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Autore: claws    28/01/2016    1 recensioni
Raccolta di venti one shots SmoAce in genderswap.
«Sembravi triste, Fumosa,» esclamò Rufy, senza preoccuparsi di sembrare invadente.
[≈20 000 parole]
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai, Yuri | Personaggi: Portuguese D. Ace, Smoker | Coppie: Ace/Smoker
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: Gender Bender
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The person that you take a bullet for is behind the trigger'
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Indice di fuoco
















Romanticidio

Behold the very paradise of snakes, señora










 

Qual era il problema, stavolta?

Era che non riusciva a levarsi dalla testa una marmocchia, ecco il problema. Intendiamoci, Smoker amava il proprio lavoro – non sarebbe finita in una gabbia di matti o a farsi torturare dalla stupidità di quegli idioti del Comando, se non avesse trovato un rifugio sicuro nell’essere una marine –, non lo avrebbe lasciato per nulla al mondo, almeno fino all’età della pensione. Ma quella ragazzina... Stupida. Stupida, stupida. Esattamente, chi era la stupida? Chi aveva pensato solo per un momento a un universo parallelo in cui lei non era una marine e quindi avrebbe potuto—

Sorvoliamo. Ad alta quota, come il fumo che sale da un incendio. No, la figura retorica non l’aiutava per nulla.

A partire dal fatto che non riusciva a ignorare suddetta ragazzina, Smoker si era posta diverse domande. Una delle prime riguardava la legge della Marina: cosa diceva a proposito di relazioni con i pirati? Cosa sarebbe successo se...?

Perché Smoker certe cose se le chiedeva – non poteva fare a meno di chiedersele – prima ancora di sapere cosa ne pensasse l’altra persona in questione. (Sì, Smoker pensava davvero tanto: prima si partiva da un grumo di pensieri un po’ aggrovigliati, poi li prendeva uno alla volta con le proprie mani eteree di fumo e li sbrogliava, riordinandoli nel palazzo della mente che sembrava più una tabaccheria, ma sssh, nessuno doveva saperlo.)

C’era Garp, eroe della Marina: una parte della sua famiglia aveva preso il largo con la bandiera nera dopo che il vecchio era già da tempo un soldato affermato. Invece cos’era, lei? Un commodoro, un nessuno, sulla Rotta Maggiore. Non avendo cercato nessun tipo di carica o titolo per ottenere più influenza – perché, diciamolo, non glien’era fregato niente quando era di stanza a Loguetown –, si trovava in una situazione svantaggiata.

Inoltre Garp non aveva voluto una discendenza di fuorilegge, se li era ritrovati per mare durante la propria assenza; mentre Smoker, visto il gomitolo di pensieri che stava cercando di svolgere, stava volontariamente pensando a una ragazzina pirata, e non rinchiusa dentro una cella con delle manette di agalmatolite alle mani.

Aveva preso questa rivelazione riguardo i propri sentimenti (o sensazioni? Sentimenti le sembrava una parola troppo forte, in quel momento) con quanta più calma possibile; aveva bevuto un caffè, aveva acceso un sigaro e poi un altro ancora, com’era solita fare di prima mattina. Aveva dato un’occhiata ai nuovi documenti arrivati freschi freschi dal Comando, era salita sul ponte, i suoi l’avevano salutata, Tashigi aveva cercato di parlare all’albero maestro. Aveva seguito la routine giornaliera per rimanere tranquilla – e non si può dire che non lo fosse, in apparenza.

In pratica, ricordate la questione della matassa di pensieri? Là, sul ponte, con un sigaro in bocca e gli uomini che cantavano durante il lavoro, il gomitolo non era solo nella testa, ma anche nel cuore.

Si dedicò a quei fogliacci con più costanza della norma; Tashigi era molto sorpresa da questo cambiamento nella propria superiore, ma non glielo fece in nessun modo presente. Una sera bussò alla porta del commodoro e la trovò ancora intenta a leggere chissà cosa.

Tashigi era una brava studentessa e aveva un’ottima maestra, per cui non impiegò tanto tempo a capire che qualcosa non andava. Tuttavia era anche una ragazza educata ed empatica, perciò non avrebbe chiesto niente: avrebbe ascoltato, ma non si sarebbe imposta.

«Signora,» disse, entrando nella cabina del commodoro. Appoggiò il caffè che le aveva portato sulla scrivania di Smoker, stando bene attenta a non rovesciarlo per terra: Smoker annuì per ringraziarla.

Poi la guardiamarina rimase in piedi, in attesa. O meglio: rimase ferma, diritta come un palo, per due millisecondi in più rispetto al solito, ma Smoker notò comunque il suo indugiare impercettibile.

Dopotutto, tra i suoi sottoposti girava voce che Vegapunk avesse sviluppato dei sensori ottici di ultimissima generazione e che i piani alti dell’esercito li avessero fatti installare nel corpo della loro superiore. (Tutte cazzate, imbecilli, si chiamano occhi! Imparate ad usarli senza farvi spaventare, aveva detto Smoker una volta, seminando il panico tra i suoi uomini.)

«Guardiamarina, cosa c’è?»

«Niente, signora,» si affrettò a rispondere Tashigi, nascondendo l’imbarazzo dietro gli occhiali, «apprezzo la dedizione che ultimamente ha nei confronti dei rapporti che arrivano e che partono per il Comando, Smoker.»

