

***

Il sole stava reclinando all'orizzonte, quando rientrammo alla fattoria.

Era stato straziante osservare il rito funebre dedicato a nonnina, poiché era stato il primo in assoluto a cui avevo assistito.

A Mag Mell, tutto si svolgeva in modo molto diverso.

I morti in battaglia venivano bruciati con la magia dei Saggi, nulla rimaneva di fisico a loro memoria, a parte una stele commemorativa.

Non venivano inumati in alcun luogo, né esisteva un luogo simile ai cimiteri umani, in cui deporre fiori o ricordi per gli scomparsi.

Tutto avveniva nel privato delle singole abitazioni, lontano da occhi indiscreti... come sempre.

Come se esporre al mondo il proprio dolore fosse una debolezza, qualcosa da non esibire a nessuno, se non al proprio cuore infranto.

Tra gli umani, invece, il dolore scorreva sui volti di tutti sotto forma di lacrime, di parole sussurrate con tono roco, di pacche sulle spalle e abbracci sentiti.

Ma mai, in tutto il tempo passato a galleggiare in quel dolore, avevo avvertito debolezza, fragilità.

Avevo sentito partecipazione, forza condivisa, sostegno.

Da molti, pur se non da tutti.

Erano quei pochi, che ora sedevano nel salotto della casa di Rey, di cui non mi fidavo.

Avevo osservato la famiglia Doherty per tutta la durata del funerale e, come me, sapevo benissimo lo avevano fatto anche i miei fratelli.

Tutti noi eravamo concordi nel pensare che, in loro, c'era qualcosa di profondamente sbagliato... di deviato.

Avevano accettato le condoglianze con la stessa partecipazione di un muro di pietra, e la madre aveva finto così bene da poter meritare il premio Oscar per la recitazione.

Per le nostre menti allenate, però, quella commedia era apparsa fin da subito come una panzana ridicola... e sospettosa.

Lì, nel salotto pieno di persone – la mia famiglia ci aveva seguiti fino a casa – mi accostai a Rey per sussurrare: “Come ti senti?”

“Come una persona che ha bisogno di un lungo riposo” mormorò in risposta, lanciando occhiate dubbiose all'indirizzo dei genitori.

Si stavano guardando intorno come se non vedessero quel luogo da molto tempo, e ne stessero valutando le condizioni.

Curiosa, mi intrufolai nella loro mente, e solo per uscirne un attimo dopo, disgustata.

Non la stavano valutando per curiosità, ma per mero interesse!

Piccata, mi accigliai in viso ma Rey, afferrandomi a un polso, mi allontanò dal salotto – dove i presenti stavano chiacchierando amabilmente – per sussurrarmi: “Non preoccuparti, Litha. So benissimo cosa stanno facendo.”

“Ma Rey...”

Mi sorrise, deponendo un bacio sulle mie labbra corrucciate.

“E' una vita che, tutte le volte che mettono piede qui, valutano il valore della casa per poterla vendere. Ma non potranno mai farlo, perché è intestata a me. Forse sperano che, con la morte di nonnina, io decida di mollare ogni cosa... e destinare parte del ricavato a loro.”

“Sono orribili” sbottai, ancora piuttosto irritata.

“Verissimo, ma ora so come comportarmi con loro. E solo grazie a te” mi rabbonì, stringendomi in un rapido abbraccio prima di ricondurmi in salotto.

Lì, mi lasciò alle amorevoli cure di Rohnyn, che mi avvolse protettivo le spalle, dopodiché si diresse verso i genitori con aria seria, posata... ma forte.

Non v'era nulla di remissivo, in lui, o di rassegnato. Ora, sapeva davvero come affrontarli senza soffrirne.

Sorrisi nonostante tutto, e mi rilassai al fianco di mio fratello.

Accomodatosi sul bordo del tavolino da caffè, le mani intrecciate e gli avambracci poggiati sulle cosce, Rey sorrise ai coniugi Doherty e domandò: “Ebbene? A quale valore siete giunti, stavolta?”

