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Autore: gabri99    02/01/2016    2 recensioni
Due giovani separati dalla nascita destinata a salvare tutte le razze si incontreranno e intraprenderanno un viaggio per imparare a controllare loro stessi .
"Kyle si rizzò di scatto sul letto. Il cuore batteva frenetico nel petto, la fronte era madida di sudore. D'istinto afferrò la spada che solo poche ore prima lui stesso aveva forgiato. Le rune della terra brillavano intensamente, proiettandosi sulle pareti creando un grottesco disegno di luce. Tutto intorno a lui era tranquillo e pacifico. Il ragazzo no capiva cosa lo avesse svegliato in quel modo. Kyle girò la spada per vedere se anche le rune del fuoco brillavano come quelle ella terra. Rimase a metà tra lo stupefatto e il terrorizzato quando si accorse che le rune che componevano la parola “fuoco” ,che lui stesso aveva inciso sulla lama, erano scomparse. Sperando di essersi sbagliato passò più volte la mano sul filo della lama, ferendosi maldestramente il mignolo, per accertarsi che le rune fossero veramente scomparse. L'arma era liscia al tatto, nel punto in cui prima era stata incisa la scritta ora non c'era altro che una levigata superficie di solido metallo."
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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prologo libro figo

E mentre dietro di lei Teiphos bruciava, la donna continuava a correre, correva verso le colline, correva verso la salvezza. La pianura scorreva rapida sotto di lei, un paesaggio brullo e arido, lì, senza neanche un albero sotto il quale nascondersi, era facilmente avvistabile dai ricognitori nemici. Iniziò a rallentare fino a fermarsi, i polmoni le stavano per esplodere e le gambe protestavano per la lunga corsa. Scosto gli stracci per osservare il contenuto del fagotto che portava in braccio, il bimbo continuava a dormire nonostante tutto.

Gli Okawh avevano attaccato all'alba , l'assedio andava avanti da oltre una settimana e i difensori erano stremati e affamati. Durante l'assalto la prima cinta muraria aveva ceduto subito, le altre due avevano impiegato meno di una mezza giornata per venir conquistate. Teiphos era una città con mura imponenti e massicce , costruita per resistere a attacchi di spaventosa potenza, ma non a quel tipo di attacco, non alla magia.

La donna era riuscita a fuggire per miracolo, attraverso un passaggio segreto sotto le mura, sapeva che non ci avrebbero messo molto a capire dove era andata ma sperava di riuscire ad arrivare alle colline mentre gli Okawh e gli orchetti cercavano lei, ma soprattutto il bimbo.

Non la avrebbero trovata, < oh no, non mi troveranno , almeno non in città > si disse, un leggero sorriso le affiorò sulle labbra , gli aveva ingannati tutti.

Nella sua mente si fece strada un orribile pensiero, quanta gente aveva condannato con la sua sola presenza? Respinse a stento un conato di vomito. < non farti sopraffare dalle emozioni, il bambino è più importante, salverà molte più vite di quelle che hai spezzato > era questo il pensiero che la consolava, senza questa convinzione non sarebbe mai riuscita ad andare avanti, a continuare quella strada sporca del sangue di innocenti. Il sapore di bile le rimase in bocca per qualche minuto.

Delle urla disumane la riportarono alla realtà , girò la testa di scatto e vide un gruppo di 30 orchetti che correvano verso di lei, erano a meno di 200 passi.

La disperazione prese il sopravvento < no, non può essere, ero quasi arrivata > , decise di fare un tentativo, anche se era da moltissimo tempo che non usava più i suoi poteri. Nella sua bocca iniziò a prendere forma una lenta e aspra cantilena, aveva ripassato mentalmente tutti gli incantesimi che conosceva e quello le sembrava il più appropriato, bruciare quei mostri dall'interno .

Iniziò l'invocazione, sapeva che la avrebbe lasciata stremata ma non voleva cedere senza combattere. Sentì l'energia fluire dal suo corpo verso gli orchetti, uno a uno iniziarono a crollare a terra contorcendosi in preda agli spasmi per il dolore. L'ultimo rimasto in piedi urlava ordini nella sua aspra lingua, nessuno dei suoi commilitoni lo ascoltava, poi arrivò il fuoco anche per lui.

L'evocazione le aveva tolto troppa energia, le palpebre le si chiudevano da sole , si accasciò facendo attenzione a non schiacciare il bimbo e cadde in un dormiveglia popolato da orribile creature.