Smoker aveva l’impressione che Tashigi avesse colto qualcosa di più, ma – sia lodata la sua discrezione – non aveva detto alcunché a proposito di questo di più.

«Puoi andare, Tashigi.»

Certo, dedizione per quegli stupidi rapporti. Che poi nessuno le leggeva, quelle idiozie noiose.

Non che Smoker cercasse di prendere in giro qualcuno, al momento, tantomeno se stessa. Stava soltanto cercando di occuparsi di altro, invece di preoccuparsi di una marmocchia testa calda – che, per la cronaca, non aveva rivisto per un po’ di tempo.

Tanto quella non avrebbe mai neanche ricambiato un’infatuazione (forse anche questa era una parola un po’ forte? Forse no) per lei. Smoker non teneva nascosto il proprio orientamento sessuale, ma neanche lo sbandierava ai quattro venti e ai sette mari, e non era quello il problema, accidenti!

Il problema era che aveva... una cotta? Qualcosa del genere–per una stupida ragazzina pirata!

Va bene, quello era un problema, un’aberrazione anche abbastanza pressante, a dire il vero. Andava contro le regole stabilite dalla Marina, bla bla bla, quant’altro. Smoker seguiva la propria idea di giustizia e molto di quello che lei pensava non era gradito alla Giustizia Assoluta, quindi quella questione era di minore importanza rispetto a—

Avrebbe dovuto evitare di esporsi. Avrebbe dovuto evitare di pensarci: quale riparo migliore del suo lavoro? Doveva solo trovare una ciurma di pirati contro cui scaricare lo stress. Non pensare alle infinite possibilità di quella storia su cui fantasticava (parola forte, parola forte); non immaginare le parole dette e le cose fatte; lavorare, allenarsi, diventare più forte, e comprarsi una marca di sigari diversa, riempire la cabina di fumo per riempirsi la testa di tutto, purché non di quella ragazzina. Strozzare quelle riflessioni su un futuro alternativo, soffocarle, eliminarle decapitandole.

... Dicevamo, rispetto al fatto che, da qualunque punto di vista la si guardasse, la sua fosse una sensazione destinata a rimanere nel groviglio, dove ogni nodo sembrava una lingua biforcuta, che le rideva addosso, rideva di lei, delle sue sensazioni – o sentimenti.



«Pugno di Fuoco!»

«Che piacere, Cacciatrice! Cosa ci fate qui, tu e la tua ragazza? Avviso, non sono in vena di farmi arrestare da te, sono già impegnata.»



Bastano poche parole per imbrigliare per bene la matassa del cuore e per ucciderne qualsiasi speranza.



















 

Note Autrice:

Ecco, questa è una di quelle shots messe esattamente a caso nel gruppo. Nel senso: non c’entra nulla nel macrotesto che mi ero prefissata. Ma questa è la shot numero tredici e non potevo non mettere qualcosa di... triste (??) al numero tredici. Scusate. Sono una brutta persona. In realtà non credo nella sfortuna, anche se ci vede benissimo, maledetta.

Prompt: Amore non ricambiato. Ma credo fosse comprensibile, lo scrivo per ordine, più che altro.

Il titolo è la resa italiana del titolo della canzone Romanticide, dei Nightwish – una delle mie preferite del gruppo. Qui ho voluto dare alla parola Romanticidio una sfumatura diversa rispetto al termine nella canzone originale: l’ho sfruttato come necessità di eliminare il sentimento – per motivi di lavoro come per stare in pace con se stessi.

Il sottotitolo è una citazione dal libro Nostromo di Conrad. È un paradiso di serpenti perché l’amore – immagino – è una cosa piacevole, ma può essere un dolore tremendo, se finisce come finisce in questa shot.

Tash <3333 Sempre grazie a Oda che si è inventato Tashigi, senza di lei il mondo di OP sarebbe molto più brutto. Scusate anche il riferimento a Vegapunk ma io voglio vedere quell'omino simpaticissimo (???) nell'opera originale. Non vedo l'ora! (E poi mi diverto a scrivere di Smokie che parla male ai propri sottoposti, poveri cari.)

Nel libro di Conrad il paradiso di serpenti era tutt’altro, ma quel romanzo non mi è dispiaciuto, quindi ecco che sparo citazioni letterarie a manetta. LOL. Avete presente il reinterpretare i testi letterari? Ecco, io non so farlo. Mi diverto a citare un po’ arrandom (??) e basta.

Quello dell’amore è un concetto sfuggente, o che perlomeno sfugge a me, quindi scriverci su mi sembra un buon modo per avvicinarsi a capirlo. Parlare di Smokie, poi, è cosa che faccio di rado, quindi dedicarle un pochino di spazio mi fa molto piacere. -w-

Tengo a far notare che, in tutto questo, ancora non si sono baciate. Carine, loro. Il prossimo prompt, Bacio, risolverà il problema.

Mi spiace essere poco presente sul sito (il che sembra un controsenso viste le pubblicazioni a raffica, ma... sono trip dovuti al troppo studio. È assurdo, lo so), quindi scusatemi già a partire da ora. Dovrei riuscire a pubblicare tutto regolarmente, comunque. C:

Grazie a chi ha letto, a chi segue questa raccolta, e soprattutto grazie a Happy_Ely perché è sempre presente e mi supporta un mondo. ;)

Alla prossima settimana! Stay safe!

claws_Jo





Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Eiichiro Oda; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

  
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