Suo padre si accigliò immediatamente, lanciò un'occhiata torva in direzione della mia famiglia e, successivamente, mormorò: “Non credi che, di queste cose, dovremmo discutere in privato? Dopotutto, siamo in presenza di estranei.”

Rey scrollò le spalle con indolenza, replicando: “Saranno estranei per voi, ma non per me. Sono la famiglia di Lisa, e perciò sono la mia famiglia. Ergo, possono anche ascoltare.”

Fu la madre di Rey a prendere la parola, a questo punto e, sorridendo nervosa, asserì: “Ma caro, non penso proprio che vogliano sentir parlare di eredità o cose simili, ti pare?”

“A me, pare che non ci sia nulla di cui discutere, visto che non ci sarà alcuna eredità. Nonna aveva già disposto anni addietro che ogni suo avere fosse intestato a me. A parte la sua pensione, lei non aveva più nulla, proprio per evitare che voi poteste giungere qui come sciacalli, pretendendo di spolpare la sua carcassa ancora calda.”

La spietatezza delle sue parole mi sorprese, ma non sortì alcun effetto sulla sua famiglia.

Era chiaro che altre volte, Rey, aveva usato una terminologia così diretta con loro.

A ben donde, a quanto pareva.

Conner si levò dalla poltrona dov'era accomodato e, nel passare accanto al fratello maggiore, batté una mano sulla sua spalla, sorridendo benevolo.

Mi insospettii subito.

“Rey, tu hai ragione, naturalmente. Ti sei preso cura di questo posto, mentre noi ci siamo limitati ad andarcene in città, lasciando su di te questo peso.”

I genitori lo fissarono accigliati, ma lui li azzittì con un'occhiataccia.

“Quello che vogliamo, fratello, è solo riunire la famiglia, essere di nuovo tutti assieme, e questo posto ci è di ostacolo. E' troppo ricco di ricordi, per te, e presto o tardi ti soffocheranno. Vieni con noi, lasciati tutto alle spalle. E' meglio così” proseguì Conner, dando maggiore enfasi al suo monologo poggiando entrambe le mani sulle spalle del fratello.

Rey lo guardò con i suoi profondi occhi color cioccolato, ora duri come pietre, e si levò in piedi.

Conner si scostò di un passo, ancora speranzoso, ma il fratello lo gelò con le parole che uscirono dalla sua bocca.

“Riunire la famiglia, Conn? E quando mai ti è interessato? Venivi qui per spillare soldi a me o alla nonna,...” poi, con tono carico di biasimo, si rivolse ai genitori. “...e voi non siete stati da meno. Ogni volta, ogni maledetta volta, avete preteso che io vendessi, senza mai interessarvi, o capire, cosa mi legasse a questo posto. Cosa mi impedisse di andarmene.”

La rabbia – o la frustrazione – presero il posto del compassato snobismo di cui si era ammantata e, stizzita, Mrs Doherty replicò: “Non ho mai amato questo posto! Pensi davvero che avrei voluto continuare a stare qui?! E' da folli il solo pensarlo! E tu dovresti seguire il nostro esempio! Comportarti da bravo figlio!”

Rey rise sprezzante e, allungata una mano verso di me, disse: “Un bravo figlio, eh? Dovete avere un'idea davvero deviata di questa parola.”

Io lo raggiunsi, avvolgendogli la vita con un braccio e lui, ora più tranquillo, proseguì dicendo: “Un bravo figlio non cede sempre e comunque ai capricci dei genitori, ma si ribella, se i desideri di questi ultimi sono futili ed egoistici.”

Si volse verso di me e, sorridendomi, aggiunse: “Un bravo figlio può decidere di essere libero dal giogo dei genitori, se questi si dimostrano apertamente indegni del suo rispetto. Non smetterà di amarli, ma non subirà più le loro angherie.”