Quando si svegliò il sole aveva coperto un lungo tratto nel cielo, doveva essere ormai tardo pomeriggio, i corpi degli orchetti giacevano a 50 passi da lei ,ormai carbonizzati, le spade già sguainate. Aveva la lingua impastata dalla sabbia e un forte mal di testa per la debolezza. Si alzò faticosamente, il bimbo si era svegliato e la fissava con i suoi grandi occhi verdi, senza capire perché sua madre fosse così stanca. La donna lo osservò a lungo mentre una valanga di preoccupazioni la investiva: doveva muoversi, e alla svelta, probabilmente il fuoco e il fumo degli orchetti avevano già attirato troppo l'attenzione. Si guardò intorno, di fronte a lei la brulla pianura e le rovine fumanti di Teiphos, dietro di lei le colline , la sua salvezza . Voltandosi individuo subito la sua meta, una sporgenza rocciosa, come da ingresso alla grotta appena visibile su una parete di roccia a strapiombo, sembrava impossibile da raggiungere, per chiunque non sapesse come arrivarci, si trovava a oltre 150 passi da suolo e altrettanti dalla cima della parete, chiunque fosse riuscito ad arrivarci sarebbe stato al riparo dalle frecce e da qualsiasi nemico che provava ad attaccare dall'alto scagliando massi e dardi. C'era solo un problema , distava oltre un miglio da lei, una distanza irrisoria per una donna in salute, ma non per lei, lei era allo stremo. Nonostante tutto riprese la sua marcia verso la salvezza. Impiegò oltre 40 minuti di sofferenza per arrivare alla base della parete rocciosa, la sporgenza era ora direttamente sopra di lei. Avanzo con una mano davanti a se fino a toccare la roccia e facendo una lieve pressione iniziò ad affondare in essa come se fosse liquida. Oltre la parete fasulla si apriva una enorme stanza circolare scavata nella roccia , il soffitto, alto oltre 100 piedi, era magnificamente scolpito, rappresentava scende di guerra , uomini tozzi e bassi con splendide asce e armature affrontavano enormi e spaventosi Okawh. Sul pavimento erano scolpite rune di protezione nell'incomprensibile lingua dei nani, quelle rune pulsavano di energia, sarebbero state capaci di abbattere un drago se ne avessero avuto l'opportunità , e naturalmente se i draghi fossero esistiti. La donna passò oltre senza subire danni, anzi una volta superate le rune sentì che una nuova forza scorreva verso di lei, la forza della speranza.

Il perimetro della sala era composto da archi, ingressi di bui tunnel che si dirigevano verso le viscere della terra. Al centro saliva una scala a spirale che una volta arrivata al soffitto spariva in un pozzo verticale che arrivava fino alla sporgenza. Si avvicinò stancamente ai gradini, si preparò alla faticosa ascesa. Nonostante la nuova energia era comunque esausta, il primo gradino fu terribile, mille aghi trafissero le cosce e una terribile fitta le attraversò i polmoni. Ogni gradino era più facile del precedente , le sembrava che una forza la spingesse verso l'alto, il bimbo la guardava con i suoi occhi smeraldo, domandandosi da dove venisse tutto quel dolore che vedeva sul volto della madre.

Era quasi arrivata , pochi gradini, la luce iniziava a farsi più diffusa e intensa, vedeva già il panorama oltre l'ultima rampa. Arrivata in cima si lasciò cadere dolcemente seduta e lascio libero il suo sguardo, rimase paralizzata dalla meraviglia e dall'orrore allo stesso tempo. La sua vista spaziava per moltissime miglia, fino ai monti a nord di Teiphos, ai loro piedi si vedeva l'ingresso della foresta degli elfi, un stretta valle, l'unico passaggio sicuro verso quelle terre rigogliose, peccato che fosse severamente proibito utilizzarlo, ultimamente le relazione tra Uomini e Elfi non andavano per il meglio.

Il suo sguardo cadde poi sul luogo dove un tempo sorgeva la magnifica città di Teiphos, ormai ridotta a un cumulo di macere fumanti, perfino la roccia era stata consumata dal calore del fuoco evocato con la magia < una magia estremamente potente, se avessi cercato di domarla mi avrebbe uccisa sul colpo, la sua evocatrice deve essere quasi invincibile> pensò abbattuta. Era così che quelle creature avevano conquistato la città, le mure di solida roccia avevano iniziato ad ardere e a liquefarsi, una ad una le cinte murarie avevano ceduto. Nulla avevano potuto fare quegli incantatori da 4 soldi al servizio del governatore. Poi il suo sguardo si abbassò fino a incontrare quello del bambino, una lacrima le cinse la guancia < Kyle , mi dispiace , le mie scelte ti hanno lasciato un segno, un segno che molti non apprezzano, tu sei molto potente, anche adesso che si in fasce potresti competere con molti degli stregoni inferiori. Ricorda che il potere va usato per il bene, non farti mai ingannare. Mi dispiace> non riuscì più a trattenere le altre lacrime e scoppiò in un pianto sommesso.

Piano piano si costrinse a riprendersi, poggiò il fagotto all'interno della rientranza, si avvicinò a un simbolo inciso sul pavimento e pronunciò due rapide parole < sorv raki > , una parola d'ordine nella lingua proibita. Si volse e ,dopo aver baciato un ultima volta il piccolo, camminò fino al bordo della sporgenza , sotto di lei si apriva un abisso. Sentì la pietra girare su se stessa dietro di lei, una porta si stava aprendo, il nano barbuto si affacciò , i suoi occhi saettarono dalla donna al piccolo, poi in un lampo capì < no Kitana, non farlo > urlo con voce strozzata, ma era troppo tardi, e la donna sparì nel vuoto mentre il sole calava all'orizzonte.

   
 
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