Assentii, sapendo che stava parlando per entrambi noi.

Nessuno dei due avrebbe più accettato i capricci della famiglia, e insieme ne avremmo costruita una tutta nostra.

Nuova, indivisibile, eterna.

Rey tornò a volgere lo sguardo verso la sua famiglia, che ora era livida d'ira, e decretò: “Non siete più persone gradite, in questa casa. Vi prego di andarvene subito.”

“Tu non puoi farlo!” strillò inviperita Mrs Doherty, fissandomi con un livore sempre crescente. “Non puoi mettere questa... questa poco di buono sopra a tutti noi!”

Se avevo dubitato anche solo per un istante dell'amore della mia famiglia, lo scorsi senza problemi in quel momento.

Se Stheta, Krilash e Rohnyn si mossero come un sol uomo verso i Doherty per chiedere giustizia, Sheridan e Rachel fecero di peggio.

Si avvicinarono alla madre di Rey con aria di sfida e Sherry, strafottente, dichiarò: “Stai attenta a come parli, perché stai offendendo la mia sorellina. Un'altra parola, e ti farò assaggiare le suole delle mie scarpe.”

Rachel assentì all’indirizzo della cognata e, scrocchiando le dita, aggiunse: “Chi insulta una di noi, insulta tutte noi. E non mi va che qualcuno pensi che io sia una poco di buono.”

“E tu lasci che mi trattino così?!” sbottò inviperita Mrs Doherty, fissando Rey con netta riprovazione.

Se, un tempo, quello sguardo avrebbe prodotto in lui un netto crollo emotivo, in quel momento non produsse nulla, se non disgusto.

“Tu per prima hai offeso la mia ragazza, e la loro sorella. E, a quanto pare, loro ci tengono veramente alla famiglia. Non lo fanno certo per interesse.”

“Che puoi saperne, tu? Li conosci da così tanto tempo, per esserne certo? Tutti hanno i loro interessi!” lo accusò sprezzante il padre, irridendolo con lo sguardo.

Ancora una volta, volli levare il braccio per colpirlo, ma Rey me lo impedì.

Fu in quel momento, che compresi perché mi aveva chiamato al suo fianco. Proprio per impedirmi di esplodere.

Sapeva che qualcosa del genere sarebbe accaduto, se avesse esposto il suo pensiero, e aveva giocato d'anticipo.

Lo fissai accigliata e lui, per contro, mi sorrise con la sua solita indolenza, come se il mondo intero fosse nulla, in confronto a me.

Come se tutto il resto non esistesse, e non contasse niente, se ero con lui.

Non potei che capitolare e, sospirando, mormorai: “Se pensa che io, o la mia famiglia, siamo qui per mero interesse, si sbaglia di grosso, Mr Doherty. Non solo potrei comprare due volte questa fattoria, terreno compreso, ma mio fratello gemello potrebbe ricomprarmela al doppio del prezzo. Come vede, non sono certo i soldi che ci mancano e, se vuole, le mostrerò anche il mio conto corrente bancario, casomai non si fidasse della mia parola.”

Lo dissi con tono così irriverente che l'uomo, quasi, si strozzò per la rabbia.

Davvero sciocco, da parte loro, pensare di fare leva sul denaro.

Se avessi convertito in moneta corrente tutto quello che avevo a Mag Mell, avrei comprato l’intera Contea.

Senza contare i soldi che Rohnyn aveva messo nel conto corrente che aveva aperto per me, tempo addietro, in una banca umana.

“Non le parlerò di affetto, partecipazione, amore, consolazione, armonia... credo siano parole che neanche conosce, o non comprende. Bene, suo figlio è tutte queste cose e molto altro, per me e, se lei e la sua famigliola continuerete a disturbarlo con le vostre richieste, non so cosa potrei fare, di voi.”

“E' una minaccia, signorina?” mi rinfacciò il padre di Rey, aggrottando la fronte. “Perché forse non lo sa, ma mio figlio è un avvocato e potrebbe benissimo...”

Lo interruppi con un sorriso perfido e, lanciato uno sguardo in direzione di Conner, replicai: “So perfettamente che Conner è un avvocato. Ma so anche tante altre cosucce, su di lui, e non credo vorrebbe sentirle proprio qui. Sa, non vorrei mai turbarla con la verità.”

“Lisa...” mi richiamò all'ordine Rey, pur trattenendo a stento un sorriso.

“Oh, lo so, devo giocarmi meglio le carte. Ma sai che io sono per gli scontri diretti” brontolai, scuotendo una mano con fare indifferente. “Mi ha chiesto se è una minaccia, Mr Doherty. Lo scoprirà nel momento stesso in cui cercherà di ferire in qualsiasi modo suo figlio maggiore. Allora, vedrà quanto può essere pericolosa la qui presente.”

“Molto bene, Conner, l'hai sentita. Penso che potrei anche decidere di assumerti per farle causa, che ne dici?” asserì a quel punto Mr Doherty, guardando con soddisfazione il figlio.

“Naturalmente, papà. Credo che la qui presente non meriti altro, dopo le accuse che ci ha mosso contro.”

Per tutta risposta, io dissi: “Rachel, mi puoi dare il nome del tuo avvocato?”

“Ma certo. Donovan O’Rourke. Se vuoi, ho il numero proprio qui.”

Estrasse lesta il suo cellulare e Conner, impallidendo sempre più a ogni attimo che passava, esalò: “Non può essere quel Donovan O’Rourke...”

Rachel si bloccò nella sua ricerca sulla rubrica del cellulare e, con falsa ingenuità, mormorò: “Il mio Donovan O’Rourke è lo squalo del Foro di Dublino, colui che ha vinto più cause di chiunque altro, in Irlanda, e che ha una percentuale di incarcerazioni quasi imbarazzante.”

Poi, come se si fosse ricordata di quel particolare solo in quel momento, aggiunse: “E' mio zio, tra l'altro.”

Conner strinse i denti, ma non replicò.

Si abbassò per dire due parole al padre, che impallidì a sua volta dopodiché, tornato a guardare il fratello, dichiarò: “Ce ne andiamo, se è questo che vuoi. Ma sappi che sei tu a perderci. Siamo l'unica famiglia che hai, ed essere soli non è consigliabile per nessuno. Quando lei si stancherà di te, cosa avrai? Un mucchio di pecore a tenerti compagnia.”

Mi guardò con aria sprezzante, e aggiunse: “L'aria bucolica di questo posto potrà piacerti ancora per un po', e ammetto che mio fratello può essere un buon diversivo per passare il tempo... ma non resisterai a lungo. Non vedo l'ora di vedere il giorno in cui lo lascerai per un altro divertimento.”

“Diverrai vecchio e canuto, nel frattempo” gli promisi, osservandolo con il disprezzo negli occhi mentre, assieme ai genitori, usciva finalmente dalla casa.

Ci risolvemmo a muoverci solo quando udimmo il suono dell'auto allontanarsi sullo stradello.

A quel punto, Rey guardò con evidente ironia Rachel, e gli domandò: “Ma chi è, questo Donovan O’Rourke?”

“Esattamente quello che ho detto, non mentivo” scrollò le spalle lei, sorridendo con allegria mista a perfidia.

Abbracciando con forza Rey, gli dissi: “Immaginavo che, presto o tardi, Conner, o chi per lui, avrebbe usato la carta della legge, così ho pensato di informarmi un po'.”

Rachel terminò per me.

“Litha mi chiese come avessi fatto a tenere mia figlia, dopo il processo di divorzio a cui presi parte, e così le raccontai di mio zio e di quello che aveva fatto per me.”

Rey non poté far altro che scoppiare a ridere e, guardandoci al gran completo, esalò: “Siete davvero una famiglia dalle mille risorse.”

“Lascia fare a Sheridan; potrebbe smontare un'intera città a suon di pugni” ironizzò Rohnyn, guadagnandosi per diretta conseguenza un'occhiataccia da parte della moglie.

“Non ti spacco la faccia solo perché mi piace troppo” brontolò la diretta interessata. “Sarà meglio che vada di sopra a vedere se Kevin sta ancora dormendo. Tutte queste energie negative, possono averlo disturbato.”

Detto ciò, si scusò con noi e salì le scale per raggiungere le stanze da letto al piano superiore.

Stheta ci raggiunse, diede una pacca sulla spalla a Rey e disse: “Non per sminuire quello che hai fatto prima, ma credimi, non sei l'unico ad avere dei genitori di tal risma.”

Rey mi sorrise, annuì e dichiarò: “Litha me ne ha parlato un po'.”

Krilash, a quel punto, esclamò: “Bene, signori! Ora che quelle creature spiacevoli se ne sono andate, penso possiamo dedicare un pensiero sentito alla cara nonnina che ha aiutato la nostra sorella a trovare la strada di casa.”

Sorrisi a mio fratello e, spontanea, mi mossi per dargli un bacio sulla guancia.

Lui arrossì, mi scostò con un risolino e, mentre Rachel lo raggiungeva orgogliosa, dissi: “A nonnina, che mi ha aiutata quando ero persa, che mi ha confortata quando ero confusa, che mi ha amata quando pensavo di non avere più nessuno.”

Rey mi strinse la mano, la sollevò per baciarne il dorso e, in un sussurro, mormorò roco: “A nonnina.”

Stheta fu il primo a iniziare il canto.

Io lo guardai con occhi lucidi, riconoscendo immediatamente quella canzone in particolare e, poggiandomi a Rey, mormorai: “E' il canto dedicato ai combattenti più valorosi.”

Krilash intonò la seconda strofa, unendo la sua voce a quella del fratello.

Alla terza strofa, si unì anche Rohnyn, che mi sorrise e levò una mano per carezzarmi il viso.

Mi accostai a quella mano calda, famigliare e, nell'intonare la quarta strofa, una lacrima scivolò lenta, affondando tra le dita di mio fratello.

Il canto proseguì sommesso, tenue, allargandosi nella stanza fino a riempirla per intero.

Rey, al mio fianco, mi avvolse la vita da dietro, poggiando la fronte contro la mia spalla, e tremò.

Non lo vidi piangere, ma le sue lacrime mi entrarono dentro, dilavando il mio dolore e rendendolo più dolce, più sopportabile.

Nonnina non c'era più, almeno con il corpo, ma il suo spirito avrebbe perdurato in quelle mura, su quella terra, nei nostri ricordi.

***

Tutto avvenne all'improvviso, senza che alcuno di noi si aspettasse nulla di simile.

Dal cortile giunsero delle voci concitate, dei suoni strozzati e, di colpo, un boato sordo.

Io mi levai da letto immediatamente, nella mente il turbamento e la frenesia, mentre Rey metteva mano alla abat-jour.

Lo bloccai, mormorando tra i denti: “Aspetta! Non devono capire che abbiamo sentito!”

Non mi rispose, si limitò ad annuire nella semioscurità della stanza.

Al piano superiore, i miei fratelli si stavano muovendo circospetti, mentre Sheridan tentava di non far piangere Kevin, grazie anche all'aiuto di Rachel.

Scesi dal letto senza fare rumore, e Rey mi imitò.

In silenzio, ci muovemmo per raggiungere la finestra dalle imposte accostate e, sbirciato che ebbi all'esterno, esalai sconvolta: “Cacciatori!”

“Che cosa?!” ringhiò Rey, levandosi subito in piedi.

Cercai di afferrarlo, ma fu più veloce di me.

Corse fuori dalla stanza, e a me non restò altro che seguirlo.

Trovai i miei fratelli sul fondo delle scale, già debitamente vestiti e con l'aria di voler menare le mani.

Guardai Rohnyn, turbata, e gli dissi: “Torna di sopra e stai con Sherry, Rachel e tuo figlio. Se ti ferissi sarebbero guai, fratello. Sheridan ci scannerebbe tutti. Ora sei un padre di famiglia!”

Lui fece per replicare, piccato, ma Stheta venne in mio aiuto.

“Litha ha ragione. Noi combatteremo al suo fianco, ma tu devi rimanere qui. Se dovessero entrare in casa, saprai cosa fare, ma sarai più utile accanto a Rachel e tua moglie. Sheridan potrebbe decidere di uscire con un fucile in mano, se non stiamo attenti.”

Rohnyn parve voler ribattere, ma anche Krilash intervenne pressante.

“Per favore, Rohnyn. Sarei più tranquillo, se sapessi Rachel protetta da te.”

“Questo è un colpo basso, fratello” brontolò Rohnyn, pur annuendo.

Rey, di ritorno con un paio di fucili e una pistola, ci fissò sorpreso per alcuni attimi, prima di passare le armi ai miei fratelli.

“Mi spiace di dovervi ringraziare per la vostra cortesia con una potenziale sparatoria, ma ...”

“L'hai detto tu ieri sera. Siamo una famiglia” ironizzò Stheta, caricando il fucile a pompa con un colpo secco della mano. “Meno male che sono andato al cinema.”

Rey mi fissò stranito per un attimo, e io scrollai le spalle. “Niente armi da fuoco, a Mag Mell.”

“Andiamo bene. Beh, vedete di non spararvi addosso da soli. Non ho tempo di insegnarvi” borbottò Rey, allungandomi un paio di coltelli affilatissimi. “Immaginavo li avresti preferiti.”

“Mi conosci fin troppo bene” assentii, saggiandoli in mano prima di infilarli nella cinta dei pantaloni.

I rumori di lotta si fecero più vicini, le persone coinvolte aumentarono e Rey, aperta la porta, si affacciò per controllare.

Quel che vide, però, lo fece irrigidire di colpo, e un lento pallore scolorò il suo viso.

Turbata, mi affrettai a raggiungerlo sulla porta d'ingresso e lì, dinanzi ai miei occhi sgranati, vidi ciò che non avrei mai immaginato di vedere.

Una decina di uomini, armati fino ai denti, stavano lottando strenuamente per abbattere quattro licantropi apparentemente feriti.

Due di loro, ancora in forma ferina, recavano i segni evidenti di colpi d'arma da fuoco, e zoppicavano vistosamente.

Gli altri due, dell'ipotetica età di circa vent'anni, erano coperti di sangue, ma più in forze rispetto ai compagni in forma animale, e pronti a difendere gli amici feriti.

Ma non fu quello a sconvolgermi.

Fu la vista di colui che, in apparenza, stava guidando il gruppo di cacciatori.

Perché là, in testa a quella compagnia armata fino ai denti, vidi Conner Doherty, ghignante di soddisfazione e pronto a calare il colpo finale sugli avversari.

Rey imbracciò il fucile, pur tremando debolmente e, a gran voce, esclamò: “Fuori da queste terre! Siete su un luogo sacro! Qui, non siete i benvenuti!”

Conner si volse con lentezza quasi esasperante, ci fissò con un'ironia sempre crescente e, scoppiando a ridere, esalò divertito: “Ora capisco perché non volevi vendere questa baracca! E perché i nonni ci si erano intestarditi tanto! Sei uno sporco Guardiano, fratellone?”

“Purtroppo per te, sì!” gli gridò contro Rey, livido d'ira e di disgusto.

E, subito dopo, fece fuoco.


 

 

 

 

 

 

____________________________________________________________  

Direi che ora si capiscono un sacco di cose in più, su Conner... ve lo aspettavate? Come andrà a finire la diatriba tra i due fratelli?
  
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